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Vecchio 07-04-2008, 17.07.27   #1
Uno
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Predefinito Prima facciamo Festa

Festa intesa accoglienza, banchetto organizzato per l'ospite etc...
Per introdurre l'argomento riassumo brevemente un aneddoto raccontato da Giobbe Covatta.

Va in uno sperduto villaggio africano per girare un film (non ha specificato ma credo sia stato uno dei suoi documentari per l'associazione con cui collabora) e tramite gli interpreti inizia a discorrere con il capo villaggio.
Lui traduce da napoletano a italiano, poi da italiano a inglese, il traduttore ascolta in inglese e traduce nel dialetto della zona, il capovillaggio risponde il traduttore passa dal dialetto all'inglese lo dice a Giobbe che traduce in italiano e poi in napoletano, si erano detti buongiorno , dopo mezz'ora....
A forza di avanti e indietro Giobbe dice che vorrebbe fare un film con loro.
A quel punto il capo villaggio sorride, un film!!
Si alza in piedi e urla delle cose, prendono una capra, preparano un banchetto, suonano musica, danno da bere qualcosa a Giobbe che dice di aver bevuto ma preferisce non sapere che roba era etc etc
Lui la racconta molto meglio......

Dopo tutto questo, finita la festa, il capo villaggio si gira verso l'interprete e Giobbe e chiede: "che cosa è un film?"

Proviamo a pensare la stessa cosa nel nostro mondo cosiddetto civile?
Prima prendi un appuntamento per telefono, non si sa quando ti ricevono, una segretaria filtra volendo già sapere se la cosa è interessante [.........] se la cosa si fa, allora la cena di lavoro, il party o che altro in cui nessuno mette realmente qualcosa a lui caro, mica la capra di un popolo di pastori.....

Ma senza andare sugli affari, quando qualcuno, non dico bussi alla porta, ma anche solo ci rivolga la parola per strada, quanti meccanismi mettiamo in moto prima di essere gioiosi per la possibilità che abbiamo per comunicare con un'altro essere umano?
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Vecchio 07-04-2008, 19.05.10   #2
griselda
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Per comunicare devo esser a mio agio, per essere a mio agio devo aver già giudicato () l'altro disponibile ad accogliermi. Altrimenti la paura mi impedisce di comunicare.
Mi piace però accogliere le persone e credo anche di essere accogliente se non ho paura.
La paura deriva purtroppo come sempre da esperienze negative non risolte, però sono portata ad aprire la porta istintivamente ma poi però la paura mi blocca.

Il banchetto insieme mi ricorda la Comunione.

Il banchetto dovrebbe mettere a proprio agio le persone e fare in modo che si sentano accolte e a casa propria in modo che possano liberamente lasciarsi andare ed essere se stesse. E quindi anche in grado di chiedere e di comunicare.
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Vecchio 07-04-2008, 20.21.07   #3
Ray
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Ma senza andare sugli affari, quando qualcuno, non dico bussi alla porta, ma anche solo ci rivolga la parola per strada, quanti meccanismi mettiamo in moto prima di essere gioiosi per la possibilità che abbiamo per comunicare con un'altro essere umano?
Anche fosse uno solo, direi uno di troppo.

Concordo con Griselda... quel che posso osservare in me è un'immediata interferenza della mente che si sovrappone al cuore che avrebbe la tendenza all'immediata gioiosità. In realtà questa c'è ma la mente quasi subito la soffoca con delle sue esigenze, principalmente cercare di "capire", di solito cosa l'altro vuole, ma in genere cercare di rappresentarsi e conseguentemente incasellare nell'appropriata scatola mentale la situazione.

Poi dopo, se e solo se tutta una serie di esigenze mentali, caratteristiche che incasellano in una particolare serie di scatole, sono soddisfatte allora ecco che, se non interviene altro, si da qualche misero attimo di libertà a questa gioiosità.

Eeehhh...
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Vecchio 07-04-2008, 21.03.24   #4
RedWitch
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........

Ma senza andare sugli affari, quando qualcuno, non dico bussi alla porta, ma anche solo ci rivolga la parola per strada, quanti meccanismi mettiamo in moto prima di essere gioiosi per la possibilità che abbiamo per comunicare con un'altro essere umano?
E questo che vuole? perchè mi sorride, se non ci conosciamo? (nel frattempo stringo la borsa e controllo che sia chiusa, vedi mai che sia un poco di buono)... già..

Mi capita di avere a che fare con le persone per lavoro, e spesso noto che se entrano per chiedere un'informazione, basta mostrarsi un minimo predisposti all'ascolto, perchè queste raccontino di sè stesse al di là del motivo per cui entrano, se invece mi metto sulla difensiva perchè non ho voglia di sentirli, in pochi minuti si esaurisce tutto .. siamo nell'era della comunicazione, e non sappiamo comunicare.. eppure credo che ne avremmo bisogno.

Bellissimo il racconto che hai messo Uno, due persone che parlano due lingue differenti, che comunicano attraverso altri e nonostante gli interpreti non si capiscono, ma quel capo villaggio gli da lo stesso quello che ha ... senza condizioni.. senza voler niente indietro.

A volte basterebbe saper regalare un sorriso.. (anche se l'altro a quel punto si chiederebbe il perchè .. ma pazienza)
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Vecchio 08-04-2008, 01.10.14   #5
Grey Owl
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Penso che in questo nostro mondo civile ci siamo addormentati, sognamo ad occhi aperti e camminiamo per strada senza accorgerci di chi ci passa di fianco.
In quello sperduto villaggio africano le persone sono molto più sveglie di noi ed apprezzano ogni momento di vita in quanto conoscono la vita e quanto essa ci dà.

Se cammino per la strada i casi (principalmente) sono due, o sono preso dai miei pensieri e non vedo nessuno, neanche amici o conoscenti oppure sono molto guardingo su chi incontro (prevenuto).
Se poi dovesse accadere che qualcuno mi rivolge la parola cominciano i pensieri del perchè e del per come, cosa mi vuole vendere o cosa vuole che firmo?
Mi è capitato di essere fermato da ex tossicodipendenti che dopo aver chiesto una firma volevano un contributo per sostenere la loro comunità. Le prime volte volentieri ma dopo un pò erano troppo invadenti e insistenti ecome di solito faccio, dall'erba al fascio il passo è breve, sono diventato diffidente col prossimo che incontro per strada.
La cosa triste è che ora vedo il pericolo in ogni "stranezza" che vedo mentre cammino per strada, dei ragazzi che s'inseguono (stanno giocando) l'interpreto come un furto, oppure grida di giovani (stanno scherzando) come una maleducazione. Mi rendo conto di quanto sono poco comunicativo con un'altro essere umano, prima devono passare tutta una serie di meccanismi prima di aprirmi all'altro.
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Vecchio 08-04-2008, 05.35.52   #6
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Weeeeee e allora inizio col fare festa

Leggendo il buon Ray, osservo anche io la stessa cosa, ovvero in fase di partenza la parte razionale cerca di capire, se poi determinate condizioni si verificano allora si apre la parte più emotiva e si libera un pò di amore "condizionato" oppure se queste non si verificano rimango sulla difensiva (potrei farci un diagramma di flusso, if-else endif )

Ad esempio mi vengono in mente le zingarelle che spesso e volentieri si incontrano ai semafori di roma, alcune volte lascio loro qualcosa magari in una giornata in cui sono gioso di mio e voglio trasmettere a tutti questa gioia attraverso piccoli o grandi gesti, altre giornate invece quando magari mi girano perchè è la classica giornata no, lascio loro solo la mia indifferenza, quindi ne deduco che non dipende da chi ci troviamo davanti se il capo della tribù, la zingarella o il manager d'azienda ma tutto è dipeso dal punto di vista personale istantaneo.

Nel mondo civile (eeeeeee) in cui viviamo se qualcuno esce la mattina ed è felice, gioiso e fa percepire queste sue doti, viene visto quasi come un pazzo, ad esempio se un uomo regala un sorriso disinteressato a una donna, o viceversa, questa potrebbe pensare ma ci sta provando?

Tornando al capo della tribù, Giobbe, il traduttore e la festa mi viene in mente il mio prof di matematica quando diceva: "Parliamo tutti la stessa lingua, ma ci esprimiamo in modi diversi"

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Vecchio 08-04-2008, 09.31.44   #7
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Mi capita di avere a che fare con le persone per lavoro, e spesso noto che se entrano per chiedere un'informazione, basta mostrarsi un minimo predisposti all'ascolto, perchè queste raccontino di sè stesse al di là del motivo per cui entrano, se invece mi metto sulla difensiva perchè non ho voglia di sentirli, in pochi minuti si esaurisce tutto .. siamo nell'era della comunicazione, e non sappiamo comunicare.. eppure credo che ne avremmo bisogno.
Ho notato anch'io questa cosa, basta dare un po' di attenzione e l'altra persona comincia a parlare a ruota libera di sè...
Per quanto mi riguarda, una volta ero più spensierata e disponibile al dialogo o quanto meno allo scambio di un sorriso, ma dopo alcune fregature per forza di cose si è un po' diffidenti verso il prossimo.
La dimensione del villaggio che fa festa a prescindere dal motivo, non si può ripetere nella vita che facciamo qui...
Forse perchè qui tutti hanno qualcosa da difendere, e anche perchè di maleintenzionati purtroppo ne girano anche troppi....
Se nel villaggio venisse uno straniero che dopo aver fatto amicizia derubasse o imbrogliasse il capo tribù o facesse del male a qualche abitante del villaggio, la prossimo volta sarebbe un po' più cauto nell'accoglienza....
E lo so, è brutto parlare così, bisognerebbe continuare a fidarsi e porgere l'altra guancia, a lungo andare i malientenzionati forse cambierebbero idea, ma questa è utopia...
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Vecchio 08-04-2008, 09.53.19   #8
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Ad esempio mi vengono in mente le zingarelle che spesso e volentieri si incontrano ai semafori di roma, alcune volte lascio loro qualcosa magari in una giornata in cui sono gioso di mio e voglio trasmettere a tutti questa gioia attraverso piccoli o grandi gesti, altre giornate invece quando magari mi girano perchè è la classica giornata no, lascio loro solo la mia indifferenza, quindi ne deduco che non dipende da chi ci troviamo davanti se il capo della tribù, la zingarella o il manager d'azienda ma tutto è dipeso dal punto di vista personale istantaneo.
Io trovo invece che a parte il discorso "mi gira bene oggi" è innegabile che nella nostra società se possiamo catalogare (esperienza , fatti successi, a noi o ad altri) chi ci sta di fronte, questa catalogazione ci condiziona. Bisogna però anche pensare all'enorme diversità che esistono nelle nostre società moderne rispetto alla tranquillizzante monotonia della realtà di uno sperduto villaggio africano.
Probabilmente se nel villaggio si presentassero ogni giorno personaggi loschi, questo incrinerebbe la loro fiducia.

Quindi è emersa una cosa parlando, più l'ambiente è variegato, più presenta incognite e più fa alzare barriere difensive. Ora il discorso è se queste difese sono necessarie, se lo sono sempre o se potremmo utilizzarle solo quando realmente necessarie.
Per esempio alle zingarelle non lascio mai indifferenza, però volutamente non do mai loro soldi e allo stesso tempo seppur sto attento che non mi rubino il portafoglio (non si può negar quello che capita troppo spesso) se sono costretto a rifiutare decisamente i loro servizi/richieste (che sia la lettura della mano o la richiesta di soldi etc) lo faccio con tono deciso ma gentile, senza urlare, bestemmiare o altro che spesso vedo fare. Ogni zingarella è un individuo e ad ognuna devo concedere la possibilità di capire che non gradisco alcune cose, anche se l'ho fatto un milione di volte con suoi simili.

La possibiltà di catalogare, cioè una forma di conoscenza parziale, alcune tipologie di individui ci impedisce di vivere il momento se da strumento la lasciamo diventare controllore della situazione. Di contro anche quando non possiamo catalogare rischiamo di non vivere il momento perchè la mente spiazzata continua a cercare punti dove aggrapparsi.

In un incontro (come in qualsiasi altra cosa) l'ideale sarebbe si utilizzare le informazioni che abbiamo già, ma con la porta aperta alla possibilità di nuovi dati, la porta aperta ci permette di vivere in diretta, qui e ora...... e fare sempre una piccola o grande festa anche se la situazione non è ideale.
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Vecchio 14-05-2008, 18.49.27   #9
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Se penso che stò pagando uno solo per ascoltarmi...
A me piace salutare ed essere salutata per strada, ma nel tempo ho appreso che non sempre chi ti saluta e ti sorride lo fà per lo stesso piacere, non meno di una anno fà mi facevop ingabolare da tutti quei ragazzi/e che in piazza con sorrisoni e belle parole ti scucivano i 20 euro per una indefinità opera di recupero di drogati..stesso dicasi per i sorrisoni di quelli che devono promuovere un'offerta, se mi aggancino non mi costa meno di 15-20 minuti ascoltarli (non riesco mai a bloccarli all'inizio...) non ultima l'esperienza una sera di un tipo che con la scusa di chiedermi un accendino e fingendosi nuovo del posto mi ha inseguito per tutta la piazza e quasi fino a casa perchè voleva "offrirmi qualcosa da bere". Non sono bastati tre miei rifiuti, per tre volte l'ho mandato a quel paese e visto allontanarsi e per tre volte me lo sono ritrovata alle spalle che mi seguiva di nascosto.( Doveva essersi fatto di qualcosa di forte.. mah) Alla fine mi sono seduta sul muretto della caserma dei carabinieri che è vicina a casa mia e ho aspettato che se ne andasse davvero.
Ora, con quale coraggio mettersi a sorridere a il primo pinco pallo che mi fà una domanda? Io sarò paranoica ma,per quanto mi verrebbe spontaneo, soprattutto la sera (per le poche volte che esco) evito accuratamente di dare confidenza. E per la verità anche di giorno.
Immensa soddisfazione invece mi danno gli anziani che abitano attorno a casa che spesso mi salutano con un sorrisone o dicendomi "buongioro cara" pur non avendo la più pallida idea di chi io sia.
Trovo anch'io assurdo allontanare le persone tipo zingare insultando e gridando ma in ogni caso se ne vedo girare qualcuna in più attorno al parco per qualche giorno porto i miei figli altrove.
Bigottona? Forse. Ma dopo è troppo tardi meglio pensarci prima.
So che questa frase è un'arma a doppio taglio ma non posso farne a meno, così come post più su si è sottolineato come di fronte a disponibilità le persone ti rovescino addosso ogni cosa, anche lì ho imparato a premunirmi, resto sempre gentile ed educata ma certo di mantenere una certa distanza. Salvo che poi mi ritrovo alla fine nelle stesse condizioni di chi di fronte a un pò di cortesia fà crollare gli argini...mouble mouble...c'è da pensarci.
Per concludere, si, sono d'accordo, bisogna fare festa prima ma no, in fondo, io non ci riesco più.
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Vecchio 14-05-2008, 19.38.09   #10
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Se penso che stò pagando uno solo per ascoltarmi...
Il resto lo leggo con calma dopo ma sia chiaro che quell'uno non sono io
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Vecchio 15-05-2008, 11.04.47   #11
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Il resto lo leggo con calma dopo ma sia chiaro che quell'uno non sono io

ops
porca paletta non avevo proprio pensato che potesse essere frainteso...


però..
mizzeca capo Uno se quell'uno fossi stato tu avevi la rendita assicurata per te e la tua signora per quasi tutta la vita.....anche se mi sa che poi dovevi girare la cifra a un altro buon psichiatra per venirne fuori dalle elucubrazioni della mia mente...
oddio che spassosissssima gaffe (mettiamola così)
fortuna che siamo in internet e non devo salvare la faccia


farò più attenzione...

forse
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Vecchio 15-05-2008, 11.34.12   #12
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In un incontro (come in qualsiasi altra cosa) l'ideale sarebbe si utilizzare le informazioni che abbiamo già, ma con la porta aperta alla possibilità di nuovi dati, la porta aperta ci permette di vivere in diretta, qui e ora...... e fare sempre una piccola o grande festa anche se la situazione non è ideale.
Succede anche a me con i Testimoni di Geova: so dove vogliono arrivare, cosa vogliono dirmi, ma molto spesso mi metto per strada a discutere gentilmente, ascoltandoli ma con decisione affermare che comunque con me è tempo perso convincermi a venire ai loro convegni.
Se dovessi giudicare in base all'esperienza invece non dovrei rivolgere loro la parola a priori, ma questo crea appunto una categoria.
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