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Vecchio 29-03-2012, 18.55.53   #57
dafne
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Lo sgasare mentre si cambia marcia potrebbe essere sinteticamente la metafora di uno dei due salti tra le ottave.
......
Se la mente gira ad una certa velocità e il secondo schema di pensiero è troppo veloce per lei non potrà mai afferrarlo, cozzeranno, gratteranno, faranno scintille. Potrebbe anche sembrare di aver fatto il passo, magari la mente che continua a girare in prima si illude di aver cambiato marcia, magari va su di giri ma è talmente abituata che non sente neanche più il rumore.
L'unica soluzione è appunto portare la mente in folle e poi accelerare (la sgasata) per adeguare la velocità in modo da poter agganciare la seconda modalità.
Proverò poi a fare esempi più pratici.
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Sui cambi di una volta meno... non so come dire... meno massicci, precisi e.. ci siamo capiti insomma, una buca esagerata, una contraccolpo forte poteva sganciare la marcia. Oggi no, credo sia molto difficile, e il parallelo ancora una volta rende molto la nostra condizione reale.
Oggi sempre più ci stiamo corazzando con abitudini collettive-sociali...
In ogni caso è sempre possibile mettersi volontariamente in folle.... oppure almeno cercare di sfruttare colpi enormi.
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio

Mettiamo che ci sia una palestra con una serie di tapirulà (o tapis roulant) insomma quelle pedane con il rullo in cui si cammina o corre stando fermi.

Ocio che l'immagine del tapirulà rende bene, in realtà stiamo fermi e la mente cammina

Bene queste macchine hanno la possibilità di variare la velocità stando sopra, ma questo trasportato nell'immagine è una cosa che non siamo in grado comunemente di fare, quindi immaginiamo che nella fila di pedane ognuna di esse ha una velocità diversa.

Siamo sulla prima pedana che facciamo la nostra passeggiata, alla nostra destra dopo un piccolo spazio c'è un'altra pedana che gira più veloce, alla nostra sinistra arrivano dei ragazzi che giocando perdono l'equilibrio (attenzione anche a questo "perdono l'equilibrio") e ci spingono.
Di colpo ci troviamo nello spazio tra le due pedane, quella dove eravamo più lenta e quella a destra più veloce. In quel momento siamo in folle, quel momento può durare più o meno, ma comunque siamo destinati a rimontare su una pedana, pena la non sanità mentale prima e poi la non esistenza.
Abbiamo due possibilità ovviamente, ritornare sulla pedana di prima o salire sulla nuova.
In entrambi i casi dobbiamo saltando muoverci insieme e nel verso della pedana, ma mentre nel primo caso ricordiamo ancora come ci stavamo muovendo (soprattutto la velocità) nel secondo caso dobbiamo accelerare... e questo va fatto ancora prima di toccare la pedana, possiamo dire un istante prima.... Avete presente quando cerchiamo il tempo per salire su una scala mobile?
Se non lo facciamo cadiamo etc...
Se siamo tra due pedane già abbastanza veloci a volte risulta perfino difficile tornare su quella di prima (ecco i pericoli raccontati da certe Vie) perchè una volta scesi non riusciamo a risincronizzarci neanche con quella.

Passare da uno schema mentale all'altro si può intendere sia come cambiare totalmente schema di vita che come cambiare una serie di abitudini, si?
Quello che mi ha colpita adesso è lo stacco, la folle della cinquecento (proprio stò aggettivo...) e la caduta tra i due tapis, o la discesa nel caso non intervenga un fattore di shock esterno.

Stare in folle ci permetterebbe di sganciarci dal precedente ritmo e caricarci per immetterci nel secondo.
La mente macina una serie di abitudini e reazioni una conseguente all'altra che scandiscono i movimenti della nostra giornata/vita, staccarci dalle abitudini non basta bisogna raccogliersi quel tanto che basta per aumentare la velocità..mmmm...aumentare proporzionalmente alla seconda velocità che nei tapis rende con un iniziale corsa non proprio regolare..se si barcolla si perde aderenza e si cade.

Aumentare i giri rimanendo sullo stesso tapis mi inquieta parecchio, credevo non fosse possibile.

Quel momento in folle comunque mi richiama alla mente la discussioone sulla ringhiera, sia sul non dare nulla per scontato che sul momento di abbandono in cui si diventa vulnerabili, ma non sò come collegarli per bene.
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