Discussione: giudicare gli altri
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Vecchio 14-09-2006, 13.34.55   #12
jezebelius
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Originalmente inviato da griselda
Chiedo scusa ma io col giudizio faccio a cazzotti quindi l'unica cosa che ho saputo fare è stata farmi domande che pongo a voi qui di seguito.

Il giudizio dove inizia, da dove arriva?
Il giudizio nasce da un modello.
Ma quale modello dobbiamo essere?
Ognuno di noi dentro ne ha uno e cerca e si distrugge per assomigliargli.
Chi ha creato il modello?
Se lo becco lo strozzo perché mi fa vivere malissimo!
Tesa ad assomigliare a qualcuno mi perdo di vista pure guardandomi in continuazione.
Ma io chi sono?
Ma allora il giudizio in se stesso è la trave?

Giudi non lo so...che colorito hanno?

Secondo me il giudicare gli altri tiene insita in se una debolezza che riguarda ognuno. Una debolezza che ci tiene in smacco.
Le domande che ha posto Grise sono più che legittime.
A mio avviso il giudizio( cioè " l'arte di giudicare " )arriva dall'esterno.
Questo modo di comportarsi lo percepiamno negli altri e, da quando siamo piccoli, viene " registrato " nonchè riproposto col passare del tempo. In se ci sono molte dinamiche ma quella che risulta preponderante è proprio lo " sfornare giudizi " come se si fosse preda di un meccanismo automatico. Cioè si attiva automaticamente.
Oddio non dico che per se stessi non debba essere presente - sempre ovvio nell'ambito della costruttività - ma forse un po meno ( da noi ) nei confronti degli altri.
Arriva quindi da " ciò " che non possediamo, in quanto comportamento, ma che pian piano, conformandoci a causa degli input esterni, ci aiuta ad infilarci nella massa incosciente. Questo però mi sembra che non sia l'unico mezzo che utiliziamo!
Effettivamente per questo verso, il giudizio nasce da un modello.
Gli uomini sono molto bravi a " copiare " e far propri taluni atteggiamenti. Il giudizio quindi, è un modello da vestire perche come dice Red è il mezzo che utiliziamo per rapportarci all'esterno. Secondo me si tenta di " esorcizzare " gettando fuori, ciò che inconsapevolmente si sa di possedere ma che, appunto senza coscienza diviene un meccanismo vizioso che col tempo si fa sempre più duro da dissolvere.
Non c'è in sostanza, un modello da essere ( quindi da vestire ) ma cercjhiamo di possederlo ( e quindi rientra nell'avere ).
Basterebbe continuamente osservarsi ( lo so ci vuole un po di sforzo ) in tutto ciò che si fa. Nel mio caso ad esempio non ci riesco molto spesso ma ci provo.
Il modello, a questo punto, è anch'esso inconsapevole. Una specie di lanterna verso cui siamo attirati e verso cui tendiamo, andando il confflitto se non riusciamo a raggiungerlo.
Bisognerebbe vedere però se quel modello è ciò verso il quale Realmente si vuole arrivare o rappresenta soltanto un nuovo abito " fittizio ".
Questo, infine, lo creiamo noi continuamente ma anche, e soprattutto, grazie a ciò che la società ( attraverso le persone e ciò che viviamo ) ci riflette.
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”

Ultima modifica di jezebelius : 14-09-2006 alle ore 14.31.35.
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