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Vecchio 30-04-2011, 23.19.39   #26
Ray
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La situazione che mi raffiguro è quella di una foto di gruppo:

se sono in mezzo al gruppo non vedo come viene la foto, però se vado dove è la macchina fotografica vedo il gruppo senza di me , e qusto mi dal'idea di un'analisi incompleta, visto che quando tornerò nel gruppo in qualche modo andrò a modificarlo.
Cioè io posso anche pensare di distaccarmi da un determinato contesto ed analizzarlo inmodo obiettivo, però la domanda che mi faccio è se in quel conesto comunque ci dovrò tornare, poi evidentemente la situazione la modificherò in qualche modo, ed allora la visione obiettiva che ho avuto senza di me, quanto potrà valere?
Certamente l'aver avuto una visione d'insieme mi darà modo comunque di "muovermi" in modo più consapevole e preciso ,a grandi linee potrò sapere meglio quando, cosa e dove il mio agire andrà a toccare., mentre se resto invischiato nell'insieme avrò sempre un angolo di ivsuale ristretto e parziale, senza lo stacco.
A proposito, c'è differenza tra staccarmi da una cosa e distaccarmi?
Staccarmi mi suona più come un troncare , una cosa più netta, distaccarsi più come una cosa momentanea che comunque non impedisce una qualche forma di integrazione, tipo un distaccamento militare, che a volte è fatto per un periodo parziale e comunque non impedisce il contniuare a far parte di un determinato corpo.
L'esempio del distaccamento militare è utile... infatti il distaccamento è una parte dell'esercito che è si lontana, ma comunque collegata. Questo dovrebbe fare intuire la cosa. Vivere con distacco una cosa non è non viverla, e neanche non essere coinvolti, ma viverla senza farci prendere
da essa, senza perdersi in essa. Si può avere la sensazione di uno sdoppiamento... una parte che è coinvolta e una parte che osserva, come se, prendendo l'esempio della foto, mi trovassi sia dietro la macchina fotografica che nel gruppo. Si può avere questa sensazione all'inizio... poi si resta distaccati contenendo l'emozione.
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Vecchio 01-05-2011, 16.53.43   #27
luke
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L'esempio del distaccamento militare è utile... infatti il distaccamento è una parte dell'esercito che è si lontana, ma comunque collegata. Questo dovrebbe fare intuire la cosa. Vivere con distacco una cosa non è non viverla, e neanche non essere coinvolti, ma viverla senza farci prendere
da essa, senza perdersi in essa. Si può avere la sensazione di uno sdoppiamento... una parte che è coinvolta e una parte che osserva, come se, prendendo l'esempio della foto, mi trovassi sia dietro la macchina fotografica che nel gruppo. Si può avere questa sensazione all'inizio... poi si resta distaccati contenendo l'emozione.
Si anche io immaginavo una cosa simile allo sdoppiamento, almeno a livello teorico, perchè poi a livello pratico è difficile, dovremmo aver creato un testimone, un osservatore dentro di noi e poi un'altra parte che va in giro ad esperire e manda dati al primo.
Purtroppo viene istintivo fare l'errore di pensare al distacco come un qualcosa che limita l'esperienza, la attenua e non ce la fa vivere appieno, anche lo sdoppiamento , appena l'ho visualizzato mi è partito automatico il pensiero "ma se mi scindo poi "godo" la metà"; evidentemente non è così però le abitudini di tanti anni sono dure a morire.
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Vecchio 01-05-2011, 22.27.22   #28
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"ma se mi scindo poi "godo" la metà";
E in quel "godo" il problema, non solo del distacco, ma di tutto. E' quello l'argomento principe con cui la mente ci mente.
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Vecchio 01-05-2011, 22.39.07   #29
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E in quel "godo" il problema, non solo del distacco, ma di tutto. E' quello l'argomento principe con cui la mente ci mente.
Ah si ?
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Vecchio 01-05-2011, 22.40.59   #30
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Ah si ?
Beh, a me pare così... infatti l'ho detto .

Verrebbe da rispondere: "ah no?"

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Vecchio 01-05-2011, 22.56.40   #31
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A me con "dis-taccamento" viene in mente senza attaccamento. Sganciare anche non è male.

Uno più su accennava ad una visione distorta che oggi gira per interpretazione delle scritture dell'Oriente, che dicono con una certa convinzione che bisogna a tutti i costi uccidere e sotterrare ed eliminare definitivamente l'Ego. Intendendo per Ego tutto quello che ci fa avere attaccamento. Però se noi eliminiamo proprio ciò che ci permette di vedere da cosa ci dobbiamo sganciare in realtà ci siamo solo anestetizzati. E' proprio un buon Ego sviluppato che permette di far divampare la fiamma che poi permette il distacco, perchè a questo punto per distaccarsi da qualunque cosa o situazione serve energia. All'inizio poi non ne parliamo, una minima distrazione e siamo risucchiati.

Insomma in sostanza stiamo molto parlando di separare il puro dall'impuro e in effetti nel distacco lo dovremmo applicare.
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Vecchio 02-05-2011, 03.09.36   #32
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ma se mi scindo poi "godo" la metà"; evidentemente non è così però le abitudini di tanti anni sono dure a morire.
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E in quel "godo" il problema, non solo del distacco, ma di tutto. E' quello l'argomento principe con cui la mente ci mente.
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Ah si ?
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Beh, a me pare così... infatti l'ho detto .

Verrebbe da rispondere: "ah no?"

In realtà con un giusto distacco si dovrebbe godere il doppio. Se non accade ci si dovrebbe chiedere se si attua il giusto distacco o se l'attaccamento che invece si persegue sia la strategia per vivere ed assaporare la vita nel modo migliore.
Ovviamente la risposta è no in entrambi i casi, ma se non ci si arriva da soli la mente inventerà sempre nuovi trucchi
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Vecchio 02-05-2011, 12.48.02   #33
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Secondo me l'errore è il pensare a noi come ad un'unica entità, come nell'esempio della foto di Luke.
Invece io sono sia sulla foto che dietro alla macchina, altrimenti non vedo il copiersi dei miei atti con me dentro.
A che serve il distacco se non sono coinvolta? Sono coinvolta se ci sono anch'io o meglio una parte di IO...
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Vecchio 08-05-2011, 14.38.45   #34
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Il distacco è anche una condizione necessaria per un'alimentazione sana, intendo un'alimentazione a 360 gradi, comprensiva di respirazione, impressioni, etc.. Del resto la cosa è evidente anche a livello più semplice, quello fisico: se mi lascio travolgere da una situazione, se non mantengo il giusto distacco, il respiro si fa più accelerato (ma questo non significa che sia migliore, anzi), la capacità di pensiero cala, come quella di analisi della realtà.. E si assorbe tutto senza discernimento, anche ciò che ci può non far bene, mescolando puro e impuro in egual misura.

Il distacco insomma non è starsene chiusi in una caverna, ma è andare in giro per il mondo protetti da una specie di bolla come quella che abbiamo visto in alchimia, che ha la funzione di filtro per quello che entra, bloccando un certo tipo di influenze e agevolandone di altre, ma non impedendo del tutto il contatto.
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Vecchio 31-05-2011, 08.30.58   #35
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Esatto (rispondo sia ad Astral che ad Edera insieme) distacco e privazione (ivi compresa la mortificazione, utile a volte) sono cose diverse, la seconda è a volte un mezzo per arrivare al primo.
Distacco non significa senza contatto, distacco significa non invischiarsi in qualcosa, non lasciarsi condizionare e agire nel migliore dei modi.
Un super partes che non avesse a cuore la sorte delle parti non sarebbe un super partes ma sarebbe un estraneo.

Saltando di palo in frasca, prendiamo la massima espressione umana: l'amore.
Può esserci vero amore senza distacco?
Provate a rispondervi e se vi venisse una risposta affermativa provate ad argomentarla, io tenterò di mostrarvi che senza distacco ((il giusto distacco, non l'idea errata) non c'è amore, c'è possesso, c'è desiderio di potere, c'è desiderio di piacere etc... ma non c'è vero amore.
Uno una cosa volevo chiederti in proposito : parli del distacco buddista o introduci delle varianti frutto di un tuo percorso ?

Un'altra cosa : il distacco e' all'inizio un atteggiamento e dopo col tempo quando si consolida diventa uno stato dell'essere .
Ma se devi mantenere anche il contatto perche' non diventi privazione e negazione della vita come avviene l'interazione tra te e cio' da cui ti distacchi che sia l' oggetto d'amore o un sentimento o qualsiasi altra cosa o stato interiore diverso dal distacco ?

Ultima modifica di nikelise : 31-05-2011 alle ore 09.30.58.
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Vecchio 31-05-2011, 13.17.37   #36
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Uno una cosa volevo chiederti in proposito : parli del distacco buddista o introduci delle varianti frutto di un tuo percorso ?
Te lo chiedo perche' il distacco buddistico se anche non e' un estraniarsi dal mondo , un comportamento ascetico , nasce da una visione pessimistica del mondo .
Al contrario quello di cui parli tu cioe' il vero amare attraverso il distacco non puo' essere una visione pesssimistica .
Chi ama veramente ama il mondo e agisce e ne ha una visione ottimistica .
E' una cosa diversa dunque dal distacco buddistico .

Il problema e' come conciliare praticamente distacco e contatto che non puo' non esserci .
Ancora meglio come conciliare il distacco con quel sentimento di pienezza che viene dall'intimo e che non puo' che avvicinare all'altro non solo fisicamente .
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Vecchio 31-05-2011, 15.56.30   #37
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Mica vero che il distacco buddista nasce da una visione pessimistica del mondo (ho iniziato a scrivere qualcosa, ma non sono riuscito a finirlo), comunque in questo discorso non stavo pensando e/o parlando di buddismo anche se poi alla fine tutto è collegato.

Come concili queste dice cose che in apparenza sembrano agli antipodi?

Provo un esempio molto concreto anche se non evidenzia importanti sfumature.
Due mamme, due figli, entrambi vogliono andare a vivere in una città molto lontana da casa, l'unica dove possono studiare una particolare materia e dove vivono le ragazze di cui sono innamorati.
Una fa di tutto per ostacolare il figlio ed in qualche modo riesce a tenerlo a casa. l'altra con il cuore gonfio lo accompagna all'aereoporto.

Quale delle due ama veramente il figlio?

Ma non serve lo spostamento... qualsiasi essere che ama realmente, ad iniziare da Dio, permette che l'oggetto del suo amore possa vivere anche al di fuori di se e questo non lo puoi fare senza il giusto distacco.

In apparenza è vero che all'inizio, soprattutto dopo certe letture o esperienze analoghe, il distacco è solo un atteggiamento e poi solo poi può diventare uno stato dell'essere.
Se nel passaggio da uno all'altro non si coltiva la propria umanità si potrebbe anche arrivare ad un punto che per certi aspetti (per certi, solo per certi, ripeto) è vicino al divino, ma inevitabilmente mancherà qualcosa che si andrà a cercare da altri, proprio l'umanità, anche se non sarà questa la percezione di chi si trova in tale situazione.
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Vecchio 01-06-2011, 12.24.09   #38
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Forse non è quale delle due ama di più il figlio ma quale lo ama meglio?

Io sarei per il tenermelo stretto, carattere possessivo. Ma appunto non per amore (o quantità di amore) ma per una forma di possesso.
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Vecchio 01-06-2011, 13.04.26   #39
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La forma di possesso è l'opposto dell'amore. Se guardiamo in ogni peccato c'è una forma di possesso e prevaricazione.
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Vecchio 01-06-2011, 13.31.57   #40
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Forse non è quale delle due ama di più il figlio ma quale lo ama meglio?

Io sarei per il tenermelo stretto, carattere possessivo. Ma appunto non per amore (o quantità di amore) ma per una forma di possesso.
La tua precisazione Faltea mi sembra corretta ed apre il discorso ad altre prospettive.
Mi spiego :
L'attaccamento , non e' la fonte del dolore nel mondo , cosi' come il distacco che ne dovrebbe esser il rimedio non e' la fonte dell'amore .
Meglio e piu' chiaramente :se parliamo di amare o di come si ama , la coppia di termini : attaccamento e distacco sono entrambe solo sue manifestazioni ( dell'amore ) .
Entrambi gli atteggiamenti sono originati dall'amore .
Dici bene dunque quando dici che bisogna domandarci chi lo ama meglio e non invece affermare che ama soltanto e veramente chi ama in modo distaccato e non chi ama con attaccamento .

E' importante dire questo perche' se e' cosi' e volessimo risalire alla fonte del vero amare non potremmo dire che sta nel distacco cioe' in una sua manifestazione ma in cio' che gli sta a monte e che e' un sentimento intimo , interiore smisurato che viene prima del distacco o dell'attaccamento .
Certamente il distacco protegge quel sentimento ma anche certamente non puo' essere sufficente a farlo sopravvivere se non attinge sempre e con continuita' alla sua fonte cosi' come l'attaccamento ne e' sicuramente la sua rovina o causa del suo degrado ma non e' l'opposto dell'amare cioe' un non amare , e' un amare di livello inferiore .
Tanto e' vero che Uno giustamente dice nel post precedente che il distacco ha bisogno dell'umanita' per avere una funzione ed un'efficacia .
Io dico che ha bisogno di una divinita' piu' che di umanita' (perche'l'umanita' e' gia' degrado ) cioe' di qualcosa di sovrumano , di smisurato a cui attingere .
E' quel sentire interiore smisurato , su cui si deve indagare che fine faccia una volta che viene manifestato , la vera fonte del vero amare .
Il problema della sofferenza in genere e dell'amare veramente non sta nell'attaccamento alle cose del mondo ma nel fatto che dall'interiorita' alla sua manifestazione quel sentire smisurato perde forza e qualita' perche ' entra nel mondo e necessariamente si corrompe ed e' questo che porta dolore .
A questo dolore ciascuno rispode a suo modo chi meglio chi peggio chi con distacco chi con attaccamento ciascuno come puo' o meglio come e' .

Ultima modifica di nikelise : 01-06-2011 alle ore 13.38.49.
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Vecchio 01-06-2011, 15.25.35   #41
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L'amore è l'unica cosa al mondo in cui quantità e qualità sono la stessa cosa, imprescindibili.
Non si può dire che una persona ama meglio ma di meno un'altra come non si può dire che ama di più ma peggio.
Quindi distinguere le due cose è un falso problema.

La fonte del vero amore è in Dio (per chi vuole usare tale termine) ma noi non siamo Dio, siamo umani e neanche compiutamente, è per questo che prima dicevo, con altre parole, che andare verso l'amore significa alimentare la nostra divinità, ma se lo facciamo senza compiere (sopra ho scritto coltivare) la nostra umanità ci mancherà qualcosa e non saremo comunque completi.

Nessuno ha detto, se non ricordo male, che il distacco origina l'amore. Io ho chiesto retoricamente se può esserci vero amore senza il giusto distacco.

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Il problema della sofferenza in genere e dell'amare veramente non sta nell'attaccamento alle cose del mondo ma nel fatto che dall'interiorita' alla sua manifestazione quel sentire smisurato perde forza e qualita' perche ' entra nel mondo e necessariamente si corrompe ed e' questo che porta dolore .
Non ti sei accorto che in questo periodo all'inizio neghi quello che implicitamente affermi dopo?
Che succede quando l'amore (o qualsiasi altra cosa) dall'interiorità entra nel mondo oggettivo? Non va, con intensità diversa a seconda delle situazioni, verso gli oggetti del suo esistere?

Poi potrei aggiungere, anche se il thread è sul distacco e non sull'amore che se è vero che può esserci una sfiammata di amore sincero anche per 2 minuti un amore vero è eterno e un amore che arriva all'oggetto del desiderio in maniera totale è destinato a consumarsi.

Sia chiaro che sto parlando di massime espressioni, non sto dicendo che un amore di 50 anni, o anche solo 10, sia da buttare via, ma se parliamo di amore nel senso più alto del termine dobbiamo presentare la scala fino in cima.
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Vecchio 01-06-2011, 16.21.15   #42
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se è vero che può esserci una sfiammata di amore sincero anche per 2 minuti un amore vero è eterno e un amore che arriva all'oggetto del desiderio in maniera totale è destinato a consumarsi.
Eterno nel senso che scavalca la morte?
Non ho ben capito cosa significa 'amore che arriva all'oggetto del desiderio in maniera totale', intendi un amore 'normale' di coppia, dove si vive il rapporto con tutte le magagne della nostra umanità?
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Vecchio 01-06-2011, 16.23.37   #43
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Non ti sei accorto che in questo periodo all'inizio neghi quello che implicitamente affermi dopo?
Che succede quando l'amore (o qualsiasi altra cosa) dall'interiorità entra nel mondo oggettivo? Non va, con intensità diversa a seconda delle situazioni, verso gli oggetti del suo esistere?

.
No non e' cosi' , e' come dire , quello che dici tu , che causa ed effetto sono la stessa cosa :
la causa del soffrire e' il passare dall'interiore smisurato alla sua espressione limitata/ misurata .
L'attaccamento che e' espressione e' la conseguenza che deriva da questo passaggio ma nella forma peggiore , il distacco in quella migliore .
Sentimento interiore e sua manifestazione stanno su piani diversi non sono la stessa cosa .
Per questo non c'e' contraddizione .

Sul resto lo rivediamo .
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Vecchio 01-06-2011, 16.52.11   #44
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Non mi è chiaro cosa dici Nike, per cui per capire ti chiedo: stai dicendo che l'attaccamento ed il distacco sono reazioni all'amore sofferenza che si prova verso un oggetto?
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Vecchio 01-06-2011, 17.04.29   #45
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Non mi è chiaro cosa dici Nike, per cui per capire ti chiedo: stai dicendo che l'attaccamento ed il distacco sono reazioni all'amore sofferenza che si prova verso un oggetto?
Mah , non so se quello che dici e' corrispondente a quello che dico io .
Lascio la mia versione perche' e' stata meditata .
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Vecchio 01-06-2011, 17.43.04   #46
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Non mi è chiaro cosa dici Nike, per cui per capire ti chiedo: stai dicendo che l'attaccamento ed il distacco sono reazioni all'amore sofferenza che si prova verso un oggetto?
Mah adesso ripensandoci la reazione di cui parli , come termine ci sta , perche' anche la reazione e' una forma , una manifestazione .
Voglio dire che c'e' un passaggio che non va perso : una cosa e' rendersi conto che tra quello che hai dentro e la sua realizzazione c'e' differenza perche' vai a perdere qualcosa , un conto e' come si realizza questa perdita come si manifesta , con quale modalita' .
E' una sottigliezza ? Forse ma non inutile anzi .
Questo perche' porta ad altre considerazioni sullo smisurato che e' in noi che ora ci porterebbero fuori tema .
Accenno al fatto che per certi individui particolarmente sensibili , l'interiorita' e talmente forte che e' di per se' appagante tanto che la delusione del degrado e' fin da principio ben accettata e tollerata mentre per altri e' un darmma .
Cosi' posso dire che e' proprio in forza di questa considerazione che l'interiorita' , l'amore , e' sempre uguale ma sono i modi del manifestarsi e di viverlo che cambiano ( questo e' anche un accenno a quanto diceva Uno nel suo post ) .

Ultima modifica di nikelise : 01-06-2011 alle ore 17.48.05.
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Vecchio 01-06-2011, 18.29.07   #47
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Ti ponevo la domanda perchè in alcuni tuoi passaggi mi sembrava di capire quello, in realtà io non lo penso, o almeno non credo che il distacco possa essere una reazione, ma non essendomi chiarissimo cosa stai intendendo provo a dire la mia chissà che non venga fuori qualcosa visto che il discorso mi interessa parecchio.
_____________________________________________

Vedo l'attaccamento come brama e non va verso il bene nostro e dell'altro, ma tende a soddisfare una condizione di minor sofferenza. Il distacco messo al suo opposto, sulla stessa linea, quello per cui niente ci tocca e siamo distanti dall'oggetto, tende anche a soddisfare la condizione di minor sofferenza. In questo caso attacamento e distacco per me possono essere assimilati.
Mentre il distacco che penetra la vita va verso il bene nostro e dell'altro a costo anche di grande sofferenza propria e dei cari se ciò si rende necessario.
Realizzare questo secondo me è molto, molto difficile.
Nell'esempio della madre che lascia andare il figlio, lei nel cuore vive la situazione senza estraniarsi dalla vita, soffre molto, anche moltissimo, ma persegue il bene del figlio ed il proprio anche con grande dolore, che accoglie ed elabora tanto che probabilmente, da fuori non si noterà neppure la sofferenza. Nella madre che non lascia il figlio c'è il tentativo di non dover mai soffrire.
In pratica se il distacco non vive pienamente anche la vita allora è una reazione e assimilabile all'attaccamento, perchè in fondo entrambi gli aspetti tendono a tutelare la minor sofferenza.
Ma nel caso in cui ci si distacchi ma si resti tangenti all'oggetto o alla situazione o alla vita stessa allora penso che si possa cominciare a parlare di amore per la vita. Però appunto vedo enormemente difficile tuffarsi nella vita, vivere fino in fondo e restare fermi e in aiuto mi viene quella storiella della tigre e del burrone... che si raccontava altrove.
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Nell'interpretazione comune del discatto orientale si mette in relazione questo con le emozioni sintetizzando che maggiore è la capacità di non sentirle perchè sono illusorie e maggiore è la capacità di distacco dai veli di Maya e quindi si è più veri.
Invece per il mio sentire si parla proprio di percepire sempre di più le emozioni, e aumentare la capacità di non farsi perturbare da esse. Solo che nasce il problema del distinguere chi sente le emozioni e chi non si deve lasciare perturbare. Sicuramente l'osservatore non deve lasicarsi perturbare pur mentre le vive.
Secondo me uno dei punti da analizzare è questa condizione di sofferenza o non sofferenza data dal vivere stesso.
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Vecchio 01-06-2011, 20.40.15   #49
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Eterno nel senso che scavalca la morte?
Al momento non mi vengono in mente altri sensi.
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Non ho ben capito cosa significa 'amore che arriva all'oggetto del desiderio in maniera totale', intendi un amore 'normale' di coppia, dove si vive il rapporto con tutte le magagne della nostra umanità?
Intendo che quando "tiriamo giù" l'amore dai piani superiori questo manifestandosi va verso quel qualcosa che ha avuto la funzione di richiamarlo. Se io amo una persona "tiro giù" l'amore che diventerà un ponte tra me e quella persona.
questo ponte può assumere diverse forme etc...

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No non e' cosi' , e' come dire , quello che dici tu , che causa ed effetto sono la stessa cosa :
Questo lo tralascio per non allungare il minestrone, comunque ad un certo livello causa ed effetto sono la stessa cosa, ma non era questo il caso e non vedo dove lo hai preso nelle mie parole.
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la causa del soffrire e' il passare dall'interiore smisurato alla sua espressione limitata/ misurata .
L'attaccamento che e' espressione e' la conseguenza che deriva da questo passaggio ma nella forma peggiore , il distacco in quella migliore .
Sentimento interiore e sua manifestazione stanno su piani diversi non sono la stessa cosa .
Per questo non c'e' contraddizione .
La limitazione inizia e aumenta andando verso il contatto, ma non c'è distinzione dei due piani perchè il meccanismo è identico e non c'è neanche un confine netto, più una linea molto ma molto sfumata.
A dirla tutta una prima sofferenza inizia già dal passaggio di un mondo spirituale superiore (o delle idee per chi preferisce meglio questo come termine anche se non sono la stessa cosa) all'interiore.
C'è una enorme compressione e filtraggio e li come dicevi dipende da persona a persona come la cosa viene elaborata anche se vedo il processo diversamente da come lo vedi tu. Chi una interiorità molto ricca ha molto spazio senza sentire spinte e costrizioni a manifestare, al contrario chi vive poco dentro, ha "organo" dell'interiorità poco sviluppato fa fatica a contenere l'amore quando questo arriva prepotentemente dai piani superiori e per questo deve cercare di manifestarlo e concretizzarlo maggiormente, non lo regge, si sente compresso. Se non riesce ne soffre.
Chi ha tanto spazio interiore non è che accetta meglio la delusione del degrado, non ha tutta questa brama di andare a manifestare e concretizzare e quando lo fa se gli va male comunque ne soffrirà meno.
Metaforicamente è come due che dovessero andare in bagno ma uno ha una grande vescica e l'altro no. Se trovano la toilette chiusa per pulizia il primo resiste senza tanti problemi, il secondo sta male
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C'è una enorme compressione e filtraggio e li come dicevi dipende da persona a persona come la cosa viene elaborata anche se vedo il processo diversamente da come lo vedi tu. Chi una interiorità molto ricca ha molto spazio senza sentire spinte e costrizioni a manifestare, al contrario chi vive poco dentro, ha "organo" dell'interiorità poco sviluppato fa fatica a contenere l'amore quando questo arriva prepotentemente dai piani superiori e per questo deve cercare di manifestarlo e concretizzarlo maggiormente, non lo regge, si sente compresso. Se non riesce ne soffre.
Chi ha tanto spazio interiore non è che accetta meglio la delusione del degrado, non ha tutta questa brama di andare a manifestare e concretizzare e quando lo fa se gli va male comunque ne soffrirà meno.
Metaforicamente è come due che dovessero andare in bagno ma uno ha una grande vescica e l'altro no. Se trovano la toilette chiusa per pulizia il primo resiste senza tanti problemi, il secondo sta male
In effetti la mia esperienza è più vicina a questa situaizone.
Non perchè chissà che interiorità io abbia, magari la cofondo con introversione o elucubraioni mie interne ecc, però la manifestazione all'esterno è diversa, meno ossessiva , più ricercata, serve davvero uno scosson emolto molto forte per essere spinto ad esternare, a livelli più bassi non c'è tutto questo interesse, forse perchè l'interiore macina già parecchio "materiale" ed energia e quindi molte situazioni in cui c'è troppo degrado vengono viste più come un'intralcio nel cammino piuttosto che un aiuto, poi vabbè spesso l'universo in questo ti da una mano a non presentartele proprio le occasioni nè "troppo degradate" (e questo pesa poco) nè "meno degradate" (e questo ad un certo punto però ti devasta).
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