Discussione: Opera al nero.
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Vecchio 11-01-2011, 23.26.11   #257
centomila
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Il nero è ciò che siamo spinti a fare senza avere mai la cognizione della causa.
Immagina uno di quei marchingegni che sparano palle da tennis (o da baseball) per allenamento. Tu puoi colpire la palla che arriva, ma non sai mai dove arriva... nel Nero non sai neanche da dove arriva.
Non so se il nero è ciò che hai scritto (e che ho grassettato) Uno. Non lo dico per falsa modestia ma per sincera aderenza alla realtà: sono persona ignorante. Direi molto ignorante.

Se tuttavia la definizione che hai dato è vera allora io (e credo tutti noi che leggiamo) ti dobbiamo un sentito ringraziamento: non è di tutti i giorni una sintesi così chiara ed efficace su una materia così complessa. Magari non esaustiva ma, quest'ultima cosa, è veramente giusto e saggio che ognuno se la cerchi da solo.

Se quindi il nero è (principalmente) ciò che affermi allora non ci vuole poi una grandissima capacità di autoanalisi per ritrovarlo nella propria vita. A volte accompagnato dalla paura che hai evidenziato, a volte accompagnato da altre emozioni. Spesso, se non sempre, forti. Talvolta fortissime.

La valenza del nero, forse, non è così rilevante. Pare che ciò che conti sia che esso è, sostanzialmente, privo di controllo.

Ma non sono in grado di approfondire ulteriormente.

Quello che desidero condividere, come promesso, è la formidabile tecnica di combattimento che ho appreso: il pugilato. Io la applico contro la tentazione in una prospettiva cristiana ma, se qualche amico più inclinato verso altre vie vuole approfittarne, ne sono felice.

Tralascio praticamente tutto quello che si può facilmente imparare parlando con un qualsiasi amante della boxe poichè, a mio modesto avviso, non decisivo. E' un pò come tutta la preparazione che, in mille diverse salse, si può agevolmente leggere in un trattato ermetico. (durissimo allenamento, prudenza massima, coraggio estremo, etc.) Se poi qualcuno è appassionato possiamo aprire un thread intitolato: "Boxe e crescita spirituale".

Quello che qui mi pare il colpo vincente, quello che forse un alchimista potrebbe definire la sua arte, quello che sconfigge la tentazione è rubare il tempo all'avversario. Quando il nemico (scusate la durezza del termine ma così mi piace definire chi mi tenta) sta per assestarmi un colpo, sia esso un diretto, un gancio oppure un montante bisogna colpirlo prima che il suo colpo arrivi a segno. Rubargli il tempo appunto. Sembra impossibile perchè lui ha il vantaggio temporale di aver già pensato quale colpo dare e ha già cominciato ad eseguire l'azione. Inoltre ha il vantaggio, non trascurabile, della sorpresa. Infine la paura che scatta nel momento in cui si percepisce di essere attaccati contribuisce a far perdere ulteriore tempo.

Insomma stiamo parlando di una scomoda, scomodissima posizione.

Eppure è possibile anticipare il colpo, rubare il tempo e colpirlo senza nemmeno essere sfiorati dal suo attacco (schivando mentre si colpisce!).

Questione di prontezza di riflessi, coraggio, intuito, determinazione, freddezza, capacità di pensare due cose alla volta (con metà cervello si schiva e con l'altra si sferra il proprio attacco).

E così quando la tentazione sferra il suo attacco (a volte colpisce leggero ai fianchi o al viso per indebolire, a volte gancio o montante secco per metterti al tappeto) è questione di un attimo. Uno solo e sei fritto, sei suo! Ho scoperto una sola via di vittoria: quella che ho appena descritto.

Vieni tentato da un incantevole viso? Prima ancora che quella bellezza penetri nel tuo animo contrattacca e pensa a qualcosa, qualunque cosa (ognuno deve trovare da sè quei pensieri che veramente deviano il cervello da quella cosa lì).

Vieni tentato dalla rabbia? Prima ancora che il pensiero scenda nella tua pancia cambiagli direzione, mandalo altrove. In qualunque posto ma lontano, lontanissimo da lì.

Ma tutto si gioca in uno sbatter di ciglia: due battiti e sei sconfitto!

Questa è la mia esperienza.

Va detto, per concludere, che non è lavoro da bambini acquisire questa capacità. Anzi, e qui mi riconosco negli antichi testi, è fatica d'Ercole. Non so se quei testi indicavano ciò che ho descritto.

Ciao!
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L'unico vero insuccesso nella lotta consiste nello smettere di combattere.
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