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Ermopoli
L'antica città della conoscenza |
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28-10-2011, 01.24.13
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#1
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Cittadino/a Emerito/a
Data registrazione: 20-12-2004
Messaggi: 3,537
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Fare o essere?
Qualche giorno fa mi è capitato di leggere un articolo di una persona che parlando del suo lavoro ha scritto: Io non faccio la barista, io sono una barista. (il lavoro era un altro, ma è lo stesso).
La discussione dovrebbe vertere su chi sono/siamo alla fine, ma intanto mi accontenterei di scremare, e di capire cosa non sono/siamo.
Quando facciamo un determinato lavoro, diventiamo in qualche maniera quella cosa? o è solo un identificarsi?
Se la risposta giusta è la seconda, tutto sommato non importa quale lavoro si fa, perchè questo non dovrebbe incidere sull'Essere.. eppure, da un altro punto di vista sono abbastanza convinta che tutto quello che facciamo, in qualche modo diventa parte di noi.
Spero che più o meno sia chiaro, sono confusa anche io in merito... vediamo che ne esce..
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28-10-2011, 08.43.31
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#2
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Cittadino/a Emerito/a
Data registrazione: 01-08-2006
Residenza: Roma
Messaggi: 3,424
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C'è confusione in effetti, perchè si usa dire sono meccanico, sono barman, ma anche faccio il barman, faccio il meccanico.
Di sicuro se lavoro in un call center, non dico nessuno dei due (questa la dice lunga).
Nella malattie si dice sono diabetico perchè è qualcosa che non scegliamo, cosi anche nell'orientamento sessuale si dice sono eterosessuale, e non faccio eterosessuale.
Ma per il lavoro, visto che svolgo una serie di attività, va bene anche il faccio.
Faccio l'architetto e sono architetto, in questo caso c'è meno differenza di significato.
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Astral
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28-10-2011, 09.48.59
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#3
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Conosce ogni vicolo
Data registrazione: 31-08-2005
Messaggi: 5,653
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Però non si dice: che lavoro sei? si dice: che lavoro fai?
In genere la differenza la noto quando il lavoro che si fa è più o meno creativo, cioè sviluppa la parte di noi che ci appartiene e la fa esprimere. Per cui un architetto o un arredatore (esempi a caso eh ) può trovarsi a dire sono e faccio un/l'arredatore o un/l'architetto a seconda di come lo fa, di come lo sente. Così pure un avvocato se ha iniziato perchè sentiva un senso di giustizia o di guadagno sarà sempre diverso... mi pare che ci si possa trovare la stessa differenza che passa tra Essere e Avere.
Ho l'impressione che la spontaneità nel dire sono o faccio dipenda da quanto il lavoro si avvicini ai nostri talenti o aspirazioni. Quanto sia vicino a qualcosa che sentiamo far parte del nostro essere e che appunto non venga scelto come lavoro redditizio ma come occasione per vivere se stessi nel quotidiano.
Ad esempio un muratore che sente di costruire e di creare qualcosa può ben dire che è un muratore, un insegnante che sente come missione.. ecc ecc
Invece suona molto male sentire: faccio il medico, perchè dovrebbe essere una sorta di missione e non un lavoro. Quindi dipende anche molto dal lavoro di cui parliamo.
In ogni caso per generalizzare penso che si "è" quando il lavoro viene svolto con coscienza e quando la propria esperienza nel campo sia il più possibile ampia. Si "fa" quel lavoro quando ci si limita a fare, appunto, ciò che viene richiesto. In ogni caso nel momento in cui si finisce di lavorare si è altro.
Mi spiego meglio, in tutto ciò che facciamo se lo facciamo al meglio della nostra attenzione e possibilità allora siamo sempre quel che facciamo, qualunque cosa faccaimo... è qualcosa che allarga la nostra coscienza. Se lo facciamo al minimo delle nostre possibilità e senza troppa attenzione, allora facciamo e pure meccanicisticamente.
C'è poi ancora un punto importante che mi viene in mente da considerare, anche se sto mettendo tanta carne al fuoco, dire fare e dire Fare sono cose diverse, fare ed essere sono lontani ma Fare ed Essere sono invece inscindibili. Solo chi è E' Fa. Sotto questa luce dire: Faccio il medico o sono un medico non stona più. Le due cose collimano.
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Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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28-10-2011, 09.53.52
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#4
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Amministratore
Data registrazione: 28-05-2004
Messaggi: 9,695
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Citazione:
Originalmente inviato da Astral
Faccio l'architetto e sono architetto, in questo caso c'è meno differenza di significato.
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No invece ce n'è talmente tanta che in maniera corretta uno non può dire faccio l'architetto, come non può dire faccio il medico, faccio l'ingegnere etc...
O sei (quindi abilitato etc...) o non lo sei.
Un medico può fare l'operaio, uno che fa l'operaio non può fare il medico se non lo è.
Edit: mentre rispondevo ha scritto Sole, ma lascio lo stesso.
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28-10-2011, 10.14.25
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#5
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Cittadino/a Emerito/a
Data registrazione: 01-08-2006
Residenza: Roma
Messaggi: 3,424
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Citazione:
Originalmente inviato da Sole
Faccio il medico o sono un medico non stona più. Le due cose collimano.
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E' quello che intendevo con l'esempio dell'architetto, anche se la gente in generale non fa caso a quello che utilizza.
Di certo una commessa dice che fa la commessa, ed anche un magazziniere. Non ho mai sentito sono commesso e sono magazziniere.
Però mi viene il dubbio se per le cose pratiche e tangibili come l'operaio usiamo il fare (richiede manualità) e per le cose che hanno a che fare con l'arte, o con il carattere diciamo il sono.
Era tutto molto più facile, quando si diceva mi occupo di...
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Astral
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28-10-2011, 10.27.29
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#6
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Conosce ogni vicolo
Data registrazione: 31-08-2005
Messaggi: 5,653
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Citazione:
Originalmente inviato da Astral
Però mi viene il dubbio se per le cose pratiche e tangibili come l'operaio usiamo il fare (richiede manualità) e per le cose che hanno a che fare con l'arte, o con il carattere diciamo il sono.
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Beh, però anche per dipingere usi le mani. per scolpire. L'architetto oggi usa il pc ma il disegno a mano si fa.. con le mani. Il corpo serve sempre.. (in tutti i sensi) anche se scrivi un libro.
L'operaio che costruisce un pezzo di qualunque impianto non lo fa solo con le mani... deve avere un progetto in mente, anche se ripetitivo nel suo caso, a monte deve averlo avuto.
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Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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28-10-2011, 10.29.38
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#7
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Organizza eventi
Data registrazione: 27-03-2009
Messaggi: 2,273
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Se non mi sbaglio esiste una frase che dice "la via del fare è l'essere", quindi , come dice Sole, c'è una stretta correlazione tra l'Essere ed il Fare.
Poi bisogna vedere come concepiamo l'essere un qualcosa, per esempio il medico o l'architetto , se bastano dei requisiti formali, tipo laurea, per Essere tali, oppure sono delle metacategorie che noi possiamo incarnare, nell'Essere e di conseguenza nel Fare, in ,modo più o meno completo.
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in tenebris lux factus sum
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28-10-2011, 11.46.36
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#8
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E' praticamente nato/a qui
Data registrazione: 07-01-2006
Messaggi: 8,030
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Citazione:
Originalmente inviato da luke
Se non mi sbaglio esiste una frase che dice "la via del fare è l'essere", quindi , come dice Sole, c'è una stretta correlazione tra l'Essere ed il Fare.
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Forrest Gump dice: Stupido è chi lo stupido fa infatti
Se voglio diventare qualunque cosa però prima passa dalla teoria, quindi qualcosa deve entrare e poi riuscire nel fare per poter divenire essere.
A meno che ci sia già dentro ed esca perchè uno ricorda e allora è già risuona con noi.
Ma in pratica come dice Sole quando fai una cosa con tutta te stessa diventi qule fare ed è come se tu diventi quella cosa sei anima, corpo e mente quella cosa per cui poi ti vengono anche le intuizioni che fanno di te poi una dimensione a gradi di quella cosa penso.
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