Discussione: Apologia di Socrate
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Vecchio 03-12-2010, 18.18.17   #17
dafne
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XVI) D'altronde, cittadini Ateniesi, non mi sembra di aver bisogno di una più lunga difesa per dimostrare che non sono colpevole di quanto mi accusa Meleto, e quello che ho detto può senz'altro bastare.
Quanto a ciò che dicevo anche precedentemente, e cioè che mi sono tirato addosso l'odio di molte persone, sappiate che è proprio la verità. Questo è ciò che mi farà condannare, se dovesse succedere, non Meleto o Anito, ma la calunnia e l'odio di tanti. Questi malio hanno colpito anche molti altri uomini, in gran parte virtuosi, e penso che ne colpiranno ancora in avvenire: non c'è affatto pericolo che questa storia finisca con me. Ma forse qualcuno potrebbe dire: "Non ti vergogni dunque o Socrate di esserti dedicato a un'occupazione tale da farti ora correre il rischio di morire?". A costui potrei rispondere secondo giustizia: tu non parli bene, uomo, se pensi che la persona dalla quale possa derivare una benchè minima utilità debba tener conto del rischio di vivere o di morire invece che valutare, quando agisce, soltanto se compie atti giusti o ingiusti e azioni proprie di un onesto o di un malvagio. Sarebbero infatti spregevoli, stando al tuo ragionamento, quelli tra i semidei che sono morti sotto le mura di Troia, e soprattutto il figlio di Teti. Questi, pur di sfuggire al rischio di sfuggire una vergogna, disprezzò il pericolo a tal punto che, quando la madre, che era una dea, a lui smanioso di uccidere Ettore disse pressapoco (io almeno penso che gli abbia detto così) "Figlio, tu riuscirai a vendicare la morte del to amico Patroclo e ucciderai Ettore, ma tu pure dovrai morire, perchè anche su di te -gli diceva- incombe questo destino appena si sarà compiuto quello di Ettore." Dopo averla ascoltata, non solo non diede alcun peso al rischio di perder la vita, ma ebbe piuttosto orrore di viver da vile e di non vendicare gli amici. "Che io muoia -disse- subito dopo aver infilato il giusto castigo al colpevole, perchè io non sia qui oggetto di scherno presso le navi ricurve, come un inutile peso della terra." Credi forse che si sia dato pensiero della morte e del pericolo? Le cose infatti, cittadini Ateniesi, stanno così: nel posto che uno si è scelto pensando che fosse il migliore o in quello cui l'ha assegnato il comandante, bisogna, mi sembra, che uno resti ad affrontare il pericolo, senza tenere alcun conto nè della morte nè di nient'altro di fronte al rischio della vergogna.
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