«Guardati intorno, - disse. - Non c'è profeta nella lunga storia della terra a cui questo momento non renda giustizia. Di qualunque forma abbiate parlato, avevate ragione».
In uno scenario post apocalittico un uomo e un bambino avanzano sulla strada diretti verso il mare, trascinandosi un carrello della spesa con dentro le uniche loro cose rimaste.
Non si sa cosa sia successo, forse una guerra nucleare o un cataclisma ambientale che ha sconvolto il pianeta, tutto intorno c'è solo grigio, polvere, rovine e gli umani rimasti se ne vanno in giro a predare quel poco che trovano, a volte arrivando ad uccidersi o persino a mangiarsi tra loro.
In America è uscito quest'anno il film, in Italia non lo vedremo mai perché alla critica non è piaciuto.
Un libro commuovente, molto forte ambientato ovunque e in nessun posto, da cui emerge una grande forza salvifica messa in luce dal rapporto padre-figlio reso attraverso dialoghi semplici, riportati direttamente dalla realtà senza essere rielaborati dalla penna dello scrittore. In un intervista McCharty ha dichiarato che per i dialoghi si è ispirato direttamente a quelli che intrattiene abitualmente con suo figlio.
Nella disperazione ciò che dà speranza è l'autenticità dei legami, quando tutto intorno viene distrutto l'amore è l'unica arma, l'uomo e il bambino del libro sono ogni singolo uomo e ogni singolo bambino del mondo.
Un libro che mi è piaciuto moltissimo di cui non narro la trama per non intaccare il gusto della lettura, tutto il racconto si snoda seguendo il viaggio sulla strada, a volte si incontrano altri personaggi, spesso solo altri luoghi e descrizioni che fanno penetrare il lettore direttamente dentro nello stesso mondo dove camminano padre e figlio, dove non rimane nulla se non la loro ineluttabile interdipendenza.
«Ce la caveremo, vero, papà?
Sí. Ce la caveremo.
E non ci succederà niente di male.
Esatto.
Perché noi portiamo il fuoco.
Sí. Perché noi portiamo il fuoco».
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