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Vecchio 31-01-2008, 12.28.02   #1
RedWitch
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Predefinito Costanza

Non mi sembra che ne abbiamo mai parlato direttamente ma la nominiamo sempre proviamo a vedere cosa è? e come acquisirla?

credo che capiti a tutti di iniziare qualcosa con entusiasmo magari, e con l'intenzione di portarla avanti, che sia la palestra, lo studio di qualcosa, la lettura di un libro e poi alla prima "difficoltà" (magari piove e non ho voglia di andare in palestra ) l'entusiasmo inizia a scendere, è più comodo stare a casa al caldo piuttosto che mettersi la tua, scendere, andare in palestra etc...

Sembra un paradosso.. abbiamo bisogno della costanza per poter fare le cose, ma per poterla acquisire, bisogna fare qualcosa, come dire.. allenarsi?

Quello che ho notato in me è che spesso non è che mi manchi la voglia di fare la cosa, è arrivare a farla che mi pesa.
Nell'esempio che ho fatto della palestra (che ho sperimentato), non era l'idea dell'ora della palestra che mi frenava, era andarci! Perchè poi una volta che ero lì mi divertivo, facevo volentieri l'ora di palestra.
Potrei applicare sta cosa a quasi tutti gli ambiti della mia vita. Se voglio leggere un libro, a volte non ho voglia di farlo, non ho voglia di iniziare, perchè se comincio poi mi piace leggere.
Ecco che allora lo sforzo che devo fare non è nel momento in cui faccio la cosa, ma nel momento precedente.
A voi capita così?

L'unico modo per acquisire costanza che fino ad ora ho trovato è.. insistere. Ma come faccio ad insistere se non ho costanza?
I primi tempi , quando inizio a fare una cosa, mi pesa, e devo forzarmi di farla, dare una spinta a quella parte di me che mi dice che non ne ho voglia.. credo che anche qui si tratti di avere l'energia sufficiente per farlo, credo che una volta individuato il momento in cui vincerebbe la voglia di non fare una cosa, a vantaggio della mia pigrizia, sia importante dare una "spinta" proprio in quel preciso istante (è come fare un salto ).. altrimenti mi abbandono al non fare la cosa (e in quel caso è come "scendere " in una curva..)

Poi c'è il fatto che quella cosa che faccio devo mantenerla.. farla diventare una buona abitudine , lasciandomi dietro la vecchia...

Costanza e abitudine (abitudini pero' che non devono essere quelle meccanichema quelle che "voglio" che lo diventino) alla fine dovrebbero andare a braccetto.. fintanto che la cosa che non mi piace fare diventa uno stile di vita...

Che ne dite?
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Vecchio 31-01-2008, 17.06.21   #2
Astral
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Provo a risponderti:

Nella vita ci sono tante attività, una moltitudine di cose che occorre fare, ma che umanamente è impossibile padroneggiarle tutte.

Occorre quindi partire con le attività che non sono ci sono utili ma ci piacciono anche.

Se vado in palestra perchè mi piace e mi rilassa, è diverso perchè devo andarci per dimagrire.
Dovremmo inanzitutto fare quelle cose che siano più spontanee e naturali possibili.

Tuttavia però è vero anche che la società ti impone anche di fare determinate cose che non ci piacciono. Quando capita di fare queste cose, dobbiamo trovare comunque una motivazione per farla, che non sia però quella del senso del dovere.

Non tutti nasciamo con la stessa costanza, in astrologia addirittura dipende anche molto dal segno di nascita, alcune persone riescono a ottenere risultati buoni con sforzi intensi ma brevi, altre con sforzi costanti e prolungati.

Il primo lavoro di analisi che poi farei è quello di captare cosa indebolisce la costanza che è molto legata alle dimensioni di temperanza, pazienza e volontà.

In genere quando c'è mancanza di costanza, il "peccato" è la gola e la pigrizia. La gola vorrebbe che noi ottenessimo tutto subito, con avidità, e si sa che nella fretta si impara poco.
La pigrizia ci distoglie con altre attività inutili che indeboliscono la voglia di fare le cose.

Per quanto mi riguarda ( quindi vale solo per me)

ho notato che perdo costanza nelle cose, quando c'è un piccolo contrattempo, mi deprimo un po' e comincio non solo a non lavorare sulle cose, ma a distruggere anche quei risultati con fatica raggiunti.

Quindi forse prima di sapere come acquisire la costanza, dobbiamo comprendere come non disperdela. Se riuscissimo ad avere anche poca costanza, ma sempre è gia un passo avanti!

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Vecchio 31-01-2008, 18.04.39   #3
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Non mi sembra che ne abbiamo mai parlato direttamente ma la nominiamo sempre proviamo a vedere cosa è? e come acquisirla?

credo che capiti a tutti di iniziare qualcosa con entusiasmo magari, e con l'intenzione di portarla avanti, che sia la palestra, lo studio di qualcosa, la lettura di un libro e poi alla prima "difficoltà" (magari piove e non ho voglia di andare in palestra ) l'entusiasmo inizia a scendere, è più comodo stare a casa al caldo piuttosto che mettersi la tua, scendere, andare in palestra etc...

Sembra un paradosso.. abbiamo bisogno della costanza per poter fare le cose, ma per poterla acquisire, bisogna fare qualcosa, come dire.. allenarsi?

Quello che ho notato in me è che spesso non è che mi manchi la voglia di fare la cosa, è arrivare a farla che mi pesa.
Nell'esempio che ho fatto della palestra (che ho sperimentato), non era l'idea dell'ora della palestra che mi frenava, era andarci! Perchè poi una volta che ero lì mi divertivo, facevo volentieri l'ora di palestra.
Potrei applicare sta cosa a quasi tutti gli ambiti della mia vita. Se voglio leggere un libro, a volte non ho voglia di farlo, non ho voglia di iniziare, perchè se comincio poi mi piace leggere.
Ecco che allora lo sforzo che devo fare non è nel momento in cui faccio la cosa, ma nel momento precedente.
A voi capita così?

L'unico modo per acquisire costanza che fino ad ora ho trovato è.. insistere. Ma come faccio ad insistere se non ho costanza?
I primi tempi , quando inizio a fare una cosa, mi pesa, e devo forzarmi di farla, dare una spinta a quella parte di me che mi dice che non ne ho voglia.. credo che anche qui si tratti di avere l'energia sufficiente per farlo, credo che una volta individuato il momento in cui vincerebbe la voglia di non fare una cosa, a vantaggio della mia pigrizia, sia importante dare una "spinta" proprio in quel preciso istante (è come fare un salto ).. altrimenti mi abbandono al non fare la cosa (e in quel caso è come "scendere " in una curva..)

Poi c'è il fatto che quella cosa che faccio devo mantenerla.. farla diventare una buona abitudine , lasciandomi dietro la vecchia...

Costanza e abitudine (abitudini pero' che non devono essere quelle meccanichema quelle che "voglio" che lo diventino) alla fine dovrebbero andare a braccetto.. fintanto che la cosa che non mi piace fare diventa uno stile di vita...

Che ne dite?
Analizzando la parola mi vien ( kael docet) co-stanza similare a co-stante, co- insieme, stante- fermo, quindi avere la capacità di restare fermi insieme. Co-stanza insieme nella stessa stanza, ovvero come se tutti i piccoli io ubbidissero per restare la, non facendoli andare in giro a comandare alternandosi in faccio non faccio mi piace non mi piace ho voglia di questo non ho voglia di quello, insomma farli rimanere fermi e fare quello che si è prefissi di fare senza ascoltarli gridano gridano ma li ho chiusi nella stanza e non li ascolto faccio costanza. Un po' pittoresco ma mi piace.
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Vecchio 31-01-2008, 18.56.13   #4
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Provo a risponderti:

Nella vita ci sono tante attività, una moltitudine di cose che occorre fare, ma che umanamente è impossibile padroneggiarle tutte.

Occorre quindi partire con le attività che non sono ci sono utili ma ci piacciono anche.

Se vado in palestra perchè mi piace e mi rilassa, è diverso perchè devo andarci per dimagrire.
Dovremmo inanzitutto fare quelle cose che siano più spontanee e naturali possibili.
Per padroneggiarle intendi seguirle tutte con costanza?
sì sono d'accordo, per questo secondo me è necessario capire cosa ci interessa veramente (al di là del fatto che comunque dovrò lavorare per vivere, tenere in ordine una casa se la ho ecc).
Per esempio Astral, a me è capitato di essere attratta da "tutto" .. e di provare a fare tante cose, ma di non essere costante praticamente in nulla. Così conosco tante cosette (parlo di hobby, tipo confezionare candele, la pasta al sale etc) ma tutte in maniera superficiale. Un minimissimo di tecnica, un po' di "pasticci" quando era il momento del "mipiacetantissimofacciotutto " e poi finisce lì (adesso sto riprendendo alcune cose, giusto a livello di hobby, chissà se stavolta riesco ad insistere un po'..)

Poi è vero che ci sono cose che sono più naturali, ma come hai detto non ci sono solo quelle nella vita, e soprattutto, con la scusa del "se non mi piace" le lascio da parte, a voglia.. è anche vero che se una cosa ci interessa veramente le forze per farle con costanza la troviamo.
Se volessi davvero dimagrire, userei quella spinta per andare in palestra. Se invece "sì.. sono a dieta ma ci scappa il cioccolatino tanto devo perdere due chili.. e in palestra ci vado domani.." ho imparato vedendolo su di me che sono tutte scuse , che mi do quando non sono convinta di quello che sto facendo. Magari lo vorrei, ma vorrei è diverso da voglio.

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Il primo lavoro di analisi che poi farei è quello di captare cosa indebolisce la costanza che è molto legata alle dimensioni di temperanza, pazienza e volontà.

In genere quando c'è mancanza di costanza, il "peccato" è la gola e la pigrizia. La gola vorrebbe che noi ottenessimo tutto subito, con avidità, e si sa che nella fretta si impara poco.
La pigrizia ci distoglie con altre attività inutili che indeboliscono la voglia di fare le cose.

Per quanto mi riguarda ( quindi vale solo per me)

ho notato che perdo costanza nelle cose, quando c'è un piccolo contrattempo, mi deprimo un po' e comincio non solo a non lavorare sulle cose, ma a distruggere anche quei risultati con fatica raggiunti.

Quindi forse prima di sapere come acquisire la costanza, dobbiamo comprendere come non disperdela. Se riuscissimo ad avere anche poca costanza, ma sempre è gia un passo avanti!

Non credo che la costanza si possa disperdere..
ma che disperdiamo l'energia che invece dovremmo mettere in una determinata cosa .. la costanza puo' solo che aumentare se ben "allenata", diversamente se ci facciamo prendere dalla pigrizia, poca volontà e altro.. non c'è costanza.. e credo che tutto possa essere migliorabile ...
sono d'accordo, che si debbano riconoscere in noi anche le altre mancanze per poterci lavorare sopra

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Analizzando la parola mi vien ( kael docet) co-stanza similare a co-stante, co- insieme, stante- fermo, quindi avere la capacità di restare fermi insieme. Co-stanza insieme nella stessa stanza, ovvero come se tutti i piccoli io ubbidissero per restare la, non facendoli andare in giro a comandare alternandosi in faccio non faccio mi piace non mi piace ho voglia di questo non ho voglia di quello, insomma farli rimanere fermi e fare quello che si è prefissi di fare senza ascoltarli gridano gridano ma li ho chiusi nella stanza e non li ascolto faccio costanza. Un po' pittoresco ma mi piace.
Mi piace molto Gris questa visione... far rimanere insieme tutte quelle parti di noi , come se le concentrassimo in un unico punto.. in modo che collaborino..

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Vecchio 31-01-2008, 20.03.16   #5
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Forse la costanza non si può disperdere, però la volontà si, e comunque costanza e volontà vanno a braccetto.

Se ti va di fare molte attività è perchè sei una persona poliedrica ed eclettica, però può essere anche che tendenzialmente si è attratti soltanto al livello di curiosità.

Un altra ipotesi può essere che il nostro ego si sente socialmente piu realizzato a dire in giro che sappiamo fare tante cose, siamo pieni di vita, piuttosto di dire che siamo specializzati in una cosa perchè ci sembra poco.

Un altra ipotesi può essere il fatto che non è che non si costanti, ma si è carenti di autostima o fiducia nelle proprie capacità se vi piace di piu.

Allora io provo a far qualcosa, poi non mi riesce come vorrei, oppure ho qualcuno che mi riprende in continuazione, che mi fa sentire una frana, che mi dice o fa capire che non sono portato e allora dubitiamo di noi stessi.

Non volendo mi aiutato a capire il perchè mi sento depresso e giu quando manco di costanza vedi.

D'altronde sgarare una dieta, è anche un modo per dirsi: " sono debole, non sono all'altezza per realizzare questo.

Oltre una mancanza di volontà , può esserci una scarsa fiducia nelle proprie capacità, e allora magari piuttosto che dire non sono capace, o mi ritengo poco capace, ci raccontiamo che siamo stufi, e annoiati
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Vecchio 31-01-2008, 22.39.45   #6
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Io penso che quando si decide di portare una cosa avanti nel tempo con costanza, forse nell'entusiasmo iniziale si trascura il fatto che in altri giorni forse non saremo dello stesso umore o della stessa voglia, quindi si dovrebbe iniziare un impegno consapevoli di questo.
Sono d'accordo che la costanza va a braccetto con la volontà, ma la volontà può essere non costante nel tempo, quindi ogni piccolo ostacolo è un pretesto per non portare avanti l'impegno preso.
Ho notato che spesso non sono costante nel portare avanti cose positive, mentre su quelle negative non c'è nemmeno bisogno della volontà, casomai quella serve per correggerle, sarebbe bello che anche quelle positive verrebbero automatiche, chissà perchè bisogna sforzarsi per farle, forse perchè cambiare in meglio costa fatica mentre rimanere fermi non costa nessuno sforzo.
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Vecchio 31-01-2008, 23.16.16   #7
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L'unico modo per acquisire costanza che fino ad ora ho trovato è.. insistere. Ma come faccio ad insistere se non ho costanza?
Con un po' di... determinazione?
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Vecchio 01-02-2008, 02.16.36   #8
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Quello che ho notato in me è che spesso non è che mi manchi la voglia di fare la cosa, è arrivare a farla che mi pesa.
Nell'esempio che ho fatto della palestra (che ho sperimentato), non era l'idea dell'ora della palestra che mi frenava, era andarci! Perchè poi una volta che ero lì mi divertivo, facevo volentieri l'ora di palestra.
Potrei applicare sta cosa a quasi tutti gli ambiti della mia vita. Se voglio leggere un libro, a volte non ho voglia di farlo, non ho voglia di iniziare, perchè se comincio poi mi piace leggere.
Ecco che allora lo sforzo che devo fare non è nel momento in cui faccio la cosa, ma nel momento precedente.
A voi capita così?
Si mi capita uguale. Quando andavo a scuola il momento peggiore era cominciare a fare i compiti. Quando arrivo in ufficio il momento più antipatico è iniziare la prima cosa da fare. E così via...
Iniziare è uno sforzo notevole, non per niente nell'accenzione dell'automobile si consuma tanto benzina, no? Innescare la fiammella che porta avanti poi il processo. Ci vorrebbe la chiave...

Però poi arriva un momento peggiore di quello dell'avvio del motore, è quello del metà percorso, quando ormai l'abitudine ad iniziare c'è ma subentra la noia della ripetitività, ma questo è altro argomento.

L'interesse e la presenza/ricordo di se è fondamentale, solo che forse lo focalizziamo tropo nella cosa che stiamo facendo, se invece provassimo a decenntrarlo un pò, forse verrebbe più semplice. Ad esempio: non sono troppo interessata a parlare dell'ultima moda e non ho voglia di iniziare il discorso con delle persone, ma metto in moto l'auto perchè sono interessata ad osservarmi e lavorare su di me in quel senso.. non se sono riuscita a rendere.
Non sono interessataq veramente a fare candele perchè non ne trovo il senso, il fine.. ma se lo giudico un qualcosa a cui dare un fine allora sto ferma, sono quindi più interessata ad imparare e scoprire come fare meglio a come inventare.. ecc ecc
Insomma il mio interesse e amore è verso me in qualsiasi tipo di manifestazione si presenti.

A parole....

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Vecchio 01-02-2008, 19.24.53   #9
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Però poi arriva un momento peggiore di quello dell'avvio del motore, è quello del metà percorso, quando ormai l'abitudine ad iniziare c'è ma subentra la noia della ripetitività, ma questo è altro argomento.
Sì c'è anche questo, e credo che la chiave sia in quello che poi hai scritto sotto.. se facciamo qualcosa fine a sè stesso (senza un obiettivo preciso) secondo me è anche più facile stancarsi di farlo, diversamente se l'obiettivo si "allarga" in qualche modo si prende più "benzina" per andare avanti, anche se subentrano ostacoli (tipo la noia).
Stella parlava di volontà che non è la stessa tutti i giorni, e che dovremmo tenere conto anche di questo.. pero' allora non dovremmo fare mai niente.. invece dal mio punto di vista è proprio quando la volontà vacilla il momento di "raccogliersi" per andare avanti.. poi c'è anche il fatto che se si conoscono i propri limiti, sarebbe bene non imbarcarsi in imprese che sappiamo che non porteremo a termine.. ma che questi limiti sono modificabili, quindi magari partire dai gradini sotto per poi aumentare..

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L'interesse e la presenza/ricordo di se è fondamentale, solo che forse lo focalizziamo tropo nella cosa che stiamo facendo, se invece provassimo a decenntrarlo un pò, forse verrebbe più semplice. Ad esempio: non sono troppo interessata a parlare dell'ultima moda e non ho voglia di iniziare il discorso con delle persone, ma metto in moto l'auto perchè sono interessata ad osservarmi e lavorare su di me in quel senso.. non se sono riuscita a rendere.
Non sono interessataq veramente a fare candele perchè non ne trovo il senso, il fine.. ma se lo giudico un qualcosa a cui dare un fine allora sto ferma, sono quindi più interessata ad imparare e scoprire come fare meglio a come inventare.. ecc ecc
Insomma il mio interesse e amore è verso me in qualsiasi tipo di manifestazione si presenti.

A parole....

Ecco... se si presenta, dovremmo credo cercare di mettere a frutto la situazione (qualunque sia), ma se sono io che la cerco (tipo mi creo un hobby), se è fine a sè stesso, appena subentra la noia ad esempio ecco che smetto , se invece ci trovo un senso la cosa è differente, tutto puo' essere utile in effetti, ma per quanto mi riguarda mi sono spesso persa in cose che poi non hanno avuto seguito, perchè non mi interessavano veramente ...

Credo che la chiave di cui parlavi ad inizio post, potrebbe essere l'interesse..
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Vecchio 01-02-2008, 19.39.40   #10
Astral
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La parola forza di volontà, mi fa ricordare capacità di volere, perchè in alcuni momenti non vogliamo piu una cosa? Ci ha stancato, o forse appunto riteniamo di non poterla ottenere o che costi troppo sacrificio? Secondo me la volontà si indebolisce quando c'è rinuncia.

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Vecchio 01-02-2008, 20.00.43   #11
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Che ne dite?
Stavo riflettendo sul T.A. in questo periodo ho provato a farlo e rifarlo, a volte mi viene a volte no. Allora ho provato diverse tecniche, ma ancora non riesco a comando.
L'ottava iniziale è sfumata e mi veniva voglia di smettere, la mente mi dice tanto non riesci lascia stare. Enno mi interessa lo voglio fare. Allora per poterlo continuare a fare devo provare a farlo diversamente allargare il raggio di tentativi che mi invoglia a continuare nell'esperienza di questa cosa.
Quindi la costanza in questo caso è supportata dall'interessa di riuscire a farlo bene e non in qualche modo, di comprendere appieno cosa è questo T.A.
Io credo che se lo rapportiamo ad altre cose, ovvero affrontandole da punti diversi ogni volta, usando anche la fantasia, la noia o l'abitudine se ne vanno e la costanza rimane con noi, come un collante tra un fase ascendente ed una discendente.
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Vecchio 02-02-2008, 15.51.57   #12
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Potrebbe essere una buona tecnica Gris, però così si rischia di raccontarsela. La mente (avrei voluto usare un altro termine ma non mi viene) dicevo.. la mente si concentra nel trovare il modo migliore di fare e non fa o meglio, non lascia che altri centri o parti di noi facciano il loro "lavoro".
Come la si risolve? Ahhh boooh... no scherzo, provo a risolverla facendo e basta. Passa la voglia di fare? Ok una parte di me ha preso il sopravvento e allora io mi impongo senza forzature, solo decido quale parte deve agire e comandare a secondo del mio obiettivo o scopo e metto le altre buone.
Con il tuo esempio, se devo far T faccio T e basta. Non cerco escamotage per ingannare la mente che si escamotaggia l'escamotage per autoilludersi di essersi autoaggirata invece è sempre lei che se la racconta.
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Con un po' di... determinazione?

Ecco secondo me Shanti ha detto la parola magica da scrivere su un quadretto senza altri orpelli.
La ripeto:
DETERMINAZIONE


In una parola c'è qualcosa che viene racchiuso in un termine a cui arrivare. Per arrivare ad un termine ci devono essere degli obiettivi da fissare e rispettare.
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Potrebbe essere una buona tecnica Gris, però così si rischia di raccontarsela. La mente (avrei voluto usare un altro termine ma non mi viene) dicevo.. la mente si concentra nel trovare il modo migliore di fare e non fa o meglio, non lascia che altri centri o parti di noi facciano il loro "lavoro".
Come la si risolve? Ahhh boooh... no scherzo, provo a risolverla facendo e basta. Passa la voglia di fare? Ok una parte di me ha preso il sopravvento e allora io mi impongo senza forzature, solo decido quale parte deve agire e comandare a secondo del mio obiettivo o scopo e metto le altre buone.
Con il tuo esempio, se devo far T faccio T e basta. Non cerco escamotage per ingannare la mente che si escamotaggia l'escamotage per autoilludersi di essersi autoaggirata invece è sempre lei che se la racconta.
Non è quello che si capisce e che invece speravo si capisse.
No non parlavo della mente ma con la mente di chiedermi cose e poi al lato del T.A. fare che è diverso.
Perchè per me almeno devi sentire pesantezza credo che lo capirò solo quando arriverò a provarlo allora la mente lo saprà. Per il resto con la mente posso solo trovare il modo per mettermi li a sentirlo poi con il corpo.
Meglio di così non lo so spiegare.
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Ecco secondo me Shanti ha detto la parola magica da scrivere su un quadretto senza altri orpelli.
La ripeto:
DETERMINAZIONE


In una parola c'è qualcosa che viene racchiuso in un termine a cui arrivare. Per arrivare ad un termine ci devono essere degli obiettivi da fissare e rispettare.
Ed aggiungerei che gli obbiettivi devono essere piccoli, graduali e realistici.

Riuscirò sicuramente ad essere più determinato ad apprendere una cosa alla volta, piuttosto che 100 insieme.

Sarò piu determinato a fare 10 minuti di corsa, che 50 tutti insieme.

La forza di volontà e la determinazione possono essere incrementate anche in questo modo.
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Vecchio 02-02-2008, 16.32.21   #16
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Io credo che se lo rapportiamo ad altre cose, ovvero affrontandole da punti diversi ogni volta, usando anche la fantasia, la noia o l'abitudine se ne vanno e la costanza rimane con noi, come un collante tra un fase ascendente ed una discendente.
Si scusa, ho sbagliato a non quotarti, la frase in blu era quella che mi ha lasciato intendere la cosa che non volevi intendere.

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Per il resto con la mente posso solo trovare il modo per mettermi li a sentirlo poi con il corpo.
Il corpo ha una sua mente.. siamo fuori tema possiamo parlarne nel 3d del T in caso anche se lo usavi solo come esempio qui sarebbe interessante approfondire dillà.

Comunque quel che dici in quest'ultima frase quotata mi da modo di fare un'osservazione e cioè che se dividiamo le funzioni nel cercare il modo di arrivare alla fine di un'opera (che poi è una roba difficilissima, per questo quasi mai accade che riusciamo se non siamo costretti), cioè la mente fa una cosa il corpo un'altra e il cuore booh. non riusciamo perchè diventa vivere le cose separatamente. Insomma quel metterci tutto noi stessi, per quanto non riusciamo e per quanto metterci tutti noi stessi per noi vuol dire il 30% ed è tanto, dovrebbe essere la chiave per arrivare alla fine. Dividere invece i ruoli va a finire che non si finisce..

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La parola forza di volontà, mi fa ricordare capacità di volere, perchè in alcuni momenti non vogliamo piu una cosa? Ci ha stancato, o forse appunto riteniamo di non poterla ottenere o che costi troppo sacrificio? Secondo me la volontà si indebolisce quando c'è rinuncia.

Invece la volontà significa sempre rinuncia a qualcosa, se voglio vedere la tv devo rinunciare a leggere un libro e viceversa... finchè rimaniamo in un esempio così semplice è facile capire e vedere come la cosa si muove, si definisce. Il problema nasce quando abbiamo tutte le variabili del vivere quotidiano in gioco, allora non ci rendiamo conto che 50.000 (è un esempio, se li contiamo seriamente sono di più) piccoli gesti che compiamo in un giorno ci consumano energia, interesse, attenzione, e perdipiù se li analizziamo attentamente sono inutili e senza scopo.
E' in sostanza un discorso economico, ciò che spendo in cose inutili non posso spenderlo in ciò che vorrei... quindi come per comprare gli oggetti: o risparmio prima o pago dopo a debito. Non sempre ci è possibile scegliere, non comletamente, come nel quotidiano non ti danno un finanziamento se non hai almeno qualcosa (almeno in un sistema economico non degenerato, oggi invece sta cambiando), quella è la garanzia che sei capace di lavorare e risparmiare.
Quindi un pò bisogna risparmiare, superato quell'inizio si può decidere se comprare solo con il già risparmiato o a credito.
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Vecchio 02-02-2008, 20.20.33   #18
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Uno, parlavo di rinuncia come atteggiamento rinunciatario, nel senso che se voglio portare avanti un progetto ad esempio una dieta, se ho un atteggiamento rinunciatario mi sembra di spostarmi in un polo opposto a chi invece ha un atteggiamento più attivo.

Tuttavia concordo sul discorso energia. Non si può fare tutto e sopratutto l'energia non è infinita quindi devo investirla con attenzione.

Riprendendo sempre il paragone bancario, ci sono degli investimenti che sono salutari per noi, e che ci danno altra energia.

Molto spesso se non sbaglio nello Yoga, si dice che la conservazione dell'energia è importante, e ad esempio sbattere le dita, camminare su e giu senza posa, sono tutti modi per disperdere l'energia.

Nel cattolicesimo mi ricordo si parlava di alcuni "fioretti" che si facevano astenendosi da guardare la TV o da fare alcune attività.

Anche se può sembrare eccessivo, in effetti quando si guarda troppa TV, spesso ci si alza e si ha meno voglia di fare le cose. Questo perchè?

L'esempi si possono fare anche con altre cose. Un modo per purificare diciamo la vista ed il potere delle immagini, è quello di asternersi dalla presenza di immagini di guerra, morte, distruzione, o pornografiche perchè possono avere effetto nel tempo.

Vabbè come al solito ho allargato un po' il discorso
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Vecchio 03-02-2008, 01.50.30   #19
Kael
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Aver costanza in una cosa significa sapersi ritagliare ogni giorno un pezzettino di tempo ed energia, e conservarlo gelosamente senza permettere a niente e nessuno di togliercelo.
Sono d'accordo anch'io sul discorso della rinuncia, anzi penso che sia (inizialmente almeno) l'unico modo concreto per "volere" qualcosa. Siamo come dei contenitori che ogni giorno ci "riempiamo", e se non ci si lascia uno spazietto vuoto nello stomaco poi va a finire che saremo sazi, vale a dire che non avremo voglia...
Non per niente, quando si vuole davvero qualcosa, si usa dire "aver fame" di quella cosa, come può essere aver fare di conoscenza, aver fame di vittoria, etc etc.. "Aver fame" rappresenta l'unica vera aspirazione per qualcosa, significa proprio volerla mangiare, nutrirsene, farla propria...
Viceversa, la sazietà porta alla sedentarietà, alla svogliatezza.

Diciamo che molto spesso siamo tutti ingordi... quando abbiamo un interesse, anche vero, lo divoriamo subito invece che assaporarne un bocconcino alla volta, così che lo "bruciamo" subito e non riusciamo ad assimilare da quell'alimento anche le parti più sottili. Và a finire insomma che invece che metabolizzarlo per bene e con calma, corriamo in bagno col senso di nausea e sazietà...
Oppure capita anche che, pur volendo mangiare il dolce, non siamo riusciti a resistere dal mangiare tutti i primi, tutti i secondi, etc.. così che al dolce siamo già sazi.
In entrambi i casi è sempre un discorso di rinuncia. Tenere quello spazio vuoto ogni giorno significa rinunciare a riempirlo di altro, e costringersi ad avere sempre fame per quella cosa. Fra l'altro, come stiamo vedendo anche nella sezione dipendenze, spesso ci riempiamo di altro inconsciamente, così che poi ci sentiamo sazi per quello che vorremo fare davvero senza nemmeno sapere il perchè....
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Vecchio 03-02-2008, 01.58.13   #20
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Questo che dice Kael, ma anche il discorso di economia di Uno, mi fa anche pensare al dosare.
Se noi iniziamo una roba a 3000 di velocità non avremo mai sufficiente carburante per poter continuare, dovremmo rinunciare a mettere tutto e subito e dosarcelo nel corso dell'opera. Ma come si fa a dosare, a valutare il giusto?
__________________
Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 03-02-2008, 14.29.21   #21
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. Ma come si fa a dosare, a valutare il giusto?
Conoscenza di se stessi e controllo? Due cosucce da nulla... ma da qualche parte si deve pur iniziare.
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Vecchio 03-02-2008, 16.19.30   #22
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Già, questa frase di Sole "ma come si fa a dosare, a valutare il giusto?" mi fa venire in mente proprio una bella ricetta di cucina, dove spesso si trova la dicitura "alcuni pizzichi di sale" oppure "sale quanto basta"... Alcuni pizzichi quanti? E quando basta?
Si può solo provare, magari la prima volta se ne mette poco, la seconda troppo, ma dai e dai alla fine si acquista un certo occhio, così da non porsi nemmeno più il problema... diventa automatico quasi. Anche perchè il sale è così soggettivo che non si può quantificare perfettamente per tutti.
Se allora parliamo della nostra costanza, del nostro dosaggio energetico, non resta che provare e cercare di imparare il più possibile da ogni singola volta così da non dover andare avanti con gli "esperimenti" per anni...
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Vecchio 03-02-2008, 18.16.38   #23
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ho voglia di iniziare, perchè se comincio poi mi piace leggere.
Ecco che allora lo sforzo che devo fare non è nel momento in cui faccio la cosa, ma nel momento precedente.
A voi capita così?

L'unico modo per acquisire costanza che fino ad ora ho trovato è.. insistere.
Ma come faccio ad insistere se non ho costanza?
I primi tempi , quando inizio a fare una cosa, mi pesa, e devo forzarmi di farla, dare una spinta a quella parte di me che mi dice che non ne ho voglia.. credo che anche qui si tratti di avere l'energia sufficiente per farlo, credo che una volta individuato il momento in cui vincerebbe la voglia di non fare una cosa, a vantaggio della mia pigrizia, sia importante dare una "spinta" proprio in quel preciso istante (è come fare un salto ).. altrimenti mi abbandono al non fare la cosa (e in quel caso è come "scendere " in una curva..)
Pure a me capita così e sinceramente non ne sono sorpreso.
Ho notato, in questo ultimo periodo, che c'è una sorta di " cambio". Presente quando ingrani la prima e una volta arrivato al numero di giri sufficiente, bisogna passare in seconda e cosi via altrimenti l'auto potrebbe risentirne? In fondo credo che la costanza dia la possibilità o ne attribuisca la capacità, la sensibilità, anche, di sentire quando è arrivato ( o sta per arrivare ) quel momento in cui bisogna cambiare. Ma la percezione che ne ho oggi, adesso per quanto mi riguarda, è talmente piccola che non so neanche se ho detto una cosa che potrà tornare utile.
Fatto è che, secondo me, questa costanza sicuramente è in funzione dell'interesse che metto al fine di raggiungere un obiettivo. Mi viene in mente, l'esempio che tempo fa Uno fece sulla circostanza di tirare a canestro la palla. Non so forse mi arrampico sugli specchi ma va a finire che è attinente, in quanto l'obiettivo ossia andare a canestro, da subito, forse, non è raggiungibile. Soltanto allenandomi - come diceva Red sopra - posso riuscire ad arrivarvi. Vi vedo pure collegato il fatto di " seguire " la palla mentre viaggia verso il canestro, anche un po " anticipandola" come azione . Cioè ( mi sa che mi sto perdendo ma ci provo ) se la costanza la rapportiamo alla necessità di " fare " quel movimento così da permettere alla palla di andare a canestro, allora questo che rappresenta l'obiettivo è sia figlio dei movimenti che ho indubbiamente metabolizzato con l'allenamento ma anche dell'interesse che ho profuso per raggiungerlo. Accompagnando la palla, poi, verso il cesto, " immaginandola ", per così dire gia dentro potrebbe fornirmi anche una valida spinta costante nel mentre metto in campo un'azione per arrivare ad un fine.
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“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 03-02-2008, 19.32.41   #24
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Aver costanza in una cosa significa sapersi ritagliare ogni giorno un pezzettino di tempo ed energia, e conservarlo gelosamente senza permettere a niente e nessuno di togliercelo.
Penso che in questa parte del tuo post Kael ci sia un piccolo "segreto".. A me ha aiutato tanto ritagliarmi quel pezzettino di tempo che dici.
Qualunque cosa succeda, chiunque abbia bisogno della mia attenzione, o qualunque cosa io debba fare, non deve imperdirmi (o fare sì che me la racconti per imperdire a me stessa) di ritagliarmi quel momento..
Questo è senz'altro un buon modo per evitare di saturarsi (ed evitare di spendere tutto) con l'inutile e trovare (e spendere nel) l'utile .. L'ideale sarebbe poi riuscire ad "allargare" quel pezzettino di tempo, facendo in modo di ridurre l'inutile a favore dell'utile, fino ad arrivare a vivere in modo da sprecare il meno possibile.. riuscire a farne uno stile di vita, applicato a qualunque cosa si faccia quotidianamente e forse quei tantissimi gesti che diceva Uno potrebbero ridursi..

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Vecchio 04-02-2008, 10.33.49   #25
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Invece la volontà significa sempre rinuncia a qualcosa, se voglio vedere la tv devo rinunciare a leggere un libro e viceversa... finchè rimaniamo in un esempio così semplice è facile capire e vedere come la cosa si muove, si definisce. Il problema nasce quando abbiamo tutte le variabili del vivere quotidiano in gioco, allora non ci rendiamo conto che 50.000 (è un esempio, se li contiamo seriamente sono di più) piccoli gesti che compiamo in un giorno ci consumano energia, interesse, attenzione, e perdipiù se li analizziamo attentamente sono inutili e senza scopo.
E' in sostanza un discorso economico, ciò che spendo in cose inutili non posso spenderlo in ciò che vorrei... quindi come per comprare gli oggetti: o risparmio prima o pago dopo a debito. Non sempre ci è possibile scegliere, non comletamente, come nel quotidiano non ti danno un finanziamento se non hai almeno qualcosa (almeno in un sistema economico non degenerato, oggi invece sta cambiando), quella è la garanzia che sei capace di lavorare e risparmiare.
Quindi un pò bisogna risparmiare, superato quell'inizio si può decidere se comprare solo con il già risparmiato o a credito.


oh questo post mi sà che è meglio se me lo comincio a ripetere come un mantra eh capo?

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