Fondamentalmente le cose funzionano così: chi ha preponderanza di corpo seguirà una via del fachiro. Egli lavorerà sul proprio corpo tanto da portarlo ad essere in grado di sentire Dio senza venirne distrutto. Chi invece ha preponderante il sentimento, si sforzerà di amare Dio fino a raggiungerlo col proprio cuore. Chi invece ha preponderante la mente cercherà di spingerla fin le più alte vette, a contemplare e capire Dio, ancora una volta raggiungendolo.
Ah, si vocifera dell’esistenza di una Quarta Via, la quale si dice che preveda lo sviluppo armonico di tutti e tre i fattori. A meno che non si tratti di un cammino studiato per quella sparutissima minoranza di individui che nascono con i tre fattori proporzionati, senza che nessuno sia preponderante, direi che si tratta di una enorme fatica inutile. Infatti la logica vuole che per seguirla si debba prima porre in equilibrio le tre nature. Il che significa che prima di iniziare a salire si debba scendere, dato che ognuno sta nel suo punto più alto, nel fattore che ha più sviluppato in partenza. Ora, dico io, che gioia può esserci nel scendere? Perché mai darsi tanta briga? Quando si può ottenere l’immensa felicità dell’illuminazione seguendo la facile strada già segnata dal nostro destino come ho fatto io? Poi scusate, se proprio si vuole si può sempre fare dopo no? Così come io adesso penso di prendermi anche una seconda illuminazione, possono fare anche gli altri. Poi è molto più semplice se si è già illuminati. Si hanno più crediti. Molti passaggi vengono abbuonati.
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