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Vecchio 07-02-2010, 19.35.35   #1
gibbi
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Predefinito rassegnazione

L'avevo sempre e solo strettamente connessa all'aspetto religioso come accettazione della Volontà di Dio, il conformarsi al Suo Volere , un'obbedienza senza discutere.

Tralasciando l'ambito religioso vorrei qui cercare di delineare quella profonda sensazione di tristezza che mi accompagna da tempo e che leggo come diretta conseguenza della presa d'atto di non poter far nulla per cambiare una data situazione , quella che io , allo stato chiamo, non so quanto propriamente , rassegnazione .
Per anni ho cercato di modificare un certo stato delle cose che così come si presentava mi risultava inaccettabile e mi provocava un' enorme sofferenza, sino a comprendere che
non ho la possibilità di cambiare la realtà , che quel problema è fuori del mio controllo e della mia portata e quindi ecco la rinuncia , la resa.
Rinuncia e resa che stanno alla base anche dell'accettazione dimensione quest'ultima però ben diversa dalla rassegnazione.
In forum si è parlato di sofferenza come risultanza della non accettazione o non sopportazione di determinati avvenimenti, molto si è detto sull'accettazione sul come attuarla , ho trovato poco sulla rassegnazione e mi farebbe piacere esaminarla più a fondo magari partendo dal dizionario che indica la rassegnazione come quella disposizione d'animo di chi è pronto ad accettare la volontà altrui o qualcosa di ineluttabile , che è più grande di noi , ma contro voglia .

Di fronte alla consapevolezza dello stato di fatto delle cose vi può essere , credo , un non rifiuto, una non repressione , un darsi pace insomma e un non giudizio sulla situazione che porta ad una quasi apertura che ne permetterebbe l'accettazione e forse poi la possibilità si affrontare quel problema.
Con la rassegnazione vedo solo un piegarsi , un tollerare lo stato delle cose perchè non si possono cambiare , una sopportazione.
Continuo a vedere la situazione così com'è e nel subirla non viene meno il dolore che essa provoca , potrei dire che la rinuncia ha portato con sè una sofferenza sorda e strisciante.
La rassegnazione potrebbe essere vista come il primo passo per l'accettazione o è davvero tutt'altra cosa?
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Vecchio 07-02-2010, 19.55.25   #2
dafne
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Ho sbirciato l'etimo, e rassegnarsi viene da resignare che sarebbe re-ad-signare ossia togliere i sigilli (forte)e quindi sciogliere, liberare composto di re- indietro e signare- segnare, suggellare.(da signum- segno, sigillo)

Rinunziare, abbandonare, consegnare nelle mani di qualcuno. In uso: uniformarsi al volere altrui ma di malavoglia.

Nell'uso comune della parola rassegnarsi è accettare qualcosa che non ci và e farlo di malavoglia, mentre secondo l'etimo si parla di togliere un sigillo, quindi il veto che c'impediva di accettare qualla stessa cosa.

Se ci arrendiamo di fronte a una cosa, togliamo quello che c'impediva di accettarlo, dovremmo poi però non viverlo male, perchè se vivo di malavoglia una cosa significa che non mi stà bene, che non l'ho accettata, quindi non mi sono davvero rassegnata..


E' curioso come il verbo si usi anche per le dimissioni e per la rassegna stampa...
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Vecchio 07-02-2010, 22.59.51   #3
gibbi
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Ho sbirciato l'etimo, e rassegnarsi viene da resignare che sarebbe re-ad-signare ossia togliere i sigilli (forte)e quindi sciogliere, liberare composto di re- indietro e signare- segnare, suggellare.(da signum- segno, sigillo)

Rinunziare, abbandonare, consegnare nelle mani di qualcuno. In uso: uniformarsi al volere altrui ma di malavoglia.

Nell'uso comune della parola rassegnarsi è accettare qualcosa che non ci và e farlo di malavoglia, mentre secondo l'etimo si parla di togliere un sigillo, quindi il veto che c'impediva di accettare qualla stessa cosa.

Se ci arrendiamo di fronte a una cosa, togliamo quello che c'impediva di accettarlo, dovremmo poi però non viverlo male, perchè se vivo di malavoglia una cosa significa che non mi stà bene, che non l'ho accettata, quindi non mi sono davvero rassegnata..


E' curioso come il verbo si usi anche per le dimissioni e per la rassegna stampa...
Quindi dal tuo punto di vista rassegnazione ed accettazione vanno a braccetto. Vera rassegnazione = accettazione ?
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Vecchio 07-02-2010, 23.46.41   #4
dafne
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Direi di si Gibbi, quando ti rassegni non hai più nulla da dire o da fare, accetti e basta, più che di malavoglia direi che lasci che sia.

La monaca di Monza per esempio non s'è mai rassegnata (lettura dei prof eh ) se l'avesse fatto avrebbe potuto vivere la sua condizione in modo diverso e forse migliore.

Mah

Io è da un pò che rifletto sulle promesse, su dellle cose che vorrei smettere di fare e penso che alla fine gira gira ma non voglio scegliere, perchè se scegli rinunci a qualcosa.

Ecco, non mi rassegno a rinunciare a quel qualcosa probabilmente.

Comunque la rassegnazione non sempre è positiva, se mi rassegnassi al pensiero che gli esseri umani sono infidi, cattivi e prepotenti sarebbe un bel guaio.

Resto comunque curiosa di fronte a quel "!togliere il sigillo" voi che ne pensate?
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Vecchio 08-02-2010, 00.12.56   #5
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La rassegnazione potrebbe essere vista come il primo passo per l'accettazione o è davvero tutt'altra cosa?
La rassegnazione è una triste sensazione dovuta al fatto che volente o nolente (la vita ci pone di fronte a fatti ineluttabili) dobbiamo uniformarci a quella data situazione.

Penso che durante lo stato di rassegnazione si abbia poca forza per ri-solvere, che si tratti di accettare o combattere quella tal situazione.
Forse è una fare necessaria in cui si riprendono forze e si rimettono insieme i pezzi, la rassegnazione è quindi una fase di passaggio.

PS: ho faticato molto a scrivere queste poche righe perchè mi ha molto colpito quello che hai scritto e penso che hai fatto bene, ognuno di noi ha vissuto almeno una volta uno stato di rassegnazione nella propria vita.
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Vecchio 08-02-2010, 00.18.08   #6
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La rassegnazione è un termine che ho sempre usato in senso negativo, come un accettare uno stato di cose perchè ci si ritrova nell'impossibilità di cambiarle, pur sapendo che quello stesso stato continuerà ad esistere ed a farci soffrire, magari in modo sordo e strisciante come dice Gibbi.

Se provo a vederlo in altro modo, mah potrei vederlo come un accettare una certa cosa sapendo che fino a che non lo faccio e continuo a tormentarmici non cambieranno le cose, ma non cambierò neppure io, che continuerò a girare in torno agli stessi pensieri: una volta accettate certe cose, oltre naturalemnte ad averle analizzate, capite ecc, potre avere accesso anuove possibilità, nuovi pensieri o quantomeno nuove energie che prima spendevo nel tormento, ed in questo senso forse ci può stare l'etimologia trovata da Dafne sul togliere i sigilli.

Una rassegnazione che non cambia niente, nè le cose nè me stesso ed il modo in cui mi rapporto a quelle cose , credo sia inutile e dannosa, se rassegnarsi può davvero dare una scossa e muovere le acque allora può essere utile.
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Vecchio 08-02-2010, 00.27.41   #7
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.........................
Continuo a vedere la situazione così com'è e nel subirla non viene meno il dolore che essa provoca , potrei dire che la rinuncia ha portato con sè una sofferenza sorda e strisciante.
La rassegnazione potrebbe essere vista come il primo passo per l'accettazione o è davvero tutt'altra cosa?
Io penso che rassegnazione e accettazione siano due cose diverse, se accetti qualcosa, significa che l'hai integrata, che l'accogli e la fai tua, e porta ad una sorta di liberazione, la resa... mentre nella rassegnazione come hai scritto tu ci vedo più un subire quello che succede, smettere di lottare e mettersi alla finestra a guardare.. non credo che la rassegnazione sia un passo per l'accettazione, perchè quest'ultima non porta con sè sofferenza sorda e strisciante...

Mi dispiace Gibbi che tu stia soffrendo
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Vecchio 08-02-2010, 00.46.12   #8
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E' curioso come il verbo si usi anche per le dimissioni
A questo è stata data poca attenzione, mentre credo possa portare su una strada interessante.

Rassegnare è un restituire... nel caso delle dimissioni si restituisce l'incarico che si era ricevuto e con esso i relativi strumenti/poteri che ci erano stati messi a disposizione, se ce ne sono stati, per svolgerlo.
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Vecchio 08-02-2010, 01.13.29   #9
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Forse è una fare necessaria in cui si riprendono forze e si rimettono insieme i pezzi, la rassegnazione è quindi una fase di passaggio.
Mi ha molto colpito questa frase probabilmente perchè sotto sotto ( e neanche tanto) è proprio quello che spero , che la rassegnazione sia prodromica alla accettazione , una fase intermedia necessaria per raccogliere i pezzi come hai detto tu ed andare poi avanti verso l'accettazione

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.....
Una rassegnazione che non cambia niente, nè le cose nè me stesso ed il modo in cui mi rapporto a quelle cose , credo sia inutile e dannosa, se rassegnarsi può davvero dare una scossa e muovere le acque allora può essere utile.
Rifletti in quasi tutto il mio pensiero , nella frase che ho estrapolato sembra però che tu consideri la rassegnazione come una scelta , mentre io la vivo come una presa d'atto inevitabile , ma che subisco .

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A questo è stata data poca attenzione, mentre credo possa portare su una strada interessante.

Rassegnare è un restituire... nel caso delle dimissioni si restituisce l'incarico che si era ricevuto e con esso i relativi strumenti/poteri che ci erano stati messi a disposizione, se ce ne sono stati, per svolgerlo.
Restituire ? come consegnare , ridare ?
Sono molto lontana dalla cosa vista così.


P.S. Grazie Red
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Vecchio 08-02-2010, 01.22.41   #10
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Rifletti in quasi tutto il mio pensiero , nella frase che ho estrapolato sembra però che tu consideri la rassegnazione come una scelta , mentre io la vivo come una presa d'atto inevitabile , ma che subisco .

La rassegnazione è sempre una scelta, dato che si tratta di un atteggiamento. Il motivo che ci induce a rassegnarci invece è al di là della scelta. Certo, a volte potremmo essere "costretti a rassegnarci", ma a costringerci alla fin fine non è che la realtà dei fatti, o se vogliamo il buon senso.
Potremmo anche non rassegnarci e continuare imperterriti a sbattere la testa sul muro. Se, di fronte all'evidenza che non si sposta, ci rassegnamo, come effetto immediato abbiamo che smettiamo di sbattere la testa.
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Vecchio 08-02-2010, 01.41.12   #11
griselda
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La rassegnazione secondo me si divide tra l'accettazione del fatto ma non della sofferenza che ne consegue.
Se non ho accettato il fatto continuo a combattere, non mi rassegno.
In pratica vivo un conflitto.
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Vecchio 08-02-2010, 11.34.06   #12
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La rassegnazione è sempre una scelta, dato che si tratta di un atteggiamento. Il motivo che ci induce a rassegnarci invece è al di là della scelta. Certo, a volte potremmo essere "costretti a rassegnarci", ma a costringerci alla fin fine non è che la realtà dei fatti, o se vogliamo il buon senso.
Potremmo anche non rassegnarci e continuare imperterriti a sbattere la testa sul muro. Se, di fronte all'evidenza che non si sposta, ci rassegnamo, come effetto immediato abbiamo che smettiamo di sbattere la testa.
Condivido in pieno, alla fine la scelta se rassegnarci o meno spetta sempre a noi,che potremmo decidere di perseverare per un tempo indefinito di fronte ad una situazione.
Naturalmente poi si può vedere la rassegnazione come uno smettere di lottare per lasciarsi andare all'incupimento più nero, oppure la si vede come un "ripassare la palla" a Qualcuno stando in vigile attesa dei nuovi segnali.

Pensavo che tra i vari modi di dire c'è anche "passare in rassegna le truppe", non so quanto possa essere collegato al discorso che facciamo, però se visualizziamo i soldati messi sull'attenti, in attesa che gli vengano assegnati ( o ri-assegnati) nuovi ordini, forse qualche spunto utile ci può essere.
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Vecchio 08-02-2010, 13.50.28   #13
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La rassegnazione è sempre una scelta, dato che si tratta di un atteggiamento.
Sotto questo aspetto non l'avevo mai presa in considerazione... ma direi che c'è del vero
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Vecchio 08-02-2010, 14.50.19   #14
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Anche secondo me rassegnarsi è una scelta (rinunciare a combattere..rendere le armi) è forse un intestardirsi difronte all' evidenza che non posso farci niente..accettare la resa potrebbe darmi modo di salvare il salvabile..la cosa difficile è scegliere...

Ho da secoli la stessa firma..quando la scelsi mi colpi..così come mi ha colpito questa discussione ed è da ieri che torno a leggerla con attenzione..

__________________
Dio mi conceda
la serenità di accettare
le cose che non posso cambiare
il coraggio di cambiare
quelle che posso cambiare
e la saggezza
di distinguere tra le une e le altre
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Vecchio 08-02-2010, 16.16.06   #15
William
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Piace anche a me vedere la rassegnazione come scelta.

spesso nel corso della mia vita nel rassegnarmi ho ottenuto
benefici evidenti....naturalmente tutto questo a fronte di un "lavoro" con se stessi.

il guaio è che più divento "grande"e più difficile è rassegnarsi
in maniera sana......
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Vecchio 08-02-2010, 16.50.52   #16
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credo anch'io che la rassegnazione è una scelta, lottiamo finchè abbiamo una speranza di cambiare le cose, quando ci accorgiamo che tutto è vano, o ci stanchiamo di lottare, scegliamo di rassegnarci e spesso ci si libera di un peso perchè subito dopo si accetta quello stato delle cose e pian piano si sciolgono i dolori provati e si respira un'aria nuova di libertà.
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Vecchio 08-02-2010, 18.43.17   #17
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La rassegnazione è sempre una scelta, dato che si tratta di un atteggiamento. Il motivo che ci induce a rassegnarci invece è al di là della scelta. Certo, a volte potremmo essere "costretti a rassegnarci", ma a costringerci alla fin fine non è che la realtà dei fatti, o se vogliamo il buon senso.
Potremmo anche non rassegnarci e continuare imperterriti a sbattere la testa sul muro. Se, di fronte all'evidenza che non si sposta, ci rassegnamo, come effetto immediato abbiamo che smettiamo di sbattere la testa.
Hai ragione , mi sono espressa male , ma è proprio a questo che mi riferivo quando dicevo che non vedo la scelta , quando è la realtà dei fatti che ti costringe a smettere di sbattere la testa contro il muro.
Certo... poi possiamo dire che comunque alla fine una scelta c'è sempre perchè potrei anche continuare a sbattere la testa contro il muro... ma sono un po' distante dal mio concetto di scelta.

Vorrei cercare di capire se la rassegnazione occupa o meno un posto nel processo di accettazione , cioè ne può far parte , o come dice Red, sono cose completamente distinte?
Quando l'ostacolo è una situazione negativa , che reca dolore...
l'accettazione che io identifico con un atteggiamento di "pace" interviene come accettazione da subito o dato si che debbo usare questa accetta per affettare la cosa e ridurla in piccoli pezzi per poter fare in modo che il tutto possa prima passare per la mia gola stretta stretta e poi essere digerita dal mio stomaco ( scusate l'esempio terra terra) c'è la possibilità che questo processo passi per la fase intermedia della rassegnazione ?

P.S : scusate , ho continuato aggiungendo la seconda parte al post al quale Ray ha già risposto

Ultima modifica di gibbi : 08-02-2010 alle ore 19.01.35.
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Vecchio 08-02-2010, 18.54.27   #18
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Hai ragione , mi sono espressa male , ma è proprio a questo che mi riferivo quando dicevo che non vedo la scelta , quando è la realtà dei fatti che ti costringe a smettere di sbattere la testa contro il muro.
Certo... poi possiamo dire che comunque alla fine una scelta c'è sempre perchè potrei anche continuare a sbattere la testa contro il muro... ma sono un po' distante dal mio concetto di scelta.
In effetti per parlare di scelta vera e propria non dovremmo parlare di scelte obbligate ma di opzioni equamente percorribili.
Diciamo allora che rassegnarsi è una risoluzione... che prendiamo a fronte dei risultati del nostro combattimento. Combattimento che ha lo scopo di modificare l'ambiente col quale siamo in conflitto. Ambiente che ci ha palesato la nostra impotenza.
Oppure, ed ecco che scegliamo veramente, in casi in cui la forza di cambiare l'ambiente ce l'avremmo pure ma capiamo che non è il caso di farlo (chessò, manipolare qualcuno) ci rassegniamo perchè vogliamo.
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Vecchio 08-02-2010, 19.05.03   #19
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scegliamo di rassegnarci e spesso ci si libera di un peso perchè subito dopo si accetta quello stato delle cose e pian piano si sciolgono i dolori provati e si respira un'aria nuova di libertà.
Questo è il succo del procedimento, che poi ci dice anche se ci siamo rassegnati veramente.

Di fronte a qualcosa che ci stride (ma in realtà a qualsiasi cosa che dobbiamo assimilare, anche positiva) inneschiamo un processo che si potrebbe riassumere grossomodo così:
paura ---> negazione
riconoscimento ----> conflitto (----> combattimento)
sconfitta/scelta -----> rassegnazione
accettazione ------> scoprire l'utile nella cosa accettata

Dove tutto il processo è in realtà un processo di accettazione, quindi ce ne vuole un po' ad ogni passaggio.

Alla fin fine la differenza tra rassegnazione e l'accettazione, è che finchè sono rassegnato continuo a connotare negativamente la cosa, continuo a sperare che cambi.
L'accettazione arriva quando smetto di sperare che quella cosa cambi o non sia e quindi ci convivo pacificamente. E posso costringermi a farlo, concentrandomi sulla convivenza con quella cosa non dando spazio alle speranze opposte.

Dopo la convivenza pacifica arriva la possibilità di cogliere qualcosa di buono da quella cosa, che c'è sempre, non esistendo nell'universo qualcosa di solo negativo.

Se ci osserviamo quando accettiamo qualcosa che ci viene semplice possiamo scorgere tutto il processo (che è anche più complesso di come l'ho descritto) anche se magari molte porte le troviamo aperte e ci passiamo in un attimo.


I problemi insorgono quando ci fissiamo su qualcuna delle fasi precedenti, ma questo è un discorso complesso che magari riprendiamo.
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Vecchio 08-02-2010, 19.17.32   #20
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Questo è il succo del procedimento, che poi ci dice anche se ci siamo rassegnati veramente.

Di fronte a qualcosa che ci stride (ma in realtà a qualsiasi cosa che dobbiamo assimilare, anche positiva) inneschiamo un processo che si potrebbe riassumere grossomodo così:
paura ---> negazione
riconoscimento ----> conflitto (----> combattimento)
sconfitta/scelta -----> rassegnazione
accettazione ------> scoprire l'utile nella cosa accettata

Dove tutto il processo è in realtà un processo di accettazione, quindi ce ne vuole un po' ad ogni passaggio.

Alla fin fine la differenza tra rassegnazione e l'accettazione, è che finchè sono rassegnato continuo a connotare negativamente la cosa, continuo a sperare che cambi.
L'accettazione arriva quando smetto di sperare che quella cosa cambi o non sia e quindi ci convivo pacificamente. E posso costringermi a farlo, concentrandomi sulla convivenza con quella cosa non dando spazio alle speranze opposte.

Dopo la convivenza pacifica arriva la possibilità di cogliere qualcosa di buono da quella cosa, che c'è sempre, non esistendo nell'universo qualcosa di solo negativo.

Se ci osserviamo quando accettiamo qualcosa che ci viene semplice possiamo scorgere tutto il processo (che è anche più complesso di come l'ho descritto) anche se magari molte porte le troviamo aperte e ci passiamo in un attimo.


I problemi insorgono quando ci fissiamo su qualcuna delle fasi precedenti, ma questo è un discorso complesso che magari riprendiamo.
Quindi ne è una fase , si passa anche per la rassegnazione , l'importante è non cadere nella trappola della fissazione ......(più facile a dirsi che a farsi). Mi piacerebbe parlarne , quando avrai tempo .
Grazie Ray

P.S. Te l'ho mai detto che se non ci fossi ti ci si dovrebbe inventare ? ( mi sa che si , qualche volta mi deve essere già scappata sta cosa )
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Vecchio 09-02-2010, 01.48.03   #21
RedWitch
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A questo è stata data poca attenzione, mentre credo possa portare su una strada interessante.

Rassegnare è un restituire... nel caso delle dimissioni si restituisce l'incarico che si era ricevuto e con esso i relativi strumenti/poteri che ci erano stati messi a disposizione, se ce ne sono stati, per svolgerlo.
Alla luce di questo, se rassegnare è un restituire, quando io mi rassegno (rassegnarsi è riflessivo se non sbaglio), restituisco qualcosa a me stessa?
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Vecchio 09-02-2010, 10.18.19   #22
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Alla luce di questo, se rassegnare è un restituire, quando io mi rassegno (rassegnarsi è riflessivo se non sbaglio), restituisco qualcosa a me stessa?
Beh, potrebbe darsi che precedentemente mi ero conferito un incarico...
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Vecchio 09-02-2010, 15.44.46   #23
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Alla luce di questo, se rassegnare è un restituire, quando io mi rassegno (rassegnarsi è riflessivo se non sbaglio), restituisco qualcosa a me stessa?
secondo me sì, ci restituiamo una sorta di libertà da qualcuno o qualcosa con cui avevamo stabilito una sorta di legame, da quel qualcosa/qualcuno dipendeva in parte il nostro star bene, rassegnandoci ci riprendiamo la libertà di star bene comunque vadano le cose.
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Vecchio 09-02-2010, 20.29.43   #24
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Beh, potrebbe darsi che precedentemente mi ero conferito un incarico...
Mi fa pensare a certi impegni presi con se stessi , magari nel rapporto con gli altri ....essere una figlia riconoscente , una moglie tenera , una mamma dolce , quel "devo fare del mio meglio per.....devo riuscire a "

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secondo me sì, ci restituiamo una sorta di libertà da qualcuno o qualcosa con cui avevamo stabilito una sorta di legame, da quel qualcosa/qualcuno dipendeva in parte il nostro star bene, rassegnandoci ci riprendiamo la libertà di star bene comunque vadano le cose.
La libertà e lo star bene di cui parli li vedo conseguenza dell'accettazione , non ancora della rassegnazione.
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Vecchio 09-02-2010, 21.06.25   #25
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Ho sbirciato l'etimo, e rassegnarsi viene da resignare che sarebbe re-ad-signare ossia togliere i sigilli (forte)e quindi sciogliere, liberare composto di re- indietro e signare- segnare, suggellare.(da signum- segno, sigillo)
Uhm se signare equivale a sigillare o segnare e consideriamo indietro, è come se tornassimo indietro rispetto a un sigillo, a un segno.
Fare marcia indietro rispetto a una convinzione?

Perchè le poche volte che mi sono rassegnata in effetti sono tornata indietro sui miei passi, su una cosa che volevo che fosse in un certo modo (segno-foto) e invece ho dovuto accettare in un altro.

Assegno qualcosa (anche in banca anche se preferirebbe non darli gli assegni) mentre rassegno qualcosa che già di suo è negativo, le dimissioni.

Non si dice assegno un lavoro e rassegno il lavoro

Si dice anche passare in rassegna, o rassegna stampa, intendendo una sorta di carrellata.


dafne non è connesso  
 


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