Discussione: Paganini non ripete
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Vecchio 05-06-2009, 18.20.08   #7
Ray
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
La scienza moderna esige che una cosa per poter essere definita reale debba poter essere ripetuta a volontà utilizzando lo stesso metodo con cui il fenomeno è stato osservato la prima volta. Si chiama metodo empirico.

Questo è solo lo spunto di partenza, in ogni caso mi piacerebbe parlare del confine tra ripetibilità di una cosa (esiste?) e la non ripetibilità (esiste?) e delle sfaccettature delle due.
E' evidente che sia la totale ripetibilità che la totale non ripetibilità sono limiti concettuali che non hanno riscontro nel mondo, ossia non sono reali, almeno non lo sono nello stesso piano di manifestazione dell'evento che si desidera ripetere o non-ripetere.

Se parliamo di ripetibilità di un evento e portiamo questo concetto al limite dobbiamo pretendere di ripeterlo esattamente come esso si è verificato in tutti i suoi più minimi dettagli. Il che significa che tutte le condizioni che hanno reso possibile il verificarsi di quell'evento deveono essere ricostruite esattamente o devono ripresentarsi.
Ma, come risulta evidente se ci si pensa un momento, il fatto stesso che l'evento che vogliamo ripetere si sia verificato, ha modificato in una certa misura il mondo e quindi l'insieme di circostanze che fanno da ambiente per l'evento bis. In altri termini, le condizioni esatte del primo evento non possono in alcun modo più sussistere nello stesso ambito di manifestazione, cioè nello stesso mondo (tuttalpiù in un sistema isolato, ossia in un altro mondo).

Lo stesso ovviamente vale anche per la completa non ripetibilità, per il discorso opposto.

Quindi, come dice Luke, possiamo parlare solo di approsimazioni dell'evento primo, quando cerchiamo di ripeterlo.

E, se parliamo di approsimazioni, finiamo per parlare del grado di accettabilità delle stesse. Qui a mio avviso il confine (nonchè il delirio delle diverse posizioni ed opinioni).

Tuttavia il principio di base del motodo empirico lo trovo valido. E lo trovo valido anche in ambiti più vasti di quelli ufficialmente compresi nella scienza, ossia il mondo sensibile. Forse però sarebbe necessario formularlo in maniera un po' diversa, anche se più che altro credo si tratti di interpretazioni, più o meno bigotte, come dici tu.

L'altro problema, che poi è lo stesso solo visto dall'altra parte, è la definizione di "evento" che via via diamo a ciò che stiamo osservando.
Se l'evento osservato è la Gioconda, per ripeterlo avrò bisogno delle stesse condizioni di allora, quindi di Leonardo, inserito nel suo ambiente, e della stessa ispirazione di cui era dotato quel giorno e di chissà cos'altro ancora (il guaio sta nel conoscere realmente le condizioni che producono l'evento).
Se invece l'evento è "quando pizzico una corda di una chitarra nell'atmosfera esce un suono" allora è ripetibile a volontà... se specifico che suono, che chitarra, che intensità eccetera allora il discorso può cambiare. Portando all'estremo questo si arriva al problema della percezione: quello che ho mentalizzato e che voglio riprodurre è davvero ciò che è successo?

Bon, discorso infinito, forse non sono andato con ordine e c'è troppa carne al fuoco in un sol colpo...
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