Discussione: Apologia di Socrate
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Vecchio 06-12-2010, 01.06.17   #19
dafne
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XVIII) Non rumoreggiate, o cittadinoi Ateniesi, ma mantenete quell'impegno di cui vi ho pregati quando vi ho chiesto di non manifestare parlottando il vostro disappunto di fronte a quanto vado dicendo e di starmi ad ascoltare perchè, io credo, da questo ascolto trarrete giovamento. Stò infatti per dire varie cose per cui è probabile vi venga da gridare, ma vedete di trattenervi in tutti i modi. Sappiate dunque con chiarezza che, se faceste morire l'uomo che io sono, non fareste a me un danno maggiore che a voi stessi. In realtà, a me nè Meleto nè Anito potrebbero recar danno, perchè sono nell'impossibilità di farlo: io credo infatti che non sia consentito a un uomo peggiore di danneggiarne uno migliore di lui. Certo, Anito potrebbe farmi condannare a morte, o mandare in esilio, o farmi privare dei diritti civili. Forse lui, e come lui probabilmente qualcun altro, li potrebbe giudicare grandi mali: io invece non la penso affatto così, e sono convinto che sia un male molto più grave il comportarsi come ora si stà comportando lui, dandosi da fare per ottenere che un uomo venga condannato a morte ingiustamente .
In questo momento dunque, cittadini Ateniesi, sono ben lontano dal voler difendere me stesso, come qualcuno potrebbe pensare: parlo piuttosto per voi, affinchè, condannandomi, in qualche modo non vi macchiate di una colpa in rapporto al dono che il dio vi ha fatto. Se infatti mi farete morire, non troverete facilmente un altro come me, che palesemente, anche se può sembrare un pò ridicolo a dirsi così, il dio ha applicato alla città come a un grosso cavallo generoso, ma un pò pigro per la sua stessa grossezza e bisognoso pertanto di esser punzecchiato con qualche sprone. Proprio questo è il modo in cui mi sembra che il dio abbia voluto applicarmi alla città, come uno che non smette mai, accostandomi a voi ovunque e per l'arco dell'intera giornata, di stuzzicarvi, e di farvi ragionare, e di contestarvi a uno a uno. Non vi sarà dunque facile averne un altro siffatto a disposizione, cittadini, e se mi darete ascolto mi risparmierete. Ma forse irritati, come la gente che dorme quando viene svegliata, mi colpirete e, dando retta ad Anito, mi farete morire senza porvi il problema, per poter continuare a dormire il resto della vita. A meno che il dio, preso da compassione per voi, non si risolvesse a mandarvi un altro uomo come me.
Da quanto stò per dire potreste risconoscere che io mi comporto come mi comporto per essere stato assegnato alla città del dio: non è infatti proprio di un uomo comune il fatto che io abbia del tutto trascurato i miei interessi personali e abbia accettato ormai da molti anni di lasciar andare a catafascio quelli domestici, facendomi invece sempre carico degli interessi vostri, accostando ciascuno individualmente come un padre o un fratello maggiore e cercando di convincerlo a darsi da fare per diventare virtuoso. Che se io gudagnassi qualcosa o ricavassi un compenso dall'esortarvi, potrei anche avere una ragione personale per farlo, ma vedete anche da voi che i miei accusatori, pur facendo in tutto il resto accuse così sfacciate, non sono stati capaci di mostrare la sfrontatezza di esibire un testimonio in grado di sostenere che in qualche circostanza io ho percepito o richiesto una ricompensa. Sono io infatti a poter presentare, credo, bastevole testimonianza del fatto che dico cose vere: la mia povertà.
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