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Vecchio 30-09-2008, 16.31.19   #1
Uno
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Predefinito Grazie per avermi ascoltato

Se non siamo proprio degli orsi è facile dirlo, ma anche solo pensarlo/dimostrarlo a qualcuno con cui non abbiamo moltissima confidenza o a qualcuno che rispettiamo, ma la stessa cosa siamo capaci di ricordarla, di farla etc etc... con persone a cui siamo vicini, almeno con il corpo, tutti i giorni?
Può sembrare una domanda banale a cui si può rispondere o meno in due secondi, eppure come un domino parte tutta una serie di dinamiche in base a come ci comportiamo in questo senso.
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Vecchio 30-09-2008, 17.26.45   #2
Grey Owl
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A volte sottointendo (a dirla tutta mi scordo) di ringraziare mia moglie. Con mia moglie ogni tanto arriviamo a discuterse su questo, capita che delle sere ci mettiamo a discutere su quanto poco valorizzo il suo lavoro in casa.
Esco di casa la mattina per poi rientrare il pomeriggio tardi (circa alle 18,30) ma anche piu' tardi se capitano impegni con la scuola (riunioni, consigli, impegni presi).
Una volta a casa spesso cucino io perche' e' una mia passione e lei e' contenta perche' per contro si trova un po' impacciata, poi si sparecchia dopo cena, poi gioco con mia figlia o controllo i compiti, poi si fa tardi e tutto continua in una sequenza di impegni.
In questi momenti io e mia moglie ci scivoliamo addosso, il tempo e' poco per parlare, si rimanda il tutto dopo che nostra figlia e' andata a letto. Dopo che e' andata a letto a volte capita che mia moglie (che legge un libro a mia figlia prima di addormentarsi) non ritorna dalla camera da letto perche' anche lei si addormenta. Quando riesce a resistere alla sonno ritorna in sala e possiamo parlare ma a volte la stanchezza di entrambi e' troppa e si guarda qualcosa alla tv mentre le faccio un massaggio oppure le accarezzo i capelli.

Quando la stanchezza e' tanta mi capita di dimenticarmi questi gesti. Lei mi riconosce l'impegno che metto nel fare le cose e pure io le riconosco l'impegno che mette in quello che fa pero'...
Ce' un pero', quando sono molto stanco divento ironico con lei al punto che le rinfaccio il poco impegno che mette nelle cose.
E' sbagliato, e' odioso questo modo di sfogarmi e dall'ironia si passa alla discussione. Mia moglie fa un lavoro partime di cinque ore ma poi il pomeriggio deve fare la spesa, seguire nostra figlia nei compiti, nello sport, pulire casa, e altri impegni.
Quello che fa e' tanto, tantissimo ma ogni tanto gli rinfaccio che non e' abbastanza. Dopo la discussione in cui mi rendo conto di come uso lei per sfogarmi dallo stress mi dispiaccio.

Oggi sono migliorato ma ogni tanto ci ricasco quando mi sento non valorizzato nel mio impegno, reagisco e perdo il senso delle cose che dico.
Ci manca a volte il tempo per noi, per farci le coccole, la covatina (termine per dire noi due sul divano abbracciati) e cosi' ogni tanto ci riprendiamo per ricordarci che ogni tanto serve fermarsi.
Ho omesso il fatto che pure lei mi rinfaccia che prendo troppi impegni oltre al lavoro anche se di fatto non sono cosi' tanti (sono nel consiglio di circolo del comune della mia citta').

Alla base delle nostre discussioni ce' proprio il fatto che non ci diciamo spesso "grazie di avermi ascoltato"
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Vecchio 30-09-2008, 18.13.31   #3
griselda
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Già....diamo per scontato che un marito o un figlio siano obbligati ad ascoltarci...solo per il fatto di essere dei familiari non li vediamo per quello che sono esseri indipendenti.

Io sono solita ringraziare con il cuore un amico o un amica o un estraneo ( anche se difficilmente mi apro con chiunque) però poi davanti alla mia famiglia mi dimentico e do per scontato anzi penso proprio che "debbano" ascoltarmi ( solo per il fatto che io li ascolto sempre) e se non lo fanno poi ci sto male e a volte mi inalbero pure.

Prestare ascolto mi pare sia la parte femminile che abbiamo in noi che ci permette questa funzione di accogliere e mica in tutti poi è aperta, oppure è aperta lei e chiusa la maschile di azione e quindi pare di non essere stati ascoltati, invece lo si è stati ma è mancata l'altra.
A parte questa digressione mi pare di evidenziare in me una mancanza di umiltà e di riconoscimento verso i componenti della mia famiglia.
Sono diventata come mia madre roba da matti, quando lo vedevo in lei mi dava sui nervi e ora che faccio? U-g-u-a-l-e!
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Ultima modifica di griselda : 30-09-2008 alle ore 18.15.54. Motivo: corretto abbligati con obbligati
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Vecchio 30-09-2008, 18.17.33   #4
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Se non siamo proprio degli orsi è facile dirlo, ma anche solo pensarlo/dimostrarlo a qualcuno con cui non abbiamo moltissima confidenza o a qualcuno che rispettiamo, ma la stessa cosa siamo capaci di ricordarla, di farla etc etc... con persone a cui siamo vicini, almeno con il corpo, tutti i giorni?
Può sembrare una domanda banale a cui si può rispondere o meno in due secondi, eppure come un domino parte tutta una serie di dinamiche in base a come ci comportiamo in questo senso.
Ma scusa , senno' il quotidiano sarebbe una gioia non quello che e' , non ti pare?
Diciamo invece come fare a dare piccoli ma piccoli shock al quotidiano per trasformarlo .
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Vecchio 30-09-2008, 18.24.08   #5
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Il "grazie per avermi ascoltato" per come lo vivo, ha una alta valenza, per cui (a differenza del "grazie" facile che ho per tante cose e che seppur cerco di trattenere mi scappa spesso più o meno sentito), faccio abbastanza attenzione a chi lo dico e quando lo dico.. certo è che come per tante altre situazioni che mi imbarazzavano o imbarazzano mi riesce più facile in un contatto a distanza come puo' essere la chat o una mail, o una lettera , piuttosto che dire in faccia a chi mi è vicino fisicamente "grazie per avermi ascoltato", certe cose , con certe persone mi restano in gola, non riesco a dirle, anche se questa cosa è migliorata molto.. e questo è un aspetto della cosa, che vedo, e che conosco abbastanza in me.
L'altro potrebbe essere che forse do un po' per scontato che siano poche le persone disposte ad ascoltarmi sul serio, perchè onestamente vedo tutti molto concentrati su sè stessi, anche quando sembra che stiano ascoltando mi accorgo che la maggior parte delle persone non vede l'ora di parlare di sè stesso .. per cui ci faccio anche poco affidamento, difficilmente permetto a chi ho vicino fisicamente di ascoltarmi.. ed è un mio limite mi rendo conto. Se sento che chi ho davanti mi ascolta davvero o mi vuole bene sinceramente credo di essergli riconoscente.. devo guardare bene ancora..

E' una domanda difficile Uno, altrochè..

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Vecchio 30-09-2008, 18.58.17   #6
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Anche a me dà l'impressione, che è più di un'impressione, che alle persone a cui chiedo ascolto per un po' mi ascoltino, ma poi si deconcetrino e pensino ad altro, se non a se stesse.
Usando l'effetto specchio, però mi rendo conto che anch'io certe volte ascolto solo superficialmente, specie se l'argomento non desta il mio coinvolgimento.
Ho notato però che quando dò ascolto ricevo anche ascolto, e in quei casi il ringraziamento è immediato, a parte il fatto che si vede dall'espressione più rilassata, si esprime con un sincero grazie e con un abbraccio, questo naturalmente con le persone di casa.
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Vecchio 30-09-2008, 19.24.48   #7
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Ma scusa , senno' il quotidiano sarebbe una gioia non quello che e' , non ti pare?
Diciamo invece come fare a dare piccoli ma piccoli shock al quotidiano per trasformarlo .
Gli shock non te li puoi mica dare da solo, se no non sarebbero shock.
Puoi sfruttare quelli che inevitabilmente ti arrivano, ma per far questo devi far pulizia da parecchie cose, tipo il domino che dicevo in questo discorso
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Vecchio 30-09-2008, 19.26.46   #8
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Ma scusa , senno' il quotidiano sarebbe una gioia non quello che e' , non ti pare?
Diciamo invece come fare a dare piccoli ma piccoli shock al quotidiano per trasformarlo .

e se lo fosse una gioia a seconda di come siamo anche noi in quel contesto?
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Vecchio 30-09-2008, 19.31.44   #9
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e se lo fosse una gioia a seconda di come siamo anche noi in quel contesto?
Allora dicci , dimmi come fai a mantenerlo una gioia a dispetto di maia
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Vecchio 30-09-2008, 19.44.09   #10
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Gli shock non te li puoi mica dare da solo, se no non sarebbero shock.
Puoi sfruttare quelli che inevitabilmente ti arrivano, ma per far questo devi far pulizia da parecchie cose, tipo il domino che dicevo in questo discorso
Sfruttare quelli che arrivano gia' non sarebbe male , non rinunciare ma buttarsi e prendere il nuovo che arriva .
Certo devi volerlo ed avere la forza di farlo e non farti travolgere dalle cose.
Ma maia e' subdola ti prende e nemmeno te ne accorgi per questo ci vuole quasi sempre prima un piccolo shock , poi ringraziare e' niente e' cosa fatta.
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Vecchio 30-09-2008, 19.50.49   #11
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Mhm...devo dire che non mi sottraggo dall'ascoltare. Lo trovo però abbastanza complicato, lo ammetto, non foss'altro che per l'attenzione che ci vuole, per cui da qualche tempo, anche se non spesso, ho iniziato a guardare sta cosa pure se non ci sono riuscito interamente.
Mi capita insomma, di prestare ascolto, poche volte di essere ascoltato.
Si perchè, per il secondo caso faccio molta attenzione nel senso che non è che disdegno i consigli ma condizionato dal fatto che questi vengono " dati" senza che io abbia avanzato richieste e peggio ancora, per il semplice fatto di essere stati dati, nascondono una certa pretesa ad essere seguiti seguo un'altra via.
Allora come mi comporto?
Sento, per così dire, quando è il momento di essere ascoltati.
Un certo momento di equilibrio.

Oltre che complicata la cosa, capita che chi ho di fronte, pure si estranea ma non posso pretendere chissà che.
Oppure capita che quella dichiarazione che sto rendendo " suscita" nell'altro o nervosismo o altra emozione, per cui sta cosa l'avverto.
Mi rendo conto che non tutti reagiscono allo stesso modo: c'è chi si innervosisce e chi tende a non farlo - ma lo fa - cercando di rimanere saldo.

Ora, per quanto riguarda le persone che fisicamente ho vicine - penso ai genitori ad esempio o al partner ( per inciso quel che ho detto poco sopra si verifica nella dinamica che definisce, almeno, una vicinanza col corpo ) e per quanto mi riguarda partendo da quello che ho osservato, il mio comportamento non nasconde una pretesa di essere ascoltato.
Mi è capitato di " acchiappare " cose del tipo: " io ti ho ascoltato e quindi tu devi ascoltarmi". Sinceramente se c'è ( sempre ), per ora non la vedo, quindi è probabile che questa possa inficiare tutto quello che dirò, casomai appunto vi fosse in maniera costante.

Ammetto che mi capita di dichiarare qualcosa talvolta a cui non " segue " un grazie. Ecco si, lo faccio specie in famiglia.
Ho notato poi che per il semplice fatto, come diceva Gris, di stare nel nucleo di contatto fisico, la famiglia è l'esempio più eclatante secondo me ove si passa la maggior parte del tempo, c'è questa pretesa in fondo.
Sono dell'opinione che devo ancora sondare la cosa. Presumo per questo allora che tale modo di comportarsi comunque condizioni lo stare con chi fisicamente abbiamo vicino ma non ne ho chiaro il modo.
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“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”

Ultima modifica di jezebelius : 30-09-2008 alle ore 19.59.20.
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Vecchio 30-09-2008, 21.24.22   #12
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Sto andando all'indietro per cercare il motivo dentro di me del mio "grazie di avermi ascoltata" di solito succede dopo che ho parlato di me dei miei più intimi pensieri, di quello che non accetto, di quello che non vorrei avere, di tutto quello di cui mi vergogno e quando mi mostro come sono nuda e cruda ho come la sensazione di dare qualcosa all'altro di odioso e insopportabile tanto che l'ascolto di ciò debba avere a resto una grazia tale per essere ascoltato. Il più delle volte sono cose che nemmeno io voglio ascoltare da me. ( altre che raccontate a me mi metterebbero ansia)
Difficilmente parlo di me del mio intimo solo a persone che amo e che sento in sintonia con me altrimenti taccio perchè penso che non capirebbero, che mi giudicherebbero che farebbero un pasto che poi vomiterebbero appena possibile magari anche addosso a me magari in un momento di rabbia. (chiedo scusa per la forma un po' forte non mi veniva meglio)
Credo che spesso mi difendo da ciò che ascolto, non lo voglio, anche se mi sono care le persone che mi parlano e frettolosamente do dei consigli su come risolvere i problemi che nemmeno io so affrontare e risolvere, ma lo faccio perchè, immedesimandomi, mi sento male e non voglio che l'altro stia come mi sento io ma sopratutto non voglio stare male io. Altre volte mi difendo perché penso al contrario che non sanno cosa sto provando che non sono me.
Mi rendo conto che anche quando credo di ascoltare qualcuno sono sempre ad ascoltare me stessa inconsciamente e di li ne viene la reazione. Spesso l'altro vuole solo un abbraccio e io lo riempio di parole per scappare da me stessa. Non sono mai obiettiva e sarebbe meglio che tacessi e ascoltassi solo e poi chiedessi alla persona cosa lei ha deciso di fare senza inserirmi con commenti fuori luogo, senza proiettare le mie paure su di lei.
L'ascolto è silenzioso dentro e fuori mi sa.

E l'umiltà sarebbe una gran cosa.

Anche se un po' confuso è ciò che credo.

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Vecchio 30-09-2008, 22.04.19   #13
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Ascoltare è un arte veramente difficile.

Per arrivare a livelli accettabili, per poter dire, insomma, che si sta comunicando è necessario un livello minimo che raramente si raggiunge. Solitamente ci si dà solo informazioni indispensabili ma non ci si ascolta reciprocamente.

Il motivi è, a mio avviso, sostanzialmente questo: ascoltare presuppone un costante sforzo di attenzione. E' necessario far cessare il dialogo interiore (o ridurlo ai minimi termini) e concentrarsi su ciò che stiamo ascoltando.

Ci sono poi circostanze che aiutano o rendono più difficile l'ascolto: per esempio siamo facilitati se ciò che stiamo ascoltano ci interessa.
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L'unico vero insuccesso nella lotta consiste nello smettere di combattere.
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Vecchio 30-09-2008, 23.19.07   #14
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Se non siamo proprio degli orsi è facile dirlo, ma anche solo pensarlo/dimostrarlo a qualcuno con cui non abbiamo moltissima confidenza o a qualcuno che rispettiamo, ma la stessa cosa siamo capaci di ricordarla, di farla etc etc... con persone a cui siamo vicini, almeno con il corpo, tutti i giorni?
Può sembrare una domanda banale a cui si può rispondere o meno in due secondi, eppure come un domino parte tutta una serie di dinamiche in base a come ci comportiamo in questo senso.
Sarà che quando un problema, un argomento, mi tocca vedo solo quello ma a me questa cosa fà venire in mente molto di quel "senso del dovere" con cui mi stò scontrando ultimamente.

La frase così come l'hai scritta per esteso credo di averla detta a degli amici molto amici, specie dopo uno sfogo o dopo che il loro ascoltare e il loro consigliare mi hanno indicato nuove prospettive.

L'ho usata con tono ironico verso chi ha finto di ascoltarmi ma in realtà era altrove e penso di non averla quasi mai (eddai Daf...MAI ) detta a un familiare.

Forse perchè dal familiare te lo aspetti come un "dovere" appunto.

Sentito dire a me? Poche volte.

Però devo dire che ci sono anche altri modi per dire "grazie" con uno sguardo, un abbraccio...anche se si rischia spesso di tornare nello scontato, nell'essere certi di aver ringraziato mentre magari l'altro non ha percepito.
Anche se in questo caso direi che tra i due c'è stato un ascolto superficiale, perchè quando qualcuno ti ascolta, c'è, e tu ci sei anche (perchè alle volte parliamo con qualcuno per parlare noi non per farci ascoltare davvero...ne so qualcosa ...)

Le dinamiche a domino...vediamo se ne vedo qualcuna...se ci ascoltano diamo per scontato l'ascolto e tenderemo a pretenderlo, magari imponendoci, se non ci ascoltano potremmo credere che quello è il giusto e chiuderci allo stesso modo.
Oppure potremmo non essere ascoltati, soffrirne e iniziare ad ascoltare veramente per non fare ad altri ciò che ha fatto male a noi oppure potremmo portarci dentro la nostra esperienza positiva d'ascolto come un prezioso tesoro per affrontare i momenti in cui nessuno ci sembrerà farlo.

Ma stò partendo di nuovo per la tangente quello che penso è che in genere quando dico "grazie per avermi ascoltato" e non mi trovo in una situazione formale lo dico perchè riconosco la presenza dell'altro, la sua persona e il dono del tempo che mi ha dedicato.
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Vecchio 30-09-2008, 23.41.56   #15
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siamo facilitati se ciò che stiamo ascoltano ci interessa.
.. o chi..
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Vecchio 01-10-2008, 00.11.21   #16
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Vasco cantava "riconoscenza...ma che scemenza..." generalmente è facile essere ingrati con i parenti più stretti, forse, dico forse, perchè la nostra visuale è viziata dal passato e dall'idea che di questi ci siamo fatti e da quella che loro hanno di noi.
E' molto più facile aprirsi con gli sconosciuti e altrettanto accettare delle loro confidenze. Non ci sono legami o etichettature...

Però a volte tendiamo a confondere ascoltare con capire, comprendere.
Ascoltare davvero, è un gesto di grande attenzione e di profonda neutralità secondo me, non c'è giudizio. Poi se richiesto si può formulare un consiglio o un'ipotesi.

Quello che mi è passato a razzo nella mente un secondo fà è stata l'assonanza interiore tra il "grazie per avermi ascoltato" e il "grazie per avermi accolto".

Questo è ciò che provo quando qualcuno mi ascolta davvero, una sorta di grande apertura, senza spigoli, calda e per questo il ringraziare viene su da sè. Alle volte ringraziando voi mi sono sentita una "lecchina" ma era un grazie sincero e ho rischiato che qualcuno lo pensasse (dovevo fare il falegname con tutte le pippe che mi faccio..)

Non mi viene con mia madre, ad esempio, che mi ascolta (lo vedo solo da poco) ma allo stesso tempo cerca di capirmi, di incasellarmi e non riuscendoci esce da quello stato di "accoglienza" e cerca di guidarmi... è come se l'apertura nei miei confronti si trasformasse pian piano in un abbraccio soffocante..e proprio quel grazie non mi viene...

mah
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Vecchio 01-10-2008, 01.15.23   #17
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Io trovo difficile dirlo perchè evidentemente ho il cuore aperto e in quel momento sono senza difese e una frase come"grazie di avermi ascoltato" implica che avevo un bisogno, che ero in una situazione di necessità, sarebbe come dare un'ultima accettata all'armatura e il rischio è che l'altro risponda con una frase d'amore e di condivisione che farebbe mollare gli ultimi argini con un effetto a catena difficile da tenere, troppa tensione.

Ci sono quindi due dinamiche che individuo per ora.
La prima, nel caso che non si dica, quindi ci si può riarmare e tutto è stato un attimo di dialogo e condivisione, anche bello.
La seconda, nel caso che si dica la frase si ha la possibilità anche di sciogliere l'ultima barriera ma il fiume che ne viene fuori potrebbe, non è detto però, rompere gli argini.
Più costruttivo sicuramente il secondo caso in cui oltre a tirar fuori qualcosa arriva anche il solve.
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Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 01-10-2008, 08.30.50   #18
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E' un po' difficile che dica questa frase, poichè spesso è più facile che ascolto che sono ascoltato, in ogni caso quando vedo attenzione da parte dell'altro mi fa piacere, mentre mi " irrita" abbastanza quando uno finge di ascoltare chiede come va, poi dice: " si infatti pure per me è cosi" e poi comincia a parlare di lui per tutto il 75% di tempo restante, obbligandoti ad ascoltare e poi magari ti dice pure Grazie per avermi ascoltato!( Te lo credo, mi hai obbligato!)

In altri casi invece quando una persona sta proprio male e l'ascolti, non c'è bisogno di questa parola, nei suoi occhi si può notare la riconoscenza.

In genere quando mi succede che qualcuno con la giusta empatia mi sa ascoltare, non dico proprio grazie, ma mostro un sorriso che dice già tutto.
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Vecchio 01-10-2008, 09.49.58   #19
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Allora dicci , dimmi come fai a mantenerlo una gioia a dispetto di maia
maia = illusione.
se diventi triste per maia in un certo qual modo ritieni l'illusione realtà quando non lo è.
e di fatto contribuisce a perpetrare l'illusione.

Non sto dicendo che sia facile farlo sto dicendo che il centrarsi e "l'essere" qualcosa a prescindere dal resto dovrebbe essere ciò cui dovremmo puntare per manifestare appieno noi stessi.
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Vecchio 01-10-2008, 10.01.26   #20
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il centrarsi e "l'essere" qualcosa a prescindere dal resto dovrebbe essere ciò cui dovremmo puntare per manifestare appieno noi stessi.
Non esiste un prescindere dal resto, neanche se fossimo dentro un sarcofago pressurizzato e sotto vuoto, comunque saremmo immersi nel resto.




In tema volevo farvi presente che sopra ho scritto: "dirlo, ma anche solo pensarlo/dimostrarlo". Non intendevo assolutamente pronunciare questa frase, ma lo stato d'animo corrispondente, che poi è percepibile dall'altro più o meno inconsciamente.

La cosa potrebbe essere trasportata anche al di fuori dell'ascolto, gratitudine in generale per quello che si riceve.
Essere grati significa essere coscienti di quello che arriva... in pratica è il contrario di come ve l'ho posta: io sono cosciente di tutto ciò che arriva e di conseguenza sono grato. Altrimenti sono incosciente.
Il corpo se funziona decentemente (cosa non così certa) se riceve una carezza ha diverse reazioni che permettono di stabilire che ha percepito quella carezza, la psiche idem, può lanciare segnali attraverso il corpo (es con il linguaggio) oppure no... ma se non c'è quella gratitudine vuol dire che non si è neanche percepito... sonno insomma.
Ripeto non è detto che si debba esternare con mille salamelecchi, ma comunque c'è se c'è coscienza della cosa.

la cosa si dovrà ribaltare anche nel senso opposto, cioè quando riceviamo un torto.

Ultima modifica di Uno : 01-10-2008 alle ore 10.15.10. Motivo: aggiungo un "non" (cosa non così certa)
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Vecchio 01-10-2008, 10.05.10   #21
turaz
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penso di comprendere cosa intendi dire e sottolineare.
mi spiace di avere al momento una visione così parziale e chiusa di determinate cose.
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