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Vecchio 14-05-2006, 20.06.35   #6
Ray
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Mi rendo conto che gli ultimi due post potrebbero risultare non immediatamente comprensibili da chiunque in tutte le loro sfacettature, anche se alla fin fine sono sia esaustivi che ottimi appoggi per l'intuizione.
In ogni caso forse si può sviluppare il discorso in modo più ampio, cercando di svolgere ciò che vi è contenuto.

In linea di massima il problema è il seguente: se esiste un destino visto come una concatenazione di elementi che in qualche modo obbligano il prodursi di determinete situazioni, apparentemente esso è ineluttabile e non lascia spazio a modificazioni, soprattutto se lo si riferisce alla legge di causalità, sia vista in senso ristretto (normale visione) sia in senso ampio (implicando il concetto di karma). D'altra parte ci viene insegnato che abbiamo un libero arbitrio, ovvero che almeno per una certa parte siamo noi a determinare il corso degli eventi con le nostre scelte e quindi, da questo punto di vista, nulla ci viene imposto.

Come possono essere compatibili le due visioni? E, se non lo sono, quale corrisponde a realtà?

Più o meno in questi termini è posto il problema sul quale, tra l'altro, si sono scervellate intere generazioni di filosofi, con risultati alterni.

Il fatto è che i dati che vengono dal sapere tradizionale rispondono da sempre a questo problema... ai filsofi di cui sopra sarebbe bastata una sbirciatina...

Fabre D'Olivet spiega molto bene la questione in termini comprensibili dai moderni. Tuttavia egli nulla inventa e si rifà alla dottrina pitagorica, così come fanno Platone e la Massoneria.

Egli riconduce la questione alla triade Provvidenza - Volontà - Destino.

Il fatto che egli si riferisca anche al pensiero cinese permette di riportare i termini di questa triade a quelli della grande traide orientale Cielo - Uomo - Terra, facendo le debite proporzoini. Eventualmente torniamo su sta cosa se non è chiara.

In ogni caso possiamo identificare la Provvidenza con quella che finora abbiamo chiamato Volontà Divina, anche se dobbiamo fare una specifica. Dobbiamo intendere Volontà divina come gli influssi "celesti" provenienti dalla Spirito e non come la totalità del Piano Divino di cui parla Uno, che inevitabilmente comprenderebbe tutta la triade. E' solo una questione di livelli... le due cose non coincidono ma si corrispondono analogicamente.

Il termine volontà possiamo identificarlo come il termine medio, l'uomo. Così come nella grande triade l'uomo fa da tramite e conglingimento tra Terra e Cielo, così la volontà umana fa lo stesso tra Provvidenza e Destino.

Il terzo termine, destino, lo possiamo associare alla Terra, l'altra faccia del cielo... della Provvidenza. L'insieme degli influssi "terrestri" quindi, in contrapposizione a quelli "celesti".

L'uomo, come termine centrale subisce entrambi gli influssi. Suo compito è riuscire a collaborare col divino. Più collabora più diventa il vero tramite tra cielo e terra (parlo di principi, non dei cielo e terra sensibili). Inoltre più l'uomo cresce, si evolve, diventa Uomo, più è in grado di collaborare, anche se essendo un processo vale anche viceversa.

C'è un altro fatto: nel momento in cui l'uomo collabora a pieno col piano divino, ovvero la sua volontà è in completa sintonia con la Provvidenza, egli è finalmente libero dagli influssi del destino, non ne è più determinato ma lo determina. Non è più soggetto alla legge causale ma la domina, ovvero è divenuto egli stesso causa e non effetto... secondo i termini orientali è uscito dal circolo delle cause...

Ultima cosa... ho gia scritto troppo per un solo post... anche se può sembrare strano a prima vista, l'accordarsi con il piano divino... la liberazione... equilibra il rapporto tra gli influssi celesti e quelli terrestri. Per questo egli diviene il tramite.
Questa cosa può risultare più chiara se ci si rifà alla terna pitagorica... come le altre anche questa veniva rappresentata dal triangolo rettangolo i cui lati misurano rispettivamente 3, 4 e 5.
Tre è l'infusso celeste (nr divino), 4 è l'Uomo (il quaternario, la croce) e 5 la terra. Se si conoscono le proprietà del triangolo in questione si capisce facilmente l'equilibrio di cui parlo.

COme ho detto il post è già lungo, quindi mi interrompo... continuerò se non ci pensa qualcun altro...
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