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Vecchio 25-03-2011, 15.12.02   #87
dafne
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Potremmo paragonare la dipendenza dagli altri a una dipendenza economica?

Se dipendo dai miei genitori non avrò la gestione del denaro nelle mie mani. Esisterà un flusso che nella fase infantile viene totalmente gestita dall'adulto, poi pian piano arriveranno piccole somme di denaro (le mancette) che saranno lasciate in gestione (forse)

Crescendo le necessità aumentano e i genitori incrementano il flusso al ragazzo cercando però (se sono saggi) di far conoscere anche il costo di tale denaro. Fai questo e quell'altro e io ti dò tot. per esempio.
Poi si arriva alla fase lavoro, dove il flusso arriva non più solo dal genitore ma anche dall'esterno (come prima magari le mance dei nonni, zii, ecc).
Il disastro secondo me avviene quando nella gestione del flusso il ragazzo non ha mai avuto dei paletti, perchè tanto "ci sono" o "non ci sono" ma in modo indipendente dal suo agire.

Se inizia a lavorare ma il denaro se lo tiene (perdendo così di vista le necessità reali del vivere quotidiano), o il denaro va quasi tutto in casa (quindi perdendo comunque il senso delle necessità visto che ci pensano gli altri) l'amministrazione del flusso rimane comunque sempre parziale.
Di fronte a un problema in qualche modo si risolve, anche se a costo di sensi di colpa e recriminazioni a ufo, perchè interviene sempre il genitore, o chi per esso.

Quando l'energia arriva ma è sempre mediata da altri è un pò come una paga che deve andare in casa o che se va in casa non basta e quindi intervengono fattori esterni a colmare il buco.
Se si rimane senza soldi per una gestione del cips, ma davvero senza soldi, senza cibo o senza luce e gas..ah se si impara e di corsa anche. Certo, l'ideale sarebbe passarci per gradi, che forse è il discorso di Sole, ovvero accettare ancora i flussi esterni ma cercando di ridurli man mano in modo da riuscire ad avvicinarsi sempre di più al reale ammontare delle energie/soildi a disposizione.

Quando ci si rende conto che invece di essere benestanti si è poveri in canna prossimi al mendicare è logico che lo spirito di sopravvivenza spinga forte, fortissimo, verso i rubinetti esterni per cullarsi nell'illusione di aver tutto ciò che serve.

Quindi si, bisogna chiudere i rubinetti e rendersi conto di cosa si ha o meno e ancora si, se si è prossimi a morir di fame un rubinetto si può anche aprire, anche se in effetti così si rischia sempre di non chiuderlo mai.

Che fare quindi?
Un giorno un Amico vero mi ha detto, vedi, non sono d'accordo con quello che stai facendo e che fai (gorsh) ma te lo stò dicendo senza smettere un attimo di volerti bene.
L'ho amato tantissimo per questo e ogni volta che si nega (sgrunt) cerco di riportarmi alla mente queste parole. Si apre un rubinetto ma che però è mio, è dentro, non me lo so spiegare ma quando riesco a focalizzarmi su questo in genere tutta l'aggressività si scioglie come neve al sole.

Possibile che alla fine sia davvero solo una questione di presenza, di centratura, di radicamento?
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