Oggetti ritrovati
Cercavo un posto all’ombra dove parcheggiare la macchina, finisco dentro un grande capannone che ha i finestroni in alto ma lì dentro mi ci ritrovo a piedi. Il posto è enorme e sotto un finestrone aperto vedo degli oggetti che attirano la mia attenzione: il diario di scuola di mio figlio maggiore di quando frequentava la 1^B, riviste e altri oggetti sempre di scuola mi sembra, forse giocattoli, ricordo bene il diario perché l’ho aperto e sfogliato. Dalla finestra sopra di me si affaccia una bambina che ride e poi corre verso un gruppo fuori più lontano, immagino la sua famiglia. Dentro il capannone entrano delle persone, mi sembra un gruppo di bambini che si sparpagliano, tra cui una donna, che non conosco, che mi si avvicina e mi mostra una piccola culla di legno intarsiata, chiedendomi se è mia. La guardo, e leggo incisa su una parete all’interno una scritta che inizia con “Dio….” ma non ricordo il resto, comunque riconosco la culla e le dico che è mia (nella realtà non l’ho mai posseduta). Quindi spiego alla donna che probabilmente il camion del trasloco deve avere parcheggiato lì dentro e passato la notte prima di portare il contenuto a casa mia e che per distrazione molti oggetti sono rimasti lì (nella realtà infatti alcune cose sono andate perse), quindi mi lamento dell’inefficienza della ditta di traslochi.
Non sono brava a interpretare, però soprattutto il diario mio figlio mi fa riflettere sul fatto che forse mi sto nascondendo delle cose su come sto vivendo il suo allontanamento.
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