Discussione: Il paradiso perduto
Visualizza messaggio singolo
Vecchio 20-02-2011, 18.19.17   #55
webetina
Partecipa agli eventi
 
Data registrazione: 18-07-2009
Messaggi: 1,452
Predefinito Mare

Il richiamo del mare in estate era irresistibile, una spiaggia lunghissima di oltre sessanta chilometri, a tratti con la sabbia. Quella più vicina a noi aveva anche la ghiaia, ma non ciottoli aguzzi, infatti i nostri piedi si abituavano entro la terza o quarta volta che ci andavamo. Il fondale già poco distante dalla riva era profondo e non era molto sicuro, bisognava sapere nuotare. L'acqua era fredda fino ad agosto, e poi calda fino ad ottobre.
Un fiume la rende un tantino ostile come temperatura nella nostra zona. Ma questo lo dico oggi , quando ero ragazza il mare era sempre irresistibilmente accogliente e ospitale, non aveva nessun difetto.
"Tutti alla casa rossa", poi quando fu ridipinta, " Ci vediamo alla casa bianca" . Così ci si dava appuntamento.
La spiaggia era anche larga, dalla strada all'acqua, potevano essere una cinquantina o di metri o più, che col caldo e con la fretta di tuffarsi erano un pò tanti, ma ciò era una giusta sofferenza che aumentava il piacere del momento in cui finalmente mettevamo in ammollo i piedi, e c'era anche chi si tuffava subito, malgrado accaldato.
Posso ricordare la sensazione di reset non appena si scendeva dalla vecchia Millecento, sulla provinciale, che a sinistra aveva la campagna con i paesini sotto l'Etna, montagna compresa sullo sfondo, e a destra tutto un muretto oltre il quale iniziava la spiaggia. Ma già da prima si godeva lo scenario abbagliante della calda sabbia che man mano fino alla battigia diventava ghiaia e tutto l'azzurro chiarissimo del signor Mare che laggiù all' orizzonte diventava cielo dello stesso colore. Era nostro, e quella luce , col caldo e l'acqua ci predisponevano ad una immensa apertura.
Era proprio una liberazione scendere fin quasi alla riva, piantare l'ombrellone e poi spogliarsi per restare in costume. Era nostro perchè i turisti non c'erano. A parte la domenica in cui veniva più gente, era uno spazio immenso, solo per i bagnanti della cittadina, che non eravamo pochi, ma ci si dislocava a gruppi, a seconda del momento e della compagnia.
Ci portava nostro fratello, pieno di amici, alcuni anche con le ragazze. Noi sorelle ci accodavamo. Si interagiva benissimo coi ragazzi grandi, ed era più divertente, e molti di loro furono per molti anni anche amici nostri. Poi ci si perde. Ma era molto interessante per noi più giovani stare coi più grandi, il divertimento era più spinto , nel senso di più spericolato, tuffi a non finire. Due tendevano le mani e le allacciavano, a mo' di trampolino, il terzo a turno vi saliva sopra, si metteva dritto e poi veniva spinto in alto e così buttato in acqua e doveva cadere a chiodo, oppure egli stesso si buttava all'indietro. Per tutto il tempo, e si ripeteva per fare sempre meglio. Erano i maschi ovviamente a fare queste cose, ma a nostro fratello piaceva molto coinvolgerci e insistere perchè imparassimo anche noi.
Di solito appena più a largo c'era qualche gommone ancorato ed era perfetto. Tutti noi si faceva avanti e indietro per raggiungerlo per poi aggrapparci alle maniglie e lasciare galleggiare il resto del corpo, guardare a riva e aspettare gli altri che facevano lo stesso. Ci salivamo e ci tuffavamo anche maldestramente, o in gruppo. Un bell'allenamento incuranti del fatto che il galleggiante non era nostro!
Non era come oggi che facilmente si compra di tutto per il mare, noi andavamo al mare col minimo, cioè la tovaglia e l'ombrellone. Ma la barca era un punto di appoggio irresistibile, casomai ci prendevamo il rimprovero, che devo dire non ricordo mai qualcuno ci fece.
Era bello, sembrava che la vita fosse bella solo lì, anche perchè sono andata un pò avanti, nel frattempo avevamo già lasciato la casa del paradiso. Infatti poi con gli anni, invece, non era più tanto divertimento, ma un piacere-meditazione. Il mare lo si godeva in modo più personale e anche più intimo, ci si tuffava, si nuotava, poi ci si sedeva sulla battigia o messi sulla tovaglia ci si abbronzava volutamente, e poi si leggeva o si chiacchierava del più e del meno.
L'appuntamento estivo col mare era una cosa importante. Le vacanze duravano una vita, tre lunghi mesi e nel periodo delle elezioni le scuole chiudevano ai primi di giungo. Io come al solito molto avida di divertimento non mi vergogno a dire che contavo i giorni. Giugno era un regalo, un assaggio di estate tutta in più, e mi sentivo consapevole che era ancora tutta da godere, perchè poi, luglio, una volta entrato passava in un baleno! Agosto era intenso perchè arrivavano i parenti da Milano, si usciva tutte le sere, si pranzava molto bene, c'erano i regali, i racconti della citta importante che assorbivamo come spugne. Mamma e papà litigavano meno, e c'era anche molto da lavorare. Lavare piatti a non finire, cucinare, pulire casa e tenerla ordinata per gli ospiti anche se dormivano dalla nonna. La sera andavamo alle feste di paese, o nelle piste da ballo delle ville comunali. Un grosso impegno insomma ma erano settinane molto soddisfacenti e si tornava in modo naturale al ritmo normale, e spesso i bagni si continuavano fino a settembre. A volte li appuntavo sul calendario, e poi contavamo chi ne aveva fatti di più. Essere molto abbronzati era segno che avevamo fatto una buona attività di mare. Non era proprio una competizione, ma non so perchè, valeva un sacco fare molti bagni...
Beh paradiso era anche quello. Mi sta venendo in mente che forse il paradiso che ho inteso descrivere finora è più che altro quello di quando tutti i sensi sono svegli perchè la vitalità non disturbata spinge, quando non c'e la consapevolezza nel senso degli adulti di ciò che di speciale si vive, ma si vive e basta, come fosse normale essere ciò che si è. Forse è meglio che parli solo per me, magari i paradisi sono tanti quante sono le persone che lo vivono, se lo vivono. Posso dire che solo da ragazzina pensavo che la vita fosse il paradiso stesso.
E poi riguardo al mare, che ho detto mi vide più riservata e meno aperta agli elementi, ovviamente c'è che ero cresciuta ed è normale che ci si calmi. Ma se ci ho fatto caso è perchè mi ricordo che ancora gli amici di mio fratello a anche lui stesso, i tuffi con il lancio continuavano a farli sempre, e ne ridevano anche già come uomini adulti.
Posso tornare indietro e pensare al mare quando più piccola, poche volte, ci andammo con la mamma.
Non ricordo nemmeno come lo raggiungevamo, forse in autobus, penso di si, perchè ci fermavamo proprio al porto per non fare troppa strada a piedi. Più precisamente un pò prima, al porticciolo delle barche, dove a ora di pranzo non c'era quasi nessuno. Vi erano ciottoli più grandi, ma di più sabbia nera, la rena. Le barche ci riparavano, e quelle in acqua invece erano la meta per appoggiarci dopo avere nuotato un poco, forse solo io. Le mie sorelle erano piccole, col salvagente.
C'era tutto un cerimoniale per mia madre. Non voleva andare in costume perchè si vergognava, o forse mio padre non voleva, comunque si bagnava e poi cominciò ad immergersi pure, con il vestito. Spero non fosse la sottana addirittura. Io la la vedevo un pò strana... Era lenta, ma si godeva il suo bagno. Col tempo addirittura prendendo confidenza lei sentiva proprio la voluttà in quel contatto con la freschezza del mare, e ce lo trasmetteva ed erano momenti in cui era veramente felice e zitta. Noi non avevamo molta libertà di movimento, ma sapevamo che con lei era così, io lo sapevo e stavamo buone. Forse era molto bello quel sentirci figli con la mamma. Non sbraitava e chiedeva il nostro aiuto. Il mare la sedava completamente, e poi al sole si perdeva nei suoi pensieri, fantasticherie di sicuro, ma ripeto, era bello. Lo era per me.
Come per tutti i ragazzini il richiamo dell'acqua era forte, il desiderio di non voler mai uscire era tanto, e puntualmente c'era il momento invece di farlo perchè le labbra erano già viola e le dita tutte rattrappite ed eravamo tutte un tremore. Quando uscivamo di sicuro era per andare via, e così si presentava anche l'altro lato della medaglia, staccarsi dal mare, ripercorrere la via del ritorno. Era pesantissimo, quasi un dolore. Ancora oggi lo posso ricordare perfettamente, ed era come un piccolo flagello questo risvolto finale di ogni gita al mare.
Ancora oggi si può godere di quello stesso mare, ma solo ai primi di giugno quando ancora i lidi non sono impiantati e dopo il ferragosto, anche se con poca spiaggia libera , che ritorna bellissima e selvaggia a settembre quando smantellano tutto, ma non è più mia abitudine andarci. Luglio e agosto è per i catanesi e per chi venti anni fa ha comprato le tantissime case sorte su un tratto di quella lunga strada provinciale, che nel cuore dell'estate è quindi impraticabile. I nostri figli hanno le machine migrano in altri posti. Se la godono gli altri, per fortuna che ne ho potuto approfittare tanto, ma tanto a lungo...

Ultima modifica di webetina : 20-02-2011 alle ore 19.00.18.
webetina non è connesso