Se partiamo appunto (come dice Uno) da un presupposto amorevole, qualsiasi cosa verrà vista a prescindere dal volere o dal dovere e sostituita con "è giusto che lo faccia". Analizzando invece i verbi si capisce che volere cela una doppia faccia: quella del mi piace farlo senza sforzo, dove il dovere scompare oppure lo voglio fare perchè è giusto così, ed anche qui scompare la coercizione e scatta una specie di auto_imposizione data dalla ferrea volontà. In questi casi il dovere è stato praticamente rimosso dai gesti quotidiani.
Cosa diversa è sentirsi il peso della vita, delle responsabilità addosso che derivano appunto dai tanti doveri che la vita ci regala e non riuscire a fare niente credendo che tutto questo ci schiacci. E' la diversa visione della vita che ci porta ad affrontarla con la speranza derivante dal fatto di credere in qualcosa, e non necessariamente di carattere spirituale, oppure la visione pessimista che relega l'uomo ad una macchina pensante e facente parte di quell'ingranaggio descritto molto bene dal film di Chaplin dove ci sono degli ingranaggi e lui che viene sballottato per tutto il percorso.
|