Discussione: Vergogna
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Vecchio 19-10-2010, 11.50.42   #132
dafne
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Originalmente inviato da RedWitch Visualizza messaggio
Un'altra cosa , potrebbe essere accettare di non poter sdebitarsi quando qualcuno da/aiuta, nemmeno se ci si sente in difetto, accettare insomma di non poter dare... e la propria imperfezione.

Ecco Red hai detto una cosa molto importante, bellissima, secondo me.
Questa cosa è chiarissima scritta, persino ovvia, ma difficilissima almeno nel mio personale da applicare.
Essere aiutata e basta senza dare qualcos'altro indietro,
Accettare di non poter dare.
Lasciarsi amare. brrrrrrrr

Non è per nulla ovvio, si elemosina si Nike ma come la passi tu, nel modo di esprimerti che usi tu diventa praticamente una colpa.
Invece è solo un dato di fatto e va guardato e accettato.

Io non sono ancora in grado di eliminare l'elemosima ma posso tentare di direzionarla verso almeno una zona protetta, verso qualcuno che sappia contenermi, verso qualcuno o qualcosa che sia disinteressato a me.
(Disinteressato nel senso proprio di non interessato, cioè non in attesa di interesse, di compenso.Forse per questo la divinità riesce a sostenerci meglio))

Il problema è che la sola minima percezione del disinteresse mi conduce all'idea del non amore, e finchè esisterà quella percezione esisterà il problema.
Assieme a questo devo riuscire ad accettare di poter essere amata, di poter essere oggetto dell'amore altrui.
Sole definisce benissimo il meccanismo del ributtare indietro secondo me, almeno nella mia percezione delle cose, se mi arriva attenzione, attenzione di quella buona, io non la riconosco o cmq non è la "solita", entro in disagio e la rimpallo immediatamente.
Bon è pur vero che si rimpalla anche quella non buona..uhm

Appena sotto ho visto il bisogno di ridare e ridare tanto per poter riavere tanto ma c'è anche un'altra cosa. Dell'attenzione che ho vissuto una parte, quella più forte, più calda (inteso come calore umano) non mi è piaciuta,è stata di puro interesse, mi serviva ma mi ha tolto qualcosa.

Quindi voglio sentirmi viva e al caldo ma quel caldo mi costa troppo in termini che ancora non sò ben definire.
Allora ho trovato un meccanismo di difesa, la ributto indietro al volo perchè la voglio si ma neanche tanto. Un conflitto interiore senza fine.

Ma stò ancora solo all'inizio dell'osservazione, magari me la racconto ancora tantissimo.

Di certo c'è che, per esempio, se mi vengono a trovare degli ospiti io mi colmo di stupore e gratidutide e di inadeguatezza e devo riempirli di regali (che sia una compensazione dell'inadeguatezza che giro a loro perchè la percepisco io?).
Quando rifiutano i regali mi sento rifiutata anch'io, e questa cosa è spaicevole. Ho provato a dire va bene senza insistere ma dentro si è generato un vortice, non sò come spiegarlo, un risucchio. Un buco.

A quel punto un giorno mi sono focalizzata sulla persona dicendomi che non aveva bisogno di regali per volermi bene e poi su di me dicendomi che potevo accettare che stesse bene così, che io avessi fatto o dato abbastanza, o alla fine che semplicemente non sussisteva il bisogno di dare e tirare e fare ancora.

Sono rimasta ferma e l'affetto (scusate ma parlar d'amore ancora mi mette a disagio) mi ha investito come un treno merci è durato un secondo e grazie al cielo! perchè se fosse duratoi anche solo un attimo di più non l'avrei retto e avrei annaspato alla ricerca dei vecchi meccanismi per chiudermi di nuovo. Distruggendo di nuovo tutto.

Si ho parecchio da lavorarci ma è una sensazione di quelle che non si possono ben descrivere. Io ho il mio amore tu hai il tuo amore e vicini si amplificano ma non aumentano o diminuiscono...vabbeh stò partendo per la tangente vado a fare il pranzo
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