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Vecchio 14-01-2012, 17.56.09   #1
diamantea
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Predefinito Una giornata tipica

Mio padre voleva mangiar bene a pranzo e cena per cui sono stata abituata a cucinare tutti i giorni. Mio figlio maggiore da piccolo soffriva di gravi disturbi alimentari, ed io cucinavo a parte per lui diverse volte al giorno e per diversi anni, ed io mangiavo a parte quando lui dormiva o giocava, e non cucinai nulla di buono finchè non potè mangiare normale a tavola con me.
Il piccolo ha avuto problemi alimentari, prima fame incontrollata poi anoressia ma tutto indotto dai farmaci, ed ecco che pure per lui cucinavo più volte prima per tenerlo a dieta poi per quello che riusciva mangiare pur di farlo mangiare.
Sono proiettata nell'accontentare i gusti alimentari dei miei figli, e di conseguenza anche del mio uomo, lo faccio volentieri anche se a volte mi pesa, mi sento stanca, non ho voglia, però lo faccio lo stesso, non mi posso dimenticare di tutti i problemi che hanno patito e che ancora si manifestano se mangiano male fuori.

Nella mia giornata tipo ci sono due priorità, i turni di mio figlio maggiore per i pasti e la biancheria pulita, i suoi abiti da lavoro sono la mia ossessione. Il piccolo ha orari regolari.
Abbiamo solo una macchina, lui lavora a un km e mezzo da casa per cui fin ora non abbiamo risentito della mancanza della seconda auto, tuttavia io trotto dietro a lui per garantirci a vicenda la nostra indipendenza.
La mia sveglia suona alle 7 del mattino ed esco di casa poco prima delle 8 se lui ha il turno di mattina, alle 8,30 o più se ha il turno di pomeriggio. Ciò vuol dire che ho un'ora o più per mettere su i legumi in pentola a pressione che son pronti in un un'ora se fagioli o ceci, le lenticche in 15 min, avviare una lavatrice che è pronta per le 8, e stesa se esco dopo.
Poi vado a lavoro, la mia fortuna è che nella zona sono circondata da buone macellerie, frutta e verdura, alimentari, e supermercati, il panificio ce l'ho sotto casa.
Quando esco all'una circa dal lavoro penso al pranzo e alla cena e faccio la spesa mirata per un giorno o massimo due.
I miei figli mangiano solo il primo a pranzo e il secondo a cena quindi ho meno da cucinare tuttavia dedico circa tre ore al giorno per i pasti e un'ora per la biancheria se non stiro.
Quando torno a casa a pranzo preparo subito la pasta, con legumi o ortaggi di stagione o ricotta fresca, nel frattempo metto su la cena, in genere pollo al forno, spezzatino con patate, cotolette che preparo io stessa, frittate varie, il contorno di verdure crude o cotte.
Se il grande lavora di pomeriggio vuol dire che dalla una e mezza fino alle 16,00 io sto in cucina a preparare oltre al pranzo anche la cena per trovarla pronta nel contenitore da scaldare in microonde al lavoro, altrimenti il pranzo al lavoro lo prepara spesso Tina che abita a 50 m da lui e la cena la consuma a casa quando torno io dal lavoro, oppure il pranzo lo porto io e gli lascio pure la macchina, prendendomi il passaggio dal mio autista di ritorno dal trasporto scolastico alle 14,20 che passa da casa mia per andare a posare l'omologato in comunità. Se Tina vuole salire a vedere la Mimma poi la scende lei la macchina mentre a me mi lascia in ufficio che è di passaggio e poi salgo a piedi, o con l'autista, orario coincidendo. A volte la sera se mi serve l'auto lui si organizza con un passaggio quando esce dal lavoro a tarda notte se Tina dorme con me, oppure la sende lei al rientro.
Insomma, la mia organizzazione per l'auto è rocambolesca, sali e scendi, passaggi mirati, orari sincronizzati al secondo, ma sono io che organizzo tutto.
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Vecchio 14-01-2012, 17.59.43   #2
diamantea
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Troppo lungo il papiro l'ho spezzato in due

Nel frattempo che il cibo cuoce faccio piatti, mi occupo della biancheria che si deve stendere o rientrare, do uno sguardo in città visto che il pc è in cucina. Nei pochi pomeriggi che sono a casa mi dedico al resto, pulire, stirare ed altro, se lavoro il resto lo rimando al sabato pomeriggio che sono libera e mi faccio aiutare spesso dal piccolo che si occupa della spazzatura e dell'aspirapolvere oltre che dare da mangiare tutti i giorni ai cani.
Ho rinunciato ad avere tutto lindo e pulito tutti i giorni per dare precedenza ai pasti freschi, la spesa, la biancheria, bagni e cucina, prendendomi due tardo pomeriggi per lo yoga e una sera per il canto e orario flessibile per il lavoro, nel senso che ha la precedenza visto che ho una reperibilità H 24, e auricolare per il cell che squilla negli orari più impensati per cui mentre lavoro al cell continuo a cucinare, lavare ecc... e viceversa mentre lavoro infilo anche faccende private di passaggio tipo posta, banca, dottore e qualche colazione con Tina.
Faccio una vita piuttosto ritirata, tuttavia durante il giorno sono sempre in giro per lavoro per cui non mi pesa stare a casa ed occuparmi della famiglia.
La domenica dico sempre che non voglio fare nulla, ma il minimo che faccio è sempre la biancheria e il pranzo, cucinando il sugo per i ragazzi con pasta fresca che mi impasta volentieri il mio compagno per rilassarsi, e per me possibilmente altro, quindi passo mezza giornata tra la cucina e la lavanderia, con diversi passaggi in balcone, il mio paradiso privato.
Devo dire che non sempre io mangio ciò che cucino ai ragazzi, a loro programmo già in mattinata, mentre per me cucino al momento quello che mi appetisce mentre mi viene fame, sia solo un insalata mista e un petto di pollo girato in padella ma condito con aromi, capperi ed altro, o un piatto più elaborato, che sia come piace solo a me senza dover sorbirmi i commenti dei miei figli che hanno gusti diversi. Il mio motto è poco ma di qualità, fresco, buono, di mio gusto e cucinato al momento.
Il sabato mattina lo dedico alla passeggiata con mamy con relativa spesa, e di norma il pesce che compro di diverse qualità perchè il grande mangia una cosa, il piccola un'altra, ed io idem, per cui un'ora e mezza va di sicuro dietro al pesce per due o tre pietanze diverse.
La sera dopo cena non voglio più rotta l'anima da nessuno qualunque cosa voglio fare, emergenze a parte.
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Vecchio 16-01-2012, 13.33.58   #3
Faltea
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Quando torno a casa a pranzo preparo subito la pasta, con legumi o ortaggi di stagione o ricotta fresca, nel frattempo metto su la cena, in genere pollo al forno, spezzatino con patate, cotolette che preparo io stessa, frittate varie, il contorno di verdure crude o cotte.
Mi adotti?
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Vecchio 16-01-2012, 18.42.21   #4
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Mi adotti?
Scusa Falty e la fila?....Si va per anzianità , quindi mettiti in fondo .
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Vecchio 16-01-2012, 21.07.14   #5
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Ragazze così mi lusingate, e vi ringrazio, mi rende un pò di merito per quello che ormai tutti si aspettano da me, cibo buono. Quella rara volta che non preparo e vado all'accomodo vedo subito musi lunghi.
Io vi adotterei tutti quanti, mi piace proprio preparare il pasto, rendere felici i miei cari a tavola.
Anche in comunità ho sistemato parecchio le cose in cucina. All'inizio gli anziani si lamentavano troppo della cucina che comunque è sempre stata casalinga e genuina, per cui ho assaggiato le pietanze cucinate da queste donne a turno, anche sposate.
Cavoli, ho dato ragione ai miei vecchi una volta tanto, cibo per cani, ho confermato, "ma che cucinate ai vostri mariti? Che vi hanno insegnato le vostre madri? Avete intenzione un giorno di avvelenare i vostri futuri mariti invece di nutrirli? Vi sembra cibo questo? Ora vi faccio vedere io come si cucina!"
Mi sono messa di impegno e per molto tempo cucinavo spesso io, e i vecchi felici finalmente di un buon pasto! Loro pieni di risentimento ancora non era finita, le ho obbligate con molta pazienza e commenti spietati ad imparare a cucinare.
Oggi oltre ad aver reso anziani felici ho pure reso mariti felici
Per dieci anni nel mese di agosto ho offerto la cena ai parenti, cucinando per 100 persone in due giorni, con 6 collaboratrici, almeno una ventina di pietanze tutto rigorosamente fresco e tipico siciliano dove me la cavo piuttosto bene. Era un massacro a cui da due anni ho rinunciato, troppa fatica, non reggo più in quelle condizioni. Faccio animazione pizza e pane condito, molta delusione da chi sbafava portandosi la sportina a casa ma capiscono tutti che non ho retto più.

Non mi piacerebbe lavorare in un ristorante, ma solo cucinare per la famiglia.
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Vecchio 17-01-2012, 13.32.08   #6
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Scusa Falty e la fila?....Si va per anzianità , quindi mettiti in fondo .
di fronte alle maniere forti..

Lusingati, lusingati Diam, ne hai tutte le ragioni.
Anche mia madre è come te, e ci ha insegnato molto. Però faccio del "buon cibo" solo nei week end e non tutti. Ora poi che sono in dieta..
Lavorare ed arrivare a casa tardi ti impone delle precedenze, che per me non sono il cibo.
Una mia vecchia collega riusciva a manicarettare a pranzo ed a cena nonostante lavorasse in orario di negozio.
Questo mi dimostra che è una questione di passione e di priorità..
Potenzialmente siamo tutti degli ottimi cuochi ma poi c'è chi ha passione e chi no..
Che dite?

Già sento mio marito dire "così ti sei salvata la faccia"
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Vecchio 17-01-2012, 16.05.44   #7
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Predefinito Una tipica stesa di panni

Mai avrei immaginato che un giorno qualcuno mi avrebbe chiesto di pubblicare una mia stesa di panni! Sono stata spesso canzonata per questa mia innocente e innocua mania, anche se forse non è proprio una mania.
E' una normale stesa di panni, un paio di lenzuola con federe, intimo misto, jeans e magliette dei miei figli. I calzini sono stesi tutti nello stesso verso, tallone a destra e punta a sinistra, tutti appaiati e in fila, così tutti i jeans in fila, poi le magliette leggere, e le felpe, gli asciugamani, tutto con ordine, a settori. Tutta la biancheria ben sbattuta per favorire la stirata successiva, mediamente centrifugata e stesa dalla punta per non lasciare la traccia della molletta in parti che si vedono. Se non voglio lasciare traccia, le mollette le metto laterali invece che sopra il filo, questo lo faccio soprattutto con la lana. Mi piace schiacciare con il ferro per far sparire la piega.
In genere le mie cose le lavo e stendo a parte quando ho più tempo, con una cura diversa per la pura lana, che tampono bene prima nell'asciugamano di spugna, poi stendo sullo stendino con un asciugamano di lino sopra e sotto per non farci andare diretti i raggi del sole .
Poi c'è la bacinella delle mollette, diversi colori, diversi formati, più vecchie e più nuove, alcune storiche ormai le riservo per capi speciali perchè non voglio usarle tutti i giorni per non consumarle troppo presto, però le tengo li in mezzo, mi piace guardarle, toccarle mentre mescolo in cerca di quella del colore giusto. Mi diverte, mi rilassa, soprattutto godo con gli occhi quando guardo il risultato.
Non è un problema se mischio quando non mi bastano o sono troppo di fretta ma in genere ho un occhio veloce nella scelta e nella mescolata.
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Vecchio 17-01-2012, 16.30.00   #8
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Questo mi dimostra che è una questione di passione e di priorità..

Sicuramente è maggiormente una questione di passione. Poi si sceglie come impiegare il proprio tempo.
Ad esempio ho la passione del canto ma non ne ho fatto una priorità nella mia vita. Non posso dire che cucinare sia la mia passione da farne una priorità, ma forse è al contrario, da una priorità ne ho fatto poi una passione se si può dire così.
A casa mia è stata sempre una priorità. Mio padre si calmava subito davanti il pasto pronto in tavola. La mia sorella mezzana da piccola non mangiava quasi nulla, era molto magra, scheletrica dire e mia madre faceva l'inferno, la obbligava a mangiare, se lei non voleva a volte la picchiava, gliene diceva di tutti i colori. La nonna la prendeva con le buone, cercava sempre di cucinarle quello che lei voleva.
Nella casa dell'inferno mia madre non mi preparò mai la colazione prima di scuola, me la preparavo da sola, e quando avevo la scuola di pomeriggio alle elementari, mi preparavo da sola il pranzo. Quando ero al liceo tornavo tardi a pranzo, trovavo piatto freddo e nessuno ad aspettarmi.
Insomma, per tanti motivi ho imparato presto a cucinare, e non presento mai in tavola piatto non riscaldato.
Di necessità virtù. Quando ho fatto il digiuno e poi quattro mesi di cambio alimentazione avevo il coraggio di cucinare manicaretti per i ragazzi e cibo punitivo per me, una forza di volontà da tortura, eppure non volevo penalizzare la famiglia con la mia dieta. Quando mio figlio maggiore era piccolo, appena un anno, ha fatto tanta dieta, tanto pianto per la privazione da qualsiasi cibo oltre il riso scaldato per mesi, ed ora finchè posso voglio nutrirlo bene, con quello che gli piace e fa bene al suo stomaco. Ho tanti contenitori colorati dove mettere il suo pasto fatto con l'amore di mamy.
Alla fine non pensate che cucino manicaretti tutti i giorni, cucino soprattutto cibo semplice, povero e di stagione, ma fatto bene, fresco e al momento, non ci vuole poi tanto.
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Vecchio 17-01-2012, 20.11.12   #9
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Certo che parlare di biancheria e di cucina ha risvegliato in me molti ricordi e tante riflessioni.
Non tutto ciò che si diventa nel corso della vita è per scelta, per nostra inclinazione naturale, spesso è per colmare una mancanza, un vuoto che si è sentito da bambini, un disagio che si è vissuto come grave, anche se oggettivamente poteva non esserlo.
Mi sembra importante una eventuale presa di coscienza proprio per uscire dall'automatismo, dalle piccole manie che ci rendono prigionieri pur facendoci fare dei buoni pasti o delle belle stese di panni.

Quando ero bambina guardavo sempre la vicina di casa appendere e rientrare la biancheria, così come guardavo fare alla nonna, però la vicina era più ordinata, più metodica. Io pensavo che mi sarei impigrita a fare come lei però visivamente il risultato mi faceva stare bene.
Poi da ragazza nella casa dell'inferno avevamo una grande terrazza, anzi enorme, con una lunghissima balconata, e un'altra terrazza enorme sopra la casa, uno spazio enorme e assolato per stendere agevolmente la biancheria al sole per una famiglia di sei persone e la nonna sette quando stava con noi.
Ma la mamy aveva le sue idee, il suo esagerato senso estetico, diceva che imbruttiva il suo spazio dedicato solo ai fiori, sua incontrastata passione, e dal balcone la gente vedeva i panni stessi e non stava bene anche se distava almeno 40 metri dalla strada. Ecco che destinò solo tre fili di un metro e mezzo dal lato giardino e due stendini. Il resto arrangiatevi!
Che mala vita d'inverno, non c'era posto dove sistemare i panni, era tutto un groviglio per farli entrare tutti in poco spazio, poi si sistemavano alcuni sulle eleganti sedie in ferro battuto nella parte rientrata della terrazza nel caso qualcuno sbirciasse con il cannocchiale sopra un armadio! Mia madre è stata ossessionata dalle persone che potevano guardare la nostra famiglia, la nostra casa. Non si ricevevano mai visite senza il suo rarissimo consenso a parte i parenti ammessi a corte.
Tirannie le sue, una delle tante, come i suoi vasi, centinaia di vasi, pieni di varietà di piante ma da innaffiare con poca pressione e molta attenzione, la sera da primavera all'autunno, e guai a rompere qualche foglia, non parliamo di fiori, apriti inferno di fuoco!
D'inverno si accendeva il braciere quando finiva il gasolio per i termosifoni, e li sul cerchio di legno si asciugava l'indispensabile.
Sarà stata questa costrizione a farmi crescere questa piccola mania. Quando ho tre o quattro lavate o più se ha piovuto per giorni, passo molto tempo a "cazzuliare" la biancheria. Trovo un particolare refrigerio, appagamento, nella sua sistemazione, averli in casa asciutti e puliti, impilati e ordinati, soprattutto se piove.
Ho sofferto molto della mancanza di una guida costante e ordinata. MI sono costruita da sola un mio metodo, un ordine anche se non sono sempre costante, spesso ritorno al caos per riordinare, ritrovare quel refrigerio di rimettere a posto, morire e rinascere.
Nel riordino trovo linfa vitale, stimolo e forza. L'abitudine mi uccide.

La mia mente è anche molto schematica, ama le simmetrie e gli equilibri tra pari e dispari, da sempre, da quando ho i ricordi di bambina.
Quando ero piccola e per molti anni il mio amico immaginario si chiamava 7 ed era di colore rosso.
Mi sono sempre vergognata un pò di questo mio piccolo segreto, è la prima volta che lo dico ma il discorso sui numeri e questo bisogno dell'armonia dei colori mi fa pensare che forse non è una cosa solo stupida, forse potrei trarci qualcosa di utile chissà
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Vecchio 18-01-2012, 13.47.37   #10
Faltea
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Una sorta di rivincita su quello che non hai potuto fare allora ma che ora puoi ed al meglio.
Non riuscirei mai (per pigrizia, mio grande difetto) solo ad avvicinarmi al tuo modo di agire.
Io ho smesso di stendere al sole per obbligo, i panni mi rientravano puzzolenti di smog, allora cominciai a stendere in cantina ed ora che sono nell'altro appartamento lo faccio nel secondo bagno ormai per abitudine, dove abito ora l'aria è molto più pulita
Vero anche che dopo il primo stendino per terra a causa del vento la decisione del bagno è stata quasi una costrizione.
Che dite se segnamo ognuna di noi, oltre a Diam, una nostra gionrata tipo? (sempre se a Diam va bene)
Tanto per vedere se anche noi come Diam possiamo trovare qualche collegamento/automatismo su cui riflettere.

PS: Diam hai un'infinità di mollette!!
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Vecchio 18-01-2012, 14.30.28   #11
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Certo Falty, mi fa piacere leggere le vostre giornate tipo, c'è sempre da imparare.
Riguardo le mollette ne ho sempre una stecca nuova di riserva, e guardo sempre quelle degli altri nel caso me ne sono sfuggite di particolari, soprattutto i colori. Ad esempio Tina ne ha trovato un tipo di una tonalità di azzurro così delicato e bello che gliele vorrei rubare visto che non le ho trovate nel negozio dove le ha acquistate. Però lei non le vuole rubate
Ora che ci penso, potrei metterle nella lista di regali graditi .
Quando eravamo bambine le mollette le attaccavamo ai polpastrelli a mò di unghie lunghe o mollette per i capelli.
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Vecchio 18-01-2012, 23.58.17   #12
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Mi voglio soffermare un pò sul rituale della stesa dei panni che non è solo una piccola mania delle mollette ma un metodo per velocizzare la sistemazione della biancheria.
Parto sempre dal piacere/refrigerio che mi compensa sempre quella mancanza, tuttavia ho visto che, prova e riprova, questo mio metodo è il più efficace e mi fa risparmiare tempo.
Togliendo le giornate particolarmente ventose, piovose e di fretta, quando già esco la biancheria dalla lavatrice la divido in due vaschette per rendere più leggero il peso ma anche per stendere meglio.
Poi in balcone ho un tavolo su cui poggio le vaschette e inizio con un certo ordine e criterio, spesso butto tutto sul tavolo e inizio a scartare come sulle bancarelle. Metto vicini a settori, jeans, asciugamani, magliette, maglioni. L'intimo è ancora meglio suddiviso, le mie cose, poi quelle dei miei figli, i calzini tutti appaiati e messi uno accanto all'altro, in modo tale che quando li rientro sono già pronti da appaiare e piegare.
Tutto questo ordine perchè al momento di rientrarla, man mano che la piego la smisto. Così prima i jeans in due che fanno massa e si devono stirare, sopra tutte le magliette da stirare, poi i maglioni. A parte gli asciugamani, in ordine quelli per la lavanderia e poi quelli per il bagno, così pure per i tappeti, accappatoi, e i calzini e intimo dei ragazzi, già separati per i loro cassetti. Quando rientro la biancheria, metà la ripongo direttamente nei cassetti visto che da un bel pò di anni ho smesso di stirare anche gli stracci!
La roba da stirare vicino l'asse in attesa del loro momento.
Le lenzuola le piego direttamente affacciandoli dal balcone, visto che sotto non disturbo nessuno, le piego bene per stirare solo la svolta.
E' importante sbattere bene la biancheria ancora bagnata per togliere già un pò di pieghe e rientrarla ordinata e almeno mezza piegata per facilitare la stiratura.

L'altro rituale è quando ci sono 6 o 7 lavate dopo giorni di pioggia. Mi piace moltissimo organizzare lo spazio dei fili e gli stendini da far entrare tutto e ben esposto per asciugare in fretta, e tutto quello che avanza, tipo tappeti e coperta di Mimma, lo appendo sulla ringhiera dando fondo a tutte le mie mollette. Poi sposto di continuo per favorire l'asciugatura.
Certo che la conformazione della mia casa mi permette molta libertà, ho molto spazio e sono riparata dalla strada per cui spesso appendo dalla ringhiera pura la scopa, la paletta e il mocio, anche qualche straccio ormai quasi a brandelli ma storico per la sua morbidezza che non ho cuore di buttar via tanto ha lavorato bene , e se ho voglia il balcone lo lavo con belle secchiate d'acqua, davvero catartico.
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Vecchio 20-01-2012, 09.10.33   #13
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Predefinito La cesta dei rocchetti

Stamattina mi sono svegliata prestissimo, ho dormito veramente poco ma non ho sonno, non sono stanca, solo salgono dei ricordi che ho avuto bisogno prima di rivisitare a lungo.
Dunque la mia nonna materna era un'artista nel ricamo a macchina.
Lei non giocò mai da bambina, lavorò sempre, tutta la vita. Sua madre la mandò a due anni e mezzo dalla mastra ad imparare le arti femminili. A quattro anni iniziò ad usare l'ago, poi via via tutti i lavori di ricami vari, uncinetto, tombolo, cantù, chiaccherino ecc... Ben presto divenne esperta e scelse di ricamare a macchina con la sua fedele Singer senza piedino, con il pedale meccanico, un ago sottile e appuntito da ricamo e il telaio.
Era veloce e di una precisione incredibile, i suoi lavori erano perfetti, armoniosi, dolci, bellissimi.
I ricami li realizzava con le sete colorate, confezionate in rocchetti di legno, colori variegati in sfumature in tinta di tutte le gradazioni cromatiche. Teneva una cesta di vimini lavorata a mano, piena zeppa di questi rocchetti pregiati e costosi. La nonna era molto parsimoniosa ma al momento di acquistare i suoi amati rocchetti non badava a spese e quantità. Tante volte mi invitava ad andare con lei nel negozio specializzato a fare l'acquisto. Si prendeva tutto il tempo necessario per scegliere, li guardava, li rimirava, li accostava, negli occhi già l'immagine del ricamo realizzato, era il suo gioco, quello che non fece mai da bambina. Però la nonna non diceva mai "mi piace" ma diceva sempre "mi serve". Lei giustificava sempre con se stessa la spesa per l'acquisto che soddisfaceva il suo bisogno di bello, di armonia, di gioco. Erano lunghi istanti di svago che si concedeva nelle pause di lavoro.
Il tempo era la cosa più preziosa che aveva, diceva sempre, mai sprecare il tempo, c'erano tanti ricami da realizzare.
Una volta effettuato l'acquisto tornava veloce a casa a mettere i rocchetti nella cesta, insieme agli altri, e subito iniziava a lavorare.

Quel poco di tempo che trascorrevo con lei stavo sempre a guardare come lavorava, le guardavo le mani sapienti e veloci muovere il telaio senza mai sbagliare un punto. Il suo cordoncino era piccolo, fitto e perfetto.
Spesso mi lasciava giocare con i suoi rocchetti di seta colorata, mi piaceva moltissimo quella varietà di colori armoniosi e variegati, ci sognavo anche io su possibili realizzazioni. Li accostavo secondo il mio gusto con molta delicatezza, lei era gelosa delle sete, ed io rispettavo la stessa cura che aveva lei maneggiandoli con le mani pulite delicatamente.
Aveva un grande gusto nell'accoppiamento dei colori.

Ecco, credo che il mio bisogno della bacinella piena di mollette colorate ricerchi quel piacere dei rocchetti di seta. La nonna mi ha trasmesso la ricercatezza degli accostamenti dei colori. Non che possa realizzare l'arte con le mollette ma è venuto fuori da me questo bisogno di perfezione, di bellezza, di colori per l'imprinting che i suoi ricami mi hanno dato.
Dopo la sua morte mia madre conservò la cesta con i rocchetti, la macchina da lavoro e la valigia con le centinaia di disegni, frutto dei suoi tantissimi anni di lavoro, anzi di tutta la sua vita, la nonna non buttava nulla, ne aveva una collezione rara e antica.
Un giorno mio padre li buttò via senza chiedere permesso. Fu un atto criminoso, un delitto, litigarono a lungo con mia madre, non lo perdonò mai per questo, io ebbi un dolore, quei rocchetti era un toccasana per i miei occhi, mi stimolavano percezioni forti solo a vederli, a toccarli, ne godevo molto di vederli insieme, poi mi ricordavano il tanto lavoro della nonna che ammiravo moltissimo per questo.
I suoi campioni all'uncinetto li coservo ancora io gelosamente, ogni tanto li tiro fuori e li ammiro, li tengo fra le mani, li realizzo con gli occhi, poi li rimetto via, ne ho copiati tanti dai suoi campioni ma da tempo il mio polso non mi permette più di tenere l'uncinetto in mano.
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Ultima modifica di diamantea : 20-01-2012 alle ore 09.16.15. Motivo: correzione errori
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Vecchio 20-01-2012, 10.39.17   #14
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Diam, lo sai cosa penserebbe la psicologia spicciola di questa tua necessità di ordinare le cose al di la della funzionalità intrinseca dell'ordine?
Sono sicuro che ci hai già pensato, non credo che ti accontenti la spiegazione ereditaria.
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Vecchio 20-01-2012, 13.20.56   #15
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Diam, lo sai cosa penserebbe la psicologia spicciola di questa tua necessità di ordinare le cose al di la della funzionalità intrinseca dell'ordine?
Sono sicuro che ci hai già pensato, non credo che ti accontenti la spiegazione ereditaria.
Certo che me lo chiedo. Non lo so cosa penserebbe la psicologia spicciola. Forse penserebbe che voglio colmare il mio disordine psicologico.
Quello che so per certo è che dentro di me ci sono delle cose che sono state messe fuori posto e io voglio metterle a posto. Ma non ci vanno a posto, perchè non trovo un posto adeguato dove sistemarle per cui sono sempre in mezzo ai piedi, e da qualche giorno non dormo nelle mie ore di riposo, questo mi allarma, il mio sonno è sempre puntuale.
E' come se avessi superato il punto di rottura andando oltre e la cosa ha anche altre risonanze in altri ambiti. Ho chiuso il rubinetto.
Non voglio più cose fuori posto.
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Vecchio 12-02-2012, 17.32.15   #16
diamantea
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Diam, lo sai cosa penserebbe la psicologia spicciola di questa tua necessità di ordinare le cose al di la della funzionalità intrinseca dell'ordine?
Sono sicuro che ci hai già pensato, non credo che ti accontenti la spiegazione ereditaria.
Forse mi riporta al principio dell'ordine e dell'estetica.
Questo bisogno di bellezza, di armonia dei colori, giochi di incastri geometrici e cromatici, si fa sempre più forte dentro di me la pulsione verso le giuste proporzioni che dal caos portano all'equilibrio.
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