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Vecchio 19-06-2008, 22.58.58   #1
dafne
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Predefinito Chiedere aiuto

Quando?
Ammesso e non concesso che si abbia un'idea del Chi a cui rivolgersi.
Ma quando chiedere aiuto non è assecondare un proprio profondo bisogno o evitarsi la fatica dello sforzo o delegare a qualcun'altro la soluzione del proprio problema?
E quando si tratta di dilemmi personali quando chiedere aiuto è utile e costruttivo? Esiste una specie di segnale, un moto di dolore più forte, una sorta di pensiero-guida che ci faccia capire che siamo arrivati al limite delle nostre possibilità e oltre da soli senza una spintarella o un'indicazione non si può proseguire?
Perchè chiedo aiuto quando non mi serve davvero e invece quando dovrei farlo mi sembra un gesto di debolezza?

chi mi aiuta?

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Vecchio 20-06-2008, 00.38.14   #2
Ray
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Quando?
Ammesso e non concesso che si abbia un'idea del Chi a cui rivolgersi.
Ma quando chiedere aiuto non è assecondare un proprio profondo bisogno o evitarsi la fatica dello sforzo o delegare a qualcun'altro la soluzione del proprio problema?


Chiedere aiuto dovrebbe essere chiedere di fare insieme, non chiedere che l'altro faccia. La differenza sta nell'essere o meno disposti a fare fatica.
Poi c'è il chiedere cosa fare, quando non si sa, ma è chiedere un consiglio, non un aiuto... anche se, dato che non si sa, si può scoprire che quel che credevamo consiglio in realtà è aiuto.

Quando?
Secondo me, quando si è sinceri. Con l'altro e con se stessi. Con se stessi perchè così non ci si racconta balle e si ha davvero bisogno di aiuto, con l'altro perchè così si chiede aiuto per la cosa che serve davvero e c'è una valorizzazione di entrambi.
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Vecchio 20-06-2008, 06.57.03   #3
MaxFuryu
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Penso che un bell'esempio possa essere un forum tipo questo, si cerca confronto e con questo più il resto che ognuno ci mette da sè, si possono avere risultati, quindi è in tutto e per tutto un aiuto, ma solo questo non basterebbe.
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Vecchio 20-06-2008, 09.31.11   #4
RedWitch
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Quando?
Ammesso e non concesso che si abbia un'idea del Chi a cui rivolgersi.
Ma quando chiedere aiuto non è assecondare un proprio profondo bisogno o evitarsi la fatica dello sforzo o delegare a qualcun'altro la soluzione del proprio problema?
Delegare un altro mai Daf ... nessuno puo' risolverci i nostri problemi, ma qualcuno che puo' indicarci come cominciare a sistemare le cose invece sì. Fare insieme .. ma senza pensare che un altro possa o debba fare per noi. Così non ci aiuterebbe nemmeno, anzi sarebbe solo l'illusione di un problema scantonato, che poi si ripresenterebbe alla prima occasione, nella stessa o in altra forma.. ma non possiamo scappare, nè continuare a chiedere agli altri di fare per noi.

Se è un bisogno, se abbiamo davvero bisogno di aiuto non ci vedo nulla di male a chiedere aiuto, anche se spesso (parlo per me) scambio i vezzi dell'ego per bisogni... e allora se so a chi rivolgermi, puo' scappare che per la voglia di una coccola, chiedo aiuto per cose di cui potrei fare a meno di farlo.. ma lì credo che solo imparando a discernere si possa distinguere, io oggi cerco di fermarmi un momento a pensare e di chiedermi se ho davvero bisogno o meno, a volte lo stato emotivo puo' amplificare le cose, e mi fa vedere una cosa gigantesca quando poi non lo è.. a volte riesco a frenarmi e aspettare (se lasci passare il momento emozionale a volte poi vedi che era solo gonfiato da quello) e poi decidere se davvero mi serve aiuto, a volte sull'onda delle "emozioni" lo faccio e basta, ma anche questo tutto sommato credo sia un modo per conoscerci, solo sperimentando si puo' capire e poi comprendere, non penso ci siano "regole fisse" che possiamo mentalizzare e inquadrare in uno schema..

Poi siamo strani noi esseri umani.. a volte avremmo davvero bisogno di aiuto e per orgoglio o chissà che altro piuttosto che farlo arriviamo a dei limiti davvero estremi...

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Vecchio 20-06-2008, 09.40.30   #5
Uno
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Alla base si potrebbe sintetizzare che chi può aiutarci veramente su qualcosa sa se abbiamo realmente bisogno di aiuto o se stiamo cercando di impiantare qualche gioco perverso.
Premesso questo, il manifestare il bisogno è solo una formalità, necessaria però all'accettazione di questo aiuto.
L'orgoglio gioca brutti scherzi, controllato questo il resto è una passeggiata.
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Vecchio 20-06-2008, 10.21.34   #6
Astral
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Io invece penso che chiedere aiuto sia anche delegare, sopratutto se si tratta di compiti non adatti a noi.

Se non sono capace a fare il giardino, chiedo aiuto al giardiniere, un bambino chiede aiuto ma non collabora.

Diversi sono casi e casi: ad esempio io mi incavolavo quando tutti volevano l'aiuto coi compiti e nessuno studiava.

Per quanto riguarda la maggiorparte dei casi: il dietologo ci aiuta a fare la dieta, ma poi siamo sempre noi e via scorrendo..

La società dovrebbe essere basata sull'aiutarsi reciprocamente, senza pretendere nulla d'altro e riconoscoscendo le potenzialità di tutti.
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Vecchio 20-06-2008, 11.52.40   #7
nikelise
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Ammesso e non concesso che si abbia un'idea del Chi a cui rivolgersi.
Ma quando chiedere aiuto non è assecondare un proprio profondo bisogno o evitarsi la fatica dello sforzo o delegare a qualcun'altro la soluzione del proprio problema?
E quando si tratta di dilemmi personali quando chiedere aiuto è utile e costruttivo? Esiste una specie di segnale, un moto di dolore più forte, una sorta di pensiero-guida che ci faccia capire che siamo arrivati al limite delle nostre possibilità e oltre da soli senza una spintarella o un'indicazione non si può proseguire?
Perchè chiedo aiuto quando non mi serve davvero e invece quando dovrei farlo mi sembra un gesto di debolezza?

chi mi aiuta?


In questo periodo vedo tutto l' agire delle cose in doppio (demoni archetipi ecc. )
Tutto agisce in doppio : dire no oggi puo' significare dire si domani;
cosi' chi chiede aiuto anche aiuta perche' consente a chi ha di piu' di dare ;
se si riflettesse sul doppio di tutte le cose anche i limiti e ad esempio l'orgoglio se ne andrebbe piu' facilmente .
Anche un chiedere aiuto che non e' reale , obbliga l'altro ad opporsi per non farsi strumentalizzare.
Ma c'e' un altro aspetto del doppio ed e' la figura del mediatore da trovare che e' quello che riunisce sempre gli opposti , li sintetizza.
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Vecchio 20-06-2008, 11.56.11   #8
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Io invece penso che chiedere aiuto sia anche delegare, sopratutto se si tratta di compiti non adatti a noi.

Se non sono capace a fare il giardino, chiedo aiuto al giardiniere, un bambino chiede aiuto ma non collabora.

Diversi sono casi e casi: ad esempio io mi incavolavo quando tutti volevano l'aiuto coi compiti e nessuno studiava.

Per quanto riguarda la maggiorparte dei casi: il dietologo ci aiuta a fare la dieta, ma poi siamo sempre noi e via scorrendo..

La società dovrebbe essere basata sull'aiutarsi reciprocamente, senza pretendere nulla d'altro e riconoscoscendo le potenzialità di tutti.
perfettamente d'accordo su questo.
ma alla base di questo ci deve per forza essere "fiducia" e capacità di capire le potenzialità altrui
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Vecchio 20-06-2008, 12.40.56   #9
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Io invece penso che chiedere aiuto sia anche delegare, sopratutto se si tratta di compiti non adatti a noi.

Se non sono capace a fare il giardino, chiedo aiuto al giardiniere, un bambino chiede aiuto ma non collabora.

Diversi sono casi e casi: ad esempio io mi incavolavo quando tutti volevano l'aiuto coi compiti e nessuno studiava.

Per quanto riguarda la maggiorparte dei casi: il dietologo ci aiuta a fare la dieta, ma poi siamo sempre noi e via scorrendo..

La società dovrebbe essere basata sull'aiutarsi reciprocamente, senza pretendere nulla d'altro e riconoscoscendo le potenzialità di tutti.
Ma questo che descrivi a mio avviso non è chiedere aiuto ma chiedere una prestazione (che va ricambiata in qualche modo, tipo soldi, come si pagano le ripetizioni).
Aiuto è fare insieme... poi bon, le cose sfumano sempre una nell'altra quando siamo nel reale/pratico.
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Vecchio 20-06-2008, 16.35.37   #10
dafne
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Grazie
Ho letto anche l'altra discussione, quella "bisogno d'aiuto" dove Ray descrive molto bene certi meccanismi, non l'avevo vista, magari si potrebbero unire non sò.
In effetti ci sono molte cose da valutare in primo luogo l'orgoglio, gran brutta bestia lo conosco bene
In merito al mediatore mi sfugge, ma non mi stupisce, fà parte di quel discorso sugli opposti che mi manda sempre tanto in confusione.
Anche la questione sollevata da Red, lo stato emotivo che gonfia tutto, non è da trascurare. Pensavo a tutte queste cose e mi è venuto in mente "aiutati che il ciel ti aiuta", non ricordo perfettamente la parabola ma se non ricordo male Gesù si fermò ad aiutare il bestemmiatore che stava rimettendo a posto il calesse invece di quello che si era seduto a pregare...
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Vecchio 20-06-2008, 16.58.43   #11
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Ma questo che descrivi a mio avviso non è chiedere aiuto ma chiedere una prestazione (che va ricambiata in qualche modo, tipo soldi, come si pagano le ripetizioni).
Aiuto è fare insieme... poi bon, le cose sfumano sempre una nell'altra quando siamo nel reale/pratico.
Si infatti è più una prestazione se io sono un soggetto passivo, mentre se collaboro è una collaborazione, in ogni caso aiutare a volte significa delegare. Ad esempio in una coppia dove uno lavora e l'altro si occupa della casa, è un esempio di chiedere aiuto, oppure ho un lavoro impegnativo e delego a qualcun'altro una parte di esso.
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Vecchio 20-06-2008, 17.30.20   #12
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Si infatti è più una prestazione se io sono un soggetto passivo, mentre se collaboro è una collaborazione, in ogni caso aiutare a volte significa delegare. Ad esempio in una coppia dove uno lavora e l'altro si occupa della casa, è un esempio di chiedere aiuto, oppure ho un lavoro impegnativo e delego a qualcun'altro una parte di esso.
Quella che descrivi tu è dare una mano, (non nel senso di stretta di mano ) che è pur sempre un valido aiuto, ma in questo contesto penso che la richiesta di aiuto sia riferita a qualcosa che non si è in grado di fare da soli.
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E quando si tratta di dilemmi personali quando chiedere aiuto è utile e costruttivo? Esiste una specie di segnale, un moto di dolore più forte, una sorta di pensiero-guida che ci faccia capire che siamo arrivati al limite delle nostre possibilità e oltre da soli senza una spintarella o un'indicazione non si può proseguire?
Altro discorso è per l'aiuto morale: nei dilemmi personali forse l'aiuto più valido che possiamo chiedere è qualcuno che ci aiuti a vedere chiaro e a schiarirci le idee...
Non sapendo che pesci pigliare in una faccenda personale ben venga chi ci fa capire i pro e i contro, da un punto di vista esterno, perchè ho notato che nella nostra emotività tendiamo a vedere le cose un po' sfalsate, mentre una persona dall'esterno ha una visione più chiara, non essendo coinvolta emotivamente.
Ma poi la decisione spetta a noi, quella non si può delegare....
Quella cosa che dici tu esiste, è quando si continua a girarci intorno e non se ne esce, quello è il momento di chiedere aiuto.
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Vecchio 10-06-2009, 10.14.04   #13
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Ritiro su questa discussione perchè, a quanto pare, il discorso mi è ancora lontano anni luce

Per una serie di avvenimenti che non vi racconto per non tediarvi ieri mi sono ritrovata a parlare con lo psicomotricista che sta seguendo mio figlio più piccolo. Era in programma una seduta col piccolo che però è saltata e nell'andare ad avvisarlo mi ha fermata per parlare.

La cosa io la desideravo da tempo (si vedono da due mesi oramai abbondanti e io non avevo ancora parlato col professionista) ma aspettavo, non molto serenamente lo ammetto, che finisse questo ciclo di sedute, quando ci sarebbe stata la restituzione.

In due parole (beh, tre dai ) mentre parlavo e dicevo e mi sfogavo ecco che questo se ne esce con un "ma perchè non me l'ha detto?" che mi fà cascar dal banano.
Gli dico che ho visto che tendeva a non colloquiare con me e che avevo intuito che fosse per lasciare un certo spazio neutrale attorno al piccolo e lui mi dice "mi poteva telofonare, mi deve informare quando è in una situazione difficile"...bon...l'istinto era di rispondergli in malo modo ma in verità aveva ragione lui.

Non mi aveva mai detto che il rapporto era esclusivamente tra lui e il piccolo, così come io non avevo mai provato a chiedergli aiuto ad esempio nella gestione delle maestre.

Ieri sera sono uscita da là con la calda sensazione di avere un appoggio non previsto e la rabbia per essermi accorta di aver, come sempre, fatto tutto da sola.

In questo caso avevo bisogno d'aiuto e non solo non l'ho chiesto ma avevo deciso a priori che non lo avrei ricevuto.

E' comunque un qualcosa che si muove sempre dall'interno ed è anche sempre un problema, alla fine, di difficoltà di comunicazione.

Ieri ho ricevuto aiuto nel non sentirmelo rifiutare ma oggi mi chiedo in quante altre occasioni continuo a non capire quale è l'aiuto "sano" e quale quello viziato.
Per la precisione...in quante occasioni mi siedo e piango e in quante muovo il c... ...orpo

Questo penso si colleghi anche bene al discorso iniziato in "se taci scompare", quel senso di non-dire le cose per non doverle affrontare, per non smuoverle, e la perversa abitudine di affidarmi a qualcuno solo quando ho la sensazione di poter non pensarci più, mentre mi ostino a non capire che l'aiuto giusto, oltre al fare assieme, è spesso quello (sempre?) che ti obbliga a pensare ad affrontare.


Metto uno spillo pure qui... mal che vada almeno tra un pò non ne avrò più per le macumbe
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Vecchio 10-08-2009, 23.48.57   #14
Carlotta
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Ti sei trovata di fronte ad un dilemma: parlo o non parlo con lui? Dal tuo scritto emerge che hai pensato fosse meglio aspettare un po'.La difficoltà sta molte volte nel prendere la decisione giusta fra diverse possibilità. Purtroppo possiamo sbagliare anche se ci riflettiamo a lungo.Personalmente anch'io mi sarei comportata nel tuo stesso modo, tanto più che hai avuto la sensazione che cercava di non parlare con te. Ma questa sensazione era reale o magari hai voluta vederla tu per evitare il dialogo? Perchè dalla sua risposta sembra molto strano
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Vecchio 11-08-2009, 00.08.13   #15
dafne
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Ti sei trovata di fronte ad un dilemma: parlo o non parlo con lui? Dal tuo scritto emerge che hai pensato fosse meglio aspettare un po'.La difficoltà sta molte volte nel prendere la decisione giusta fra diverse possibilità. Purtroppo possiamo sbagliare anche se ci riflettiamo a lungo.Personalmente anch'io mi sarei comportata nel tuo stesso modo, tanto più che hai avuto la sensazione che cercava di non parlare con te. Ma questa sensazione era reale o magari hai voluta vederla tu per evitare il dialogo? Perchè dalla sua risposta sembra molto strano
Penso di aver avuto in quell'esperienza una buona dose fuorviante di orgoglio..roba del tipo "chissà che figura faccio se gli chiedo una cosa che lui dà per scontato che io abbia capito che non devo chiedergli"

Uno dei miei problemi più grossi è che partito il primo pensiero circolare (si chiamano così, si?) tutti gli altri fan mandria dietro e fanno "caricaaaaa"

Non sempre ma spesso mi rendo conto che faccio meno danni (a me stessa, ovviamente) agendo dopo poco piuttosto che dopo aver innestato quel meccanismo perverso che è l'elucubrare sulle ipotesi.

Un esempio assurdissimo ma che rende bene è la doccia in inverno.
Se penso "oddio ho freddo..fà freddo..." e mi butto sotto, bon, ce la faccio.
Se dopo il secondo "fà freddo" mi fermo e contiunuo a pensarci la doccia finisce che non la faccio più perchè ho troppissimo freddo

Insicurezza, orgoglio, presunzione..(mio padre lo chiamerebbe ebetismo...in effetti rende meglio...) comunque sia una vera palla al piede..uff
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Vecchio 11-08-2009, 00.23.13   #16
Ray
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Un esempio assurdissimo ma che rende bene è la doccia in inverno.
Se penso "oddio ho freddo..fà freddo..." e mi butto sotto, bon, ce la faccio.
Se dopo il secondo "fà freddo" mi fermo e contiunuo a pensarci la doccia finisce che non la faccio più perchè ho troppissimo freddo
Perchè non usi l'acqua calda?


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quel meccanismo perverso che è l'elucubrare sulle ipotesi.
Elucubrare sulle ipotesi potrebbe a volte anche rivelarsi utile, in ogni caso esiste un modo di farlo non dannoso... beh quasi mai: ricordarsi che sono ipotesi (e, come tali, non reali).

Il guaio è che, dopo aver iniziato ad elucubrarle, quando ormai ci ha un po' preso la mano, finisce che scegliamo quella che ci piace di più, chissà magari perchè si conficca meglio delle altre nella nostra ferita preferita, e decidiamo che non è più un'ipotesi, ma che è vera. E agiamo di conseguenza... con gravi danni per la salute nostra e degli altri.

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