Discussione: I 7 Peccati Capitali
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Vecchio 16-05-2007, 09.17.45   #35
Ray
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Se dicessi che la perfezione è un limite ...
In matematica il limite è un comportamento di una funzione e non un suo valore. Ovvero, se consideriamo l'andamento della funzione, il limite sarà un valore a cui essa tende in date condizioni, tuttavia questo valore non sarà mai raggiunto dalla funzione, in quanto ad essa esterno. La funzione per altro si avvicinerà sempre più a tale limite, posto il perdurare delle condizioni necessarie.

La stessa definizione di limite implica la sua irraggiungibilità. Esso serve a descrivere la funzione in un piano di riferimento più ampio, in modo da capire cosa essa fa (o può fare) vedendola inserita in un sistema di riferimento che la comprende, ma che comprende (o può comprendere) anche infinite altre funzioni. Se ila funzione raggiungesse il limite non sarebbe più quella funzione (al limite sarebbe un'altra).

Per funzione si intende la relazione che intercorre tra tutti gli elementi considerati (circa, ma dovrebbe bastare per l'argomento).

Quindi se, per esempio, consideriamo la funzione che descrive una certa iperbole (una particolare curva... al limite cerco un'immagine) vedremo che più la X cresce (più si va verso destra) più la Y si avvicina allo zero (si avvicina ad una delle due righe del sistema di riferimento... che è un campo di battaglia navale senza limitazioni). Si dice che "al limte per X tendente ad infinito Y tende a zero". Ma il punto zero non appartiene alla funzione.

La perfezione può essere intesa come il limite (uno dei) della funzione vita o esistenza. Le varie tradioni concordano nel ritenere che se un essere è perfetto allora non è incarnato. Secondo me si può ampliare anche ad altri piani... se è perfetto non è manifestato.

Man mano che si scende nei piani di manifestazioni si scende anche negli ordini di grandezza del "peccato" (inteso come mancanza, per compensarlo devo riempire)... tuttavia, generalizzando, credo si possa dire che un essere "al limite per peccato tendente a zero tende alla perfezione". Questo vuol dire che il peccato è sempre presente, fa parte della funzione. La sua assenza è ipotizzabile solo nel non-manifesto.

Quindi, sia che parliamo di questo piano "materiale" corporeo che di altri, che poi sempre materiali sono anche se magari più "sottili", finchè siamo nel manifesto, nell'esistenza, il peccato (la mancanza) saranno sempre presenti e ci sarà sempre qualcosa da riempire. Inoltre saremmo sempre soggetti alla sua tendenza a svuotare che, vista da un altro punto, è una pesantezza che tira in giù (caduta). Più sono su più dovrò stare attento quindi... certo magari le mancanze (buchi) saranno minori, ma sarà maggiore la distanza di caduta e quindi la profondità raggiungibile se si cade. Inoltre se i buchi sono più piccoli dovrò diventare sempre più abile a riempirli, sempre più veloce a farlo (dato che più piccoli si svuotano prima) e dovrò stare sempre più attento a vederli e considerarli.

Insomma, finchè siamo "vivi", corpo fisico o meno, col "peccato" abbiamo a che fare...
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