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Vecchio 29-10-2007, 12.54.31   #51
cassandra
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Quando mentre pensiamo svolgiamo delle attività fisiche (es scarabbocchiare o camminare) è proprio perchè non siamo in grado di concentrare tutto sul pensiero (se è questo che vogliamo)... cerco di esprimere meglio, quanto un problema ci sta a cuore (definizione illuminante) lo ragioniamo in una maniera talmente coin-volgente che ci fa usare potenzialità di solito inespresse, mettiamo in moto la capacità di reperire un flusso maggiore di elaborazione (che non si limita al razionale ma appunto coinvolge tutto l'Essere), recepiamo un flusso energetico maggiore del nostro normale e nella migliore ottimizzazione tutta la nostra individualità dovrebbe agire.... quando però stiamo lavorando su un concetto astratto o comunque non tangibile in quel momento... per esempio anche pensiamo ai nostri rapporti con persone non presenti, a situazioni sociali etc etc.... il corpo non sa come occuparsi perchè non è abituato ad integrarsi in certi processi, in quelle situazioni la sua resa massima sarebbe nell'immobilità la messa a disposizione di tutta la sua massa fisica e psicha.... una sorta di quello che comunemente è scambiato per meditazione (o almeno la sua accezione materiale razionale) però appunto come dicevo il corpo si trova a gestire un flusso che va oltre il limite abituale, quindi cerca lo scarico di parte di tale attività per non collassare.
Questo non è sbagliato completamente perchè se non ci si prepara appositamente meglio di così non si può fare, ma appunto non è la migliore cosa che si può fare.

Quindi una persona dovrebbe imparare a riprodurre quel modo coin-volgente anche quando si trattano argomenti ai quali non si è abituati...
Per ottenere la massima resa mi è parso di capire che il corpo dovrebbe collaborare mettendosi in una posizione di concentrazione-espansione tale,da favorire ed "assecondare"il flusso energetico controllandolo,anzichè scaricarlo altrove (questo scarico equivarrebbe a dispersione?).
Kael parlava di aumentare la resistenza per non collassare,ma praticamente c'è un modo per farlo volontariamente,oppure è l'esperienza che ci porta ad accrescerla volta per volta?Quale sarebbe in pratica il modo migliore a cui accenni?
Rifacendomi anche ai post 47-49 sento di dire che se non ci autoinducessimo in questo stato,entrando in noi più profondamente,cercando di compensare gli sbilanciamenti...daremo risposte superficiali (meccaniche).
Aggiungo e concludo dicendo che ho notato che tale stato bisogna ache imparare a mantenerlo costante (per il discorso della curva,dalla quale puoi scendere da un momento all'altro)perchè se cedi anche solo un minimo d'attenzione l'incantesimo si rompe...almeno in base alla mia piccola esperienza.
OT
P.S.il discorso dell'agire per poi subire mi ha fatto capire in parte come funziona l'esercizio del fachiro che si passa la fiamma in volto senza scottarsi...trattato altrove...

Ultima modifica di cassandra : 29-10-2007 alle ore 13.25.20.
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