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Vecchio 20-09-2006, 13.02.48   #1
Kael
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Giunto da Hollywood a Londra per la presentazione di un suo film, Charlie Chaplin si imbattè casualmente in un casting dove selezionavano un sosia/imitatore del suo celebre personaggio Charlot. Incuriosito e divertito da ciò, decise di prendervi parte, ovviamente cammuffato a dovere per non farsi riconoscere...

Tornato negli States, raccontò ridendo di essere giunto addirittura... ventesimo!

Questo fa riflettere su quanto le persone (in questo caso erano addirittura "qualificate") siano in grado di vedere un'altra persona nel suo insieme. Ad esempio, vedendo una persona con un naso molto grosso, tendono a "fissarsi" a tal punto su questo particolare che poi per trovare un suo sosia ricercherebbero un naso talmente pronunciato da superare perfino l'originale e quindi stravolgendolo...
In fondo, per molti Charlot era solo un paio di baffetti e una bombetta in testa...

A voi che altro fa venire in mente questa vicenda?
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Vecchio 20-09-2006, 13.12.52   #2
griselda
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Ricordo che da ragazzina guardavo un programma una serie di telefilm che si chiama blu book. (credo)
Indagavano su avvistamenti U.F.O in America e da questo hanno tratto la serie televisiva. Bon, quando gli avvistamenti erano di più persone, esse venivano interrogate separatamente ed ognuna di loro descriveva particolari diversi pur avendo visto la stessa cosa o essendo stati testimoni dello stesso episodio.
Abbiamo quindi in noi un analizzatore interno soggettivo? Collegato a che cosa?
Sono i sensi che attraverso le emozioni deviano dall’oggettivo al soggettivo trasformandolo in qualcosa di personale e non di reale? Un illusione?


Ultima modifica di griselda : 20-09-2006 alle ore 13.15.29.
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Vecchio 20-09-2006, 17.19.36   #3
RedWitch
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Originalmente inviato da Kael

Questo fa riflettere su quanto le persone (in questo caso erano addirittura "qualificate") siano in grado di vedere un'altra persona nel suo insieme. Ad esempio, vedendo una persona con un naso molto grosso, tendono a "fissarsi" a tal punto su questo particolare che poi per trovare un suo sosia ricercherebbero un naso talmente pronunciato da superare perfino l'originale e quindi stravolgendolo...
In fondo, per molti Charlot era solo un paio di baffetti e una bombetta in testa...

A voi che altro fa venire in mente questa vicenda?
Credo che in genere l'attenzione si fissi sul particolare esteriore che salta agli occhi per primo... e che questo serva poi per identificare chi ci sta di fronte... la persona con il naso pronunciato, diventerà il nasone per esempio... e che questo particolare, spesso si differenzi tra uomini e donne... Se una donna osserva (per modo di dire ) un'altra donna, per esempio dirà che ha begli occhi, se un uomo osserva la stessa donna dirà che di bello ha il seno ... anche qui, credo che la soggettività giochi un ruolo. E in ogni caso, ciò che ricorderemo della persona , non sarà il suo insieme ma ciò che ci ha colpito di più.. ad un primo incontro per esempio, l'impatto è fisico.. l'aspetto esteriore di una persona , è la prima cosa che abbiamo davanti, ed è ciò che ci da una prima impressione ...
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Vecchio 21-09-2006, 09.37.39   #4
Uno
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La pubblicità di tempo fa con Sean Connery era ben studiata da questo punto di vista, la ricordate?
Parlo di esplorare un canale diverso da quello proposto da Kael... il nome o ciò che rappresentiamo nell'immaginario collettivo ( e quanto in largo) è più importante di ciò che siamo realmente.
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Vecchio 21-09-2006, 12.21.17   #5
RedWitch
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Non ricordo molto bene la pubblicità, mi pare che ci fosse una signora che parlava con Sean Connery, e che lo riconoscesse verso la fine (e sveniva se non sbaglio)... Finchè credeva di parlare con una persona qualunque tutto bene, tranquilla e rilassata... quando si è resa conto di chi aveva di fronte, l'atteggiamento è cambiato radicalmente... la donna si è emozionata riconoscendolo....
A me per esempio capitava se venivo a sapere che una persona è laureata (io non lo sono) , il fatto che chi avevo davanti avesse un titolo di studio, automaticamente mi metteva in soggezione come se il titolo di studio, facesse di questa persona un "in più" ..
Un altro esempio.. tempo mi sono trovata a chiacchierare davanti ad un ufficio con un giocatore della squadra della mia città (senza sapere chi fosse) . Poi entrambi siamo entrati nell'ufficio in questione.. e le persone che lavoravano lì trattavano questo ragazzo come fosse chissà chi.. dopo le ho sentite dire che era il giocatore tal dei tali... se lo avessi saputo prima, chissà se mi sarei comportata in maniera naturale... (mi sa proprio di no..)

In questo caso... l' "abito" fa il monaco... il nome.. o ciò che una persona rappresenta vale più di quello che la persona è...
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Vecchio 21-09-2006, 12.50.56   #6
griselda
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Come si suol dire l’apparenza inganna…
Eggià proprio come dice Red sì sì ecco che ancora ci rapportiamo ci giudichiamo e di conseguenza ci comportiamo, siamo condizionati “da” e questo ci toglie la nostra naturalezza che tanto ci farebbe bene per conoscerci un po’ meglio.
Racconto un episodio: un giorno al lavoro, in negozio, si presenta un tizio distinto brizzolato, ben vestito e molto curato, chiede di pagare con la carta di credito rimanendo sotto il limite garantito per cui anche non conoscendolo ci siamo fidati …dell’apparenza e siamo rimasti ingannati, la carta di credito e carta di identità erano l’una rubata e l’altra falsa.
Non ho visto la pubblicità in questione, peccato, dovrebbero farla girare ancora per permetterci di renderci conto della nostra “stupidità” condizionata.

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Vecchio 21-09-2006, 12.52.47   #7
jezebelius
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Infatti molto spesso ci si affida a ciò che una persona " rappresenta " ( politico, imprenditore, calciatore e via discorrendo ) nella società come se quello fosse un " titolo " per assumere una qualche importanza particolare.
Probabilmente i nobili tempo fa, erano soggetti ( si fa per dire....) a questo tipo di riconoscimento.
Erano trattati in modo particolare rispetto a chi non lo era. Oddio...non è che oggi l'andazzo sia cambiato parecchio ....
Anche la televisione, quindi, contribuisce a questo " riconoscere " determinati ruoli che nell'immaginario collettivo servono a dare una gradazione della persona; quasi come in una scala gerarchica ci inseriamo - sottoponiamo automaticamente ad un riconoscimento generico. Insomma ci si relaziona agli altri in conseguenza del posto occcupato in questa scala!
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“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 21-09-2006, 13.01.08   #8
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Insomma ci si relaziona agli altri in conseguenza del posto occcupato in questa scala!
Purtroppo sembra che la scala apparente sia più importante della scala reale. (non sto parlando di carte da gioco )
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Vecchio 21-09-2006, 15.14.19   #9
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Si si, io ho buttato solo uno spunto ma sono tante le cose che mi vengono in mente a leggere questa vicenda... Mi viene in mente ad esempio quanta fortuna ci vuole per sfondare nel mondo dello spettacolo (mi pare siano molti i casi di attori che hanno iniziato come sostituti di altri, quindi giudicati "inferiori" dal regista, quando poi loro hanno fatto carriera e i principali no...) Anche Stephen King se non sbaglio raccontò che da giovane quando ancora era uno sconosciuto le case editrici gli rifiutavano un libro dopo l'altro, ma lui che credeva nelle sue opere le conservò... Così, diventato finalmente famoso, per alcuni anni non fece altro che tirare fuori dagli scatoloni i suoi vecchi libri (prima rifiutati) inanellando una serie spaventosa di best seller...

E' anche noto quel servizio che hanno mandato in onda in tv, dove un ragazzo bruttino si presentava da un produttore discografico con la demo della sua canzone. Fu liquidato in pochi minuti, dicendogli pure di lasciar perdere con la musica che non faceva per lui. Il giorno dopo, si presentò una modella bellissima e appariscente con la stessa canzone. Il produttore ne restò ammirato e le promise un contratto per l'incisione di un intero album...
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Vecchio 21-09-2006, 21.48.17   #10
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Racconto un episodio: un giorno al lavoro, in negozio, si presenta un tizio distinto brizzolato, ben vestito e molto curato, chiede di pagare con la carta di credito rimanendo sotto il limite garantito per cui anche non conoscendolo ci siamo fidati …dell’apparenza e siamo rimasti ingannati, la carta di credito e carta di identità erano l’una rubata e l’altra falsa.
L’apparenza inganna vero, Gris devo dire che facendo questo tipo di lavoro avendo a che fare con molta gente tutto il giorno ci sono moltissime occasioni per sperimentarlo. Tanto che alla fine, non solo non ti stupisci più di niente ma col tempo impari anche a farti ingannare meno.
Tra mille situazioni di questo tipo una mi ha colpito in particolare. Ho un cliente che molte volte viene vestito come può esserlo un contadino al lavoro, a volte viene con il trattore (che sia chiaro, non sto giudicando nulla e nessuno ma espongo solo il fatto com‘è). Le prime volte che entrava logicamente questo ho pensato, quindi ok l’impatto visivo è il primo che mi ha colpito. Ma quando ha chiesto quello che voleva mi sono resa conto che era una persona abituata a comandare e non solo, ad ottenere tutto subito a volte addirittura scocciandosi se pur arrivando dopo un altro, gli facevo aspettare giustamente il suo turno. Anche dal modo di chiedere, dai gesti, tutto. Non mancava nemmeno di farmi degli appunti, per esempio su una cosa che da un’altra parte pagava 10 centesimi in meno che da me. Poi parecchio tempo dopo vengo a sapere che è miliardario e nipote di un senatore. E che si diletta a lavorare la terra. Che dire? Miliardario o contadino sempre un cafone tirchio resta (constato non giudico ) e il suo turno lo aspetta lo stesso
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Vecchio 29-11-2006, 05.04.58   #11
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A proposito di apparenza, la cosa peggiore è che per la maggior parte delle volte non ci fidiamo dell'apparenza che ha suscitato in noi una determinata persona/evento, ma ci affidiamo all'apparenza che ha per gli altri, senza constatare, senza chiederci se per noi è lo stesso, a noi basta avere una minima descrizione di più cose possibili e non ci interessiamo di avere una descrizione soggettiva di quello che possiamo riuscire a vedere. Il discorso è molto ampio, e non mi cimento a dare possibili spiegazioni, però magari può fare da riflessione


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ah beh allora... se le ha dette Gesù Cristo... non giudico (scherzo).
preso da qui #9

questa è una frase simpaticissima ed in questo caso è detta per scherzo, però oltre che ridere potrebbe far riflettere parecchio, credo sia successo almeno un pò di volte a tutti questa cosa, nel senso che ci sono degli standard e tutti ci adattiamo, e se ci dovessimo trovare a giudicare tutto quello che adesso riteniamo bello, giusto, simpatico....senza sapere da dove proviene, sicuramente e senza esagerare direi che minimo sulla metà delle cose avremmo un parere diverso, a partire dall'arte dove il nome dell'esecutore dell'opera ci da già prima ancora di averla vista una buona parte del parere che andremo ad avere, ai registi per i film, agli scrittori per i libri...ecc.....
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Vecchio 02-12-2006, 20.29.42   #12
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Ho visto che date molta importanza alle parole e condivido, a me apparenza fa venire in mente una cosa che appare, che esce da qualcosa, non so spiegare bene ma mi dà un senso di vacuità.
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Vecchio 04-12-2006, 16.59.46   #13
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Ho visto che date molta importanza alle parole e condivido, a me apparenza fa venire in mente una cosa che appare, che esce da qualcosa, non so spiegare bene ma mi dà un senso di vacuità.
Ciao Mamer (benvenuto anche da parte mia, anche se in ritardo.. )
Qualcosa che appare, che esce da qualcosa.. qualcosa di esterno a noi intendi? in effetti apparire, per come non si è, potrebbe significare mostrare qualcosa di esterno a me, facendolo passare come interno.. non sono sicura di essermi spiegata..
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Vecchio 04-12-2006, 17.31.07   #14
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in effetti apparire, per come non si è, potrebbe significare mostrare qualcosa di esterno a me, facendolo passare come interno.. non sono sicura di essermi spiegata..
Come si fa a mostrare una cosa che non si ha?
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Vecchio 04-12-2006, 17.44.10   #15
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Per esempio potrei mostrare di conoscere molte cose semplicemente avendo letto un libro, e mostrandomi con parolone.. fare finta di aver letto molto , e non aver letto granchè.. finchè regge ...
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Vecchio 04-12-2006, 17.53.35   #16
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Io penso che ognuno abbia tutti i comportamenti possibili a sua disposizione, poi alcuni li usa e altri no,
il problema non è di chi si comporta in un determinato modo, ma di chi lo vede, è questo il significato dell'apparenza per me: quello che si vede, non quello che si è,ma solo quello che appare.A volte può essere la stessa cosa, ma solo per chi sa vederci bene.
Quando si cerca di far capire una cosa a una persona (o a tutte le persone) si usano i comportamenti che sembrano consoni all'occasione, ogni comportamento, ogni gesto, è mirato a trasmettere un messaggio. poi tocca agli altri interpretarlo.

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Per esempio potrei mostrare di conoscere molte cose semplicemente avendo letto un libro, e mostrandomi con parolone.. fare finta di aver letto molto , e non aver letto granchè.. finchè regge ...
infatti quello che dico io, è che il problema non sarebbe il tuo, semplicemente nessuno si sveglia una mattina e dice d'ora in poi voglio apparire colto, c'è sempre altro dietro, e credo che tu "voglia" trasmettere qualcosa con questo atteggiamento, a molti appariresti colta, ad altri apparirebbe il motivo per cui lo fai.

intendevo dire col discorso che appare e si mostra sempre qualcosa che si ha internamente, però può apparire esternamente in diverse forme

Ultima modifica di MaxFuryu : 04-12-2006 alle ore 17.56.55.
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Vecchio 04-12-2006, 18.31.49   #17
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Adesso ho capito cosa intendi, grazie Max..
Appariamo agli altri per come recepiranno il nostro modo di comportarci .. verissimo...
Il rovescio della medaglia è che a volte si cerca di comportarsi, per apparire in un certo modo.. intendevo questo prima.. sono d'accordo sul fatto che abbiamo a disposizione tutti i comportamenti possibili, se riuscissimo a vederli tutti, e a comportarci sempre cercando di dare il meglio in ogni occasione allora avremmo un grado di consapevolezza alto... e non faremmo nulla per apparire agli altri in un certo modo.. ma ci mostreremmo davvero.. in questo senso.. se io mi comporto per apparire in un certo modo il problema non è degli altri.. ma è mio.... Se invece scelgo il modo in cui mi comporto.. sono d'accordo con te...
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Vecchio 04-12-2006, 21.49.47   #18
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Ciao Mamer (benvenuto anche da parte mia, anche se in ritardo.. )
Qualcosa che appare, che esce da qualcosa.. qualcosa di esterno a noi intendi? in effetti apparire, per come non si è, potrebbe significare mostrare qualcosa di esterno a me, facendolo passare come interno.. non sono sicura di essermi spiegata..
Come avete nella discussione continuato ad esporre, dicevo che per me l'apparire è tirare fuori qualcosa che c'è dentro, ma che viene da un profondo buio e che, parer mio, dovrebbe rimanere la.
Questo cozza apparentemente con il "conosci te stesso", in realtà non ho bisogno sempre di esternare ciò che di me arrivo a conoscere, viceversa nell'apparire ho l'impressione che alcuni esternano ciò che non conoscono di se stessi.

grazie per il benvenuto
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Vecchio 04-12-2006, 23.52.04   #19
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Originalmente inviato da Mamer Visualizza messaggio
Come avete nella discussione continuato ad esporre, dicevo che per me l'apparire è tirare fuori qualcosa che c'è dentro, ma che viene da un profondo buio e che, parer mio, dovrebbe rimanere la.
Questo cozza apparentemente con il "conosci te stesso", in realtà non ho bisogno sempre di esternare ciò che di me arrivo a conoscere, viceversa nell'apparire ho l'impressione che alcuni esternano ciò che non conoscono di se stessi.

grazie per il benvenuto
Il che potrebbe essere un buon modo per iniziare ad auto-conoscersi. Se qualcosa mi si para innazi (ad-parere) posso vederla...

Apparire non vuol dire solo spiccar fuori ma anche sembrare (parere ha generato anche la parola parere appunto, nel senso di opinione) quindi, oltre al senso di "esterno" che anche un valore di soggettività... mi pare possa essere così...
Ray non è connesso  
Vecchio 05-12-2006, 19.39.27   #20
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Forse quel parere è un'altro aspetto che salta fuori dal dentro, e come dici tu è soggettivo, per questo aggiungo io.
Di solito usiamo la parola parere (mio o di mario) ad indicare che proviene da qualcuno, infatti questa parola ha sempre un aggettivo possessivo, credo.
Cosa ne dici?
Mamer non è connesso  
Vecchio 05-12-2006, 20.43.33   #21
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Si infatti, il parere è sempre di qualcuno, persona o ruolo che sia (parere professionale per esempio) ma, credo, diventi possesso in quanto soggettivo, non viceversa.
Come dire che è il prodotto della visione, o filtro, soggettivo di "qualcos'altro" e lo diventa proprio perchè passa attraverso questo filtro, questa lente colorata... la persona. Quindi si, salta fuori, anche se non viene necessariamente espresso (un parere posso anche tenermelo)... quindi è già soggettivo in un fuori un po' meno fuori dell'esprimere (mmmh, mi sa frase infelice, spero si capisca).
E' un po' sottile ed è difficile da dire, ma è riferito alla tua frase per la quale "puoi anche non esprimere quel che conosci di te stesso" e intendevo dire che il fatto che non la esprimi non rende questa conoscenza necessariamente meno soggettiva. Se intendevi che, proprio per questo, a volte si farebbe bene a non esprimere, concordo pienamente.

Bon, sto cavillando... fondamentalmente concordo.
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Vecchio 05-12-2006, 22.40.49   #22
Kael
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Indubbiamente "appare" ciò che prima non c'era, o meglio, che stava nascosto... Così appare il sole, la luna, un fantasma... Vengono appunto "fuori" da qualcosa... e le apparizioni spesso fanno paura...

"Mi appari diverso" dunque, diverso da cosa? Da un'altra apparenza, quella di ieri?
Appaio, scompaio, riappaio, scompaio... Ma dove si trova il mio "nascondiglio"?

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