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Vecchio 01-04-2008, 17.45.10   #1
cassandra
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Predefinito Confessione o confessione..

Prendo spunto dalla discussione sulla difficoltà di ricapitolare esperienze dolorose per approfondire in qualche modo quanto,

Citazione:
GRISELDA HA SCRITTO:

Tempo fa andai in depressione dopo una lunga confessione in cui presi tutto il possibile nascosto e lo tirai fuori, non ero pronta a tutto questo, non lo ero da una parte e forse dall'altra doveva uscire perchè altrimenti sarebbe stato peggio.
La confessione però non fu davanti ad un Sacerdote, qualcuno in grado di accogliere la confessione, la feci a dire il vero anche davanti a dei sacerdoti in più riprese, fu molto dolorosa, li la rivissi nell'animo tanto da starci molto male sia fisicamente che psicologicamente, non avevo conosciuto la possibilità del perdono ne mio ne degil altri. Cioè non credo che sia servito a molto, ma sono comunque contenta di averlo fatto oggi, anche perchè se è successo vuol dire che doveva succedere ed ha in ogni modo cambiato le cose, almeno la prospettiva.

Però forse e dico forse perchè non sono sicura, che quella confessione uscita quasi come un obbligo abbia precorso i tempi e non sia stata fatta con l'animo maturo e quindi che abbia potuto creare uno strappo, come quando dalla pianta si prende un frutto ancora acerbo, se cade da se è maturo altrimenti bisogna tirare e nel tirare può strapparsi qualcosa.

Bon raga forse ho fatto ancora più confusione, ma parlarne in ogni caso sicuramente mi aiuterà, Grazie.
Diverse amiche hanno avuto un esperienza di questo genere,traumatica oserei dire,in un momento già delicato di per se..forse ho capito cosa stavi confessando,anche perchè ho sfiorato questa situazione di persona..
Quando ho abortito mi fu detto che sta cosa non poteva essere confessata al prete in Chiesa,ma bisognava andare esclusivamente dai Padri Passionisti,o dal Vescovo,per molto tempo evitai,anche perchè non ne sentivo la necessità,mi sembrava quasi un ipocrisia,non ero forse abbastanza pentita,o comunque non mi rendevo conto..Poi una serie di avvenimenti mi hanno fatto nascere dentro una fortissimo desiderio di Dio,di perdono e misericordia,ero arrivato il momento di parlarne con qualcuno...Mi recai prima presso il convento dei padri,l'unico che c'era, mi trattò abbastanza male e mi disse di tornare in giorni prestabiliti ad un certo orario,la cosa non mi piacque e lo stesso giorno mi recai in una Chiesetta periferica,dove c'era un prete,a lui dissi "vorrei confessarmi ma so che quello che le voglio raccontare forse non potrà perdonarlo lei"..lui capì ma mi disse vieni con me..fu un dialogo commuovente,lui fu molto gentile e comprensivo,mi disse alla fine "non preoccuparti,parlo io con il Vescovo,ti assolvo..non mi diede neanche la penitenza,perchè disse, stai già pagando".
Adesso non so se l'esperienza mia e di Gri è la medesima e forse neanche conta,ma quello che chiedo è,com'è possibile che sacerdoti che dovrebbero ascoltare credo per aiutare,per alleggerire un carico..finiscono per distruggere psicologicamente persone che di tutto hanno bisogno tranne che di quello,in quel momento almeno...perchè ci sono modi così diversi e tante regole, anche per confessarsi?Leggendo Gri,anche senza entrar nel merito,mi sono sentita fortunata..ok che ognuno ha le sue esperienze da vivere e magari a lei serviva quello ed a me questo..però è strano trovare tante differenze di base,forse sbaglio io,ma secondo me l'uomo (prete,vescovo o chi per essi) dovrebbe fare da tramite invece che ergersi a giudice,andando oltre ...non so bene come indirizzare la cosa,ma mi piacerebbe parlarne e sapere cosa ne pensate voi..
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