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Vecchio 05-07-2008, 21.28.26   #3
jezebelius
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Per quanto mi riguarda, la situazione è palesemente anomala e non posso fare a meno di essere più o meno d'accordo sul fatto che si tratta di una cosa riprovevole.
Certo, se Tizio arriva nel nostro paese o uno di noi va in un altro, entrambi cercheranno - e da un certo punto di vista dovranno sforzarsi, forse non poco - una congruenza col paese che li ospita. Un punto solido ove la tradizione di quel posto, anche se non mia, deve diventarlo se voglio far parte di quel paese. Non posso, io Tizio, portarmi dietro le mie pretese e piantare la tenda sotto la quale, tali " miei " modi, trovano libero sfogo ( sfogo nel senso che tendo a conformare gli altri al mio punto di vista, alle mie idee o tradizioni più che conformarmi io alla tradizione ed alle usanze - alle leggi - del luogo ospitante; come minimo mi devo sforzare di capire quel posto, no?).
Sinceramente, non è in discussione per questo verso l'ospitalità che si evidenzia ogni volta nei confronti di chi " viene da fuori", ma altrettanto sinceramente mi pare una pretesa bella e buona quella di continuare a tenere comportamenti contrari alla legge di quel paese.
Se vado in un posto, un paese altro dal mio, nuovo, dovrei gia partire dal presupposto che non potrò fare tutto.
Per altro allora mi riferisco sia ai genitori di Pincopallo ma anche ai genitori della ragazzina. Insomma un limite ci deve essere, altrimenti se volevo continuare a comportarmi " secondo la mia tradizione " me ne stavo a casa mia!
Ancora di più, allora, il concetto di normalità mi pare che sia legato al luogo ed alla sua tradizione/cultura, non invece alle persone.
Capisco che in quelle zone casomai o per forza ci si comporta in questo modo ossia vendere/acquistare bambini per contrarre matrimonio o che so cos'altro, ma sicuramente bisogna capire che si può concedere qualcosa - che non sia contro però la tradizione di quel luogo - nei limiti di ciò che può essere concesso.
Nessuno vieta ai musulmani ( è per fare un esempio ), di pregare ma certo bisogna anche tener conto del luogo che mi ospita, ragion per cui quando per l'ora della preghiera, tempo fa in una zona di Milano se non sbaglio, si riunivano in più di 150 in una via centrale, costringendo alla chiusura i negozianti, non si trattava di accettare un modo di fare, ma di soccombervi.
Credo che si potrebbero fare tantissimi esempi, ma alla fine l'integrazione se è quella per cui bisognerebbe creare un corpus unico prescindendo da limitazioni culturali e dunque non considerarle come limiti ma anzi accettarle, dall'altro con episodi di questo tipo ci vorrà del tempo, parecchio!
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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