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Vecchio 26-03-2008, 21.56.09   #17
griselda
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Faccio una prova vediamo che esce.

In casa mia non mi è stato mai spiegato niente dovevo tacere ed obbedire e se avevo qualcosa di ridire le prendevo.
Un giorno tornando a casa da scuola trovai li mia zia con i suoi figli, la figlia più grande giocava con i miei giocattoli, ricordo ancora adesso quella cucina americana, mi piaceva un sacco aveva tutto ciò che noi in casa non avevamo era bianca ed arancione, con tutti gli scomparti che uscivano asse da stiro, piano per fare la pasta, frigorifero incorporato, il tavolo e le sedie. Era bellissima. E lei aveva deciso che io potevo farne a meno. Ma me lo aveva chiesto? No. Allora non contavo niente per lei? Sentii una tremenda stretta allo stomaco come se mi strappassero qualcosa da dentro. Un calore salire alla testa era senz’altro rabbia. E dovevo darlo per forza non avevo scelta. Se avessi detto qualcosa mi sarei mostrata cattiva e egoista e non volevo che vedessero questa parte di me. Mia madre era solita dirmi che se gli altri avessero visto come ero davvero non mi avrebbero voluta.
Sinceramente io avrei sbattuto fuori mia cugina,sua madre e i suoi fratelli e avrei detto a mia madre che i giochi erano miei. Che non poteva permettersi di darli a qualcun altro senza il mio permesso perché una volta regalati diventano miei, anche se li aveva pagati lei. Perché si permetteva di farmi questa cosa? Perché voleva più bene a mia cugina che a me. Se toglieva qualcosa a me per darla a lei, io non ero così importante per lei quanto lo era mia cugina. Avevo un odio in quei momenti che avrei bruciato tutto e tutti ed un dolore che mi faceva sentire svuotata, svuotata del mio dentro. Perché devo dare qualcosa che vorrei tenere per me? A me non me ne frega niente se lei non può averli, perché li deve togliere a me, nemmeno io posso avere tutto ciò che voglio e desidero! Che si accontenti come mi accontento io di quello che ha invece di venire qui a rubare le mie cose. Ricordo che mi mancò molto quella cucina americana, ci pensai per molto tempo ed ogni volta che ci ripensavo sentivo quella stretta allo stomaco, mi sentivo depredata e odiavo profondamente tutti quelli che erano coinvolti in questa cosa. I miei giocattoli erano miei erano parte di me li volevo tenere con me, non dovevano obbligarmi ad essere generosa quando non ero ancora pronta! Volevano che io comprendessi cose che la mia piccola mente infantile non era capace di considerare. Tu ne hai tanti… tanti per chi? Che non mi hai mai comprato quello che desideravo ma sempre qualcosa che costava meno che era qualcosa in meno di quello che desideravo. Ma mi sono sempre accontentata perché quello c’era, mi dovevo accontentare mi dicevi e io mi accontentavo di ricevere quello che arrivava. Mi dicevi che non dovevo rompere i giochi, che non dovevo rovinare le cose altrimenti le prendevo e poi per cosa? Per regalare i miei giochi ad altri bambini? Enno! I miei giochi sono miei e a quel paese tutti gli altri bambini che si accontentino come mi accontento io.
A me facevano scendere i regali dal cielo, mi li facevano sudare e poi ad altri bambini li regalavano come se fosse niente? Ma che giustizia è questa? Cosa avevano fatto di meraviglioso per ottenere quei giochi senza sudare? Dovevano essere migliori di me e quindi mia mamma li amava più di me. Mia mamma non mi vuole bene, non gli piaccio e non gli interesso.
Mia mamma è cattiva.
Non so mia madre si è sempre comportata bene con questa sorella e con la mamma del bambino che ha allevato come se avesse bisogno di qualcuno che l’apprezzasse, ma per questo suo bisogno disconosceva la sua famiglia. Faceva per loro quello che non faceva in famiglia si comportava con loro come non si comportava in famiglia. Ed io di questa cosa ne soffrivo non vedevo questo suo bisogno che vedo ora. Aveva bisogno di qualcuno che l’ascoltasse, di qualcuno che la capisse, che la facesse sentire importante cercava fuori ciò che non aveva dentro.



Ed ad ogni comportamento che rivedo in questi termini nelle persone a cui voglio bene sballo meccanicamente.
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