Citazione:
Originalmente inviato da Edera
Il problema mi pare è che molti non accettando un minimo di introspezione e cambiamento nemmeno davanti a dolori fortissimi, estremi. Non riescono proprio ad approcciare il loro dolore in maniera costruttiva ma lo vivono come un fumine piovuto dall'alto, una disgrazia. Che senso ha? Che senso ha che qualcuno soffra così tanto, senza avere i mezzi per comprendere la sua sofferenza. A volte i disegni dell'universo mi sembrano davvero strani. Forse i mezzi si sviluppano a suon di dolori? Esiste un punto, una soglia di sofferenza oltre la quale uno riesce ad accettare una reale modifica della sua esistenza? A me sembra si possa continuare a soffrire senza un barlume per vite e vite
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A volte penso anche io che certi accadimenti abbiano un carattere quasi afflittivo più che "stimolante"...o almeno a me sembrano averlo.
Va bene pungolare, va bene far capire delle cose, ma certe volte pare non esserci alcuna correlazione tra impegno profuso e martellate che continuano ad arrivarti a destra e manca, anche quando , dal basso della mia infinita piccolezza e inutilità, mi sembrerebbe più utile e costruttivo ricevere altro rispetto a sofferenza e problemi, almeno per dei tratti, dei momenti ben definiti.