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Vecchio 09-05-2009, 16.53.17   #1
dafne
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Venerdi ho detto una bugia.
Parlando di un lavoro mi han detto "fallo fare a tuo marito". Quando ho risposto che non ce l'avevo e mi è stato chiesto come mai ho mentito.

"Se n'è andato"
Bugia, l'ho lasciato io

"Eh ma che gli hai fatto per farlo scappare?"
L'ho buttata sul "se n'è trovata un'altra, troppo impegnativo avere dei figli...ecc ecc"
Imprecisa e vaga.


Sono due giorni che ravano in quel momento (ravanare= frugare ) e mi ha colpito moltissimo l'immediato istinto di mettermi in difesa (se n'è andato lui) e la necessità di non parlare del perchè.

Cosa che peraltro ho evitato ed evito tuttora di fare...del motivo vero, del vero più intenso disagio non parlo mai.

Era violento. Moltissimo verbalmente ma anche (soprattutto) con i bambini.
Mamma che fatica tirar fuori sta cosa.
Immediatamente parto con le scuse "non era violenza..qualche scappelloto, qualche sberla...non li ha pestati a sangue..ecc ecc...(ciabatte a mulinello...vabbeh) si mi ha plagiata ma in fondo mi ha dato "solo" qualche sberla...

Non so ancora esattamente cosa muove questo muro ad innalzarsi ma s'innalza eccome..e piuttosto che addentrarmi in quella foresta ci rido e ci scherzo sopra.
Ma poi la colpa della separazione la sento solo e fortemente mia.

Se è colpa mia non devo incolpare lui...o spiegare che faceva...

La violenza, verbale o fisica che sia stata c'è stata e io pensavo, m'illudevo, che via lui via il problema ma questa cosa continua a lavorarmi sotto e non posso più non guardarla. Mi dico che una volta affrontata anche questa smetterà di ciucciarmi energia come un motore da macchina sportiva ma non riesco ad accettarla.

Che sia paura, che sia orgoglio..non voler ammettere di aver sbagliato...o di essere come lui in fondo in fondo...

Intanto metto qui, uno spillo come promemoria
Quella bugia m'è costata molto, non per la bugia in sè ma per quello che ci stà sotto.

Non sò come prenderla stà cosa...intanto cominciamo col dirlo
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Vecchio 09-05-2009, 18.42.03   #2
Grey Owl
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Dopo un'esperienza difficile serve tempo per metabolizzarla. Tutte quelle situazioni vissute che non riusciamo a gestire nel razionale, difficili da esprimere, da buttare fuori. Poi col tempo, lavorandoci qualcosa cambia, abbiamo più forza per reggerle, e così capita l'occasione.
Dafne, quello che hai scritto è molto importante per te, molto difficile da buttar fuori, eppure ci sei riuscita.
Se ieri non parlandone riuscivi a gestire il dolore, oggi hai la forza di parlarne e poco alla volta il dolore diventa un'analisi dei fatti accaduti. Quello che importa è essere riuscita a parlarne.

Grazie Dafne
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Vecchio 11-05-2009, 10.43.29   #3
dafne
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Grazie Grey
a quanto pare la negazione è il mio "modus operandi" preferito...parlo come un libro stampato

...altro mio meccanismo tipico...buttare "in vacca" tutto cioè sul ridere per smorzare la tensione.
Alle volte dò fastidio pure a me

Comunque, cercando di sentire la pancia invece dei pensieri il primo istinto se torno sull'argomento è quello, appunto di negare. Successivamente mi rendo conto che c'è la vergogna, specie se penso ai bimbi, la vergogna, il senso di inadeguatezza, i sensi di colpa per non essere stata abbastanza forte.

Questa sensazione di non aver fatto, pur potendo ( e su quel pur potendo ci stò lavorando) mi fà impazzire...ci sltto sopra come se fosse sapone...e lo rialllaccio ad altre sensazioni precise precise vissute prima.

dafne non è connesso  
Vecchio 11-05-2009, 14.21.07   #4
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Comunque, cercando di sentire la pancia invece dei pensieri il primo istinto se torno sull'argomento è quello, appunto di negare. Successivamente mi rendo conto che c'è la vergogna, specie se penso ai bimbi, la vergogna, il senso di inadeguatezza, i sensi di colpa per non essere stata abbastanza forte.
Quando ti ho letto la prima volta mi son tenuta quel che avrei voluto dire perchè mi sembrava tanto e rivoltava la frittata, ora leggo questa frase e allora lo esprimo, forse ancora un pò titubante...

E se fosse che la negazione volesse condannarlo al ruolo del carnefice senza dover spiegare e giustificare il tuo atteggiamento?

Spiegandomi un pò, quando si dice che si è lasciato qualcuno automaticamente è l'altro la vittima, e tu ai due figli hai tolto il padre... Ma dicendo che lui è andato via non devi giustificare nulla è il "disgraziato" è lui. In fondo è una difesa per non dover parlare diuna cosa che ancora ti fa male, non c'è niente di male a difendersi se non siamo pronti... però cercare di capire perchè lo fai è un bel modo per difendersi coscientemente

__________________
Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 11-05-2009, 14.25.54   #5
stefano
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Grazie Grey
a quanto pare la negazione è il mio "modus operandi" preferito...parlo come un libro stampato

...altro mio meccanismo tipico...buttare "in vacca" tutto cioè sul ridere per smorzare la tensione.
Alle volte dò fastidio pure a me

Comunque, cercando di sentire la pancia invece dei pensieri il primo istinto se torno sull'argomento è quello, appunto di negare. Successivamente mi rendo conto che c'è la vergogna, specie se penso ai bimbi, la vergogna, il senso di inadeguatezza, i sensi di colpa per non essere stata abbastanza forte.

Questa sensazione di non aver fatto, pur potendo ( e su quel pur potendo ci stò lavorando) mi fà impazzire...ci sltto sopra come se fosse sapone...e lo rialllaccio ad altre sensazioni precise precise vissute prima.


la negazione purtroppo è quello che impedisce di guardare in faccia la realtà con tutto ciò che ne comporta.
Si lega alla paura prevalentemente ma anche a una sorta di abitudine alla fuga che impariamo sin dai primi gg di coscienza.
Davanti alle situazioni fuggiamo e cerchiamo la via apparentemente più facile per sistemarle (mettendole a tacere)
Eppure dovremmo ricordarci che il Signore vede tutto e che una cosa non risolta rimane li e cova nell'inconscio.
Mi fa venire in mente il "portare tutto alla luce" come via per il paradiso (la cui via è angusta e piena di spine e insidie, è la più tortuosa)
l'essere totalmente sinceri con se stessi (e di rimando con gli altri) è una delle cose più difficili da fare in assoluto.
perchè sin da piccoli abituati a modus operandi differenti cresciamo con la malsana abitudine di fare l'opposto e non aperti alle correzioni (causa ego e non fiducia) ce li portiamo avanti perpetrando l'errore.
questo tuo saper osservare e scrivere attuale ti rende onore.
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Vecchio 11-05-2009, 14.33.19   #6
dafne
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Quando ti ho letto la prima volta mi son tenuta quel che avrei voluto dire perchè mi sembrava tanto e rivoltava la frittata, ora leggo questa frase e allora lo esprimo, forse ancora un pò titubante...

E se fosse che la negazione volesse condannarlo al ruolo del carnefice senza dover spiegare e giustificare il tuo atteggiamento?

Spiegandomi un pò, quando si dice che si è lasciato qualcuno automaticamente è l'altro la vittima, e tu ai due figli hai tolto il padre... Ma dicendo che lui è andato via non devi giustificare nulla è il "disgraziato" è lui. In fondo è una difesa per non dover parlare diuna cosa che ancora ti fa male, non c'è niente di male a difendersi se non siamo pronti... però cercare di capire perchè lo fai è un bel modo per difendersi coscientemente

Sicuramente!
Ma se avessi detto "L'ho lasciato perchè era violento con me e i bambini" avrebbe fatto figura anche peggio.
Ma questo non riesco a dirlo, tant'è che anche scrivendo la vocina grida "non è verooooo"
Ho valutato e valuto ogni volta la possibilità che sia così, che la violenza sia stata una mia percezione esagerata ma non ì così...solo non ci voglio tornare..

Come dici bene la negazione viene proprio per difendersi da un qualcosa non ancora bene digerito.

Nutro sotto sotto ancora una gran dose di rancore nei suoi confronti ma allo stesso tempo non riesco (vediamo se riesco a spiegarmi) ad utilizzare quel rancore per tornarci su.

Anzi, adesso che ci penso, non dovrei neanche utilizzare il rancore, dovrei solo lasciarlo salire e guardare che passa...mentalizzo sempre tutto

Grazie intanto Sole
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Vecchio 12-05-2009, 13.45.32   #7
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la negazione purtroppo è quello che impedisce di guardare in faccia la realtà con tutto ciò che ne comporta.
Si lega alla paura prevalentemente ma anche a una sorta di abitudine alla fuga che impariamo sin dai primi gg di coscienza.
Davanti alle situazioni fuggiamo e cerchiamo la via apparentemente più facile per sistemarle (mettendole a tacere)
Eppure dovremmo ricordarci che il Signore vede tutto e che una cosa non risolta rimane li e cova nell'inconscio.
Mi fa venire in mente il "portare tutto alla luce" come via per il paradiso (la cui via è angusta e piena di spine e insidie, è la più tortuosa)
l'essere totalmente sinceri con se stessi (e di rimando con gli altri) è una delle cose più difficili da fare in assoluto.
perchè sin da piccoli abituati a modus operandi differenti cresciamo con la malsana abitudine di fare l'opposto e non aperti alle correzioni (causa ego e non fiducia) ce li portiamo avanti perpetrando l'errore.
questo tuo saper osservare e scrivere attuale ti rende onore.

Ti ringrazio , non so se mi fà onore, sicuramente mi fà/farà bene parlarne.
Con il Signore ho ancora qualche problemino, per usare un eufemismo per cui mi rimane di restare terra terra e cercare li qualche risposta.

In fondo anche il mio ex marito nelle sue esternazioni colleriche è una vittima. Anzi, forse lo è più di me ma non riesco a perdonargli di essersela presa con i bambini e non riesco a perdonare me che sono uguale.

Ecco. Detto.

Che poi sia ciò che muove ad appartenermi e non la manifestazione addolcisce un pò il colpo. Ma neanche tanto.

Il gusto sadico del dominio. Della prevaricazione, del voler avere ragione ad ogni costo. A qualsiasi mezzo.

Odio la debolezza. Non me la concedo e così mi ficco in situazioni folli dove solo un pò di umiltà e buon senso basterebbero per capire che non ci sono vincitori nè vinti ma solo perdenti.

Godere del dolore altrui coprendolo con le scuse più inutili e idiote.

Mors tua vita mea, non posso picchiare picchia tu...se picchi lui non picchi me...e la giustificazione è la soglia che si dà al confine tra rabbia e violenza, tra lo schiaffo morale, quello in faccia e una serie di schiaffi.
Tutte palle, la violenza è violenza e basta.
Che ti mette in trappola.

Scusa Stefano non ce l'ho con te sai. stò acchiappando quello che passa...

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Vecchio 12-05-2009, 13.52.58   #8
stefano
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non so se può esserti utile ma nella mia esperienza ho notato come vincitori-vinti, vittima-carnefice e tutte queste dualità è appunto ciò che a mio parere siamo chiamati a superare in nome dell'Amore (per se stessi e per gli altri).
sono dinamiche in cui ricadiamo senza nemmeno accorgercene sino a che pian piano come stai facendo riusciamo ad avere un'analisi più equanime di un evento e rivederci in quel contesto.
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Vecchio 12-05-2009, 16.12.49   #9
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non so se può esserti utile ma nella mia esperienza ho notato come vincitori-vinti, vittima-carnefice e tutte queste dualità è appunto ciò che a mio parere siamo chiamati a superare in nome dell'Amore (per se stessi e per gli altri).
sono dinamiche in cui ricadiamo senza nemmeno accorgercene sino a che pian piano come stai facendo riusciamo ad avere un'analisi più equanime di un evento e rivederci in quel contesto.
Traduzione per Daf (e magari pure per Stefano )
Superare non significa che queste dicotomie spariranno, continuerà ad esserci chi picchia e chi è picchiato e chi è picchiato deve imparare a difendersi in maniera sana etc....

Lo scrivo perchè filosoficamente è facile fare le cose, tanto filosoficamente non si fanno realmente, si pensa solo di fare e non fare... poi bisogna vivere.
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Vecchio 09-06-2009, 10.36.33   #10
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Odio la debolezza. Non me la concedo e così mi ficco in situazioni folli dove solo un pò di umiltà e buon senso basterebbero per capire che non ci sono vincitori nè vinti ma solo perdenti.

Ho un falsissimo concetto e di debolezza e di forza mi sà... Quando forte è colui/lei che non mostra sofferenza, che non mostra dolore che sopravvive a tutto e tutti e non cede di fronte a nulla.

Oggi rileggendo ho scoperto l'intimo e profondo desiderio di scrollarmi di dosso ogni tipo di aspettativa degli altri. Dagli altri e da me stessa direi.
Concedersi di essere debole, di essere fragile, di avere dei limiti ecc ecc ovviamente cozza con la mia superbia, che sia mia o acquisita poco importa.

Mi sono sempre arrabbiata con mia mamma perchè non mi ascoltava ma la verità è che ero io a non ascoltare me stessa, ho fatto davvero poco di ciò che volevo..oddio...e chi lo sa che volevo e oggi cosa voglio...

Sono rabbiosa e frustrata ecco la verità, rabbia che non posso "ragionevolemente" legittimare perchè noi siamo donne, signore, forti e stagne e sempre in movimento e capaci di arrangiarci ecc ecc ecc
"stò benissimo"...come detesto quando mi dicono che dovrei rispondere così.!

Ho sempre represso, per questo forse ho scelto una persona che non reprimeva nulla, che si prendeva ciò che voleva, che se ne fregava bellamente di quanto era regola ed ordiine..salvo poi che di ordine e regole ne aveva un suo personale mondo pieno e guai sconfinare.

Il problema ora è che onestamente non c'è nulla di sbagliato nell'essere donne forti, ma questo non significa calpestarsi i sentimenti e la cosa ha un confine che non riesco a scorgere.

Per ora posso solo iniziare ad accettare le mie debolezze, lasciare che queste si manifestino completamente alla luce e darmi il tempo di digerirle. Poi riuscirò anche a trovare il modo per conviverci...chissà magari poi riuscirò anche a cambiare.

Mio marito è un uomo aggressivo, ci ha fatto del male, ma io mi faccio peggio ogni giorno ogni volta che mi racconto di essere migliore mentre dovrei tenermi sempre ben presente quei momenti dolorosi e vedere come li ho assorbiti ad hoc, un perchè può essere l'insoddisfazione di una vita.

Và cercata una via per dissolvere l'insoddifazione prima di tentare di sciogliere l'aggressività, credo, e per quello che avrei voluto ma non avrò mai una sana rassegnazione.

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Vecchio 09-06-2009, 19.06.04   #11
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Ho un falsissimo concetto e di debolezza e di forza mi sà... Quando forte è colui/lei che non mostra sofferenza, che non mostra dolore che sopravvive a tutto e tutti e non cede di fronte a nulla.

Oggi rileggendo ho scoperto l'intimo e profondo desiderio di scrollarmi di dosso ogni tipo di aspettativa degli altri. Dagli altri e da me stessa direi.
Concedersi di essere debole, di essere fragile, di avere dei limiti ecc ecc ovviamente cozza con la mia superbia, che sia mia o acquisita poco importa.

Mi sono sempre arrabbiata con mia mamma perchè non mi ascoltava ma la verità è che ero io a non ascoltare me stessa, ho fatto davvero poco di ciò che volevo..oddio...e chi lo sa che volevo e oggi cosa voglio...

Sono rabbiosa e frustrata ecco la verità, rabbia che non posso "ragionevolemente" legittimare perchè noi siamo donne, signore, forti e stagne e sempre in movimento e capaci di arrangiarci ecc ecc ecc
"stò benissimo"...come detesto quando mi dicono che dovrei rispondere così.!

Ho sempre represso, per questo forse ho scelto una persona che non reprimeva nulla, che si prendeva ciò che voleva, che se ne fregava bellamente di quanto era regola ed ordiine..salvo poi che di ordine e regole ne aveva un suo personale mondo pieno e guai sconfinare.

Il problema ora è che onestamente non c'è nulla di sbagliato nell'essere donne forti, ma questo non significa calpestarsi i sentimenti e la cosa ha un confine che non riesco a scorgere.

Per ora posso solo iniziare ad accettare le mie debolezze, lasciare che queste si manifestino completamente alla luce e darmi il tempo di digerirle. Poi riuscirò anche a trovare il modo per conviverci...chissà magari poi riuscirò anche a cambiare.

Mio marito è un uomo aggressivo, ci ha fatto del male, ma io mi faccio peggio ogni giorno ogni volta che mi racconto di essere migliore mentre dovrei tenermi sempre ben presente quei momenti dolorosi e vedere come li ho assorbiti ad hoc, un perchè può essere l'insoddisfazione di una vita.

Và cercata una via per dissolvere l'insoddifazione prima di tentare di sciogliere l'aggressività, credo, e per quello che avrei voluto ma non avrò mai una sana rassegnazione.

Certe volte vorremmo essere più forti di quello che siamo in realtà, accettare e vedere le nostre debolezze non è affatto sbagliato e secondo me da questo può nascere una nuova forza più consapevole e meno aggressiva....
Vorrei dirti tante altre cose ma al momento mi viene solo un forte abbraccio
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