Discussione: Comunicazione Reale
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Vecchio 06-11-2007, 15.37.09   #24
Kael
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Tener conto degli altri, come dice giustamente Uno, riguarda solo ed unicamente la forma, cioè il veicolo verbale col quale comunicare.
Quindi parlerò in cinese con i cinesi, in termini alchemici con un alchimista, a gesti con un sordomuto, in linguaggio informatico con un informatico, etc etc..
Ma il contenuto non cambia.

Viceversa, se il tener conto degli altri mi fa cambiare contenuto, quella non è più comunicazione reale.
Proviamo con degli esempi:
- ho un amico che è notoriamente un ritardatario. Se tengo conto di questo suo difetto, per comunicargli che l'appuntamento sarà alle 15, gli dirò che l'appuntamento è alle 14.30
- ho un amico che so essere un poggiapiano, uno cioè che prende sempre le cose con molta calma... So che un negozio di mobili sta facendo i saldi fino al 30 Novembre, e visto che so lui deve comprarsi dei mobili, pensando di fare il suo bene gli diro "il negozio tal dei tali fa gli sconti, ma affrettati perchè finiscono il 15 Novembre"

In entrambi i casi, seppur in buona fede e con tutti i più buoni intenti del mondo, ho mentito.
La mia non è stata comunicazione reale, come dice Uno ho comunicato dati (o contenuti) non veri, non in mio possesso... Ho cercato cioè di "convincerlo", ho pensato di aggirare i suoi difetti per far entrare la mia comunicazione "a forza", senza dargli la possibilità di sbagliare da solo (e di imparare...) Ho pensato cioè che farlo arrivare in tempo all'appuntamento o fargli comprare i mobili a metà prezzo fosse il suo bene maggiore, invece di lasciarlo libero di sbagliare se è così che doveva andare...

So bene che far questo non è facile, cerchiamo di "proteggere" chi amiamo, e se so che per lui quell'appuntamento è di vitale importanza sarò tentato di mentire per farlo arrivare puntuale... Se invece non tenessi conto di chi mi ascolta quando parlo, la mia comunicazione sarebbe limpida e cristallina, senza filtri o comunque elementi contaminanti.

Qui il mio compito sarebbe finito, e inizierebbe quello dell'altro.
Quello cioè di "avere orecchie per intendere"...
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