Discussione: Vergogna
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Vecchio 14-10-2010, 14.57.11   #56
diamantea
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Originalmente inviato da Edera Visualizza messaggio
Allora in parte credo sia perchè non voglio essere valutata in modo negativo per non avergli risposto, tipo passare da maleducata ecc.. Ma c'è qualcosa di molto più profondo dentro di me, qualcosa che ha a che fare con un sentimento di vergogna più radicato, più antico, la sensazione che in qualche modo io l'ho provocato.
Secondo me il problema nasce dal fatto che in qualche modo sei entrata in confidenza o in contatto energetico con il tipo per il fatto che ti abbia aiutato con la spesa, davanti il direttore ecc. In qualche modo lui è stato gentile con te e ti senti come in debito o in legame con lui per la sua gentilezza.
Tra l'altro lui sa bene che nel posto di lavoro non può importunare le clienti, non è un ragazzo avventato solo uomo un pò furbo che sa come aggirare l'ostacolo. Lui ti investe della sua confidenza nel biglietto che non potendolo fare al lavoro ha cercato di contattarti così, che ti ha trattato in quel modo perchè c'era il direttore, insomma ti da un sacco di spiegazioni per agganciarti.
Qui scatta un meccanismo tuo di non dover deludere ora l'aspettativa di gentilezza con il tipo che con te è stato gentile.
Lui ora si è pure fratto un'immagine di te, ragazza carina, timida, gentile un pò distratta o inesperta.
Tu non vuoi rinunciare a quest'immagine che forse ti gratifica di te (sorridi anche al cane) e non vuoi offenderlo con un rifiuto secco perchè ai suoi occhi perderesti qualcosa o semplicemente sarebbe deluso, e tu non vuoi apparire deludente con te stessa.
Avresti preferito che si continuasse con quell'atteggiamento e che non ti mettesse ora nelle condizioni di doverlo rifiutare. Ti assumi la colpa cercando la causa per cui ti ha attenzionata.

In fondo lo stesso sentimento lo provi anche con la tua famiglia quando ti buttano fuori le tue cose senza avvisarti ed altre che hai raccontato.
Il tuo desiderio sarebbe quello che ognuno facesse quel che deve senza costringerti a tirare fuori l'orco, cioè a difendere il tuo spazio anche a costo di essere dura, sgarbata o altro.
Non vuoi la lotta, vorresti una pace continua dove ognuno faccia quel deve senza divergenza, senza lotta, soprattutto senza metterti in condizione di dover tirare fuori il tuo lato negativo che vuoi nascondere o tenere a bada, perchè forse non sei pronta ad accettarlo come parte di te.
(Qui potrei ipotizzare che rifiutando tu questo atteggiamento nei tuoi genitori, più tuo padre, non vuoi riscontrala in te nello stesso modo come lo riscontri in loro/lui.)

Nel momento in cui affronti il tipo con un atteggiamento di rifiuto del suo invito ti metti in contatto con la tua ombra, devi sopportare il senso di frustrazione che ne deriva dall'aver ora appurato che un altro è deluso da te, non sei così carina e gentile come sembravi.
Io penso che il senso di vergogna nasconda la paura del conflitto tra l'immagine di te gentile e il tuo lato ombra di persona anche dura.
Assumendoti la colpa, provando vergogna, evitando l'incontro eviti di contattare l'altra parte di te che rifiuta.

Questo è ciò che risuona in me leggendoti. Può non corrisponderti, vedi tu come lo senti.

Vorrei aggiungere un'ultima cosa: quando ho un problema che mi si ingigandisce più del dovuto in genere come metodo mio di lavoro cerco la soluzione estrema per tirarmi fuori dal problema. La soluzione estrema serve a darmi dei confini, un orizzonte dello stesso, un circoscrivere il problema entro dei limiti che me lo fanno vedere nella sua interezza.
Da qui alla soluzione estrema ci sono tante soluzioni intermedie prima di arrivare a quella drastica.
Così con il tipo la soluzione estrema è parlarne con il direttore, ma prima di arrivarci ci sono molte altre alternative che potrebbero essere risolutive e più immediate per salvare capra e cavoli. Insomma, puoi continuare ad andare al supermercato, rifiutare il tipo ma continuare ad avere con lui un dialogo simpatico o gentile quando serve.
Devi solo individuare quella giusta per te.
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"Mi manca già la tua presenza, ma fai parte di me e per questo non sei mai andata via"
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