Ermopoli
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Vecchio 08-01-2009, 01.58.44   #26
Ray
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Posso dire, in questo caso ma anche forse in altro, che sono io stesso " la chiave di lettura" e quindi attraverso un " fare " potrò capire prima, comprendere poi quel che mi è stato detto o mi si dice?
Cioè, come detto su imitando " in parole ed opere " - non nel senso di evangelizzazione ovviamente- farò in modo che quel " senso " io possa accoglierlo?
Potremmo fare un esempio (anche se nell'altro traed paravamo specificatamente di questo).
Mettiamo che ci sia un bravissimo nuotatore e che lo vediamo nuotare e ottenere risultati ottimi col suo nuoto. Mettiamo anche che egli ci racconti quanto bene sia il nuotare come lui. allora gli chiediamo di insegnarci a nuotare. Lui ci dice: guardate, per nuotare dovete entrare in acqua, sbattere i piedi e muovere le mani così e così. Si ma non siamo capaci. Ok, intanto entrate in acqua e sbattete i piedi. Eh ma non capiamo perchè dobbiamo sbattere i piedi. Aiuta a stare a galla e ad andare avanti. Ma come dobbiamo sbatterli esattamente? Lo scoprirete.. intanto entrate in acqua e sbattete quei (£$%£$£) piedi!
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Vecchio 08-01-2009, 02.16.12   #27
Ray
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Intanto metto un altro capitolo. In fondo ho messo delle note relative alla taduzione, in modo da non mescolare.


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Cap. II – Del sapere umilmente di se.
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1. Ogni uomo1 desidera per natura2 di sapere. Ma il sapere senza il timore di Dio cosa importa3? Val più di certo un umile campagnolo4, che serve a Dio, di un superbo filosofo, che per suo conto pondera il corso del cielo. Chi conosce bene se stesso, diventa vile ai propri occhi, né si compiace delle umane lodi. Se io conoscessi tutto ciò che è nel mondo, e non fossi nella carità, che mi gioverebbe di fronte a Dio, il quale ha da giudicarmi secondo le opere?
2. Acquieta l'eccessivo desiderio di imparare, poichè ci si trova grande distrazione ed inganno. Coloro che sanno han caro di apparire dotti e di venire detti sapienti. Ci sono molte cose, che il saperle giova poco o nulla all'anima. Ed è un gran sciocco colui il quale si protende maggiormente verso certe cose che a quelle che servono per la sua salvezza. Le molte parole non saziano l'anima, ma la vita buona da sollievo5 alla mente, e la pura coscienza assicura una grande confidenza6 con Dio.
3. Quanto più e meglio sai, tanto più gravemente verrai giudicato, se non avrai fatto vita santa in conseguenza (a quanto sai). Dunque non ti insuperbire di nessuna arte o scienza, ma piuttosto temi il sapere che ti viene dato. Se ti sembra di sapere molte cose e di capire bene a sufficienza, sappi tuttavia che sono molte di più le cose che ignori. Non voler sentire altamente di te (ai Romani, XI, 20), ma confessa piuttosto la tua ignoranza. Che ti vuoi mettere davanti a qualcuno, quando si trovano molti più dotti e maggiormente periti di te nella legge? Se vuoi sapere e imparare qualcosa in modo utile, ama di non essere conosciuto e di essere reputato un nulla.
4. Questa è una lezione altissima e utilissima: conoscersi veramente e disprezzarsi. Reputare nulla di se stessi e degli altri avere sempre buona ed alta stima, è grande sapienza e perfezione. Se tu vedessi qualcuno peccare apertamente, o perpetrare gravi azioni, non dovresti considerarti migliore, “perchè nessuno ti ha detto quanto tu possa perseverare nel bene”7. Siamo tutti fragili, ma tu considera che non c'è nessuno più fragile di te.


NOTE ALLA TRADUZIONE:
1- in latino “homo” designa un rappresentante della specie umana. Il termine che designa uomo nel senso di maschio è “vir”. In italiano questa distinzione si è persa e si deve andare a senso.
2 – Ho modificato la traduzione, che recava “naturalmente” per rendere l'avverbio latino “naturaliter”, che però indica proprio la condizione di natura, qualcosa di connaturato. Per la degenerazione occorsa alla nostra lingua, il lettore che legge “naturalmente” rischia di intendere “ovviamente”.
3 – nel senso di porta dentro, cagiona, frutta.
4 – Il termine “rusticus” indica il contadino, il campagnolo, ma veniva usato anche in luogo di “ingenuo”, per assimilazione di significato.
5 – il testo latino dice “refrigerat”... letteralmente, “rinfresca”. Il che fa pensare alle “teste calde”.
6 – il testo latino dice “confidentiam”. Il traduttore aveva scritto “fiducia”, che trovo corretto, ma ho preferito riportare “confidenza” perchè credo apra a interessanti riflessioni.
7 – la parte tra virgolette non risulta dal testo latino in mio possesso, il quale tuttavia può essere manchevole (ho trovato varie imperfezioni). Riporto dunque la traduzione così come l'ho trovata.

Ultima modifica di Ray : 08-01-2009 alle ore 02.18.38. Motivo: non mi ha preso i numeretti delle note come apice, così li ho bluizzati (c'è un modo?)
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Vecchio 08-01-2009, 20.35.21   #28
stella
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Di questo secondo capitoletto mi hanno colpito soprattutto due cose:

La prima quella che vale più compiere una vita facendo la volontà di Dio che il sapere molte cose, mettendo a confronto il contadino che serve a Dio e il superbo filosofo che valuta il corso del cielo...
Inoltre la responsabilità del sapere, perchè più sai e più gravemente sarai giudicato....
Altra cosa che mi ha colpito è quella di conoscersi veramente e disprezzarsi. (questo perchè vedremmo anche il nostro lato oscuro e ci renderemmo conto di quello che siamo).
Citazione:
Se tu vedessi qualcuno peccare apertamente, o perpetrare gravi azioni, non dovresti considerare migliore "perchè nessuno ti ha detto quanto tu possa perseverare nel bene". Siamo tutti fragili, ma tu considera che non c'è nessuno più fragile di te.
Questa è una grande lezione di umiltà, perchè se ci trovassimo nelle stesse condizioni della persona che abbiamo visto peccare, conoscendoci veramente, come citato nel paragrafo sopra, non sappiamo quanto possiamo perseverare senza cadere nel peccato".

Quindi la cosa che emerge di più è l'umiltà e il disprezzo di sè, e non cercare tanto di sapere quanto di servire Dio, in questo servire Dio c'è una sapienza nascosta che si rivela solo agli umili e ai più piccoli, una sapienza fatta di serenità e gioia, in pratica quello che chi è pieno di sè non cerca e non riesce ad apprezzare....

Ma anche su questo capitolo c'è tantissimo da meditare.

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Vecchio 09-01-2009, 01.39.52   #29
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acquieta l'eccessivo desiderio di imparare, poichè ci si trova grande distrazione ed inganno...ci sono cose che giova poco o nulla all'animo...

ho ripreso queste frasi dal testo perchè mi inquietano...l'umanità dovrebbe sopire il desiderio di conoscenza per non essere distratta o indotta in errore! dunque lo studio del mondo, l'osservazione dell'universo, l'analisi filosofica sono distrazioni ingannevoli...concetto che non riesco a far mio, l'ignoranza, nel suo significato primario.. etimologico, è quella che induce gli esseri umani a sbagliare a cadere vittime di potenti sopraffattori, di manipolatori delle menti, gesù non può aver detto questo, gesù ha detto siate umili, non inorgoglitevi del vostro sapere perchè è poca cosa rispetto a quanto non sapete, siate umili ma consapevoli, non ci ha esortato a vivere nell'ignoranza, dovremmo dire, come un poeta di cui non ricordo il nome, beate le oche che non sanno perchè vivono e sono felici della loro condizione perchè incoscienti, beati gli animali che non hanno consapevolezza del dolore e dunque soffrono meno di noi! eppure tutti, anche noi qui nel forum, siamo alla ricerca del sapere, il desiderio di scoprire nuovi orizzonti è il sale della vita e quando non riusciamo a darci risposte convincenti ci sentiamo infinitamente poveri e frustrati.
la paura di essere giudicata non mi può limitare, consapevolmente accetto di essere giudicata nè mi erigo a livello di dio, sono un essere umano sperduto in mezzo a questo grande mistero che mi avvolge e mi risucchia e non posso neppure pensare! mi sembra di leggere i miti greci dove la superbia degli uomini veniva punita duramente dagli dei gelosi!
mi sento quasi di diventare superba, queste parole mi danno quasi lo sprone a cercare più a fondo, esisto so di esistere e non so perchè esisto e non devo nemmeno ragionare, studiare, devo restare ignorante...ma perchè, quale è il peccato, che cosa è il peccato ? oh dio quale confusione, sono disorientata, è una parte della religione che rifiuto e credo fermamente nella manipolazione di questi parole, di certo non così affermate da gesù.

Ultima modifica di filoumenanike : 09-01-2009 alle ore 01.43.20.
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Vecchio 09-01-2009, 03.36.02   #30
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2. Acquieta l'eccessivo desiderio di imparare, poichè ci si trova grande distrazione ed inganno. Coloro che sanno han caro di apparire dotti e di venire detti sapienti.

Ci sono molte cose, che il saperle giova poco o nulla all'anima. Ed è un gran sciocco colui il quale si protende maggiormente verso certe cose che a quelle che servono per la sua salvezza. Le molte parole non saziano l'anima, ma la vita buona da sollievo5 alla mente, e la pura coscienza assicura una grande confidenza6 con Dio.

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ho ripreso queste frasi dal testo perchè mi inquietano...l'umanità dovrebbe sopire il desiderio di conoscenza per non essere distratta o indotta in errore! dunque lo studio del mondo, l'osservazione dell'universo, l'analisi filosofica sono distrazioni ingannevoli...concetto che non riesco a far mio, l'ignoranza, nel suo significato primario.. etimologico, è quella che induce gli esseri umani a sbagliare a cadere vittime di potenti sopraffattori, di manipolatori delle menti, gesù non può aver detto questo, gesù ha detto siate umili, non inorgoglitevi del vostro sapere perchè è poca cosa rispetto a quanto non sapete, siate umili ma consapevoli, non ci ha esortato a vivere nell'ignoranza, dovremmo dire, come un poeta di cui non ricordo il nome, beate le oche che non sanno perchè vivono e sono felici della loro condizione perchè incoscienti, beati gli animali che non hanno consapevolezza del dolore e dunque soffrono meno di noi! eppure tutti, anche noi qui nel forum, siamo alla ricerca del sapere, il desiderio di scoprire nuovi orizzonti è il sale della vita e quando non riusciamo a darci risposte convincenti ci sentiamo infinitamente poveri e frustrati.
la paura di essere giudicata non mi può limitare, consapevolmente accetto di essere giudicata nè mi erigo a livello di dio, sono un essere umano sperduto in mezzo a questo grande mistero che mi avvolge e mi risucchia e non posso neppure pensare! mi sembra di leggere i miti greci dove la superbia degli uomini veniva punita duramente dagli dei gelosi!
mi sento quasi di diventare superba, queste parole mi danno quasi lo sprone a cercare più a fondo, esisto so di esistere e non so perchè esisto e non devo nemmeno ragionare, studiare, devo restare ignorante...ma perchè, quale è il peccato, che cosa è il peccato ? oh dio quale confusione, sono disorientata, è una parte della religione che rifiuto e credo fermamente nella manipolazione di questi parole, di certo non così affermate da gesù.
Io credo che ci si può leggere qualsiasi cosa, se dalle nostre certezze ci si fa, come dire, guidare.
Intendo dire che forse ciò a cui attribuiamo un peso, come ciò che conosciamo e abbiamo conosciuto fino ad ora poiché parte ormai stabile, fortificata del nostro apparato, da questo, forse, bisogna allontanarsi un po.
E' ovvio che a questo punto si potrebbe fare molta resistenza, percepire confusione o anche attrito nel cercare altro perché quel che sappiamo, quel che diamo per assodato, da un certo punto di vista ci completa.

Ma aggiungo che anche altri significati si possono trovare a questo passo come del resto agli altri.
Uno fra questi, secondo me, vuole essere un monito ed un indirizzo a far bene.
Non credo che si parli di " sapere " vuoto ciò che, in definitiva, attribuisce il titolo di " dottore". Molti, per portarla al giorno d'oggi, si vantano di possedere un titolo quando invece da un lato non sono, appunto, dotti ossia non conoscono la dottrina ma si vantano, dall'altro, solo di quel titolo che potrebbe dare loro un riconoscimento. Danno peso, come dire, alla forma più che alla sostanza.
Si parla di una sapienza che peraltro non esclude quello che tu presumi sia escluso o da escludere. Anzi, neanche parla di essere indotti in errore dal mio punto di vista ma, all'opposto, parla di " distrazione ed inganno".
Peraltro, ancora, proseguendo il monito nella parte sottolineata, ci dice pure cosa fare per avvicinarci alla Sostanza.
__________________
Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 09-01-2009, 08.22.12   #31
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acquieta l'eccessivo desiderio di imparare, poichè ci si trova grande distrazione ed inganno...ci sono cose che giova poco o nulla all'animo...

ho ripreso queste frasi dal testo perchè mi inquietano...l'umanità dovrebbe sopire il desiderio di conoscenza per non essere distratta o indotta in errore! dunque lo studio del mondo, l'osservazione dell'universo, l'analisi filosofica sono distrazioni ingannevoli...concetto che non riesco a far mio, l'ignoranza, nel suo significato primario.. etimologico, è quella che induce gli esseri umani a sbagliare a cadere vittime di potenti sopraffattori, di manipolatori delle menti, gesù non può aver detto questo, gesù ha detto siate umili, non inorgoglitevi del vostro sapere perchè è poca cosa rispetto a quanto non sapete, siate umili ma consapevoli, non ci ha esortato a vivere nell'ignoranza, dovremmo dire, come un poeta di cui non ricordo il nome, beate le oche che non sanno perchè vivono e sono felici della loro condizione perchè incoscienti, beati gli animali che non hanno consapevolezza del dolore e dunque soffrono meno di noi! eppure tutti, anche noi qui nel forum, siamo alla ricerca del sapere, il desiderio di scoprire nuovi orizzonti è il sale della vita e quando non riusciamo a darci risposte convincenti ci sentiamo infinitamente poveri e frustrati.
la paura di essere giudicata non mi può limitare, consapevolmente accetto di essere giudicata nè mi erigo a livello di dio, sono un essere umano sperduto in mezzo a questo grande mistero che mi avvolge e mi risucchia e non posso neppure pensare! mi sembra di leggere i miti greci dove la superbia degli uomini veniva punita duramente dagli dei gelosi!
mi sento quasi di diventare superba, queste parole mi danno quasi lo sprone a cercare più a fondo, esisto so di esistere e non so perchè esisto e non devo nemmeno ragionare, studiare, devo restare ignorante...ma perchè, quale è il peccato, che cosa è il peccato ? oh dio quale confusione, sono disorientata, è una parte della religione che rifiuto e credo fermamente nella manipolazione di questi parole, di certo non così affermate da gesù.
Quesra frase dovrebbe aiutarti e tranquillizzarti ,viene condannata la superbia di chi vuol sapere e di chi sa, non il sapere in se , inoltre sei avvertito dei rischi che corri:

. Quanto più e meglio sai, tanto più gravemente verrai giudicato, se non avrai fatto vita santa in conseguenza (a quanto sai)
Acquieta l'eccessivo desiderio di imparare, poichè ci si trova grande distrazione ed inganno.

Piu' si vuol salire piu' c'e' il rischio di cadere e farsi male.
Di nuovo il sapere ed il crescere non sono solo bene sono doppi , anche male dunque ed in proporzione tanto piu' sali e cresci .
Ops scusate il colore



.




Ultima modifica di nikelise : 09-01-2009 alle ore 08.31.37.
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Vecchio 09-01-2009, 15.33.44   #32
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Quesra frase dovrebbe aiutarti e tranquillizzarti ,viene condannata la superbia di chi vuol sapere e di chi sa, non il sapere in se , inoltre sei avvertito dei rischi che corri:

. Quanto più e meglio sai, tanto più gravemente verrai giudicato, se non avrai fatto vita santa in conseguenza (a quanto sai)
Acquieta l'eccessivo desiderio di imparare, poichè ci si trova grande distrazione ed inganno.


ma come si manifesta la superbia del sapere, quando siamo sempre alla ricerca della conoscenza...chi è superbo è proprio colui che meno sa!

verrò giudicato da chi e perchè?
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Vecchio 09-01-2009, 15.53.03   #33
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ma come si manifesta la superbia del sapere, quando siamo sempre alla ricerca della conoscenza...chi è superbo è proprio colui che meno sa!

verrò giudicato da chi e perchè?
Se rimaniamo in quest'ottica essoterica sarai giudicata da Dio.
Perche' : perche' chi piu' sa piu' e' obbligato a non sbagliare , chi piu' sa piu' e' responsabile di quello che fa e quindi meno giustificabile .
La superbia del sapere si manifesta nell'accontentarsi dell'erudizione anzi nel ritenersi migliore degli altri solo perche' eruditi .
Insomma l'erudizione e' un mezzo e non un fine ,
ma siccome l'erudizione da' potere ecco che si viene sedotti dalla vanita' di ritenersi quello che non si e' ma quello che si ha ( anche se si tratta solo di cultura) , diventa un fine .
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Vecchio 09-01-2009, 16.29.13   #34
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Se rimaniamo in quest'ottica essoterica sarai giudicata da Dio.
Perche' : perche' chi piu' sa piu' e' obbligato a non sbagliare , chi piu' sa piu' e' responsabile di quello che fa e quindi meno giustificabile .
La superbia del sapere si manifesta nell'accontentarsi dell'erudizione anzi nel ritenersi migliore degli altri solo perche' eruditi .
Insomma l'erudizione e' un mezzo e non un fine ,
ma siccome l'erudizione da' potere ecco che si viene sedotti dalla vanita' di ritenersi quello che non si e' ma quello che si ha ( anche se si tratta solo di cultura) , diventa un fine .
Volendo non serve neanche scomodare Dio, se uno passando per strada vede un incidente è obbligato a chiamare aiuti per non incorrere in omissione di soccorso, ma se passa un medico (quindi che sa di più in quell'ambito) e non interviene in base al suo sapere rischia diverse cose in più....
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Vecchio 09-01-2009, 16.36.16   #35
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ma come si manifesta la superbia del sapere, quando siamo sempre alla ricerca della conoscenza...chi è superbo è proprio colui che meno sa!
insomma non posso essere limitato nella ricerca perchè ho paura di un dio che mi giudica, consapevolmente scelgo di studiare quanto più posso, di capire quanto più posso, di scoprire quanto più posso...lascio a dio il potere di giudicarmi, sebbene io sia convinta che dio siamo tutti noi, su livelli di consapevolezza diversi, con possibilità di percezioni diverse...ma sono altresì convinta che tutti torneremo al tutto, cui apparteniamo da sempre.
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Vecchio 09-01-2009, 16.53.58   #36
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insomma non posso essere limitato nella ricerca perchè ho paura di un dio che mi giudica, consapevolmente scelgo di studiare quanto più posso, di capire quanto più posso, di scoprire quanto più posso...lascio a dio il potere di giudicarmi, sebbene io sia convinta che dio siamo tutti noi, su livelli di consapevolezza diversi, con possibilità di percezioni diverse...ma sono altresì convinta che tutti torneremo al tutto, cui apparteniamo da sempre.
Scusa ma allora non leggi . Ho detto che male non e' sapere ma fare del sapere un fine mentre deve essere sempre un mezzo .
Nessuno ti giudichera' male e nessuno ti limitera' mai , neppure se Dio sei tu o noi come dici , se del sapere fai quello che devi.
Questo e' il senso, non che sapere e' male, nessuno l'ha detto.

Poi generalmente chi non sa e' ignorante , presuntuoso non superbo ;se e' anche superbo allora e' scemo .
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Vecchio 09-01-2009, 17.03.08   #37
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se dalle nostre certezze ci si fa, come dire, guidare.
Intendo dire che forse ciò a cui attribuiamo un peso, come ciò che conosciamo e abbiamo conosciuto fino ad ora poiché parte ormai stabile, fortificata del nostro apparato, da questo, forse, bisogna allontanarsi un po.
Si parla di una sapienza che peraltro non esclude quello che tu presumi sia escluso o da escludere. Anzi, neanche parla di essere indotti in errore dal mio punto di vista ma, all'opposto, parla di " distrazione ed inganno".
tu sai jez che non ho parlato assolutamente di certezze, se c'è una persona piena di dubbi sono io...non mi piace pensare che ci si debba allontanare dalla ricerca, dalla conoscenza, per il solo fatto che l'analisi filosofica, il pensiero cognitivo potrebbe distrarci o ingannarci!
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Vecchio 09-01-2009, 18.30.50   #38
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ho ripreso queste frasi dal testo perchè mi inquietano...l'umanità dovrebbe sopire il desiderio di conoscenza per non essere distratta o indotta in errore! dunque lo studio del mondo, l'osservazione dell'universo, l'analisi filosofica sono distrazioni ingannevoli...concetto che non riesco a far mio, l'ignoranza, nel suo significato primario.. etimologico, è quella che induce gli esseri umani a sbagliare a cadere vittime di potenti sopraffattori, di manipolatori delle menti, gesù non può aver detto questo, gesù ha detto siate umili, non inorgoglitevi del vostro sapere perchè è poca cosa rispetto a quanto non sapete, siate umili ma consapevoli, non ci ha esortato a vivere nell'ignoranza, dovremmo dire, come un poeta di cui non ricordo il nome, beate le oche che non sanno perchè vivono e sono felici della loro condizione perchè incoscienti, beati gli animali che non hanno consapevolezza del dolore e dunque soffrono meno di noi! eppure tutti, anche noi qui nel forum, siamo alla ricerca del sapere, il desiderio di scoprire nuovi orizzonti è il sale della vita e quando non riusciamo a darci risposte convincenti ci sentiamo infinitamente poveri e frustrati.
la paura di essere giudicata non mi può limitare, consapevolmente accetto di essere giudicata nè mi erigo a livello di dio, sono un essere umano sperduto in mezzo a questo grande mistero che mi avvolge e mi risucchia e non posso neppure pensare! mi sembra di leggere i miti greci dove la superbia degli uomini veniva punita duramente dagli dei gelosi!
mi sento quasi di diventare superba, queste parole mi danno quasi lo sprone a cercare più a fondo, esisto so di esistere e non so perchè esisto e non devo nemmeno ragionare, studiare, devo restare ignorante...ma perchè, quale è il peccato, che cosa è il peccato ? oh dio quale confusione, sono disorientata, è una parte della religione che rifiuto e credo fermamente nella manipolazione di questi parole, di certo non così affermate da gesù.
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Scusa ma allora non leggi . Ho detto che male non e' sapere ma fare del sapere un fine mentre deve essere sempre un mezzo .
Nessuno ti giudichera' male e nessuno ti limitera' mai , neppure se Dio sei tu o noi come dici , se del sapere fai quello che devi.
Questo e' il senso, non che sapere e' male, nessuno l'ha detto.
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tu sai jez che non ho parlato assolutamente di certezze, se c'è una persona piena di dubbi sono io...non mi piace pensare che ci si debba allontanare dalla ricerca, dalla conoscenza, per il solo fatto che l'analisi filosofica, il pensiero cognitivo potrebbe distrarci o ingannarci!
Non ho detto questo perciò ho ripreso anche l'intervento di Nike col quale mi trovo in accordo.
Insomma l'essere dotto senza sostanza fornisce, esclusivamente, una parvenza, un riconoscimento dall'esterno. Conoscere determinate cose per il semplice gusto di dire: << " le conosco, le so ">> come se fosse un gioco a premi conoscere più di Tizio o Caio per un fine del tutto superficiale che è quello di apparire non di essere, a me non toglie nulla. La Sostanza, in fondo credo, sia altro.

E' vero non hai parlato di certezze ma implicitamente ne hai fatto riferimento, mi pare, con quel " mi inquieta". Come se ti si fosse stato levato qualcosa, forse la terra da sotto i piedi...!
Se il terreno dove cammini è la tua certezza e questa è divenuta il percorso sul quale ti trovi credo che sia inevitabile la situazione per cui, una volta minato, e questa mina oltre rischia di destabilizzare un complesso apparato, la stabilità del terreno stesso, anche la certezza traballa al momento dello scoppio.

Insomma, parli di sopire ma si parla invece di "eccessivo desiderio",

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2. Acquieta l'eccessivo desiderio di imparare, poichè ci si trova grande distrazione ed inganno. Coloro che sanno han caro di apparire dotti e di venire detti sapienti.
cioè un qualcosa che fuoriesce e che se trabocca deve per forza andare a finire da qualche parte. Da ciò col passare del tempo darci la percezione che l'acqua - facendo un piccolo esempio - alla quale ci si può dissetare, quella di cui abbiamo percezione diretta è quella originaria, di fonte.
Ma bere acqua imbottigliata è la stessa cosa che berla alla fonte? Comunque almeno per l'inizio disseta o potrebbe dissetare per il resto della vita visto che l'eccessiva sete non ci fa distinguere i tipi di acqua.
Semmai, a questo punto, non si tratta di non conoscere o fermarsi ad una conoscenza frivola ma di mettere in moto quell'intelligenza che per troppo tempo ha creduto di dissetarsi alla fonte...
__________________
Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 09-01-2009, 19.13.13   #39
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insomma non posso essere limitato nella ricerca perchè ho paura di un dio che mi giudica, consapevolmente scelgo di studiare quanto più posso, di capire quanto più posso, di scoprire quanto più posso...lascio a dio il potere di giudicarmi, sebbene io sia convinta che dio siamo tutti noi, su livelli di consapevolezza diversi, con possibilità di percezioni diverse...ma sono altresì convinta che tutti torneremo al tutto, cui apparteniamo da sempre.

La ricerca in se stessa non è sapere, è appunto ricerca perchè si sa di non sapere, dicendola come Socrate. E anche se si sa di sapere qualcosa, sono molte di più le cose che non sappiamo e che non sapremo mai.
Quindi lo studio e il cercare di capire non è sbagliato, ma questo non deve assorbirci talmente tanto da trascurare altre cose della nostra vita.
Il sapere da cui si viene messi in guardia qui è quello che fa rendere superbi, del tipo iosotuttoio quindi "sono superiore a te" mentre sappiamo bene che il sapere è sempre relativo e per forza limitato.
E si viene messi in guardia anche da quel sapere che ci fa avere sempre più sete, il che significa che è solo illusione quella che ci tolga la sete, e la continua ricerca di sapere diventa come un fuoco bruciante e può portare a distrazioni e inganni, riprendendo ad esempio le parole di Socrate nell'Apologia di Platone:

"E tutto preso come sono da questa ansia di ricerca, non m'è rimasto più tempo di far cosa veruna considerabile nè per la città nè per la mia casa; e vivo in estrema miseria...."

Dio giudica ciascuno in base a quello che è, per questo la cosa più importante è conoscere se stessi, che è appunto il titolo di questo capitolo:

"Del sapere umilmente di sè"

Umilmente perchè se mi considero migliore di altri abbasso la guardia e posso cadere nella superbia e in altre cose che mi allontanano dalla vera sapienza che solo Dio può dare, infatti la diede a Salomone ma quella più che sapere fine a se stesso fatto di tante nozioni era saggezza delle cose della vita...

Gesù non ha detto: "Beati gli ignoranti" ma bensì "Beati i poveri in spirito" e questa povertà è quella che solo Dio può riempire con la sua sapienza, chi è già pieno di sè non ha nulla da riempire...

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Vecchio 09-01-2009, 20.22.33   #40
Ray
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Commento anch'io il passaggio incriminato.

Citazione:
Questa è una lezione altissima e utilissima: conoscersi veramente e disprezzarsi
Direi che questa frase spiega tutto l'equivoco. Con l'aggiunta, magari, della parola "eccessivo" che forse non è stata letta bene. Il testo dice infatti di acquietare l'eccessivo desiderio di imparare... e dal contesto si evince che si tratta di imparare cose che portano erudizione e non vero sapere... vero sapere che è quel "conoscersi veramente" che non può produrre altro che umiltà, dato che chi si conosce veramemente sa dei demoni che in lui albergano e della sua debolezza noi loro confronti e non può che assumere l'atteggiamento non giudicante nei confronti degli altrui peccato che nel testo è propugnato.

Il testo consiglia anche di concentrarsi nel tentativo di sapere le cose che servono pr la salvezza (dell'anima), lasciando perdere, almeno un po', quelle altre "certe cose" che nulla avendoci a che fare, sono sapienza illusoria.

Inoltre, tornando sull'acquietare e sull'eccessivo, il testo non dice di spegnere iil desiderio di sapere, consiglia tuttavia implicitamente, di controllarlo, gestirlo, incanalarlo verso obiettivi utili all'anima. Chi può acquietare desideri in lui, infatti, ha la capacità di non farsi dominare dalla brama e di indirizzare il fuoco del desiderio verso ciò che più conta. l'autoconoscenza.

L'autoconoscenza conta perchè corrisponde alla conoscenza... degli altri e di tutte le cose. Se mi conosco perfettamente alllora conosco perfettamente la mia anima e so come salvarla... ne segue che lo so anche per gli altri. Se conosco il "mondo delle anime", conosco l'universo che, forse, in un certo senso, è l'anima di Dio. E posso allora sperare di arrivare a conoscere Dio... fine ultimo della religione, oltre che di tutti i percorsi spirituali.
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Vecchio 10-01-2009, 00.00.47   #41
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Direi che questa frase spiega tutto l'equivoco. Con l'aggiunta, magari, della parola "eccessivo" che forse non è stata letta bene. Il testo dice infatti di acquietare l'eccessivo desiderio di imparare... e dal contesto si evince che si tratta di imparare cose che portano erudizione e non vero sapere... vero sapere che è quel "conoscersi veramente" che non può produrre altro che umiltà, dato che chi si conosce veramemente sa dei demoni che in lui albergano e della sua debolezza noi loro confronti e non può che assumere l'atteggiamento non giudicante nei confronti degli altrui peccato che nel testo è propugnato.

Il testo consiglia anche di concentrarsi nel tentativo di sapere le cose che servono pr la salvezza (dell'anima), lasciando perdere, almeno un po', quelle altre "certe cose" che nulla avendoci a che fare, sono sapienza illusoria.

Inoltre, tornando sull'acquietare e sull'eccessivo, il testo non dice di spegnere iil desiderio di sapere, consiglia tuttavia implicitamente, di controllarlo, gestirlo, incanalarlo verso obiettivi utili all'anima. Chi può acquietare desideri in lui, infatti, ha la capacità di non farsi dominare dalla brama e di indirizzare il fuoco del desiderio verso ciò che più conta. l'autoconoscenza.

L'autoconoscenza conta perchè corrisponde alla conoscenza... degli altri e di tutte le cose. Se mi conosco perfettamente alllora conosco perfettamente la mia anima e so come salvarla... ne segue che lo so anche per gli altri. Se conosco il "mondo delle anime", conosco l'universo che, forse, in un certo senso, è l'anima di Dio. E posso allora sperare di arrivare a conoscere Dio... fine ultimo della religione, oltre che di tutti i percorsi spirituali.
va bene, le parole di stella hanno sempre il potere di calmarmi, sono facili da capire, sono essenziali.
d'accordo anche con ray quando afferma che la vera conoscenza è umiltà, credo che soprattutto i grandi scienziati, le grandi menti, hanno la percezione dei propri limiti, ma qual è la conoscenza illusoria, quali sono le altre cose che dobbiamo tralasciare...penso alle interferenze della chiesa cattolica sulla scienza dai tempi dei tempi. da quando ha avuto potere la chiesa è stata sempre in opposizione con le scoperte scientifiche che sono il frutto della ricerca del pensiero, dell'evoluzione mentale di questi poveri esseri che ancora brancolano nelle tenebre, in balia della più totale ignoranza del perchè si agitano, soffrono, amano, si illudono, piangono, nella disperata ricerca della felicità, di una spiegazione possibile dei mondi... il desiderio di sapere è nato con l'uomo delle caverne quando dipingeva le sue mani sulla roccia o riproduceva se stesso e gli animali che gli stavano vicino, quello stesso uomo che oggi soffre e si dimena nella speranza di giungere ad un'idea possibile dell'impossibile concatenamento dell'universo.

Ultima modifica di filoumenanike : 10-01-2009 alle ore 00.02.57.
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Vecchio 15-01-2009, 01.46.39   #42
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Predefinito Libro 1, capitolo III

Metto un altro capitolo. E' un po' lunghino, mentre per esempio il prossimo è piuttosto breve, ma ho pensato che per comodità di lettura anche futura è meglio mettere un capitolo in un post.
Chiaramente questo non significa che gli argomenti dei capitoi precedenti siano esauriti... si possono riprendere in ogni momento credo.


Citazione:
Cap. III – della dottrina di verità
Citazione:
1. Felice colui che impara la Verità da essa stessa, non attraverso figure e parole fugaci1, ma per il suo proprio essere. La nostra opinione, come il nostro senso, spesso ci inganna, e vede poco. A chi giova il tanto cavillare a proposito delle cose occulte e oscure, visto che durante il Giudizio non saremo certo accusati di non averle sapute? Grande sciocchezza trascurare le cose utili e necessarie, e per giunta tendere verso le curiose e dannose. Abbiamo gli occhi, ma non vediamo!
2. E che ci dovrebbe importare dei generi e delle specie? Colui a cui parla il Verbo eterno si libera di molte opinioni. Da un solo Verbo sono tutte le cose e tutte un solo Verbo ci dicono: e questo è il Principio, che parla anche a noi (Giovanni, VIII, 25). Nessuno senza di Lui intende, o giudica direttamente. L'uomo a cui questo solo è tutto, e a questo solo è tirato da tutto, e in questo solo vede tutto, può essere stabile e mantenersi in pace con Dio. O verità (che sei tutt'uno con) Dio, fa che io sia una cosa sola con te in perpetua carità. Spesso mi tedia il molto leggere e ascoltare: in te si trova tutto ciò che voglio e desidero. Tacciano tutti i dottori, ammutoliscano tutte le creature al tuo cospetto, solo tu parlami.
3. Tanto più qualcuno diverrà unito e connesso alla sua interiorità2, tanto più intenderà le molte cose e sublimi senza fatica, poiché riceverà dall'alto il lume dell'intelletto. Lo spirito puro, semplice e stabile, non si disperde3 in molte opere, perchè tutto fa a onore di Dio, e quanto a se inoperoso, procura di liberarsi di ogni ricerca di se. Cosa ti procura più impedimento e molestia che l'affezione del cuore non mortificata? L'uomo buono e devoto dispone prima dentro di se le opere che poi deve far esteriormente, così esse non lo trascinano nei desideri del vizioso appetito, ma egli le piega secondo ciò che detta la sana ragione. Chi ha più forte battaglia di colui che si sforza di vincere se stesso? E questa appunto dovrebbe essere nostra cura; vincere cioè se stessi, e ogni giorno rendersi più forte e procedere verso il meglio.
4. In questa vita ogni perfezione ha annessa a se qualcosa di imperfetto. E ogni nostra speculazione non manca di una certa caligine. L'umile cognizione di te è una strada verso Dio più sicura che la profonda indagine della scienza. Non si vuole (con ciò) incolpare la scienza, o la cognizione di una qualsiasi cosa, che è buona in se considerata, e ordinata da Dio; ma le si deve preferire sempre la coscienza e la vita integra, poiché molti studiano di più di sapere che di vivere bene, per questo spesso errano, e traggono poco o nessun frutto.
5. Oh, se mettessero tanta diligenza nell'estirpar vizi e nel piantar virtù, quanta nel sollevar questioni, non produrrebbero4 tanti mali e scandali nel popolo, né tanta dissoluzione5 nei monasteri. Veramente, quando sarà il Giudizio, non ci verrà domandato quel che abbiamo letto, ma quel che abbiamo fatto; non come avremo imparato bene, ma se saremo vissuti religiosamente. Dimmi, dove sono ora tutti quei Signori e quei Maestri da te ben conosciuti quand'erano vivi e fiorivano negli studi? Già le loro prebende son di altri, i quali non so se neanche ripensano ad essi. In vita sembravano qualche cosa, e ora non se ne parla più.
6. Oh, come se ne va presto la gloria del mondo. Magari che la loro vita avesse concordato con la loro dottrina, in quel caso avrebbero studiato e letto bene. Oh, quanti sono in questo secolo che periscono per vana scienza, essendo poco curanti del servizio di Dio! E poiché preferiscono essere grandi piuttosto che umili, in questo modo si perdono nei loro vani pensieri. Grande davvero è colui che si stima piccolo e considera un nulla ogni vetta d'onore. Prudente davvero è colui che reputa ogni cosa terrena come sterco per guadagnarsi Cristo (A' Filipp., III, 8). Dotto davvero è colui che fa la volontà di Dio e tralascia la sua.


NOTE ALLA TRADUZIONE:
1 - “non per figuras et voces transeuntes”... ho lasciato la traduzione del Guasti, ma ritengo importante sottolineare che quel “transeuntes” (da trans-eo, passare attraverso) veicola sia l'idea dell'impermanenza (di passaggio, brevemente), sia del tramite (mezzo attraverso cui si passa) che sono figure e parole.
2 - “ Quanto magis aliquis unitus, et interius implicatus fuerit...” il Guasti aveva tradotto “starà raccolto e diverrà semplice di cuore”. Il senso non si perde, ma a mio avviso un po' si nasconde. Unitus veicola “tutt'uno” e implicatus interius rende palpabile il senso di avviluppato con l'interno. Sono comunque temi che aprono la riflessione e la discussione.
3 - “dissipatur” veicola il significato di sparpagliarsi, spargersi qua e la, perdere l'unità
4 – il Guasti traduce “non avrebbero...”. Ho modificato perchè il verbo usato, “fierent” veicola un senso di connessione causa-effetto. La frase suona quindi anche come un'accusa.
5 – anche qui ho modificato “rilassamento” con “dissoluzione. Il termine latino è “dissolutio” (dissoluzione, disgregazione, sfasciamento) da cui anche “dissoluto”. I motivi sono gli stessi della nota precedente.
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Vecchio 15-01-2009, 18.49.20   #43
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Nel libro in mio possesso il primo paragrafo di questo terzo capitolo viene tradotto così:

1. Beato colui che viene ammaestrato dalla stessa Verità, non per mezzo di figure e voci che passano, ma per quello che è in sè. Le nostre opinioni e i nostri sentimenti poco valgono e spesso ci illudono. A che giova il discutere intorno alle cose sconosciute ed oscure, se non saremo giudicati e condannati il giorno del Giudizio per averle ignorate ?
Gran follia è la nostra se, trascurando ciò che è utile e necessario allo spirito, ci occupiamo con piacere di cose inutili o dannose. Questo è "avere occhi e non vedere". (Ger. 5, 21).

Ho messo qui questa traduzione non perchè la tua non sia valida, ma per confrontare il testo.

Questo primo paragrafo dice chiaramente di farsi ammaestrare dalla stessa Verità, e la Verità è la parola di Cristo, che ha detto: "Io sono la Via, la Verità, la Vita" e qui si torna al primo capitolo, farsi ammaestrare dalla Verità equivale a imitare Cristo, in questo modo il suo stesso Spirito ci suggerirà la verità.
Questo perchè ognuno si fa una interpretazione propria e ci aggiunge la propria opinione, quindi non è più la Verità.
Viene detto anche anche di evitare di disquisire sulle questioni oscure, perchè poco ci giova, e non per quello che sappiamo verremo giudicati, ma per come abbiamo vissuto.
Avere occhi e non vedere significa, secondo me, con un esempio, avere sempre una cosa davanti agli occhi ma a furia di cercare i particolari non vedere più quella cosa che ci sta davanti, dandola per scontata perdendo il proprio tempo a disquisire invece che cercare di viverla.

Mi fermo a questo primo paragrafo, ma tutto questo capitolo vuol significare che la Verità ci fa sbarazzare dall'anima di tutte le cose inutili, fa condurre una vita semplice ma nello stesso tempo piena di quello che è più utile all'uomo, con l'umile conoscenza di se stesso, come si è visto nel capitolo precedente, più che con la ricerca scientifica che in sè è cosa buona, ma andrebbe subordinata a una vita virtuosa.
Infatti se gli uomini imparassaro a vivere bene in questo senso invece che continuare a confutarsi tra di loro, tutti ne guadagnerebbero e al mondo non ci sarebbe tanta confusione.
Gli uomini passano ma la Verità rimane sempre uguale a se stessa, chi veramente è sapiente agisce secondo la volontà di Dio, senza curarsi molto di essere stimato dagli uomini.

Ultima modifica di stella : 15-01-2009 alle ore 18.57.31.
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Vecchio 16-01-2009, 00.19.44   #44
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Nel libro in mio possesso il primo paragrafo di questo terzo capitolo viene tradotto così:

1. Beato colui che viene ammaestrato dalla stessa Verità, non per mezzo di figure e voci che passano, ma per quello che è in sè. Le nostre opinioni e i nostri sentimenti poco valgono e spesso ci illudono. A che giova il discutere intorno alle cose sconosciute ed oscure, se non saremo giudicati e condannati il giorno del Giudizio per averle ignorate ?
Gran follia è la nostra se, trascurando ciò che è utile e necessario allo spirito, ci occupiamo con piacere di cose inutili o dannose. Questo è "avere occhi e non vedere". (Ger. 5, 21).

Ho messo qui questa traduzione non perchè la tua non sia valida, ma per confrontare il testo.
Il senso quello è. La traduzione che ho messo io è più letterale, più vicina ai termini usati nel testo originale. Quella che riporti tu è sicuramente più scorrevole ed è quella che, da quanto ho visto, circola maggiormente. Ho però preferito restare più vicino ai termini effettivamente usati perchè, anche se appunto il senso si mantiene, come vedere ci sono diversità di parole e spesso otteniamo interessanti spunti proprio dai ragionamenti sulle parole. E sono certo che l'autore non ne ha messo nessuno a caso.

Sui commenti ci torno, il capitolo è lungo e ci sono un sacco di cose da dire.
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Vecchio 16-01-2009, 15.06.13   #45
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Il senso quello è. La traduzione che ho messo io è più letterale, più vicina ai termini usati nel testo originale. Quella che riporti tu è sicuramente più scorrevole ed è quella che, da quanto ho visto, circola maggiormente. Ho però preferito restare più vicino ai termini effettivamente usati perchè, anche se appunto il senso si mantiene, come vedere ci sono diversità di parole e spesso otteniamo interessanti spunti proprio dai ragionamenti sulle parole. E sono certo che l'autore non ne ha messo nessuno a caso.

Sui commenti ci torno, il capitolo è lungo e ci sono un sacco di cose da dire.
Ammiro moltissimo il lavoro di traduzione che stai facendo per rendere a noi le parole che ha usato l'autore, e proprio quelle ci aiutano a comprendere il suo pensiero originale e ti ringrazio per questo bellissimo regalo che ci fai.

Sui commenti sono d'accordo con te, sono molte le cose che ne possono scaturire, e molto da meditare...

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Vecchio 20-01-2009, 01.15.08   #46
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Predefinito Libro 1, Capitolo IV

Metto anche il capitolo successivo che è piuttosto breve, anche se non abbiamo ancora commentato il precedente. Comunque è bello anche da leggere e si può sempre soffermarsi a parlare se qualcosa colpisce.


Citazione:
Cap. IV – Della prudenza nell'operare
Citazione:
1. Non si deve dar credito ad ogni parola o istigazione, ma tutto va ponderato cautamente e pazientemente secondo Dio. Ohimè, noi siamo così infermi da credere e dire spesso più il male che il bene degli altri. Ma gli uomini perfetti non credono facilmente a chiunque esponga1, poichè conoscono l'umana fragilità, anzi infermità, proclive al male e piuttosto labile nelle parole.
2. Grande saggezza è non essere precipitosi nell'agire e non soffermarsi ostinatamente alle (prime) impressioni. A ciò s'appartiene anche il non credere a qualsiasi discorso degli uomini, come il non diffondere subito alle altrui orecchie ciò che abbiamo udito e creduto. Consigliati con l'uomo di senno e di coscienza e cerca piuttosto di venire istruito da chi è migliore (di te), piuttosto che seguire i tuoi pensamenti. La vita buona rende l'uomo saggio secondo Dio, ed esperto in molte cose. Quanto più uno sarà umile in se e soggetto a Dio, tanto più sarà in ogni cosa sapiente e pacato.


NOTE ALLA TRADUZIONE:
1 – il Guasti traduce “ogni diceria”, una traduzione moderna “l'ultimo che parla”, quindi entrambi propendono per un'interpretazione di spregio nei confronti di quei “omni enarranti” del testo latino. Tuttavia “enarrare” significa riferire minuziosamente, esporre, interpretare, spiegare. Ritengo più sensato che il testo metta in guardia gli uomini perfetti (che aspirano a diventarlo) da chi parla bene, piuttosto (e oltre) che da chi dice scemenze evidenti.
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Vecchio 20-01-2009, 01.22.02   #47
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Traducendo questo ultimo pezzo mi ha colpito un concetto che forse, solo leggendo, mi sarebbe sfuggito.

Grande saggezza è non essere precipitosi nell'agire e non soffermarsi ostinatamente alle (prime) impressioni

In prima battuta avrei tradotto con un avversativo, tipo ma neanche, come dire che non va bene agire precipitosamente, ma nemmeno cristallizzarsi sulle prime impressioni. Però, a voler restare molto vicini al testo, la costruzione della frase non me lo consentiva. Così ho riflettuto.
In realtà probabilmente è una sfumatura ma l'autore intendeva, sempre che io abbia capito, che le due cose sono solo aspetti diversi della stessa. Cioè agire frettolosamente e cristallizzarsi sulle prime impressioni è pressochè equivalente, sono due modi di fare la stessa cosa: non imparare, non ponderare, non dubitare (restare "solti").

Infatti se io resto cristallizzato sula prima impressione che da una cosa mi arriva e agisco in base a quella, anche se ci metto un secolo, sempre frettolosamente ho agito. Perchè non ho considerato altro... non ho aspettato, ho solo esitato. A quel punto tanto vale agire d'istinto...
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Vecchio 22-01-2009, 22.42.15   #48
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Quello che mi colpisce di questo capitoletto è la prudenza che si dovrebbe mettere nel rapportarsi con gli altri, non prendere per oro colato ogni cosa che si sente in giro, questo modo di operare darebbe adito a tante cose errate, ma meditare e valutare ogni cosa secondo Dio, e accettare ammaestramenti solo da chi reputiamo migliore di noi, piuttosto che intestardirsi su certi nostri convincimenti che non hanno basi sicure, o basati sul sentito dire.
E naturalmente non fermarsi alle prime impressioni e in base a queste agire precipitosamente, come giustamente ha sottolineato Ray.
Quindi nell'operare e nel parlare bisogna usare prudenza e umiltà e prima di menare giudizi e opinioni di qua e di là e partire in quarta in qualche situazione ponderare bene la situazione magari con l'aiuto della preghiera.
Così si può condurre una vita pacata ed evitare anche un bel po' di problemi.
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Vecchio 22-01-2009, 23.52.05   #49
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Quello che mi colpisce di questo capitoletto è la prudenza che si dovrebbe mettere nel rapportarsi con gli altri, non prendere per oro colato ogni cosa che si sente in giro, questo modo di operare darebbe adito a tante cose errate, ma meditare e valutare ogni cosa secondo Dio, e accettare ammaestramenti solo da chi reputiamo migliore di noi, piuttosto che intestardirsi su certi nostri convincimenti che non hanno basi sicure, o basati sul sentito dire.
E naturalmente non fermarsi alle prime impressioni e in base a queste agire precipitosamente, come giustamente ha sottolineato Ray.
Quindi nell'operare e nel parlare bisogna usare prudenza e umiltà e prima di menare giudizi e opinioni di qua e di là e partire in quarta in qualche situazione ponderare bene la situazione magari con l'aiuto della preghiera.
Così si può condurre una vita pacata ed evitare anche un bel po' di problemi.
In effetti questa cosa dell'imparare da chi è migliore di noi e del non fissarsi sulle nostre idee sembra banale come insegnamento, anzi finora tutto quelo che dice sto libretto sembra banale, frutto del buon senso di chiunque.
Sembra, appunto.

Basta osservarsi un minimo ed essere un po' sinceri con se stessi per rendersi conto di quanto preferiamo restare attaccati alle nostre impressioni (che chiamiamo altisonatamente "idee") piuttosto che ascoltare, o solo prendere in considerazione quello che dice chi è migliore di noi.
Il fatto è che è duretta ammettere che qualcuno è migliore di noi no? Eppure, se siamo sinceri, quasi a prima vista lo/li riconosciamo. Una volta riconosciuto in qualcuno un appartenente alla categoria "migliori di noi" dovemmo ascoltare tutto quello che dice e, ove non collimasse con le nostre finte idee, mettere in dubbio prima quelle eppoi e semmai le parole arrivate.
Se addirittura questo "migliore di noi" è il diretto rappresentante del massimo raggiungibile, semplicemente dovremmo, ogni qual volta una nostra meravigliosa idea non collima con quel che ci dice, buttarla a mare e fare nostra la Sua.

Ma ci vuol coraggio... e forza. Tanta forza da contrastare e vincere l'attaccamento.
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Vecchio 23-01-2009, 15.40.44   #50
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In effetti questa cosa dell'imparare da chi è migliore di noi e del non fissarsi sulle nostre idee sembra banale come insegnamento, anzi finora tutto quelo che dice sto libretto sembra banale, frutto del buon senso di chiunque.
Sembra, appunto.

Basta osservarsi un minimo ed essere un po' sinceri con se stessi per rendersi conto di quanto preferiamo restare attaccati alle nostre impressioni (che chiamiamo altisonatamente "idee") piuttosto che ascoltare, o solo prendere in considerazione quello che dice chi è migliore di noi.
Il fatto è che è duretta ammettere che qualcuno è migliore di noi no? Eppure, se siamo sinceri, quasi a prima vista lo/li riconosciamo. Una volta riconosciuto in qualcuno un appartenente alla categoria "migliori di noi" dovemmo ascoltare tutto quello che dice e, ove non collimasse con le nostre finte idee, mettere in dubbio prima quelle eppoi e semmai le parole arrivate.
Se addirittura questo "migliore di noi" è il diretto rappresentante del massimo raggiungibile, semplicemente dovremmo, ogni qual volta una nostra meravigliosa idea non collima con quel che ci dice, buttarla a mare e fare nostra la Sua.

Ma ci vuol coraggio... e forza. Tanta forza da contrastare e vincere l'attaccamento.
Il problema qua, secondo me, è la difficoltà non solo di gettare quel che diamo per certo ma anche, soprattutto forse, riuscire a ri-conoscere che quello che abbiamo di fronte come migliore di noi. La forza per riuscire a liberarsi di questa certezza, ormai radicata, passa come hai detto per quella sincerità che parecchi credono di possedere ma che, in fondo, non fa parte di loro. Quanto si è disposti a rininciare a " quella" parte di se e quanto siamo propensi a migliorarci? Secondo me, poco.
__________________
Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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