Discussione: Opera al nero.
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Vecchio 09-01-2011, 19.32.40   #225
Senza Volto
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una paura che ci prende come conseguenza di un nostro muoverci.
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Non c'è un tempo uguale per tutti, ma c'è una sorta di intensità da raggiungere.
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Per onore di cronaca più che del primo tuffo parlerei dell'unico vero tuffo, passata la soglia non si torna più indietro, anche se ci si riaddormenta.
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Il nero è ciò che siamo spinti a fare senza avere mai la cognizione della causa.
Immagina uno di quei marchingegni che sparano palle da tennis (o da baseball) per allenamento. Tu puoi colpire la palla che arriva, ma non sai mai dove arriva... nel Nero non sai neanche da dove arriva.
Ho preso le parti per me più importanti (a proposito, grazie per aver risposto in tanti all'iniziativa, ne sono felice)
Dunque, parto dalla prima, 'una paura che ci prende come conseguenza di un nostro muoverci'. Questo, ovviamente, determina che la paura è indissolubilmente legata alle nostre azioni, stando fermi non ne avremmo.
Il primo passo è dunque muoversi.

Il secondo passo è affrontare questa paura, che ci 'soffia' contro tanto più ci muoviamo in avanti, ed è necessario avere Fede (non in senso religioso, non solo almeno) perchè anch'io come Ray ho intravisto l'abisso, la follia. In una parola, la Morte, la fine di tutto.
Senza la fede che dall'altra parte ci sia qualcosa, sfido io a trovare qualcuno seriamente disposto ad affrontare tutto questo. Sì, qualcosa c'è, ne sono sicuro, è un sentimento che credo di condividere con tutti quelli che come me si pongono queste domande e si avvicinano timidamente a questo 'Nero'. Ma non si vede niente, è buio, e poi fatto quell' unico 'vero tuffo' di cui parla Uno, cosa ci attenderà dopo? Questo è il Grande Mistero.
In una parola il Nero è quella terribile prova di abbandonare tutto, ma davvero tutto, per qualcosa che nemmeno si conosce (e qui avrei fatto un'analogia con Gesù e il suo reclutamento che 'costringeva' ad abbandonare tutto, se Uno non avesse consigliato di evitare)

Bene, cosa resta?
Resta l'intensità da raggiungere, e la mia esperienza. Ricordo una volta, durante una discussione accesa con una persona, che i toni si erano talmente alzati da procurarmi una sorta di 'vibrazione' così intensa che tutto il mio essere ne fu scosso. Una vibrazione esattamente uguale a quel 'tremore' che separa il grano dal loglio........ Capiamoci, non avevo paura della persona in questione. Quello di cui avevo paura era me stesso, delle reazioni che mi stavano scaturendo dentro. Io, o qualcosa dentro di me, decise allora di porre fine a quella 'cottura', non ero pronto, e mi allontanai con le gambe che mi tremarono ancora per diverso tempo.
Immagino che se avessi insistito, se avessi raggiunto l'intensità giusta, avrei 'bucato' il velo di Iside e mi sarei trovato dall'altra parte.

Ma queste sono solo ipotesi, allusioni prive di fondamento, magari quello che avrei ottenuto sarebbe stata una bella denuncia per aggressione, oppure anche niente, se l'intensità da raggiungere fosse ancora superiore rispetto a questo 'piccolo' battibecco.

Quello che so, e più passano gli anni più me ne rendo conto, è che questi momenti non sono molti, si manifestano in modi diversi e variano in funzione del nostro grado di presenza. Per dirla tutta, ne ho avuti vari di battibecchi, eppure nessuno mi ha mai procurato un tale tremore come quella volta specifica.
Ci sono insomma pochi treni a disposizione, non ne avremo altri, e ogni volta che arrivo tardi ad uno resta la tristezza per il fatto se mai ne passerà un altro in tempo.......
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