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Vecchio 29-10-2007, 22.52.11   #4
gibbi
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Nei piccoli paesi poteva avvenire che nel retro della farmacia prendessero corpo le decisioni di pubblico interesse .
Di certo non era compito del farmacista di allora preoccuparsi di questioni amministrative.
I pochi movimenti di stupefacenti si registravano una volta al mese e poche erano le voci . Registri fiscali non esistevano; non c’erano IVA , partite doppie , prime note.
Ma se non erano i compiti amministrativi ad assillare il farmacista di allora , era invece per lui un bel grattacapo la riscossione dei crediti , dal momento che i pagamenti differiti erano assai numerosi.
E ciò non tanto per propensione all’insolvenza da parte della gente del popolo, quanto per la limitata disponibilità di denaro e solo in pochi momenti dell’anno.
Per far valere i propri diritti , dopo un po’ d’anni, occorreva chiamare in aiuto la legge. Nella soffitta della mia vecchia farmacia vi era una cesta di citazioni : ne ho conservate alcune, sarebbe curioso prendere visione. Riferisce per esempio un “Atto di citazione per biglietto” che ad istanza del farmacista PAPEROGA (i nomi e cognomi sono riportati), mio predecessore di allora,il sottoscritto tale PIPPO,usciere all’ufficio del Giudice Conciliatore di PAPEROPOLI , cita la vedova signora NONNA PAPERA , detta NONNA , domiciliata a PAPEROPOLI a comparire personalmente o a mezzo procuratore munito di regolare mandato , davanti al Regio Conciliatore di PAPEROPOLI nel giorno 29 settembre 1900 alle ore 8 antim. per rispondere sul “pagamento di L. 25,30 in causa residuo medicinali somministrati a tutto l’anno 1894.Rifuse le spese.”
Non tralasciando di avvertire il biglietto medesimo che , mancando di comparire le parti un’ora dopo quella stabilita,”avrà luogo il giudizio, il quale sarà ragione di contro il contumace a sensi e per gli effetti dell’art….”

Ricordiamoci di essere da poco entrati in una vecchia farmacia… Rivolgiamo ora la nostra attenzione al banco: vi vediamo un paio di bilancine sempre in funzione ed accanto , in posizione privilegiata data la frequenza d’uso, la bottiglia dell’olio di ricino dalla classica forma con gocciolatoio e tappo smerigliato. E a fianco di questa in analoghi recipienti l’olio di mandorle e la cosiddetta “vermolina” (essenza di chenopodio in olio di ricino) dal piacevole color rosso (finchè non si assaggiava, poi passava anche il piacere di guardarla).
Ecco , considero che mentre oggi si mira a compiacere il cliente poiché si ritiene che l’assunzione gradita influenzi favorevolmente la terapia , ieri , per l’effetto psicologico si ricercava il gusto o la via di somministrazione comunque spiacevole , perché era ovvio che un vero beneficio non si poteva avere se non con sacrificio .
Tutt’intorno al banco , in vetrinette , trovavano posto i classici vasi di porcellana con scritta in oro e le bottigliette degli estratti fluidi e delle tinture .
E nei cassetti , a portata di mano…..
continua
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