80 anni
La vita quando è troppo lunga
pesa come un macigno
la società è estranea
parla un linguaggio sconosciuto
gli ingranaggi stridono
resta il terrore di diventare preda dei medici
resta il terrore di diventare una cavia
possibile che dentro ci si senta ancora giovani
che il desiderio di fare, di imparare, di inserirsi
si scontri con un cervello ormai vecchio
appesantito e lento
i figli padroni
i medici come sciacalli pronti a ghermire
solitudine impotente
non basta gridare, lacerarsi dentro
non basta guardare un tramonto e desiderare di perdersi in esso
occorre vivere, affrontare il male, la decadenza
occorre scappare, tagliare i legacci, sciogliere le catene
occorre andare via lontano,
rubare un ultimo momento di libertà
godere di un panino all’aria aperta
il sorriso di un estraneo
la felicità di un attimo e poi
un muro bianco
una casa isolata dietro una curva
un desiderio invincibile
non sterzare andare incontro alla casa e fermarsi.
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