Discussione: Comunicazione Reale
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Vecchio 06-11-2007, 10.52.48   #7
Uno
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Parto da esempi che mi sa faccio prima.
Terra, terra:
Siamo in un ufficio, cambia l'orario, non apre più alle 9:00 ma alle 10:00 (sarà un ufficio comunale ) devo comunicarlo agli utenti.
Ci sono vari modi per far questo, il più diretto è appendere un cartello fuori, se l'ufficio ha un parco clienti fissi posso mandare una lettera circolare, se lavoriamo molto in internet posso mandare delle mail etc etc

Cambia l'evento: mi sposo, ho già parlato con la mia futura moglie, parlato con i genitori etc, dobbiamo comunicarlo ai parenti: possiamo organizzare una festa di fidanzamento, andare a trovare i parenti famiglia per famiglia facendogli conoscere la sposa o lo sposo (se sono pareti di lei) etc etc....

In chiesa: il sacerdote è colui che (dovrebbe) renderci partecipi, comunicarci la storia di Gesù, la sua relazione con Dio etc etc... se analizziamo bene il fulcro della Messa è la comunione, che nella parte più concettuale è Dio si è fatto Uomo, il resto è contorno.. tranne in occasioni di comunità, esempio battesimi, comunioni etc... cioè rendere partecipe la comunità che un nuovo individuo è entrato, che due individui si uniscono in matriimonio etc etc.....


Che cosa hanno in comune queste comunicazioni?
C'è qualcosa da comunicare, cioè qualcosa di cui vogliamo rendere l'altro partecipe: "caro le cose sono così", c'è un veicolo di comunicazione e c'è un target, un bersaglio, un destinatario della comunicazione... sapete bene che i pubblicitari queste cose le studiano allo sfinimento, sono discutibili le comunicazioni che danno, ma è affascinante studiare l'arte che c'è dietro.

Ora veniamo al dunque, dopo questa necessaria premessa. Ho un messaggio (sintetizzato), scelgo il mezzo o i mezzi, quindi se voglio parlare solo ai Cinesi parlo in Cinese per esempio, se voglio rivolgermi ai giovani uso il computer, alle famiglie la televisione (esempi in linea di massima) ma non posso assicurarmi uno per uno se hanno ricevuto la comunicazione (a meno che non stiamo parlando di eventi tra pochi individui) se non eventualmente nei riscontri successivi.
Ecco cosa intendevo con: "scrivere senza preoccuparsi minimamente di chi legge è la base della comunicazione reale".
Nell'esempio 1 io comunico come meglio posso il cambiamento di orario, se poi il tizio continua ad arrivare alle 9:00 non posso farci nulla (anche con il cartello cubitale sulla porta succede, ti dirà poi: "so che di solito arrivate prima, magari avete aperto"), comunque vorrà vedere e capire quello che vuole.
Nel secondo esempio i parenti prenderanno atto dell'evento, poi ci sarà chi dirà che è un matrimonio infelice che si farà, che sarà un matrimonio felice, che sarà felice ma povero etc etc... ognuno lo vedrà a modo suo.
Nel terzo esempio le cose sono simili ai primi due solo che le cose si complicano, il sacerdote comunica qualcosa come funzionario, fa da tramite (non sempre purtroppo) in qualcosa di cui non è l'attore principale (anche se molti lo dimenticano), quindi ancor più chi riceve la comunicazione prende ciò che vuole/può come vuole/può.

Il post è lunghissimo, quindi lo chiudo sintetizzando: io comunico nel miglior modo e con i migliori mezzi che ho, ma se mi concentro su come l'altro può recepire distolgo la mia forza comunicativa dal suo compito, indipendentemente da quanta di questa forza io abbia. "nel miglior modo e con i migliori mezzi che ho" significa che non è che io mi scusi dicendo a tutti (o pure a uno) quello che mi passa per la testa come capita.... altrimenti non sarebbe il miglior modo, sarebbe solo sfoggio del mio ego (qui ci sta), essere preda della mia personalità che vuole vestirsi in un determinato modo.

etc etc...
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