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Vecchio 04-03-2009, 11.50.01   #5
jezebelius
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Quindi possiamo dire che comunemente la scelta in definitiva non è la direzione che prendiamo, o almeno in questo caso è una minima parte della scelta, ma è tutto ciò che rifiutiamo, cosa ben più pesante.

Se andiamo più a fondo scopriamo che sia individualmente che a livello sociale, spesso non troviamo la scelta ideale, allora ci accontentiamo di scremare e togliere tutto quello che è inaccettabile. In questi casi siamo consci proprio perchè non troviamo la direzione che ci soddisfa a pieno, ma quante volte scegliamo credendo di aver scelto una cosa ed in realtà abbiamo eliminato il contorno? Se andiamo a fondo l'uomo comune fa sempre così. La società fa sempre così, lo stesso sistema democratico si fonda su questo principio, si cerca di trovare ciò che non è inaccettabile dalla maggioranza.

A volte, spesso, il sistema, questo sistema, crea dei vizi di forma e rifiutiamo per partito preso delle cose senza aver idea di queste cose... ma questo è un'altro discorso.
Beh, non sono sicuro di aver capito. Provo a riepilogare perché devo ordinare qualcosa.
Ebbene, si è detto che, come si presenta, visibile, la punta dell'iceberg, così la scelta è la parte che si vede. Cioè se io ho deciso di andare in una direzione quella è una minima parte della scelta, poiché devo guardare a tutto ciò che ho rifiutato.

Ora, se oltre alla scelta devo anche essere conscio del rifiutato - dunque per esempio ho rifiutato di andare a destra o sinistra o tornare indietro - ed ho scelto altro - di andare avanti - questo altro rappresenta il " visibile" mentre tutto il resto il non visibile, cioè quello che ho scartato?
Se è così non riesco a spiegarmi il " pesante". O meglio ci provo...
Secondo me, se è vero, come è vero, che ho preso una direzione e dunque il " resto" non l'ho scelto ma l'ho rifiutato - come se tutto il rifiutato abbia in un certo senso determinato la scelta che poi ho preso - tutto ciò che è " contenuto" nel concetto di "rifiutato" ha in se la potenza. Cioè avrebbe potuto essere in un modo altro, rispetto a ciò che ho scelto e che è divenuto visibile, e non lo è stato.
La scelta a questo punto non è determinata, a quanto mi pare di aver capito, solo da quel che vedo ma anche da ciò che non vedo.
Orbene, in quale caso può dirsi di aver fatto una scelta con coscienza almeno; devo tener presente ciò che ho scelto ma anche ciò che ho rifiutato?
E come faccio a farlo se penso che il rifiutato ha in se le infinite possibilità di cui sopra?
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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