Avevo pensato di metterla in psicologia col titolo "sensi di colpa" anche considerando che prende un aspetto complementare di
"aspettative", però è anche un discorso "energetico" e si collega forse di più con
"le avversità".
Quando cerchiamo di fare qualcosa siamo mossi da un'intenzione, un risultato da ottenere. Questo almeno nella misura in cui siamo un minimo svegli e non ci limitiamo a quel fare che è reazione ad impulsi, esterni o interni che siano... che è in realtà un non-fare.
Ci poniamo un risultato e elaboriamo un modo per raggiungerlo e fin qui non è tanto difficile (le sbagliate elaborazioni dipendono secondo me da sotterranee aspettative di fallimento). Quello che è difficile è fare davvero tutte le "mosse" che ci siamo prefissi per ottenere il risultato e anche farle al meglio delle nostre possibilità.
Una volta terminato il nostro tentativo, che sia per esaurimento delle mosse o per resa, il risultato può essersi verificato o meno. E noi, di solito, in base a questo parliamo di successo o fallimento.
Se però le cose stessero davvero così, dovremmo sentire soddisfazione di fronte ad un successo e delusione di fronte ad un fallimento.
Invece è raro che accada. Capita invece non raramente di non provare soddisfazione anche se una certa cosa ci è riuscita e di non provare delusione se non ci è riuscita.
Questo avviene, a mio modo di vedere, per via del fatto che alla fin fine non conta molto se otteniamo quello che era lo scopo iniziale o quello che credevamo esserlo, ma conta come abbiamo agito... come nel senso di qualità.
Se io faccio davvero tutto ciò che è in mio potere, per quanto limitato sia, per ottenere qualcosa e non ci riesco, sarò soddisfatto lo stesso...
Se anche ottengo ma senza sforzo sentirò una specie di delusione-noia-disinteresse-addirittura fastidio verso il risultato...