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Vecchio 29-03-2012, 00.00.31   #1
diamantea
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Predefinito Raptus di follia

Da settembre scorso in comunità ospito due uomini con problemi di tipo psichiatrico.
Uno è bipolare, ha 63 anni, due figli che lo hanno allontanato, l'altro è schizofrenico, con ritardo mentale, 53 anni, un fratello che vive in Liguria. Sono soli, come fossero senza famiglia, in affidamento dai servizi sociali e seguiti da anni dal DSM territoriale, entrambi trattati con psicofarmaci. Provenivano da un'altra comunità per anziani, che ha chiuso, economicamente a carico del comune visto che percepiscono solo l'assegno di invalidità civile e non posseggono altri beni. Nella mia zona le comunità convenzionate si contano su meno delle dita di una mano, poi si va fuori territorio.

Ero molto titubante se prendere anche lo schizzofrenico, ci ho pensato molto a lungo, ho avuto alcuni mesi per programmare l'inserimento, nel frattempo ho osservato, parlato con chi lo segue da anni, compresa la comuntità di provenienza, ma sono stata rassicurata che ormai è da almeno dieci anni che non ha più crisi di aggressività, è ben compensato dai psicofarmaci, fa la puntura una volta al mese, è buono , dolce, educato, tranquillo, riabilitato e un sacco di ecc... mi hanno quasi pianto per prendermelo, perchè si faceva compagnia con l'altro, visto che erano nella stessa comunità... faceva pena lasciarlo solo, senza famiglia... seguito e monitorato da loro...non ti lasciamo sola, ti prego fammi questo miracolo, non sappiamo dove mandarlo ormai non è più da comunità psichiatrica, ha bisogno di accoglienza e di affetto di garantisco non avrai problemi bla bla bla...
Insomma mille garanzie che ormai era fuori pericolo e potevo tranquillamente tenermelo in comunità per anziani.
Stasera è successo quello che avevo temuto e che non doveva accadere.
Era stato tranquillo tutto il giorno fino a sera, poi una scusa banale scatta il raptus, questi aggredisce all'improvviso il compagno di stanza, lo butta a terra gli mette le mani al collo per ucciderlo, urla, bestemmie, parole immonde erano il male minore... per dividerli c'è voluto tutta la forza delle due operatrici presenti. Io ero in ufficio, a piedi. Stavo per chiamare i vigili urbani per un TSO ma poi lui si è calmato, è tornato lucido, si è reso conto di avere avuto una crisi, che aveva sbagliato, si è messo a letto, nel frattempo sono arrivata, abbiamo parlato un pò, ragionava lucidamente, quasi avesse fatto una bravata, poi si è addormentato, i farmaci hanno avuto la meglio.
Per stanotte ho chiamato di rinforzo l'autista, uomo giovane e corpulento, perchè si è generata paura generale. Non volevo fargli passare la notte in psichiatria ma nemmeno lasciare la comunità senza sicurezza.

Domani dovrò affrontare questa situazione.
Si è creato un brutto precedente, io non sono preparata per questo tipo di incidenti. Da me ogni tanto litigano le donne, fra loro, ma sono gestibili, sono anziane, qualcuna demente ma non sono schizzofreniche anche se a volte hanno atteggiamenti di tipo schizofrenico. Ho gestito bene il ritardo mentale non aggressivo, ma qui siamo nel campo clinico psichiatrico certificato da una diagnosi, tutta un'altra tipologia di disabiltà.
Questo ha mostrato una forza bruta, un'aggressività grave, voleva e poteva ucciderlo.
Era da un pò che faceva discorsi strani, che lui può anche uccidere, tanto è pazzo non gli fanno nulla e rideva come fosse una bravata di ragazzini.

A me dispiace sinceramente mandarlo via, mi sono affezionata, è stato veramente buono, tranquillo, sereno, ultimamente mi diceva che da me si sentiva felice e voleva rimanere per tutta la vita.
Si era integrato bene.
Ora non so che fare, ho perso un pò la fiducia verso tutte le rassicurazioni e garanzie che ho ricevuto dalla sua psichiatra, da chi lo ha seguito in questi anni. Mi dispiace farlo rinchiudere in una comunità psichiatrica ma devo garantire la sicurezza in comunità, ho la responsabilità di altre persone, del personale.
La schizzofrenia è una malattia seria, grave, da cui non si guarisce mai, il raptus è sempre in agguato, latente, si accumula e poi scarica sull'oggetto che in quel momento diventa spina irritativa.
I farmaci compensano ma forse non sgongiurano mai il pericolo al 100/100 nemmeno dopo anni.
Mi sento arrabbiata per come hanno quasi messo la mano sul fuoco sulla sua innoquità.

Avete qualche suggerimento?
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Ultima modifica di diamantea : 29-03-2012 alle ore 00.03.09.
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Vecchio 29-03-2012, 00.56.03   #2
Ray
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Avete qualche suggerimento?
Una cosa mi par chiara da quel che dici: non siete strutturati per questi casi.

E' vero che un disturbo di quel genere presenta determinati rischi ma è vero anche che un'equipe preparata specificatamente per questa tipologia sa riconoscere i prodromi di una crisi, che ci sono stati, tu li hai descritti. Solo che non avete fatto nulla. Nel 99% dei casi si ha tutto il tempo di intervenire, proprio perchè si presentano dei segnali evidenti. Il raptus è talmente tanto raro da essere quasi teorico, in realtà una crisi monta solitamente in un tempo abbastanza lungo.

Per come la vedo io l'unica possibilità per tenerlo è formare il personale, ma formarlo seriamente. Chi ti dice che andrà tutto bene anche senza ti racconta balle. Se è del settore. Altrimenti parla a vanvera.

Ripeto, è possibilissimo gestire le persone con questo tipo di patolgie, è anche possibile ottenere enormi miglioramenti in molti casi, ma occorre sapere cosa si fa e come.

Dici bene quando parli di reponsabilità verso gli altri accolti e verso il personale. Aggiungo anche la responsabilità verso questa persona, dato che comunque vi occupate di persone in difficoltà...
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Vecchio 29-03-2012, 09.55.27   #3
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esamino la questione dl punto di vista del personale.

io lavoro in una struttura di un certo tipo, con mansioni di un certo tipo (perche' appunto non ci sono personaggi violenti o pericolosi). se lavorassi in una struttura diversa, oltre a necessitare della formazione a cui giustamente fa riferimento Ray, avrei diritto (immagino, dimmi se sbaglio) a un riconoscimento anche economico del fattore di "rischio personale" che aumenta. forse io non lavoro in quelle strutture perche' non voglio correre quel rischio, e rinuncio volentieri a un guadagno maggiore...
a me da operatore non starebbe bene per nulla che tu accettassi questa persona, mi facessi un corso, e via cosi'.

naturalmente parlo senza conoscere il settore e le normative, quindi è altissima la probabilità che io dica corbellerie. nel caso, non fatevi remore a massacrarmi come merito.
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Vecchio 29-03-2012, 23.36.15   #4
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Giornata molto dura oggi. Per quanto riguarda la normativa le strutture come la mia possono ospitare il 10% di soggetti con patologie psichiatriche in fase remissiva, altrimenti l'inserimento non l'avrebbero autorizzato, ma io so in questi casi come dipingono con più rosa forzando un pò per risparmiare ricoveri in strutture dove trovano soggetti ancora in fase produttiva. Con questa modalità me ne hanno inserito quattro, due femmine e due maschi.
Dal punto di vista legale sono a posto.
Però del legale mi frega poco se poi si fa male qualcuno.

Oggi sono stata al DSM ma la sua psichiatra aveva preso un giorno di ferie, impossibile parlare con un altro medico che non segue il paziente, sono strapieni di casi e ognuno si occupa strettamente dei suoi.
Ho parlato con il mio collega che ha fatto tutta la sua carriera in psichiatria, mi ha schiarito le idee. Mi ha detto che gli insufficienti mentali non destano l'interesse dello psichiatra che al di fuori di prescrivere farmaci di contenimento non possono fare nulla per via del ritardo mentale, quindi qui tutto lavoro sociale, di educativa, altro non si può. Posso farlo partecipare ai gruppi per insufficienti mentali come lui, organizzati da loro, ma altro non devo aspettarmi perchè non avrò nulla.
Lui pensa che sia gestibile anche con questa crisi, abbiamo cercato di scoprire insieme il motivo, ed io penso che la causa sta nel cattivo rapporto con il compagno, il quale ha bisogno di affermare la sua IP facendo leva sulla sua disabilità mentale, ricalcando le lacune, insomma per dirla breve lo prende per scemo spesso e volentieri.
Di questo mi sono accorta da tempo, ho cercato di far capire che così non va bene, la fase dell'inserimento è molto delicata, ci vuole del tempo, ed è normale il nervosismo, ma non ho previsto la monta di rabbia e l'aggressione, cullandomi sulle rassicurazioni che tanto ormai con la cura non manifesta più aggressività. Anche le donne litigano, ma due uomini è diverso, sviluppano un'energia difficile da contenere per noi donne che non abbiamo tutta questa forza fisica.

Ho parlato a lungo con lui oggi, era cosciente di aver fatto una cosa sbagliata, mi ha detto che non era lui, era la crisi, però mi ha raccontato di questo compagno che ha un carattere diverso dal suo, e gli dice delle cose che lo infastidiscono.
Mi ha raccontato di nuovo di quando era aggressivo, spaccava tutto, gli mettevano la camicia di forza, ha passato anni in strutture spichiatriche e ha patito molto la fame.
Fra pochi giorni è il suo compleanno e gli avevo promesso di fargli io la torta. Mi ha detto che se volevo mandarlo via lui sarebbe andato dove era destinato, ma almeno voleva la mia torta.
Mi ha spaccato il cuore oggi. Non ho preso alcuna decisione per ora, ho parlato a lungo con il personale, ho detto che per ora rimane, in attesa del da farsi. Loro volevano che lo mandassi via subito ma oltre al fatto che non posso farlo così su due piedi non voglio farlo. Piuttosto seguo il consiglio di Ray, di un corso di formazione, maggiore monitoraggio, e maggiore contatto con il DSM. In genere non rompo molto le scatole a loro, i problemi me li risolvo da sola, ma ora dovranno sopportarmi e supportarmi come hanno promesso.

Si è rotto un equilibrio ed ora occorre ricrearne un altro su altre basi.
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Vecchio 30-03-2012, 00.10.52   #5
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Piuttosto seguo il consiglio di Ray, di un corso di formazione, maggiore monitoraggio, e maggiore contatto con il DSM.
Non vorrei che passasse che il mio consiglio era questo. Dicevo solo che secondo me è l'unico modo di tenerlo e parlavo di formazione seria, non di un corso. Significa, ad esempio, che o formi il personale e poi accogli, oppure assumi uno o due che sanno e intanto formi gli altri.

Quello che dicevo è che non siete strutturati.

Concordo invece con il rompere le scatole al DSM (Dipartimento Salute Mentale immagino... per chi non lo sa). Per come la vedo io servirà a poco, in ogni caso vuoi un consiglio? La prossima volta vacci con lui... vedi che lo trovano qualcuno non in ferie che ci parla, visto che non possono rifiutare prestazioni.

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Era da un pò che faceva discorsi strani, che lui può anche uccidere, tanto è pazzo non gli fanno nulla e rideva come fosse una bravata di ragazzini.
Dato che mi sa che te lo tieni torno un secondo su quella cosa dei prodromi che hai descritto e non avete riconosciuto. Queste sono le cose che non si deve lasciarsi sfuggire e sono quelle che ci si deve far raccontare al posto di quanto è bravino o meglio leggerle nella cartella clinica.

Il prodromo è chiaro: stava dicendo che gli stava salendo questa cosa, che il pensiero violento lo attraversava sempre più spesso. E l'atteggiamento che opponeva a questo nucleo che saliva era del tutto inadeguato a contenerlo... tanto non mi fanno nulla, tanto è una bravata, come dire è poca cosa, si può anche fare... insomma non poteva non scoppiare alla prima (o seconda o terza) occasione.
Non sono discorsi fatti da un ragazzino, ma da una persona la cui patologia fa si che le sovrestrutture contenitive di certi impulsi non sono minimamente in grado di trattenerli.

Può sembrare che sia un po' cinico... in realtà parlo in questo modo perchè mi sta a cuore la salute di questa persona (e quelli come lui) e l'impressione netta che ho è che nella tua struttura non sia adeguatamete supportato.

Poi voi potete pure fare i miracoli, spesso gli operatori si prendono personalmente, magari si informano da soli, fanno esperienza e con un po' di buon senso e un po' di cuore per un po' sopperiscono alle mancanze tecniche. Finchè scoppiano. Spesso quando non riescono comunque a gestire un'altra situazione difficile.

Quello che non mi va giù è l'atteggiamento istituzionale di chi non solo te lo ha affidato ma pure sminuendo la situazione per convincerti. A tutto discapito suo.

Vabbeh ne avrei altre ma mi trattengo.
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Vecchio 30-03-2012, 15.24.49   #6
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Ray a quanto pare sei l'unico con cui posso parlare tecnicamente di questa cosa...

Oggi sono tornata al DSM, non c'era nessun medico, tutti a fare un corso di aggiornamento, e l'unico di turno in ambulatorio presso un comune del distretto.
Mi sto mangiando il cervello, non riesco a comunicare con un medico che mi dica cosa succede dopo una crisi di questa, cosa bisogna fare.
Io sono stata onesta nel dire che non ho mai avuto a che fare con uno schizzofrenico e non sono attrezzata per questo tipo di utenza che dovrebbe essere accolta nelle c.t.a. (comunità teraperutica assistita) ma c'è carenza di posti per cui si tenta l'inserimento in altre strutture comunitarie.

Non ho ancora preso una decisione ma di sicuro non lo tratterò come un pacco postale.
Seguo la procedura, intanto una relazione al servizio sociale del Comune, perchè l'utente è di competenza innanzitutto del Comune, che ce l'ha in carico. Ho chiesto un incontro urgente di equipè per la rivalutazione del caso.
Ma siamo a fine settimana, se ne parla bene che vada lunedì. Però domani so che la sua psichiatra è di turno in ospedale, la andrò a cercare e mi porto lui dietro, le espongo intanto i fatti, lei lo vede ogni due o tre punture, un incontro formale, come stai tutto bene sei tranquillo e ciao.

Ora sono preoccupata perchè c'è molta calma, molto silenzio. Lui da un lato è silenzioso e assicura che farà il bravo, perchè sa che queste crisi non passano senza lasciare conseguenze, quindi sta remissivo. L'altro si sente nella ragione e gli tiene il muso calcando la mano sulla colpa, occhio per occhio dente per dente, ha tirato fuori il Vecchio Testamento, ma io non l'appoggio di certo, parlerò anche con la sua psichiatra appena avrò la fortuna di trovarla in ambulatorio.
Insomma sono in allarme, vorrei poter fare qualcosa ma non so cosa di preciso. Osservo e raccolgo dati, penso che per ora non dovrebbe accadere nulla, ha già sfogato ma non posso dormirci su a lungo.
Del resto ho capito che per loro questa è poca cosa in confronto a quello che succede con questi pazienti.

Io dalla mia ho due grandi colpe, la prima è che sottovalutato i prodromi, e l'altra è che da tre mesi ho latitato troppo dalla comunità per dedicarmi alle gare d'appalto, ai progetti ed ora all'avvio del servizio Voucer distrettuale che mi ha sottratto moltissimo tempo. Se fossi stata lì come una volta forse non sarebbe accaduto, ma ormai è fatta.
Prima ero anima e corpo in comunità, ora ho allentato perchè da un anno ho dovuto assorbire una parte di amministrazione.

Non so come è nel resto d'Italia, qui al Sud c'è un disastro per le strutture sanitarie, carenza di personale, di strutture a norma. Il mio Comune fa distretto di 10 comuni e fino a qualche tempo fa era distretto sanitario, poi lo hanno unificato con un altro distretto limitrofo e con unico primario. Adesso si parla di chiudere gli ambulatori del distretto del mio Comune e riunirli in un unico ambulatorio distrettuale. Si parla di chiudere anche l'ospedale. E' un disastro, il problema non è solo il numero del bacino di utenza ma le grandi distanze che separano l'hinterland dalla città dove vi sono i grossi complessi ospedalieri.
Fin ora l'ospedale del mio Comune lo stanno tenendo aperto con pochi essenziali reparti, tra cui la psichiatria, perchè gli altri ospedali stanno scoppiando.

Non ultimo il problema della concorrenza sleale. La comunità che teneva questi due utenti prima di me ha chiuso per fallimento, erano tre soci ed ora stanno riaprendo in altre strutture già esistenti, hanno chiesto la convenzione e nell'attesa due di questi hanno ripreso il contatto con uno di loro, l'aggredito, invitandolo a pranzo, facendo promesse... insomma cercano ognuno di tenersi in caldo un cliente creando in lui conflitto, destabilizzazione che ha anche scaricato sull'altro con discussioni varie.

Insomma non si può lavorare così.
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Ultima modifica di diamantea : 30-03-2012 alle ore 15.28.12.
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Vecchio 30-03-2012, 18.20.23   #7
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Non ho ancora preso una decisione ma di sicuro non lo tratterò come un pacco postale.
Seguo la procedura, intanto una relazione al servizio sociale del Comune, perchè l'utente è di competenza innanzitutto del Comune, che ce l'ha in carico. Ho chiesto un incontro urgente di equipè per la rivalutazione del caso.
Ma siamo a fine settimana, se ne parla bene che vada lunedì. Però domani so che la sua psichiatra è di turno in ospedale, la andrò a cercare e mi porto lui dietro, le espongo intanto i fatti, lei lo vede ogni due o tre punture, un incontro formale, come stai tutto bene sei tranquillo e ciao.
Boh, posto che vai usanze che trovi immagino... qui da me un caso sanitario è competenza dell'azienda sanitaria, un caso sociale del comune. Quando le due cose si mischiano prevale il sanitario e il comune paga per quanto di sua competenza. Mi vengono i brividi al pensiero che sia qualche assistente sociale comunale a decidere per un caso psichiatrico (a dire il vero mi vengono i brividi anche a pensare che decidano gli psichiatri ma vabbeh).

Quindi fammi capire... se tu lo dimetti è il comune che se lo piglia? Non l'ASS?

Comunità terapeutiche dici? Solito discorso dei luoghi... qui i progetti sono personalizzati e mirano all'autonomia abitativa. Stanno a casa loro supportati quel tanto che gli serve. Certo, qualcuno in struttura c'è, quelli che proprio da soli non ce la fanno. Ma la percentuale è minima.

Come ti ho già detto fai bene ad andare dal suo medico portandotelo dietro. Devono vederlo.

Che fare adesso? Con lui intendo... posto che probabilmente hai ragione quando dici che ha sfogato e che per un po' starà buono, non è comunque una certezza su cui basarsi. Io piglierei un operatore, quello che ha un migliore rapporto con lui, e glielo appicciccherei (faxando un tanto all'ente di competenza spiegando che verranno fatturati i costi aggiuntivi per questo servizio che durerà fino a quando non si fa l'incontro urgente... vedi come chiamano subito ). Poi vedrei come va... nel senso i discorsi che fa, i comportamenti che ha eccetera... è impossibile spiegarlo in un post ma penso che capisci. L'importante è cercare di stabilire se ha effettivamente sfogato o se siamo ancora in piena crisi e quello era solo uno degli episodi. La cosa più ovvia, mi veniva neanche di dirla, sarebbe stata un'immediata valutazione della terapia farmacologica da parte del suo medico...

Se vedi che monta di nuovo sai che fai? Chiami l'ambulanza. Lo gestirà il reparto di emergenza. Così poi gli incontri urgenti li vorranno loro e si parlerà di eventuale riaccoglienza e non di eventuale dimissione. Tutto un altro parlare.
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Vecchio 30-03-2012, 22.33.35   #8
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Mi vengono i brividi al pensiero che sia qualche assistente sociale comunale a decidere per un caso psichiatrico (a dire il vero mi vengono i brividi anche a pensare che decidano gli psichiatri ma vabbeh).
Allora, i due pazienti in questione sono di competenza del Comune in quanto soli, senza famiglia, casa, soldi. La richiesta va fatta al Comune e poi con il Comune continua l'iter.
Certo che se il ricovero lo fa il Comune a suo carico con compartecipazione presso una struttura non sanitaria come la mia si risparmia un bel pò.
In genere l'ASS decide la tipologia della struttura e il Comune la cerca...

Citazione:
Quindi fammi capire... se tu lo dimetti è il comune che se lo piglia? Non l'ASS?
Si, la patata bollente tornerà al Comune il quale dovrà adoperarsi per trovare subito dove inserirlo. Nel transito si parcheggia in ospedale se io non sono in grado di tenerlo, come si fa con gli anziani soli e dementi in attesa di nuova dimora, che sostano in geriatria.

Citazione:
Comunità terapeutiche dici? Solito discorso dei luoghi... qui i progetti sono personalizzati e mirano all'autonomia abitativa. Stanno a casa loro supportati quel tanto che gli serve. Certo, qualcuno in struttura c'è, quelli che proprio da soli non ce la fanno. Ma la percentuale è minima.
Ma come fanno a casa a gestire un tipo del genere? Se lo fa una famiglia lo potrei fare anche io sapendo il come. Le famiglie sono più preparate? E' un campo che non conosco bene, non me ne sono mai occupata.
Anche qui ci sono dei progetti, delle attività presso gli ambulatori ma nei casi difficili senza famiglia il ricovero in struttura è l'unica soluzione, come i quattro casi che ho adesso.

Una di loro a dire il vero è una signora di 56 anni con sindrome depressiva ereditaria e una situazione familiare disastrosa, non potendo stare a casa l'hanno ricoverata in c.t.a., poi ha cambiato struttura in pochi mesi perchè non si trovava bene finchè, questa la voglio raccontare perchè è pazzesca da non crederci, una sera dice di aver deglutito la dentiera. Questa donna sta male, vomita, piange... la portano in ospedale, le fanno la radiografia non ha nulla. Pensano che sia la malattia, così dopo qualche giorno di osservazione la trasferiscono in clinica psichiatrica per contenere queste crisi. Qui la imbottiscono di psicofarmaci ma dopo ben un mese questa donna non si riprende, regredisce, piange di continuo ha crisi di panico, e non ci sono farmaci che le bastano finchè arriva un bravo specialista che la osserva bene, la ascolta attentamente. Quella salivazione continua non lo convince, decide di farle una ecografia alla gola scoprendo così che la dentiera le è rimasta incastrata nella laringe. Una storia pazzesca e incredibile eppure vera, ho visto la cartella clinica. Le straggono questa dentiera e la mettono in dimissione ma la struttura non la vuole riprendere perchè pare ormai resistente ad ogni farmaco. Così l'A.S. che la segue pensa a me come ultima spiaggia contrariamente alla sua psichiatra, la stessa del tipo in questione, che la vuole ancora in c.t.a. Decido di portarmela ed in poche settimane rientra dalla crisi di pianto e di panico continua che aveva. Oggi è stabilizzata e gestibile.
Alla fine non è solo la tipologia della struttura ma anche il personale formato, dici bene tu, che fa la riuscita di un caso.
E poi dopo pochissimo tempo mi hanno proposto questi due maschi.

Quest'uomo mi fa troppa pena, tenerezza, mi dispiacerebbe dimetterlo per incapacità di gestirlo ma non voglio si faccia il male per mia incompetenza. Ho risolto tanti casi, questo non lo so se potrò farcela, forse adeguatamente supportata si, ma non voglio deciderlo io di presunzione.

Citazione:
Io piglierei un operatore, quello che ha un migliore rapporto con lui, e glielo appicciccherei (faxando un tanto all'ente di competenza spiegando che verranno fatturati i costi aggiuntivi per questo servizio che durerà fino a quando non si fa l'incontro urgente... vedi come chiamano subito ).
Questa mi piace troppo , lunedì preparo la lettera!

Citazione:
Poi vedrei come va... nel senso i discorsi che fa, i comportamenti che ha eccetera... è impossibile spiegarlo in un post ma penso che capisci. L'importante è cercare di stabilire se ha effettivamente sfogato o se siamo ancora in piena crisi e quello era solo uno degli episodi. La cosa più ovvia, mi veniva neanche di dirla, sarebbe stata un'immediata valutazione della terapia farmacologica da parte del suo medico...
Capisco quello che intendi, ed anzi a proposito dei farmaci devo chiedere se l'aumento di peso che ha fatto può influire sul dosaggio. Per alcuni farmaci è così.

Citazione:
Se vedi che monta di nuovo sai che fai? Chiami l'ambulanza. Lo gestirà il reparto di emergenza. Così poi gli incontri urgenti li vorranno loro e si parlerà di eventuale riaccoglienza e non di eventuale dimissione. Tutto un altro parlare.
Lo farò senz'altro, qui cuore tenero non serve, occorre fare le cose giuste che servono.
In genere cerco di ospedalizzare il meno possibile, risolvere in casa il più possibile ma questo caso è diverso, lo terrò presente.
Grazie per il sostegno Ray
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Ma come fanno a casa a gestire un tipo del genere? Se lo fa una famiglia lo potrei fare anche io sapendo il come. Le famiglie sono più preparate? E' un campo che non conosco bene, non me ne sono mai occupata.
Anche qui ci sono dei progetti, delle attività presso gli ambulatori ma nei casi difficili senza famiglia il ricovero in struttura è l'unica soluzione,
Macchè famiglie. Gli trovano una casa e li inseriscono con supporto educativo nella misura necessaria e allo scopo di costruire la massima autonomia possibile. 95% dei casi. Costa molto meno delle strutture, soprattutto nel tempo.

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come i quattro casi che ho adesso.
quattro su? Occhio a non farti trasformare in struttura sanitaria ai prezzi di non sanitaria...

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ed anzi a proposito dei farmaci devo chiedere se l'aumento di peso che ha fatto può influire sul dosaggio. Per alcuni farmaci è così.
Alcuni? Direi praticamente tutti. Non chiedere... digli solo dell'aumento di peso (se è sostanziale... se ha messo su due chili è uguale, tanto sono pochissimi gli psichiatri che fanno i calcoli, dato anche che ci sono vari altri fattori soggettivi che influiscono)... vedi se riesci a procurarti una copia del DSM4 o una guida ai farmaci, solo per farti un'idea ovviamente, poi è il medico che valuta ma almeno sai cosa riferirgli. In questo modo lo aiuti a stabilire se deve rivalutarla.
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Ray, io abito al Sud! Al Nord ci sono realtà diverse mannaggia. Oggi sono stata nel reparto psichiatrico ospedaliero, una grossa gabbia per gli uccelli, vuotissima di qualsiasi cosa, uno squallore deprimente. Io non potrei lavorare in un ambiente così.

Al Sud la situazione va molto a rilento.
Il servizio voucer, ad esempio, al nord è da anni che funziona bene, qui da me è il primo anno a livello distrettuale e danno solo assistenza domiciliare.
Lo scorso anno lo hanno rodato con soli 70 ore di assistenza. Almeno adesso siamo al piano triennale.
Con la mia collega amministrativa abbiamo sempre desiderato andare a visitare le strutture al Nord, ma il tempo e pure i soldi che non si trovano mai...

La comunità è piccola, 11 12 posti letto, la casa è capiente, tuttavia se ho un posto libero e loro fanno richiesta devo ospitare e al prezzo comunità alloggio, non tariffa sanitaria perchè non sono struttura sanitaria, loro me li alloggiano con la scusa dell'età, facendoli passare come anziani e non come disabili che altrimenti non potrei ospitare, e uno o due fuori età in quel 10% allungabile al 20 ed io sono già al massimo. Compromessi...

E' il primo anno che mi trovo con tutti questi convenzionati,
sinceramente preferisco lavorare con il privato che mi paga un mese anticipato, il Comune paga alle calende creando un problema di liquidità, se non avessi altri servizi non potrei pagare nemmeno l'F24, non potrei richiere il durc per poter chiedere la liquidazione dei crediti, non potrei partecipare alle gare pubbliche. Una legge fatta a favore solo per la pubblica amministrazione e il fido bancario, noi se vogliamo lavorare dobbiamo sottostare ai tempi cassa della P.A.


Vengo da te a farmi un corso di formazione, anche di marketing?
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Ultima modifica di diamantea : 31-03-2012 alle ore 18.03.33.
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