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Vecchio 09-07-2008, 18.17.33   #3
nikelise
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
A prima vista, o meglio impressione, sembrerebbe di si, che si debba dire:"si".
Pensandoci bene la risposta è:"dipende", oppure addirittura: "no".
Il dipende, dalla parte del si, è valido se parliamo di esperienze buone, oggettive*, reali* fatte da qualcuno e al massimo raccontate così come sono senza nessun collegamento con il corpus di insegnamenti di qualche Tradizione.
Io scrissi già e sostengo tutt'ora che chi abbia seguito almeno una Via fino in fondo Comprende anche le altre, questo però non significa che una singola esperienza, più o meno significativa ci consente di comprendere tutto ed il Tutto.
Perchè apro questo discorso? Perchè sempre più sta dilagando in giro l'approssimazione inerente a ciò di cui parlo, vedo spesso persone che discettano, con forza ed anche arroganza se vogliamo, di Tizio e Caio (intendo autori più o meno autorevoli) o di tale Tradizione e/o Filosofia, ma al dunque come una sorta di vanto dichiarano di non aver mai letto nulla, di non aver mai frequentato ambienti in cui se ne parla... etc..di tale argomento.

Un conto è parlare, non è detto che si debba parlare solo di ciò che si conosce (perfettamente almeno, se no il pianeta sarebbe molto silenzioso) ma è il modo dialettico teso al raggiungimento di una illusoria posizione di vantaggio sulla massa che è deleterio, primo per chi lo attua, secondo per l'aumentare della confusione.

Un'esperienza genuina è cosa buona quale che sia il campo in cui essa si svolge, ma se a questa, magari unica, esperienza diamo valore di conoscenza totale e pretendiamo di interfacciarla con tutto quello che in realtà non conosciamo, ci stiamo illudendo alla grande.
Un'altra conseguenza è che beandoci di tale supposta conoscenza l'esperienza rimarrà unica ed irripetibile, se questo è normale da un certo punto di vista: ogni esperienza è unica ed irripetibile, da un'altro punto di vista quell'esperienza non può sostituire ogni altra esperienza che ancora ci manca... ma convinti di ciò non faremo nulla per esperire ancora.. in sostanza vivere, ci femeremo a suonare sempre lo stesso disco.
Avete presente certe persone anziane che raccontano sempre le stesse storie? Beh quelle persone in maniera evidente hanno finito di vivere anche se respirano, si muovono e mangiano... non vivono perchè hanno comunque chiuso la porta a tutto ciò che non è già fatto. Il brutto è che molti, quasi tutti direi, a 30 anni (anche meno a volte) sono molto simili, spessissimo c'è bisogno di un incidente o disgrazia per vivere qualcosa di diverso dall'ordinario.

Lo studio ed anche il nozionismo se non è perseguito in maniera sterile ci permette di tenere aperte le porte, ci permette di ricordarci che non abbiamo già vissuto tutto, se ci sono persone che ci parlano di altro vuol dire che quell'altro ancora ci manca, la presunzione che spesso vedo (a volte è non presunzione, ma è errato lo stesso) è voler assolutamente ricondurre quell'altro a ciò che già conosciamo, c'è differenza tra fare un'analogia ed una similitudine.
La prima è come un equazione, io ho A e B e sono due cose diverse, completamente diverse solo se aggiungo almeno altri due parametri posso "equazionarli", per esempio A+D=B-C, ma se dico A=B sto toppando, non posso farlo solo perchè conosco bene A e quando mi capita B voglio pretendere di conoscerlo senza fatica.
L'assunto di cui parlavo sopra ("se uno ha seguito fino in fondo una Via....") è valido solo conoscendo bene almeno A e D ed avere almeno dei dati su B e C... altrimenti escono cose come: "seguo il mio Spirito" etc... mentre in realtà si sta dormendo alla grande, dormendo nel senso di non vivendo, si è morti, altro che lettere morte, siamo noi morti, le lettere sono vive, rimangono vive nella misura in cui noi siamo vivi e sappiamo /possiamo vivificarle.


*= Con reali ed oggettive ci riferiamo alla soggettività della persona come modo/manifestazione della cosa ma oggettiva come risultato. Non ha importanza che uno abbia avuto una visione soggettiva di qualsiasi tipo purchè il messaggio e le conseguenti implicazioni nell'essere di questi siano oggettive.

Anche solo percorrere una via senza esserci arrivato in fondo ti consente di capire che ci sono altri percorsi ,
che ci sono strade diverse che rispondono alle medesime esigenze di partenza.
In altre parole se conoscere una via fino in fondo ti consente di conoscere le altre vie , lo stesso deve valere ,mutatis mutandis , per una via percorsa a meta' : dovresti poter conoscere o intuire altre vie pur solo a meta'.
Le differenze ci sono, eccome ma sono risposte diverse , spesso dettagli diversi rispetto alla stessa eterna originaria esigenza di sempre.
Quanto all'esperienza io direi che sicuramente si puo' imparare da questa ma l'apprendimento che ne deriva e' '' grezzo '' , poco cosciente e per questo difficilmente puo' essere applicato al di fuori dall'esperienza vissuta , ad altre esperienze, difficilmente se ne puo' cogliere la reale portata.
E' necessario allora lo studio della nozione , del concetto che deriva da quell'esperienza e questo sapere non lo si puo' creare da soli bisogna necessariamente far riferimento ad altri piu' bravi che hanno gia' detto e/o scritto sul punto.
Allo stesso modo la sola lettura e' conoscenza sterile ,vuota parola perche' non puo essere calata in un reale che non e' stato vissuto.
Tante volte parlando con qualcuno ti accorgi che quello che dici e' compreso ma e' patrimonio solo ''inconscio '' dell'altro manca la valutazione della portata, del valore pieno della cosa detta .
Quello che mi pare di poter dire comunque e' che il migliore percorso di conoscenza se non l'unico e' quello che va dal particolare al generale , dall'esperienza alla sua astrazione e teorizzazione.
Necessita quindi prima vivere e poi studiare il vissuto.
Questo a me pare.
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