Discussione: Apologia di Socrate
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Vecchio 30-11-2010, 21.52.21   #2
dafne
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Predefinito La difesa (I-XXIV)

I) Che sentimenti abbiano suscitato in voi le parole dei miei accusatori, uomini ateniesi,non lo sò proprio; da parte mia vi posso assicurare che mi sono quasi dimenticato chi io sia, mente parlavano in modo così convincente. Di vero, tutTavia, essi non hanno detto nulla, per parlare francamente.
Ma fra le molte cose false che vi hanno raccontato, di una in particolare mi son meravigliato: secondo loro voi dovreste guardarvi dal rischio di essere ingannati da me, come da una persona molto abile nel parlare.
Siccome non hanno affatto provato vergogna nel sostenere una cosa per cui saranno smentiti dai fatti, quando apparirà chiaro che io abile nel parlare proprio non lo sono, tale affermazione m'è parsa davvero impudente, a meno che essi non chiamino abile nel parlare la persona che dice la verità.
Se questo intendessero, potrei senz'altro accettare di essere definito un retore, ma non è così.
Questa gente dunque, lo dico apertamente, ha fatto un'affermazione che non contiene nemmeno un minimo di verità: la verità, tutta intera, la sentirete invece da me.
Ma, per Giove, Ateniesi, non aspettatevi da me discorsi costruiti con espressioni ricercate e fioriti di termini eleganti, alla maniera loro, ma cose dette senza preparazone e nella forma di tutti i giorni: io credo semplicemente che siano cose giuste, e dunque nessuno di voi si disponga ad ascoltare qualcosa di diverso. D'altra parte sarebbe sconveniente, cittadini, che alla mia età mi presentassi a voi come un ragazzetto che gioca con le parole. Piuttosto, cittadini Ateniesi,di una cosa vi prego vivamente e una cosa vorrei che mi concedeste: se ascolterete la mia difesa formulata alla stessa maniera con cui molti di voi mi hanno sentito parlare in piazza, dove s'affollano i banchieri e i commercianti e in posti di questo genere, non stupitevi di ciò e non mettetevi in agitazione. Così stanno le cose.
Per la prima volta in vita mia, a più di settant'anni, mi ritrovo in tribunale, e dunque non ho affatto dimestichezza con il linguaggio che si pratica qui.
Come di sicuro, se fossi per caso uno straniero, sareste indulgenti sul fatto che io parli con la lingua e nel modo che mi fosse familiare,la stessa cosa, che mi sembra corretta, io vi chiedo: da una parte di permettermi di parlare come mi viene (potrebbe essere un linguaggio peggiore ma anche migliore di quello che qui è in uso), dall'altro di badare solo se dicocose giuste o no.
Questa infatti è la prerogativa del giudice, così come quella della dell'oratore è di dire cose vere.

Ultima modifica di dafne : 30-11-2010 alle ore 21.54.32.
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