Discussione: giudicare gli altri
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Vecchio 15-09-2006, 10.36.46   #19
jezebelius
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Originalmente inviato da MaxFuryu
è scontato che il giudizio si basi sull'apparenza (apparenza intesa come quello che riusciamo a vedere...non solo occhi...) è uno strumento quindi, può essere usato per vari scopi... avevo introdotto l'argomento sul giudizio verso gli altri, è interessante come non si riesce a fare a meno di giudicare le persone, e siccome per giudicare una cosa, ce ne vuole un'altra da usare come metro di misura, finiamo per usare sempre noi stessi.
Spesso il paragone non ci conviene, i motivi sono vari, ed ecco che il giudizio sarà condizionato enormemente, capita che a volte non si trovi la stessa qualità in noi, e non possiamo fare il paragone, allora o la aggiungiamo alla nostra maschera, o ne abbiamo paura perche non la conosciamo e quindi ci baseremo sul giudizio di un'altro per stabilire se la qualià è positiva o meno. poi si valuterà se conviene meterla nell'apparenza (quasi sempre) o lavorarci davvero (ma qua andremmo OT).
direi che nella media delle persone, si ha un giudizio positivo di un'altra persona quando conviene averlo, se si ha bisogno di qualcosa, e questo qualcosa non ci serve a noi per apparire, allora tranquillamente affidiamo ad un'altra persona il ruolo di "superiore" in materia,
oppure come in alcuni casi succede, il ruolo è d'obbligo ad una persona, se la superiorità è evidente, e si rende inutile tentare di superarlo.
ognuno vuole essere giudicato al di sopra di tutti, e tutto per apparenza, è per questo che spesso si finisce per sminuire gli altri, senza nemmeno sapere, solo perchè si parte già dal presupposto che conviene farlo.
Infatti...l'apparenza nella maggior parte dei casi viene percepita come realtà, e questa, con la quale ci si interfaccia all'esterno, racchiude il metro per misurare una persona; nello specifico si sta giudicando ciò che questa mostra.
E' naturale che si possegga come metro noi stessi. E' tutto rapportato a ciò che noi vediamo, non invece a come lo vedeno gli altri....come nell'esempio di Shanti.
Mi sembra che la soggettività ci accompagni sempre e per farla breve non credo che sia semplice sradicare un modo di agire se a questo si è attaccati, poichè ormai divenuto parte integrante di ognuno.
E' dal giudizio parziale rapportato alla soggettività, che nascono le maggiori incomprensioni. Si vede, appunto, solo ciò che fa comodo perchè è il modo più semplice e più veloce per porsi al di sopra di chi si giudica.
Lo spunto di Ray mi sembra appropriato in questo senso.
Giudicare= giu indicare - giu dire.
Questo presuppone lo stare al di sopra di chi si giudica non calcolando, assieme alla soggettività le ragioni oggettive che possono aver determinato un modo di fare che diverrà oggetto del giudizio.
Astenersi dal farlo, sia in positivo e sia in negativo, secondo me è difficile ma non impossibile.
Anche la dinamica descritta da Max mi pare apporti altri elementi.
" Delegare " agli altri un giudizio presuppone un doppio giudizio in se ( anche se inconsapevole ).
Il primo si verifica quando ci si basa su quello che un amico, ad esempio, dice di una persona: dando per vera la dichiarazione ci atterremo a questa e da qui ci faremo la nostra idea.
Questa verità " acquisita " non per esperienza personale quindi, è di conseguenza oggetto di un giudizio o meglio di un " riconoscere " nei confronti del delegato, attitudini particolari di giudizio ( e non solo ). Forse per questo verso si riconosce ( si giudica ) una sorta di " inferiorità " di se stessi rispetto al delegato...no?
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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