Discussione: La conoscenza del male
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Vecchio 29-10-2007, 10.58.13   #22
Ray
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Originalmente inviato da Diacono Visualizza messaggio
e quando Edipo si rende conto di quel che è avvenuto, si strappa gli occhi, con la violenta volontà di negare la realtà e la conoscenza.
In effetti tutta l'opera di Eschilo testimonia, tra le altre innumerevoli cose, una fase di passaggio del pensiero classico da una situazione in cui il Fato è subito in modo totale e passivamente ad un atteggiamento che dimostra il tentativo, quasi sempre drammatico e con scarso successo, di costruire una maggiore autonomia ed individualità e con essa di opporsi al prestabilito. L'uomo non vuole più essere mosso totalmente da forze a lui esteriori, ma soffre per prendere in mano come può il proprio destino.

Questo passa anche attraverso la rinuncia (forse voluta, forse inevitabile dato l'atteggimento) ad una certa "sensibilità" che magari era allora più diffusa di ora.
I passaggi sono sempre traumatici e ci vorrà molto tempo prima che si arrivi a distinguere all'interno di questa rinuncia... ovvero discernere ciò che è dall'uomo controllabile e quindi "sceglibile" e ciò che invece resta appanaggio di forze superiori. Certo è che certi tipi di "viste", certi "occhi" vengono poi considerati conquista della coscienza e non più caratteristica dagli aspetti talvolta tragici con cui convivere.

In quest'ottica la frase di Eschilo, pur scritta come l'abbiamo qui, acquista un senso che per noi non ha... senso che rafforza e testimonia un sentimento alla base di un cambiamento... una rinuncia ad una conoscenza a favore di una possibile ma non certa conoscenza di qualità superiore perchè frutto di sforzi e quindi supportata dalla coscienza.

Beh, per quanto poco rieca a calarmi in questa forma mentis, non posso che condividere.
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