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Vecchio 28-04-2008, 16.01.53   #1
Uno
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Predefinito Costrutti linguistici ed evoluzione

Se dovessimo giudicare l'evoluzione di una popolazione dal linguaggio usato a prima vista sembrerebbe ovvio decretare maggiore evoluzione a chi ha un linguaggio più elaborato e complesso.
Questo sarebbe un grave errore, basta aprire un vocabolario della lingua italiana (ma anche di altre lingue moderne) aggiornato (neologismi compresi) per accorgersi che la maggior parte delle nuove parole, quelle che rendono la nostra lingua sempre più complessa si basano o su aria fritta o sull'inevitabile bisogno di definire nuove costruzioni materiali. Con quest'ultima frase intendo che se inventiamo il cellulare dobbiamo dargli un nome, se inventiamo il cellulare multimediale dobbiamo trovargli un altro nome o quanto meno modificare l'altro o aggiungere altro.
Se proviamo ad analizzare le nuove parole derivano tutte da questo, nuovi oggetti, nuovo modo di vivere per usare questi oggetti, spesso nuove parole per dire cose già dette e fatte ma con oggetti diversi anche se "archetipamente" simili.
Ti mando un sms o ti mando un bigliettino sostanzialmente significano la stessa cosa: ti mando un messaggio, però cambiando il sistema, da carta e penna a cellulare si sente l'esigenza di cambiare il modo di dire.

Altra cosa fondamentale da tenere in considerazione è che arrivati ad un certo punto si passa da questa parola significa questo a questa parola significa questo in questo contesto e quest'altro in quest'altro contesto, la qual cosa non è negativa in se, è l'evoluzione dell'organizzazione, il problema nasce quando si ingarbuglia talmente tanto da dare a parole diverse (seppur simili) lo stesso significato.

Quello che volevo introdurre in soldoni è: se un popolo che abita nella giungla, ha solo capanne, vive di caccia e pesca etc.. ha 200 parole nel linguaggio corrente e noi abbiamo (esempio, non ho cifre aggiornate) 200.000 parole dovendo usare automobili, computer, professioni come webdesign, cardiochirurgo, ingegnere aereospaziale, operatori ecologici etc... inoltre abbiamo cibi surgelati, precotti, liofilizzati etc... ancora abbiamo ecosistemi e buchi di ozono, fasce protette sia in televisione che in natura.....
se... se... insomma siamo sicuri di essere più evoluti solo perchè abbiamo tutte queste esigenze descrittive?

Non sto dicendo che sia bene vivere nella giungla o a Manhattan ma che molte cose che noi facciamo con strutture (anche linguistiche) esagerate, un popolo da noi considerato incivile le fa in maniera naturale, altre non le fa e quindi non ha l'esigenza di definirle... ma capita che a volte abbia parole che non riusciamo a tradurre se non dando una serie di definizioni, cioè a noi occorrono molte parole per cercare (non ci riusciamo) di capire cosa loro si dicono con quella parola.
Posso fare degli esempi, una è KA, una è KI (ahha due lettere sole e pure quasi uguali, e "noi" ci abbiamo scritto libri senza capire di cosa parlano).
Certo il problema sarebbe opposto se dovessimo nel loro linguaggio speigargli cosa è un computer, o un'automobile etc...
Insomma l'evoluzione non è definibile almeno dal linguaggio (per rimanere in un tema ben preciso)
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Vecchio 28-04-2008, 16.58.24   #2
turaz
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in effetti...
se non erro il significato che più si confà a KA è qualcosa del tipo "sottile legame di destino" mi sbaglio?

ritengo che alla fine non ci sia un meglio o peggio.
chi ha meno vocaboli lascia maggiore spazio a ciò che un termine fa nascere dentro ciascuno (che sia una virtù dell'emisfero destro cerebrale?).
Se non ricordo male la kabbalah ebraica ad esempio ha tutto un suo metodo di meditazione sulle lettere formanti le parole.
l'abitudine a voler tradurre tutto per iscritto fa parte di una "logica" che portato all'eccesso tende a rinchiudere (e spesso a distorcere) determinati significati (abitudine dell'emisfero sinistro cerebrale?)

l'optimum forse si troverebbe in un equilibrio.
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Vecchio 28-04-2008, 20.22.31   #3
Kael
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Insomma l'evoluzione non è definibile almeno dal linguaggio (per rimanere in un tema ben preciso)
Credo che il problema principale sia proprio qui, nel parlare comune il termine "evoluzione" è quasi unicamente associato ad un'evoluzione tecnologica, ecco perchè quando si parla di antichissime civiltà si parla sempre di civiltà non evolute come la nostra... Invece che ne sappiamo di quanto erano veramente evoluti? Ciò che arrivano a noi sono i loro utensili, le loro costruizioni, a volte il loro linguaggio... ed è chiaro che a questi livelli ci erano inferiori...
Ma se parliamo a livello di coscienza, siamo sicuri che da allora ci siamo evoluti, o magari ci siamo involuti?

Insomma per rispondere al tuo post direi che l'evoluzione non è definibile nè dal linguaggio, nè da molte altre cose... Tanto per fare un esempio, gli animali non hanno un linguaggio come il nostro, eppure spesso ci capiscono con un solo sguardo, capiscono le nostre intenzioni, se siamo amichevoli od ostili... Quante volte ci siamo chiesti se i nostri gatti domestici sono per caso telepatici?
Sanno comunicare ad un livello forse più sottile del nostro, il chè non significherebbe che sono meno evoluti di noi, anzi... Posseggono capacità che noi abbiamo perso...

Tutto sta appunto a che significato diamo al termine evoluzione...
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Vecchio 28-04-2008, 20.49.21   #4
Ray
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Altra cosa fondamentale da tenere in considerazione è che arrivati ad un certo punto si passa da questa parola significa questo a questa parola significa questo in questo contesto e quest'altro in quest'altro contesto, la qual cosa non è negativa in se, è l'evoluzione dell'organizzazione, il problema nasce quando si ingarbuglia talmente tanto da dare a parole diverse (seppur simili) lo stesso significato.
Queste due possibilità che descrivi le vedo opposte. Nella prima ci vedo, se non proprio un'evoluzione, perlomeno uno sviluppo. La necessità di distinguere mi viene da un arricchimento e, per distinguere i contesti e relativi significati, devo conoscere molto bene il significato originario da cui parto.

Nel secondo caso invece ci vedo una degenerazione. Se perdo le sfumature, tanto da dare a termini diversi lo stesso significato, vuol dire che ho perso per strda significati e relativa coscienza degli stessi. Quindi non ho più chiaro nessuno dei singoli significati, neanche il principale/centrale, da cui ovviamente mi perdo le sfumature.
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Vecchio 30-04-2008, 14.11.28   #5
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se... se... insomma siamo sicuri di essere più evoluti solo perchè abbiamo tutte queste esigenze descrittive?
no non credo affatto...è vero che ogni oggetto ha un suo nome (o meglio gli viene dato) e questo è necessario..diversamente si dialogherebbe in modo assurdo..vedi:"passami quel coso...dov' è finita quella cosa?" assurdo tuttavia si sente e come! il punto secondo me è che i terminoni oggi non bastano mai...meno ti fai capire meglio è (vedi politici...medici ecc) questa è evoluzione? continuo a dire di no... per me è insicurezza..e bisogno di affermazione (più sai più vali..ma quello che sai lo fai?)...ok nella foresta basta molto meno il cibo è cibo..che sia miele o lepre....e non ti importa di spiegare se il miele è di acacia o castagno...ciò che importa è sapere quando il favo è pieno...perchè in quel caso ti nutri tu e nutri la tribù...e tu che lo sai..ci vai è raccogli al momento giusto senza raziare... Che l' evoluzione avvenga quando devi lottare per ottenere? e quando..pur lottando...hai rispetto dell' ape che ti fornisce...dell' albero che nasconde il miele e di tutto cio che ti circonda?
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Vecchio 30-04-2008, 16.42.38   #6
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no non credo affatto...è vero che ogni oggetto ha un suo nome (o meglio gli viene dato) e questo è necessario..diversamente si dialogherebbe in modo assurdo..vedi:"passami quel coso...dov' è finita quella cosa?" assurdo tuttavia si sente e come! il punto secondo me è che i terminoni oggi non bastano mai...meno ti fai capire meglio è (vedi politici...medici ecc) questa è evoluzione? continuo a dire di no... per me è insicurezza..e bisogno di affermazione (più sai più vali..ma quello che sai lo fai?)...ok nella foresta basta molto meno il cibo è cibo..che sia miele o lepre....e non ti importa di spiegare se il miele è di acacia o castagno...ciò che importa è sapere quando il favo è pieno...perchè in quel caso ti nutri tu e nutri la tribù...e tu che lo sai..ci vai è raccogli al momento giusto senza raziare...
Concordo in pieno. Tanti nuovi termini vengono coniati per indicare cose e situazioni particolari ma chi si riempie di paroloni spesso si nasconde dietro una simulazione di sicurezza e di cultura...
Quando usavo parole nuove e complicate mio padre spesso mi diceva questa frase:
"Parla come mangi !!!" perchè come è semplice e naturale l'azione del mangiare così deve essere il comunicare...
Perchè il comunicare non deve creare barriere di incomprensioni ma ponti verso le persone...
Io penso che l'evoluzione di un popolo non si misuri solo dalla quantità di parole che ci sono nel suo vocabolario, ma anche e soprattutto dal modo di condursi nella vita sociale e dal grado di cultura generale, che permetta a tutti di comprendere quando una persona parla difficile e non soltanto gli addetti ai lavori.
Coniando spesso parole nuove si fa presto a restare indietro e a non capire quello che uno vuole dire o un articolo che si legge.
A me spesso è capitato nella lettura di cose un po' ostiche di dover armarmi del vocabolario per capire il significato di quello che stavo leggendo...
Da una parte ci si arricchisce ma dall'altra si creano distanze. La comunicazione dovrebbe essere il più possibile chiara e comprensibile a tutti.

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Che l' evoluzione avvenga quando devi lottare per ottenere? e quando..pur lottando...hai rispetto dell' ape che ti fornisce...dell' albero che nasconde il miele e di tutto cio che ti circonda?
Certo il dover ottenere qualcosa aguzza l'ingegno e ci può essere il salto evolutivo e che poi lo si faccia nel rispetto dell'ape e dell'albero che nasconde il miele non solo è evoluzione ma anche lungimiranza...
Vuol dire ottenere senza danneggiare e pensare non solo all'oggi ma anche al domani...
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Vecchio 30-04-2008, 16.51.38   #7
turaz
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quando si attiva quella che (non so se corretto) io chiamo "empatia" addirittura le parole sono "inutili".
avete provato quest'esperienza?
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Vecchio 30-04-2008, 17.08.58   #8
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Il dizionario della lingua italiana ha acquisito nuove parole che sono nate per descrivere nuovi processi di lavorazione e strumenti tecnologici.
Ad esempio barcodizzare e' un termine orribile che deriva dalla parola inglese "barcode" (codice a barre). Essa vuole dire effettuare la lettura di un codice a barre (mediante un lettore apposito) pero' in questo modo la lingua italiana diventa una lingua conquistata dagli inglesismi, da parole altisonanati, esotiche, che fanno moda ma che non hanno senso immediato e piano piano la lingua italiana s'impoverisce. Queste nuove parole non sono sinonimo di evoluzione ma bensi' di involuzione linguistica e cosi' la comunicazione avviene con parole sempre piu' sconosciute nel loro significato originario.
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Vecchio 01-05-2008, 00.19.28   #9
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Il dizionario della lingua italiana ha acquisito nuove parole che sono nate per descrivere nuovi processi di lavorazione e strumenti tecnologici.
Ad esempio barcodizzare e' un termine orribile che deriva dalla parola inglese "barcode" (codice a barre). Essa vuole dire effettuare la lettura di un codice a barre (mediante un lettore apposito) pero' in questo modo la lingua italiana diventa una lingua conquistata dagli inglesismi, da parole altisonanati, esotiche, che fanno moda ma che non hanno senso immediato e piano piano la lingua italiana s'impoverisce. Queste nuove parole non sono sinonimo di evoluzione ma bensi' di involuzione linguistica e cosi' la comunicazione avviene con parole sempre piu' sconosciute nel loro significato originario.
Ti capisco... però è quello che potrebbero avere pensato dei puristi latini quando qualcuno meno purista iniziava ad usare parole greche latinizzate... chessò, come "simbolum"...
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Vecchio 01-05-2008, 13.44.27   #10
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Come dicevo sopra non è che dobbiamo mettere nei caminetti i nostri dizionari, se abbiamo costruito oggetti che hanno bisogno di una definizione è giusto che abbiamo delle parole all'uopo, altrimenti come dice Era andremmo avanti a "passami quel coso".
Trovo inutile invece quando esiste una definizione come spazzino e di colpo per assurdi motivi si deve cambiare in operatore ecologico, non toglie dignità la parola spazzino e non ne da la definizione operatore ecologico, questo lavoro è dignitoso e necessario a prescindere.
E' chiaro (almeno a noi che ne stiamo parlando) che la ricchezza di linguaggio non determina l'evoluzione, forse l'evoluzione in un determinato settore, per esempio come dicevamo noi stiamo diventando evoluti tecnologicamente... anche se visti i risultati (inquinamento e company) ci sarebbe da discutere su questa cosa.

Adesso si potrebbe espandere il discorso su qualcosa che avete già toccato, è realmente necessario che tutta la popolazione possieda integralmente tutto il linguaggio?
Se io per professione non faccio il chimico, devo conoscere tutti gli elementi, tutti i composti, tutte le reazioni etc..?
So che molti non sono d'accordo con quello che dirò, ma non sarebbe meglio che piuttosto di sapere "tutto" (alla fine si riduce a conoscere delle parole) di tutto, lasciare cose che non ci interessano a chi deve utilizzare tali conoscenze?
Questo ci permetterebbe di concentrarci prima su quello che è per noi più pressante, poi in caso allargare concentricamente.
Siamo in filosofia, però possiamo accennare quanto la parola (parlata e ascoltata) influisce su ciò che siamo, se un popolo possiede centinaia di migliaia di vocaboli accessibili a tutti ma in maniera sommaria ed imprecisa quel popolo diluisce la sua sostanza e molte altre cose che ora sono extra sezione.
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Vecchio 01-05-2008, 14.17.43   #11
RedWitch
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Adesso si potrebbe espandere il discorso su qualcosa che avete già toccato, è realmente necessario che tutta la popolazione possieda integralmente tutto il linguaggio?
Se io per professione non faccio il chimico, devo conoscere tutti gli elementi, tutti i composti, tutte le reazioni etc..?
So che molti non sono d'accordo con quello che dirò, ma non sarebbe meglio che piuttosto di sapere "tutto" (alla fine si riduce a conoscere delle parole) di tutto, lasciare cose che non ci interessano a chi deve utilizzare tali conoscenze?
Questo ci permetterebbe di concentrarci prima su quello che è per noi più pressante, poi in caso allargare concentricamente.
Siamo in filosofia, però possiamo accennare quanto la parola (parlata e ascoltata) influisce su ciò che siamo, se un popolo possiede centinaia di migliaia di vocaboli accessibili a tutti ma in maniera sommaria ed imprecisa quel popolo diluisce la sua sostanza e molte altre cose che ora sono extra sezione.
Sono d'accordo sul fatto che piuttosto che sapere "tutto", sarebbe meglio lasciare a chi di dovere l'uso di alcune parole, soprattutto perchè, il "tutto" si traduce secondo me nel conoscere le parole senza comprenderne il significato.
Mi sono accorta per esempio che di moltissime (per non dire quasi tutte) parole che conosco, ho una visione sommaria, che a volte quasi non ha a che vedere con la sua origine.. allora sarebbe meglio invece che riempirsi la bocca di nuove parole, iniziare ad imparare il significato vero (o almeno avvicinarsi) di quelle che si usano tutti i giorni, tra l'altro è una cosa davvero affascinante avvicinarsi al loro significato, quando si vede da cosa derivano certe parole, a me sembra che comprenderle sia quasi immediato...

Iniziare ad imparare le cose che interessano davvero, le parole più vicine al nostro modo di essere e di vivere per cominciare e poi allargare man mano penso che sia l'unico modo per non perdersi in centinaia di vocaboli che alla fin fine utilizziamo solo perchè va di "moda"....
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Vecchio 01-05-2008, 14.24.19   #12
Ray
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Se io per professione non faccio il chimico, devo conoscere tutti gli elementi, tutti i composti, tutte le reazioni etc..?
No, però ritengo sia decisamente utile conoscere le parole "chimica", "elementi", "reazione" e "composti" e inoltre conoscere anche qualcuno di essi inmodo di avere un'idea generale ma non sommaria della questione... idea che mi permette, in caso volessi/dovessi, di approfondire/accedere al resto.

E' chiaro che sorge il problema di stabilire cosa di una certa disciplina è necessario e cosa no per permettere che la porta verso di essa sia aperta in caso la si volesse varcare (conoscenza che apre a possibilità) e cosa esondi da ciò finendo in un tecnicismo inutile. D'altra parte, l'essenza, le basi di una disciplina, la può identificare solo un esperto credo, anche se, se io ho ricevuto una conoscenza di questo genere in una certa disciplina "sentirò" anche per le altre (posto che mi interessi e ci faccia caso) quando ho quel che mi serve.

Questo a mio modo di vedere sarebbe una conscenza concentrata e non sparpagliata, ovvero accompagnata dalla comprensione dei dati in mio possesso, per quanto pochi, e non un esubero di dati non compresi.

Interessante quanto dici dopo... l'allargare concentricamente ricorda la ricerca del cane di cui si parlava tempo fa... cerchi sempre più ampi... e interessante anche l'ignoranza in cui si può mantenere un popolo dandogli tantissimi dati che non gli servono: discorso da approfondire, non lo focalizzo bene.
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Vecchio 01-05-2008, 15.50.13   #13
MaxFuryu
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Penso che l'utilizzo del linguaggio in una società è mirato solo alla comunicazione di quello che si ritiene utile, non di un concetto intero. nella nostra società è essenziale quello che ha immediatezza tutto il resto è inutile, per questo se viene detto "prendimi quel coso" o "dammi quel coso" per noi è la stessa cosa, in realtà "dare" e "prendere" non sono sinonimi. Quindi usiamo il linguaggio allo steso modo di chi conosce un qurto dei nostri termini, lo usiamo solo per farci capire, abbiamo solo più termini e questo ci può far dedurre che quindi il linguaggio rimane lo specchio di una società o di una persona.
Magari una persona che usa pochi termini bene è più presente a se stessa di una che ne usa migliaia male, forse è più profonda dato che non si ferma all'apparenza, ma non sempre credo, dipende dai contesti.
Sarebbe interessante parlare del fatto che una persona che parla in modo incomprensibile tende ad essere presa per colta e spesso ad essere più ascoltata di una che parla in modo comune (un pò come fanno i politici).
Oppure del fatto che i termini vengono cambiati di significato in base al contesto, a volte si parla con termini comuni, ma chi è fuori del contesto in questione trova quel linguaggio incomprensibile, praticamente viene cifrato.
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Vecchio 02-05-2008, 13.53.15   #14
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Adesso si potrebbe espandere il discorso su qualcosa che avete già toccato, è realmente necessario che tutta la popolazione possieda integralmente tutto il linguaggio?
Se io per professione non faccio il chimico, devo conoscere tutti gli elementi, tutti i composti, tutte le reazioni etc..?
.
Quando un vecchio e bravo erborista mi disse che nella maggiore delle ipotesi un erborista medio..conosce bene non più di 30/40 erbe...rimasi di sasso...mi disse che non era così male se si attenevano a quelle non avrebbero fatto danni....
Per rispondere alle tue domande (ci provo) direi che tutto il linguaggio magari no...ma le basi mi sembrano necessarie...se poi svolgo una professione (premesso che le basi fanno parte di un percorso di studi) è bene conoscere tutto il possibile...Sapere di tutto un po...è utile a livello amatoriale (di tutto un pò = niente bene) e niente...in un discorso più approfondito non te lo puoi permettere....
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Vecchio 02-05-2008, 15.02.51   #15
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Questo è un po' quello che si sta già vedendo nella scuola al giorno d'oggi.. I vari indirizzi dovrebbero servire a "sfornare" persone con specializzazioni le une diverse dalle altre, e invece (a parte gli istituti tecnici e ad indirizzo professionale, che fra l'altro sono sempre più visti come l'ultima ruota del carro..) si esce che si sa tutto e niente, un'infarinatura sterile, per cui l'università diventa d'obbligo.
Non solo, essa stessa con gli anni va sempre più "diluendosi" tanto che dopo la laurea sono richieste specializzazioni, tirocinii, master, etc..

Il sapere, di pari passo col linguaggio, và sempre più diluendosi tanto che gli stessi laureati confessano che sanno di tutto ma in realtà non sanno niente, e inserirsi nel mondo del lavoro è sempre più difficile.. Non voglio farne comunque una questione scolastica, la cosa si estende ad ogni settore, però il dover apprendere tutta una serie di nozioni e di termini che con la mia specializzazione servono poco o niente non può che "annacquare" sempre di più la specializzazione stessa.. col risultato che se anticamente facendo apprendistato in una bottega si poteva diventare Maestri già in giovane età (vedi i vari Giotto, Leonardo, etc..) , oggi prima dei trenta è quasi impossibile..
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Vecchio 02-05-2008, 16.55.16   #16
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Io penso che è doveroso conoscere ed usare i termini specifici della propria professione e specializzazione ma nel contempo conoscere anche altri termini e altri argomenti.
Mi è capitato di seguire dei quiz televisivi dove partecipavano delle persone laureate in una data materia, ma se veniva fatta una domanda ad esempio sui modi di dire o su altri argomenti di cui la risposta è abbastanza "popolare" e scontata, la loro risposta era molto dubbia e spesso sbagliata....
Quindi cultura specifica ok ma cultura generale scarsa....

Ultima modifica di stella : 02-05-2008 alle ore 17.32.17.
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Vecchio 02-05-2008, 18.42.03   #17
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pienamente d'accordo con te stella.
che poi non sia una "laurea" a dare cultura generale (o ancora meno intelligenza) beh di certo non lo si scopre ora
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Vecchio 02-05-2008, 19.09.39   #18
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L'avete presa un pò lateralmente, io non intendevo che uno deve avere dei paraocchi e puntare solo avanti senza badare null'altro, dicevo che se sono (esempio) un ingegnere dovrei sapere bene tutto quello che riguarda la mia professione, dovrei conoscere tutto quello che è il vivere comune ma potrei non sapere quasi nulla di neurochirurgia.

Questo non significa che non debba sapere che esiste tale professione o anche avere delle idee su quello che fanno i neurochirurghi etc... ma se per leggere riviste che ne parlano (magari in maniera superficiale) non ho tempo per seguire la mia materia non sto facendo una cosa buona.
Poi una volta che io conosco il vivere comune, conosco i settori di cui mi occupo se sono uno di quei geniacci che apprende facilmente tutto non c'è nulla di male nel sapere... anzi.... ma stiamo parlando di sapienti...
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Vecchio 02-05-2008, 23.48.08   #19
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Mi è capitato di seguire dei quiz televisivi dove partecipavano delle persone laureate in una data materia, ma se veniva fatta una domanda ad esempio sui modi di dire o su altri argomenti di cui la risposta è abbastanza "popolare" e scontata, la loro risposta era molto dubbia e spesso sbagliata....
Quindi cultura specifica ok ma cultura generale scarsa....
Conoscere i modi di dire sinceramente non lo vedo tanto un fatto di cultura, anzi, a me sembra che i quiz che andavano di moda tempo fa (vedi i vari Telemike, Lascia o rappoddia) erano veramente focalizzati su un argomento specifico sul quale il concorrente di preparava, mentre oggi tendono a chiedere un po' di tutto (c'era quel campione di Passaparola di cui adesso non ricordo il nome, ma che era un vero mostro e la cui cultura spaziava bellamente fra tutti i tipi di argomenti) quindi non sono tanto d'accordo con questa tua visione, anzi... la stessa televisione secondo me richiede un grado elevato di cultura generale ma se ne "frega" poi di entrare nello specifico...
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Vecchio 11-10-2008, 23.00.57   #20
loryland
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Il linguggio è necessario alla comunicazione,[sarebbe buffo immaginare Adamo mentre dava i nomi agli animali chiedendosi con chi mai ne avesse potuto parlare ...forse con gli stessi chiamandoli per nome (sic!)]
il sovraffollarsi di termini circostanziali sempre più minutamente descrittivi non è una moda ma una necessità.
Assistiamo ad una crescente continua nascita di oggetti tecnologici che entrano spinti con la forza della pubblicità a far parte della vita dell'uomo,sempre più preso questi da veri o falsi bisogni che fanno leva tutti sulla stesso fulcro:fanno risparmiare il tempo!
Risulta chiaro che il vissuto quotidiano umano subisce continui 'aggiornamenti' nella comunicazione,nell'espressione parlata ed inevitabilmente nel pensiero.
Oggi abbiamo la realtà virtuale,noi in questo forum siamo un esempio dicomunità,insomma la mutazione del linguaggio segue di pari passo l'evoluzione tecnologica.
Per contro la difficoltà a trovare termini adatti a descrivere emozioni per l'uomo che si interroga sul divino e sulla comprensione della propria anima,sembra trovare suolo fertile;i termini che egli adopera all'uopo sono vecchi anche di tremila anni.
E questa è la cosa inquietante.

Ultima modifica di loryland : 11-10-2008 alle ore 23.19.17.
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Vecchio 12-10-2008, 00.04.28   #21
Ray
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Per contro la difficoltà a trovare termini adatti a descrivere emozioni per l'uomo che si interroga sul divino e sulla comprensione della propria anima,sembra trovare suolo fertile;i termini che egli adopera all'uopo sono vecchi anche di tremila anni.
e L'impressione che se ne ha è che li capisca meno di allora...
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Vecchio 12-10-2008, 00.20.01   #22
loryland
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Bhe,su questo non si può essere così sicuri.Oggidì di argomenti esoterici si riempiono la bocca tutti,soprattutto i cacciatori di frodo,gente che non avrebbe i requisiti ne le autorizzazioni e neanche la giusta preparazione ad affrontarli.Una volta tutto ciò era tabù per la massa.
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Vecchio 12-10-2008, 00.29.13   #23
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Bhe,su questo non si può essere così sicuri.Oggidì di argomenti esoterici si riempiono la bocca tutti,soprattutto i cacciatori di frodo,gente che non avrebbe i requisiti ne le autorizzazioni e neanche la giusta preparazione ad affrontarli.Una volta tutto ciò era tabù per la massa.
Beh, quindi mi dai ragione. Oggi quei termini sono capiti meno di allora. Tra l'altro quando un termine viene coniato, almeno alla sua nascita, gode di un raro forse irripetibile momento di comprensione. Almeno in potenza... è possibile che in seguito venga esplorato al punto di guadagnare qualcosa. Questo lo si riscontra se si studia la storia del significato di alcune parole attraverso gli usi diversi che i grandi del passato ne hanno fatto. Ma i grandi, appunto. La massa, posto di averli sentiti, spesso li usa male e per probabilità più sono usati...
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Vecchio 12-10-2008, 00.56.27   #24
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Sembra che il genere umano sia "spinto"in altre direzioni,ma non credo sia una tendenza degli ultimi secoli...
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Vecchio 12-10-2008, 01.09.50   #25
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Dipende cosa intendi per "ultimi"... sette? trenta? In ogni caso credo sia andata ad ondate. Restando in linguistica, il tentativo (riuscito per quelli a cui era diretto) di Dante di traghettare nel volgare la potenza del sacro è un chiaro segno.
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