Discussione: Esperienza singolare
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Vecchio 30-10-2010, 14.19.27   #2
Grey Owl
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Eppure ricordo come fosse ora i pomeriggi passati sulla brandina alla scuola materna. Pomeriggi interminabili in cui il maggior interesse era giocare con la polvere sul pavimento, ascoltare il rumore di un motorino in lontananza, in attesa che il tempo per il riposo fosse finito. Non mi andava di chiudere gli occhi e dormire, non avevo sonno e non mi andava di dover dormire. Poi ricordo che all'ultimo piano di Villa Roma c'era la stufa in ingresso che d'inverno era così rovente che se la toccavo ci lasciavo la prima pelle. La tenda con i lucidi da scarpe, le spazzole odorose di resina ed i detersivi, il tinello ed il ferro da stiro.

Giocavo con mio fratello ed ero totale, il gioco assorbiva tutto il mio essere. Non avevo molte domande da fare a mia madre, a mio padre, avevo pochi perchè da esprimere. Ricordo che dovevo studiare ed andare bene a scuola e questo facevo. Ero curioso di tutto, mi piaceva sperimentare e creare, i miei giochi preferiti erano il mecano, il piccolo chimico ed il microscopio. Leggevo poco, quello che serviva per conoscere il come fare, non mi perdevo nelle fantasie letterarie, piuttosto creavo strade e capanne con la terra ed i ramoscelli, i frutti acerbi dei cachi erano le zucche da trasportare con le macchinine. Avevo 10 anni ed ero felice nelle cose che facevo, che facevamo io e mio fratello, ci bastavamo nel gioco, si siamo fatti bastare io e mio fratello.

Non ricordo di aver avuto pensieri, domande e dubbi fino all'età di 12 anni. Prima è come se avessi un vuoto di memoria, come se tutto fosse accettato e vissuto senza dubbi. Ricordo pomeriggi tristi e senza tempo, dietro un vetro di finestra chiusa. La mia infanzia la ricordo senza mio padre e senza mia madre. Mia madre intenta nelle faccende domestiche, nel dire cosa fare e cosa no. Mio padre la sera in silenzio a cena e poi al bar. Ricordo che il fine settimana ogni tanto restava insieme a noi. Ma non ho ricordo di lui mentre gioca con noi se non una volta. Ricordo che ero piccolo e lui grande e grosso come lo sono io ora, gli somiglio molto nel fisico. Lui mi lanciava in aria, sopra il letto ed io quasi toccavo il soffitto col naso, col corpo orrizzontale. Ero come un legnetto rigido che lui faceva volare in alto in orrizzonatale. Ora che ci penso pare una fantasia pure questa, sarà accaduto suo serio oppure no?

Col senno del poi mi sembrava normale che fosse sempre via di casa, era lui che portava i soldi in casa. Mia madre faceva lavoretti, faceva la cernitrice di frutta ma era un lavoro stagionale, nel periodo delle ciliegie o delle mele.

Pochi soldi in casa ma il frigorifero sempre pieno di ogni cosa, non ci è mai mancato nulla di materiale. Quello che mancava era quel senso di famiglia, di condivisione degli affetti.

E così dall'età dei 10 anni fino all'età dei 12 anni le cose andavano sempre peggio nel mio interiore. Non volevo ascoltare e sapere le risposte alle domande che sentivo nascere dentro me.

Continua...
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