Discussione: lettera al papa
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Vecchio 30-07-2008, 00.27.55   #8
Ray
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Sono d'accordo con alcune delle cose che dice Astral, anche se non faccio a pezzettini il suo post per commentare tutto (solo la questione degli anticoncenzionali che esistono da poco non è vera... non avevano il lattice ma certe piante con il cui succo imbevere delle pezze o spugne le avevano da sempre), provo invece a ribaltare la questione.

Posto che il problema hiv esiste e posto che la stragrande maggioranza delle persone non è certo in grado, qualora lo volesse ma di solito non vuole, di mantenere la castità o comunque di non trasgredire mai e posto soprattutto gli esempi che fai dei giovani, non si può certo bollare la questione con un le regole ci sono punto. Lo stesso punto di vista religioso, come dici tu, deve occuparsi (e infatti si occupa di assistere i malati) della questione anche dal punto di vista sociale.
Posto però che la chiesa deve comunque ribadire i suoi principi e quello della vita non è certo interpretazione ma sta alla base della sua fondazione (quindi la cosa di stare al passo coi tempi è una bufala... come se 700 anni fa non si trombasse a destra e a manca), io credo che la confusione derivi sostanzialmente dal fatto che si mescolano indebitamente i livelli del discorso.

Esiste un problema sociale e se vogliamo sanitario. Bene. Ed esiste il punto di vista religioso. Altrettanto bene. Perchè confondere i due e pretendere di farne uno?

Prima di occuparsi di entrambi e di criticare le diverse posizioni, dato proprio che sono diverse, va stabilità una priorità.

Se la mia priorità è il punto di vista religioso ebbene, dovrò adattarmi a mettere in secondo piano quello del rischio malattie. Se invece la mia priorità è l'altra, ebbene dovrò adattarmi a mettere in secondo piano quello religioso. Trattasi di scelta, non si scappa.

Il fatto è che, come sempre, la gente non vuole mica scegliere. Vuole tutto e vuole pure non sentirsi in debito... che gli si confermi che hanno diritto a tutto.
Io non mi sentirei di criticare alcuna scelta, neanche di massa. Se una politica, intendo una politica vera, di fronte ad un'emergenza sanitaria e di fronte all'evidenza del degenerare dei costumi, decidesse che la sua priorità non è quella religiosa, non avrei nulla da dire. Infatti spesso accade proprio questo... con l paraculismo però di chi non osa schierarsi chiaramente contro i poteri, qui temporali e non spirituali, dell'altra fazione. Anche qui non si vuole mai scegliere.

Ma non potrei in nessun caso prendere posizione personale a favore di chi ha scritto quella lettera... non vogliono scegliere e pretendono che si non scelga come loro.
Invece la scelta, lo stabilire la priorità, è appannaggio per non dire dovere di tutti. Intendo tutti i singoli. E solo dopo aver fatto questa scelta si può mettersi a discutere a ragion veduta.

Quando dico scelta intendo, come abbiamo detto altrove, rinuncia. Se la mia priorità è il profilattico, anche per motivi edificanti e non per forza istintuali, allora devo essere pronto a rinunciare alla mia appartenenza religiosa, se la religione non vorrà approvare la mia scelta. Posso chiedergli di farlo ma non posso pretenderlo. D'altronde non lo vorrei neanche... se la mia priorità non è lei, se mi accetta come sono bene, altrimenti pazienza.
Stessa cosa dall'altra parte. Se la mia priorità è la cristianità a tutti i costi, fosse pure per bigottismo, allora devo essere pronto a rinunciare all'altra parte.

Quando ho rinunciato all'una o all'altra posso dire realmente di appartenere a una delle due fazioni, e non sono più uno che cerca di tenere il piede in due scarpe... sposato ma scapolo, fedele ma fedifrago, casto ma gaudente... e quando farò parte di una delle due fazioni avrò la possibilità di criticare a ragion veduta, se sarà il caso, la mia... e non l'altra.
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