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Vecchio 05-10-2008, 11.34.30   #44
Kael
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Se la mente gira ad una certa velocità e il secondo schema di pensiero è troppo veloce per lei non potrà mai afferrarlo, cozzeranno, gratteranno, faranno scintille.
Questo perchè nelle vecchie 500 la potenza della prima non era sufficiente per dare un numero di giri adeguato alla seconda, cosa che invece avviene senza problemi nelle macchine di oggi.

Citazione:
L'unica soluzione è appunto portare la mente in folle e poi accelerare (la sgasata) per adeguare la velocità in modo da poter agganciare la seconda modalità.
E' come il discorso delle ottave. La massima potenza della prima non è sufficiente per agganciare la minima potenza della seconda.... c'è proprio un buco, un intervallo fra le due, che necessità di una spinta aggiuntiva.

Citazione:
Per capire meglio la metafora ricordiamoci che il tapirulà rappresenterebbe il movimento della mente.
Il movimento della mente quindi non cessa mai. Siamo noi che ci spostiamo da un tapirulà all'altro, i quali però continuano a girare senza sosta, ognuno al proprio livello. Se la differenza di velocità fra il primo e il secondo fosse poca, potremmo direttamente saltare da uno all'altro senza passare per la folle (e magari fra il secondo e il terzo è fattibile), invece così rischiamo di cadere e dobbiamo prima passare per la folle. Nella folle, non essendoci attrito, "resistenza" (non essendoci interfaccia mentale insomma), possiamo portare il numero di giri del motore a quanto vogliamo (almeno entro i limiti della nostra costituzione) così poi da poter saltare sul secondo tapirulà senza difficoltà.

La mia domanda comunque resta, se il tapirulà rappresenta il movimento della mente, nel momento in cui scendiamo (folle) la mente gira ancora ma a noi, non avendone la rappresentazione, ci sembra ferma. Come calcolare quindi il giusto numero di giri a cui portarci se non ne abbiamo la rappresentazione?

Un bravo pilota però non guarda il contagiri, gli basta ascoltare il rumore del motore per capire il giusto momento in cui cambiare marcia. La risposta quindi dovrebbe essere che cambiare marcia non è un fatto di pensare, ma di sentire...
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