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Vecchio 15-11-2011, 02.45.30   #1
griselda
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Se ne è parlato in giro ma mai in questa sezione se non parlando di Anima. Ma non è che mi è proprio chiaro cosa voglia dire questa parola che da l'idea di un sapere comune all'Essere tutto.

Mi sono riletta i 3D sull'Anima e sulla Coscienza ma ancora non mi riempie la comprensione di cosa è.

Uno ha scritto che la coscienza è meccanica....osserva e percepisce...ma poi deve diventare coscienza elabortata che poi porta alla Consapevolezza che è l'unica cosa che costruisce/costituisce l'Anima.

Quando abbiamo consapevolezza? Come si arriva ad ottenerla?
Si è detto e ripetuto che l'anima per far si che alla morte del corpo non muoia è necessario fare la copia della memoria...ma cosa vuol dire questo?
Vuol dire diventare consapevoli ma di cosa?
Di ogni minuto secondo della nostra esistenza?
Questo prevederebbe che in noi ci sia un registratore automatico di cui non abbiamo mai preso coscienza (sembra un gioco di parole ma non lo è) c'è quindi un posto dentro di noi (?) che registra tutto. (tant'è che si dice che alla morte si rivede questo nastro registrato al contrario...e anche qui sarebbe da comprendere il perchè? Un ultimo tentativo di arrivare alla consapevolezza? in extremis?)

Quindi se tutto è già registrato vuol dire che abbiamo come un disguido, il nostro centro intellettuale (si parlerà di questo di centri?) ha registrato in se solo quello che ricorda cioè di ciò che conscio mentre il resto è registrato nell'inconscio (e anche qui sarebbe da comprendere cosa è questo inconscio e dove risiede e perchè non siamo consci di tutto)

Ci sono memorie che finiscono invece registrate nel centro emotivo e altre nel centro motore istintivo... ( non so bene se devo parlare di centri o di corpi boh) sta di fatto che la fatica che bisogna fare penso sia recuperare le varie memorie in giro e di queste tre farne una potrei anche azzardare e questa dovrebbe essere la consapevolezza?
Ci avrò capito qualcosa... un millesimo magari? Mah! In ogni caso ho fermato qui dei pensieri....
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Vecchio 15-11-2011, 10.15.37   #2
Astral
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Faccio un esempio pratico e che piace e riguarda tutti?

Mangiare il cibo in modo compulsivo e pensando ad altro è inconsapevolezza. Sapendo quanto se ne prende, gustandolo e non pensando ad altro significa consapevolezza.

La parola però è più grande di quanto sembra, ha anche altri significati. Però in fondo non è difficile da capire.
Pensiamo al respiro consapevole per esempio.
Alcune cose però è meglio che rimangano automatiche e non vengano mai al nostro controllo, pensiamo al battito cardiaco, se dovessi consapevolmente controllarlo, si morirebbe appena subito ci distriamo per qualche altra cosa.

Non sono daccordo sul fatto delle tre memorie: penso che i centri siano diversi, ma la memoria è una. Se io faccio sempre un determinato e stesso movimento, questo diventerà automatico e mi verrà nella frazione di pochi secondi, senza che ci stia troppo a pensare. E' un meccanismo utilissimo, altrimenti, se ogni volta per esempio che stiamo guidando devo pensare che sto mettendo il freno, poi la frizione, poi l'accelleratore, andrei molto più lento.

Viceversa vivere la vita in modo automatico, invece non è proprio ideale, se posso dare il mio punto di vista (slegato da contaminazioni di esoterismo) è opportuno rifare sempre il punto della situazione della giornata, fermarsi un attimo e cercare di vedere oltre al quotidiano, e vedere come si intrecciano le varie esperienze, in una logica che supera l'umano.
Si, detto cosi è difficile, ma farlo non è poi cosi difficile, bisogna soltanto ricordarsi.

La consapevolezza è legato anche molto al ricordo di se, in molti casi si dice che anche quando noi siamo concentrati siamo proiettati su quell'oggetto, ma non riusciamo per esempio a percepire oltre che l'oggetto, noi come osservatori.

In ogni caso ora verrà qualcuno che ti spiegherà anche l'etimologia della parola
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Vecchio 15-11-2011, 10.33.23   #3
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Vecchio 15-11-2011, 13.31.18   #4
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Se ne è parlato in giro ma mai in questa sezione se non parlando di Anima. Ma non è che mi è proprio chiaro cosa voglia dire questa parola che da l'idea di un sapere comune all'Essere tutto.

Mi sono riletta i 3D sull'Anima e sulla Coscienza ma ancora non mi riempie la comprensione di cosa è.

Uno ha scritto che la coscienza è meccanica....osserva e percepisce...ma poi deve diventare coscienza elabortata che poi porta alla Consapevolezza che è l'unica cosa che costruisce/costituisce l'Anima.

Quando abbiamo consapevolezza? Come si arriva ad ottenerla?
Si è detto e ripetuto che l'anima per far si che alla morte del corpo non muoia è necessario fare la copia della memoria...ma cosa vuol dire questo?
Vuol dire diventare consapevoli ma di cosa?
Di ogni minuto secondo della nostra esistenza?
Questo prevederebbe che in noi ci sia un registratore automatico di cui non abbiamo mai preso coscienza (sembra un gioco di parole ma non lo è) c'è quindi un posto dentro di noi (?) che registra tutto. (tant'è che si dice che alla morte si rivede questo nastro registrato al contrario...e anche qui sarebbe da comprendere il perchè? Un ultimo tentativo di arrivare alla consapevolezza? in extremis?)

Quindi se tutto è già registrato vuol dire che abbiamo come un disguido, il nostro centro intellettuale (si parlerà di questo di centri?) ha registrato in se solo quello che ricorda cioè di ciò che conscio mentre il resto è registrato nell'inconscio (e anche qui sarebbe da comprendere cosa è questo inconscio e dove risiede e perchè non siamo consci di tutto)

Ci sono memorie che finiscono invece registrate nel centro emotivo e altre nel centro motore istintivo... ( non so bene se devo parlare di centri o di corpi boh) sta di fatto che la fatica che bisogna fare penso sia recuperare le varie memorie in giro e di queste tre farne una potrei anche azzardare e questa dovrebbe essere la consapevolezza?
Ci avrò capito qualcosa... un millesimo magari? Mah! In ogni caso ho fermato qui dei pensieri....
E' un argomento complesso... forse sarebbe bene prendere unn pezzo per volta, prendendoli tutti insieme il rischio di fare confusione aumenta.

Io inizierei dalla memoria. Per come la vedo io, ma mi posso certamente sbagliare, la memoria è dei corpi e non dei centri, anche se ogni centro può registrare delle cose nella memoria e magari lo fa effettivamente per ogni cosa (quindi su ogni registrazione c'è roba che arriva dai tre centri). Noi abbiamo l'impressione di una memoria fisica, una emotiva e una intellettuale, ma io credo che ciò dipenda dal centro che in quel momento era prevalente. Alla fin fine, se analizziammo un qualsiasi ricordo, troviamo roba proveniente da tutti e tre i centri, anche se in misure a volte diversissime.

Se la memoria è una capacità dei corpi quella che impressioniamo automaticamente è quella del corpo fisico. Morto questo la memoria se ne va con esso, a meno che non ci sia (sia stata fatta) copia di questa memoria anche su altri corpi che sono, alla fin fine, possibili supporti per la coscienza.

Noi in qualche modo siamo la nostra memoria... basti pensare al nesso tra consapevolezza e "ricordo" di se. Quindi, ammesso e non concesso che alla morte del corpo fisico "nasca" l'anima, la sua sorte dipenderà dalla sua struttura e la nostra dalla memoria.
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Vecchio 15-11-2011, 13.56.07   #5
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E' un argomento complesso... forse sarebbe bene prendere unn pezzo per volta, prendendoli tutti insieme il rischio di fare confusione aumenta.
E' proprio la sensazione che ho avuto e che ho provato
Quote:

Io inizierei dalla memoria. Per come la vedo io, ma mi posso certamente sbagliare, la memoria è dei corpi e non dei centri, anche se ogni centro può registrare delle cose nella memoria e magari lo fa effettivamente per ogni cosa (quindi su ogni registrazione c'è roba che arriva dai tre centri). Noi abbiamo l'impressione di una memoria fisica, una emotiva e una intellettuale, ma io credo che ciò dipenda dal centro che in quel momento era prevalente. Alla fin fine, se analizziammo un qualsiasi ricordo, troviamo roba proveniente da tutti e tre i centri, anche se in misure a volte diversissime.

Se la memoria è una capacità dei corpi quella che impressioniamo automaticamente è quella del corpo fisico. Morto questo la memoria se ne va con esso, a meno che non ci sia (sia stata fatta) copia di questa memoria anche su altri corpi che sono, alla fin fine, possibili supporti per la coscienza.

Noi in qualche modo siamo la nostra memoria... basti pensare al nesso tra consapevolezza e "ricordo" di se. Quindi, ammesso e non concesso che alla morte del corpo fisico "nasca" l'anima, la sua sorte dipenderà dalla sua struttura e la nostra dalla memoria.
mi hai letto nel pensiero altro che telepatia...grazie Ray
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Vecchio 16-11-2011, 20.21.16   #6
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Approfitto di questo post di Uno e dell'invito di qualche anno fà ... ()

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invece il discorso coscienza andrebbe integrato con quello consapevolezza, se il percepire della coscienza diviene consapevolezza questa poi si conserva, la coscienza è ben più meccanica, osserva, percepisce... in entrambi i sensi, ci aiuta a decidere se l'ascoltiamo, cioè se utilizziamo le sue connessioni, ma come l'uva deve divenire mosto per poi essere vino, la coscienza deve passare le "informazioni" alla consapevolezza per poi arrivare allo Spirito, la coscienza che non è "lavorata" in questo modo torna all'Universo ma non favorisce la creazione di un individualità... perchè poi alla fine di questo stiamo parlando.
Di queste poche righe mi ha colpito molto il fatto che la consapevolezza è mezzo della coscienza per arrivare allo Spirito. Immediatament ein associazione mi è venuto uno dei modi in cui viene chiamato il Bhudda: il Consapevole. Cioè, quindi, colui che è connesso allo Spirito.
Con-sapevo-le è formato da un verbo al passato il che mi spinge a pensare che il percepire con tutti inostri sensi che formano la coscienza, il mondo circostanze, gli eventi ecc ecc... il percepire con attenzione, con ricordo di se, fa si che la successiva volta la percezione sia già nota e che si conservi con le sue caratteristiche. Creando così un "sapevo" che consente di percepire meglio il tutto intorno a noi.
E' come se la consapevolezza fosse qualcosa che viviamo di già acquisito e frutto del ricordo di se e dell'attenzione posta alle percezioni.
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Vecchio 16-11-2011, 20.37.32   #7
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Approfitto di questo post di Uno e dell'invito di qualche anno fà ... ()



Di queste poche righe mi ha colpito molto il fatto che la consapevolezza è mezzo della coscienza per arrivare allo Spirito. Immediatament ein associazione mi è venuto uno dei modi in cui viene chiamato il Bhudda: il Consapevole. Cioè, quindi, colui che è connesso allo Spirito.
Con-sapevo-le è formato da un verbo al passato il che mi spinge a pensare che il percepire con tutti inostri sensi che formano la coscienza, il mondo circostanze, gli eventi ecc ecc... il percepire con attenzione, con ricordo di se, fa si che la successiva volta la percezione sia già nota e che si conservi con le sue caratteristiche. Creando così un "sapevo" che consente di percepire meglio il tutto intorno a noi.
E' come se la consapevolezza fosse qualcosa che viviamo di già acquisito e frutto del ricordo di se e dell'attenzione posta alle percezioni.
caspita Sole non ci avevo mai pensato a questa cosa, ma è bellissima!
In questo modo sarebbe come muovere di un ingranaggio il meccanismo della macchina spostandolo in avanti di uno... bon scusate penso che lo capisco solo io questo pezzo.

Da quello che ho capito io lo Spirito si succhia via tutta la memoria dal corpo e se noi non abbiamo la copia ciao lui l'ha ma noi no, quindi via...correre a copiare tutto, tutto, tutto
Grazie ancora

p.s. non so se ci hai fatto caso avevo preso la frase dopo e quella prima non l'avevo proprio colta...non avevo capito e non potevo prenderla
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Vecchio 16-11-2011, 20.49.24   #8
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p.s. non so se ci hai fatto caso avevo preso la frase dopo e quella prima non l'avevo proprio colta...non avevo capito e non potevo prenderla
Non l'avrei riportata per intero

Comunque Gris non prendere quello che ho detto per buono... sono riflessioni su quello che ho percepito... appunto, e piuttosto mi piacerebbe un conftronto, anche se ho detto cavolate frutto della fantasia piuttosto che di un educato pensiero, mi interessa molto questo argomento.
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Vecchio 16-11-2011, 21.00.24   #9
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Non l'avrei riportata per intero

Comunque Gris non prendere quello che ho detto per buono... sono riflessioni su quello che ho percepito... appunto, e piuttosto mi piacerebbe un conftronto, anche se ho detto cavolate frutto della fantasia piuttosto che di un educato pensiero, mi interessa molto questo argomento.
Sì, sì...io raccolgo poi la studio...già mi pare così quel che ho capito...ha un senso...poi vedremo ma comunque grazie se me lo ricordo è già una buona cosa....aiuta
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Vecchio 17-11-2011, 10.58.03   #10
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Da quello che ho capito io lo Spirito si succhia via tutta la memoria dal corpo e se noi non abbiamo la copia ciao lui l'ha ma noi no, quindi via...correre a copiare tutto, tutto, tutto
Non si può dire che sia sbagliato dire così, ma può facilmente traviare semplificandolo troppo.
Normalmente siamo come dell'acqua che con la pioggia (nascita) scende sulla terra, poi viviamo (ruscelli, rigagnoli, canali, fiumi etc) più o meno per conto nostro o insieme ad altri. Scorriamo più velocemente o ci soffermiamo (dighe, laghi etc.. a volte anche stagni e li il viaggio finisce) e poi tornano al mare rievaporiamo etc....

Quindi non c'è distinzione dall'acqua del ruscello a quella del mare e a quella poi che evapora->nuvola etc... ma cambiano le forme.
Una goccia in un vetrino è una forma individuale rispetto alla stessa goccia nel mare (o nel fiume), ma alla fin fine è la stessa identica cosa se questa goccia non ha coscienza di se. Che sia sul vetrino o in mezzo all'Atlantico.
Pensiamo invece ad un sofisticato laboratorio chimico che prende proprio quella goccia X in mezzo a tutto il mare e ci trova dentro un tal microbo.
Quel microbo messo in un certo modo, in una certa quantità in realazione con eventuali altri microbi rende la goccia unica e quindi individuo anche se pur sempre una goccia come tutte le altre.
Quel microbo metaforico è la memoria, già definita in maniere più complete e migliori, ma che molto sinteticamente potremmo dire la somma delle percezioni delle esperienze di un'entità.
Per essere chiari, la percezione non è una cosa statica, ogni percezione cambia l'entità che percepisce. Rimanendo molto sul materiale possiamo dire che un pezzo di legno che prende una martellata percepisce questa con il "bozzo" che si forma sulla superficie e qui si potrebbe approfondire sulla profondità delle percezioni e quindi quanto modificano l'entità etc... ma sarà meglio farlo altrove.
Quindi anche la coscienza (cioè prendere o meno coscienza di una cosa) ci modifica anche se lei in per se è meramente meccanica. E' meno meccanico l'atto di "prendere" coscienza. Quello di cui si prende coscienza si trasforma in consapevolezza.

Alla fine potremmo riassumere e sintetizzare estremamente dicendo che la consapevolezza di un'entità è la somma di ciò che l'ha modificata (e la modifica, perchè un processo dura eoni e si interseca con altri anche se noi ne seguiamo solo 10 minuti) nel tempo ma di cui ha preso coscienza riuscendo a percepire.
Quando io raggiungo (termine che ci illustra come la consapevolezza pur essendo uno stato dell'essere è da "rincorrere" non essendo automaticamente a disposizione) la consapevolezza di uomo adulto, in questa ho tutto quello che mi ha cambiato da bambino, ragazzo etc...
Se dimentico come sono arrivato fin qui non sono consapevole del mio essere uomo, al massimo sono consapevole di ciò che sto facendo ora (sicuramente ben poco consapevole) cioè di quello che è il mio divenire temporalmente ultimo.

E' per questo che anche come società è importante conoscere le origini e la storia. Ce ne possiamo anche staccare, possiamo anche iniziare nuove strade che ci portano lontano, anzi in un certo senso si dovrebbe fare in ogni istante, ma non rinnegando ciò che eravamo e che di conseguenza determina ciò che siamo e che saremo. Questo se reale sarebbe un atto magico, cosa che molti si illudono di poter fare anche senza definirlo magico. In ogni caso anche l'atto magico sottostà a dei bilanci e delle regole, diverse dal comune ma pur sempre reali

Prendete un disegno immaginate l'evolversi dello stesso, quando è finito vediamo il disegno per l'insieme dei sui tratti, ma se noi ad ogni nuova linea, ad ogni nuova "colorata" cancellassimo quelle precedenti? Non vedremmo mai il disegno. Il disegno si completa con l'ultima linea ma senza le altre sarebbe solo una linea.
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