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Vecchio 17-02-2010, 21.05.39   #1
griselda
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Predefinito E' vero? eh?

Questa cosa era uscita in post di Uno ma non ricordo quale sia il 3D, pazienza.
Ho il vizio di dire dopo aver esposto un mio pensiero:"e' vero? eh? in pratica è come se chiedessi all'altro di avvalorare ciò che penso perchè io da sola non riesco. L'altro può invece percepirlo come: mi devi dare ragione! Devi pensarla come dico io.

L'altro modo di fare assurdo è quello di cercare di avvalorare il mio pensiero con: se lo leggi sul tal libro, se tu avessi letto quella cosa che ho letto io, insomma cercare di avere ragione ad ogni costo senza lasciare all'altro la libertà di avere un proprio punto di vista. L'altro può essere irritato da ciò e prendere questo modo di fare come uno sminuire l'altro ad esempio se non ha magari avuto la possibilità di leggere molto. E sembrare dei boriosi, senza averne l'intenzione. A volte il nostro desiderio di essere ascoltati e presi in considerazione, tanto è importante per noi, che quasi il nostro pensiero lo esponiamo come se fosse un liquido da far ingurgitare all'altro per forza, e gli appigli che usiamo perchè ciò avvenga sono tanti, lo vedo come un modo di voler per forza dare un punto di vista che non abbia libertà di replica, come se non volessimo che nessuno mettesse indubbio il nostro.
Sto forzandomi di diminuire gli: è vero? Eh?
Me lo sono appuntato qui.
Se ci vedete altro potete aggiungere.
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Vecchio 18-02-2010, 01.00.32   #2
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L'altro modo di fare assurdo è quello di cercare di avvalorare il mio pensiero con: se lo leggi sul tal libro, se tu avessi letto quella cosa che ho letto io, insomma cercare di avere ragione ad ogni costo senza lasciare all'altro la libertà di avere un proprio punto di vista. L'altro può essere irritato da ciò e prendere questo modo di fare come uno sminuire l'altro ad esempio se non ha magari avuto la possibilità di leggere molto. E sembrare dei boriosi, senza averne l'intenzione. A volte il nostro desiderio di essere ascoltati e presi in considerazione, tanto è importante per noi, che quasi il nostro pensiero lo esponiamo come se fosse un liquido da far ingurgitare all'altro per forza, e gli appigli che usiamo perchè ciò avvenga sono tanti, lo vedo come un modo di voler per forza dare un punto di vista che non abbia libertà di replica, come se non volessimo che nessuno mettesse indubbio il nostro.
Ho letto più volte questo tuo post per capire bene quale sia il problema, chi ti conosce sa che non vuoi forzare nessuno nè con la frase "è vero, eh?" nè con le citazioni di qualche lettura!
Quando leggi e il libro ti ha interessato, l'argomento diventa parte di te, la lettura integra il tuo pensiero, non credo che qualcuno possa sentirsi obbligato a pensare come te solo per il fatto che tu hai letto un libro che ti ha impressionato! L'altro che ti ascolta, di certo non avrà alcuna colpa se non ha letto il tale libro o un altro, sarà comunque all'altezza di capire se sono valide le tue teorie o no, a prescindere dai libri citati!
Parlare di un libro, di uno scrittore,( noto che spesso citate Gurdief, che non ho mai letto, e lo considerate come un buon esempio, come senz'altro sarà) non mi dà l'impressione che si voglia aver ragione in forza di quello che ha detto lui, ma solo in forza di quanto noi siamo stati sufficientemente convinti dai suoi scritti!
Al di là della preparazione di ognuno di noi, ci sarà sempre un autore, un libro che non conosciamo o che non abbiamo letto!
Nessuno deve sentirsi offeso da questo, nè mi pare giusto non menzionare le nostre letture che sono entrate a far parte di noi per dimostrare una propria tesi, questa sarebbe davvero una limitazione dei nostri pensieri e un'offesa verso chi ci ascolta...quasi lo giudicassimo al di sotto di noi.

Ultima modifica di filoumenanike : 18-02-2010 alle ore 01.47.15.
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Vecchio 18-02-2010, 02.21.01   #3
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Questa cosa era uscita in post di Uno ma non ricordo quale sia il 3D, pazienza.
Ho il vizio di dire dopo aver esposto un mio pensiero:"e' vero? eh? in pratica è come se chiedessi all'altro di avvalorare ciò che penso perchè io da sola non riesco. L'altro può invece percepirlo come: mi devi dare ragione! Devi pensarla come dico io.
Avevo un'abitudine simile, quella di terminare i post con domande, più o meno retoriche, in modo da lasciare aperto il discorso, pero' in quel modo non si da mai un'opinione personale, come dire.. "io la penso così pero' potrebbe benissimo essere in un altro modo, per cui non mi rimproverare se ho detto una fesseria, che sono più debole di te..." una sorta di protezione perchè non sopportavo e non sopporto ancora in certi ambiti che mi si dica che ho sbagliato, e che mi si rimproveri qualcosa. Poi sotto c'è la convinzione di aver detto o fatto la cosa giusta e guai a chi la pensa diversamente....

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Vecchio 18-02-2010, 09.57.13   #4
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( noto che spesso citate Gurdief, che non ho mai letto,
Molto del lavoro che si fa qui è riferito proprio a Gurdijeff e i suoi libri credo si possano considerare più dei manuali tecnici che altro (per me sono di un ostico poi proprio per quello ) per questo motivo vengono citati, qui è l'uso della citazione che serve, ma alla fine serve solo sapere perchè lo si fa, una volta che lo sai poi puoi decidere anche di citare oppure no.
Il punto è Griselda perchè usa le citazioni di caio e sempronio? O perchè spesso dice l'ho letto sul tal libro. Nel mio caso ho scritto ciò che vedo e sicuramente ci sarà di più perchè di solito vedo solo una parte l'altra o altre mi sono nascoste e allora chiedo quando penso di sopportare la risposta, mica sempre, inoltre, abbiamo la capacità di accettare quello che arriva.
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Vecchio 18-02-2010, 10.02.32   #5
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Avevo un'abitudine simile, quella di terminare i post con domande, più o meno retoriche, in modo da lasciare aperto il discorso, pero' in quel modo non si da mai un'opinione personale, come dire.. "io la penso così pero' potrebbe benissimo essere in un altro modo, per cui non mi rimproverare se ho detto una fesseria, che sono più debole di te..." una sorta di protezione perchè non sopportavo e non sopporto ancora in certi ambiti che mi si dica che ho sbagliato, e che mi si rimproveri qualcosa. Poi sotto c'è la convinzione di aver detto o fatto la cosa giusta e guai a chi la pensa diversamente....

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Vecchio 18-02-2010, 10.28.26   #6
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Molto del lavoro che si fa qui è riferito proprio a Gurdijeff e i suoi libri credo si possano considerare più dei manuali tecnici che altro (per me sono di un ostico poi proprio per quello ) per questo motivo vengono citati, qui è l'uso della citazione che serve, ma alla fine serve solo sapere perchè lo si fa, una volta che lo sai poi puoi decidere anche di citare oppure no.
Il punto è Griselda perchè usa le citazioni di caio e sempronio? O perchè spesso dice l'ho letto sul tal libro. Nel mio caso ho scritto ciò che vedo e sicuramente ci sarà di più perchè di solito vedo solo una parte l'altra o altre mi sono nascoste e allora chiedo quando penso di sopportare la risposta, mica sempre, inoltre, abbiamo la capacità di accettare quello che arriva.
Per me Gurdjeff puo' essere una buona base di partenza per entrare nella concezione esoterica delle cose cioe' nella ricerca del significato vero e latente ad ogni manifestazione .
A dire il vero io mi sono appassionato prima alle letture sull'inconscio che se vogliamo e'argomento principe ( con altri ) dell'esoterismo per quanto e' sconosciuto e sta dietro alle manifestazioni della persona .
Gurdjeff senz'altro teorizza e mette ordine con un sistema su tanti aspetti del conoscere che si trovano poi sparsi in tanti altri autori pur con forma diversa.

Vorrei dire un'altra cosa sulle citazioni.
Io personalmente trovo una vera necessita' oltrecche' piacere attingere al patrimonio di conoscenza di grandi autori che hanno avuto il pregio dedicando molto molto tempo di mettere ordine nel ed analizzare il conoscibile.
Non trovo per tanto nulla di male nella citazione quando sia stata ben ben digerita ed anzi atto di sincerita' quello di non attribuirsi un approccio chiaro alle cose che mai sarebbe stato da noi spontaneamente raggiungibile.

Personalmente ancora la lettura di questi grandi autori ha una funzione necessarissima di scrollarmi la ruggine del quotidiano che a poco a poco mi bloccherebbe , un volare alto di cui ho proprio bisogno e che da solo sarei portato a perdere per miei evidenti limiti .
Per esempio adesso per la prima volta anzicche' leggere autori junghiani sto leggendo un'opera di jung la n. 16 che titola '' psicologia e religione '' e vi assicuro che la chiarezza Sua e' di gran lunga ed in ogni modo superiore a quella dei suoi seguaci che in qualche modo devono giustificare una certa originalita'.
Jung infatti nel trattare un argomento da dotto qual'era ne tira dentro altri 100 altrettanto importanti sempre con gran chiarezza cosicche' la lettura diventa varia ed avvincente nel trovare collegamenti continui ad altri concetti . Certo bisogna entrarci un po' alla volta ma ne vale la pena .
Comunque ad un '' amico '' che ritengo ne abbia bisogno primo poi regalero' ''i frammenti di un insegnamento sconosciuto '' di Ouspenski con mia dedica nella quale chiedero' al libro di fare il miracolo ..
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Vecchio 18-02-2010, 11.26.47   #7
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Ma chi ha mai detto che non bisogna leggere grandi autori o assolutamente non fare mai citazioni? Però un conto è citare e parlare, confrontarsi, un conto è avvalorare una propria idea attraverso una non identificata citazione che magari esiste solo nella mente di chi vuol vedere la cosa in un certo modo.

Su Gurdjieff non ho mai detto nulla (non in pubblico almeno), ma a volte esagerate...
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Vecchio 18-02-2010, 11.39.59   #8
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Ma chi ha mai detto che non bisogna leggere grandi autori o assolutamente non fare mai citazioni? Però un conto è citare e parlare, confrontarsi, un conto è avvalorare una propria idea attraverso una non identificata citazione che magari esiste solo nella mente di chi vuol vedere la cosa in un certo modo.

Su Gurdjieff non ho mai detto nulla (non in pubblico almeno), ma a volte esagerate...
Non ti attribuivo nulla , era una mia riflessione sulla necessita' di farsi aiutare leggendo anzicche' brancolare con confuse proprie considerazioni spesso ricche di luoghi comuni .
Anzi la citazione va fatta dicevo solo dopo averla digerita per bene.

Su Gurdjeff anzi Ouspenski dicevo che mi pareva una buona base per partire , per una prima apertura a cose non consuete .
E gia' l'apertura e' a volte un miracolo .
Ci sono persone intelligenti con le quali non e' possibile , non posso neppure accennare a certe cose perche' la loro mente si ritrae .
In questo senso il libro '' Frammenti ....''(che e' anche una lettura con aneddoti non solo tecnica come la 4 via e pertanto anche piacevole ) potrebbe fare il miracolo .
In questo senso intendevo il miracolo.
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Vecchio 18-02-2010, 12.05.51   #9
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Non ti attribuivo nulla
Ma neanche io parlavo con te in particolare
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Vecchio 18-02-2010, 13.20.09   #10
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Per me Gurdjeff puo' essere una buona base di partenza per entrare nella concezione esoterica delle cose cioe' nella ricerca del significato vero e latente ad ogni manifestazione .
A dire il vero io mi sono appassionato prima alle letture sull'inconscio che se vogliamo e'argomento principe ( con altri ) dell'esoterismo per quanto e' sconosciuto e sta dietro alle manifestazioni della persona .
Gurdjeff senz'altro teorizza e mette ordine con un sistema su tanti aspetti del conoscere che si trovano poi sparsi in tanti altri autori pur con forma diversa.

Vorrei dire un'altra cosa sulle citazioni.
Io personalmente trovo una vera necessita' oltrecche' piacere attingere al patrimonio di conoscenza di grandi autori che hanno avuto il pregio dedicando molto molto tempo di mettere ordine nel ed analizzare il conoscibile.
Non trovo per tanto nulla di male nella citazione quando sia stata ben ben digerita ed anzi atto di sincerita' quello di non attribuirsi un approccio chiaro alle cose che mai sarebbe stato da noi spontaneamente raggiungibile.

Personalmente ancora la lettura di questi grandi autori ha una funzione necessarissima di scrollarmi la ruggine del quotidiano che a poco a poco mi bloccherebbe , un volare alto di cui ho proprio bisogno e che da solo sarei portato a perdere per miei evidenti limiti .
Per esempio adesso per la prima volta anzicche' leggere autori junghiani sto leggendo un'opera di jung la n. 16 che titola '' psicologia e religione '' e vi assicuro che la chiarezza Sua e' di gran lunga ed in ogni modo superiore a quella dei suoi seguaci che in qualche modo devono giustificare una certa originalita'.
Jung infatti nel trattare un argomento da dotto qual'era ne tira dentro altri 100 altrettanto importanti sempre con gran chiarezza cosicche' la lettura diventa varia ed avvincente nel trovare collegamenti continui ad altri concetti . Certo bisogna entrarci un po' alla volta ma ne vale la pena .
Comunque ad un '' amico '' che ritengo ne abbia bisogno primo poi regalero' ''i frammenti di un insegnamento sconosciuto '' di Ouspenski con mia dedica nella quale chiedero' al libro di fare il miracolo ..
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Non ti attribuivo nulla , era una mia riflessione sulla necessita' di farsi aiutare leggendo anzicche' brancolare con confuse proprie considerazioni spesso ricche di luoghi comuni .
Anzi la citazione va fatta dicevo solo dopo averla digerita per bene.

Su Gurdjeff anzi Ouspenski dicevo che mi pareva una buona base per partire , per una prima apertura a cose non consuete .
E gia' l'apertura e' a volte un miracolo .
Ci sono persone intelligenti con le quali non e' possibile , non posso neppure accennare a certe cose perche' la loro mente si ritrae .
In questo senso il libro '' Frammenti ....''(che e' anche una lettura con aneddoti non solo tecnica come la 4 via e pertanto anche piacevole ) potrebbe fare il miracolo .
In questo senso intendevo il miracolo.
Io concordo su quasi tutto, quel quasi è perchè io ho detto, ma evidentemente non si capiva che è importante sapere perchè si fanno le cose e se queste sono degli appoggi dei sostegni valeva per la conoscenza di se. E' chiaro poi che un buon autore arricchisce e che alcune citazioni sono la sintesi del pensiero di caio e tizio, ma sempre che noi abbiamo la capacità oggettiva di scovarle oltre a ricordarle ahah vale per me che ho perso un po' la memoria.
Condivido anche quello che hai detto su Ouspensky e Frammenti mentre ribadisco la difficoltà di leggere G. e trovo anche semplicità nel leggere Jung mi è più congeniale il suo modo di esprimere concetti rispetto ad esempio a Zollà. Ma siccome sono andata fuori come un balcone mi fermo.
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Vecchio 18-02-2010, 13.27.41   #11
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La sensazione che ho è che quando faccio una citazione più o meno esplicita sia in genere per cose di cui non sono sicuro, quasi chiedessi al o agli interlocutori "secondo voi mi posso fidare di questo concetto?", ovviamente ritenendo gli interlocutori affidabili e competenti.

Se una cosa ritengo di averla compresa e digerita, questa si fonde facilmente all'interno del mio pensiero, poi ci sono cose che destano il mio interesse ma di cui non sono sicuro al 100% ed il fatto di riportarle, a volte quasi con nonchalance, è come se chiedessi un timbro di garanzia prima di fare mio del tutto quel concetto.
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Vecchio 18-02-2010, 15.34.35   #12
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La sensazione che ho è che quando faccio una citazione più o meno esplicita sia in genere per cose di cui non sono sicuro, quasi chiedessi al o agli interlocutori "secondo voi mi posso fidare di questo concetto?", ovviamente ritenendo gli interlocutori affidabili e competenti.

Se una cosa ritengo di averla compresa e digerita, questa si fonde facilmente all'interno del mio pensiero, poi ci sono cose che destano il mio interesse ma di cui non sono sicuro al 100% ed il fatto di riportarle, a volte quasi con nonchalance, è come se chiedessi un timbro di garanzia prima di fare mio del tutto quel concetto.
Hai centrato perfettamente il problema che volevo trattare grazie per aver condiviso il tuo punto di vista, il tuo modus.
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Vecchio 18-02-2010, 18.03.33   #13
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La sensazione che ho è che quando faccio una citazione più o meno esplicita sia in genere per cose di cui non sono sicuro, quasi chiedessi al o agli interlocutori "secondo voi mi posso fidare di questo concetto?", ovviamente ritenendo gli interlocutori affidabili e competenti.

Se una cosa ritengo di averla compresa e digerita, questa si fonde facilmente all'interno del mio pensiero, poi ci sono cose che destano il mio interesse ma di cui non sono sicuro al 100% ed il fatto di riportarle, a volte quasi con nonchalance, è come se chiedessi un timbro di garanzia prima di fare mio del tutto quel concetto.
Puo' essere questo senz'altro , cioe' che sia indice di insicurezza o di non aver digerito l'argomento per cui se ne chiede conferma con la citazione di questo o quello ma a volte la citazione e' un segno di riconoscenza nei confronti di quell'autore per aver reso chiaro cio' che era solo intuito ma ancora confuso a volte anche solo negli effetti che derivano da quel pensiero .
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Vecchio 19-02-2010, 01.31.02   #14
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Occorre fare un distinguo: fare citazioni significa riportare tra virgolette testualmente il brano che si menziona, mentre parlare di una lettura fatta di cui non si ricorda neppure l'autore o se anche lo si ricorda magari lo si può interpretare a proprio modo, non è fare citazioni per sancire il nostro pensiero, in questo secondo caso, infatti, l'altro può mettere in discussione la tua opinione e la frase da te evidenziata proprio perchè non citata correttamente, oppure nel caso abbia letto il brano e si accorge che lo hai stravolto in malo modo, può correggerti.
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Vecchio 19-02-2010, 01.58.34   #15
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Era meglio se non lo facevi il distinguo
La situazione "è peggiorata".
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Vecchio 19-02-2010, 10.44.23   #16
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Era meglio se non lo facevi il distinguo
La situazione "è peggiorata".
tratto da S. Agostino"Io peggioro e tu non sei chiaro..."

Ultima modifica di filoumenanike : 19-02-2010 alle ore 11.00.17.
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Vecchio 19-02-2010, 12.33.40   #17
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Avevo un'abitudine simile, quella di terminare i post con domande, più o meno retoriche, in modo da lasciare aperto il discorso, pero' in quel modo non si da mai un'opinione personale, come dire.. "io la penso così pero' potrebbe benissimo essere in un altro modo, per cui non mi rimproverare se ho detto una fesseria, che sono più debole di te..." una sorta di protezione perchè non sopportavo e non sopporto ancora in certi ambiti che mi si dica che ho sbagliato, e che mi si rimproveri qualcosa. Poi sotto c'è la convinzione di aver detto o fatto la cosa giusta e guai a chi la pensa diversamente....

E' strettamente connesso con l'immagine che si vuole dare di sè all'esterno...


Red senti ti faccio una domanda che va credo fuori dal discorso ma è sempre inerente al senso di responsabilità che uno deve imparare ad assumersi e che quindi essendomi alieno, vorrei imparare bene, non dividendola con chichessia ogni volta che mi espongo o espongo il mio pensiero e di conseguenza la mia tanto cara immagine (qui ci vorrebbe una parolaccia per mandarla da qualche parte )
allora arrivo alla domanda:
quando non sono sicura di ciò che sto scrivendo perchè l'ho letto e basta non è un mio vissuto, per cui è frutto di altri o comunque è roba riportata, non posso avere la veridicità di quello che sto dicendo, allora o non lo scrivo e bon o se lo scrivo mi prendo la responsabilità di quello che sto dicendo, ma come? Mi spiego se dico che lo riporto ma non ne sono sicura è uno scaricare ugualmente no? Ci stavo pensando dopo aver scritto ne 3D degli Iniziati, tutta roba letta, vissuta di sbieco e riportata, cioè non sono un'Iniziata e quindi non posso parlarne, oppure ...?
Mi sai dare un'input?
Avevo anche pensato di metterle come domande ma non ha senso neppure così è scaricare ugualmente
Grazie
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Ultima modifica di griselda : 19-02-2010 alle ore 12.35.36. Motivo: scusate l'OT
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Vecchio 20-02-2010, 12.35.49   #18
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tratto da S. Agostino"Io peggioro e tu non sei chiaro..."
Da come lo scrivi pare che il tuo pensiero è che sia meglio una citazione vaga.
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Vecchio 20-02-2010, 15.18.59   #19
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allora arrivo alla domanda:
quando non sono sicura di ciò che sto scrivendo perchè l'ho letto e basta non è un mio vissuto, per cui è frutto di altri o comunque è roba riportata, non posso avere la veridicità di quello che sto dicendo, allora o non lo scrivo e bon o se lo scrivo mi prendo la responsabilità di quello che sto dicendo, ma come? Mi spiego se dico che lo riporto ma non ne sono sicura è uno scaricare ugualmente no? Ci stavo pensando dopo aver scritto ne 3D degli Iniziati, tutta roba letta, vissuta di sbieco e riportata, cioè non sono un'Iniziata e quindi non posso parlarne, oppure ...?
Mi sai dare un'input?
Avevo anche pensato di metterle come domande ma non ha senso neppure così è scaricare ugualmente
Grazie
Griii non è mia intenzione risponderti al posto di Red..anzi prima ti faccio una domanda: secondo te..tutta quella massa domenicale davanti alla tv o allo stadio...è composta da calciatori professionisti? certo che no però sanno alla perfezione che l' arbito è un cor..nucopio e che quel tal calciatore è figlio di mamma sua perchè ha sbagliato il rigore..e magari nella realtà non hanno mai dato un calcio al pallone (esempio assurdo lo so..ma da una assurdache pretendi? ).
Adesso torno coi piedi perterra ma se leggi un argomento che ti interessa, anche se non hai mai sperimentato la cosa..parlarne o riportarla per capirne di più non è sbagliato a mio parere..quello che trovo sbagliato è bere tutto ciò che si legge come oro colato..e venderlo per oro colato..



p.s. è vero? eh?
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p.s. è vero? eh?


P.S. ne ho scoperta un'altra dico pure: giusto?
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Vecchio 20-02-2010, 21.57.44   #21
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Da come lo scrivi pare che il tuo pensiero è che sia meglio una citazione vaga.
Sì, quando si è letto qualcosa di cui non ci si ricorda bene ma lo abbiamo nella mente, lo abbiamo assimilato magari in modo del tutto personale, è bene dire le cose come stanno e lasciare agli altri la possibilità di dirti che cosa ne pensino, se sia giusto o sbagliato, senza con questo mettere timbri per avvalorare il nostro pensiero.
Siamo la conseguenza di tante esperienze, non ultime le letture, e qualche volta tornano in mente dei pensieri non ben catalogati che tuttavia ci frullano dentro e li esprimiamo con parole nostre, perchè li abbiamo assimilati, giusti i sbagliati che siano.
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Vecchio 21-02-2010, 20.36.31   #22
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Questa cosa era uscita in post di Uno ma non ricordo quale sia il 3D, pazienza.
Ho il vizio di dire dopo aver esposto un mio pensiero:"e' vero? eh? in pratica è come se chiedessi all'altro di avvalorare ciò che penso perchè io da sola non riesco. L'altro può invece percepirlo come: mi devi dare ragione! Devi pensarla come dico io.
Ci ho aggiunto anche: giusto?

In me ho scoperto un bisogno di approvazione, una sorta quasi di liberazione da me stessa.
Da sola non so approvarmi, ho sempre avuto paura delle responsabilità, cosa trasmessa e acquisita, ma in ogni caso, ora mia.

Ci vedo il mio diventare persino logorroica, quasi una lagna tipo: ti prego ascoltami so che se mi ascolti riuscirò a farti capire perchè ho agito in quel modo, perchè ho reagito così, se solo tu stessi per un attimo fermo e in silenzio ad ascoltare invece che continuare ad accusare, a colpevolizzarmi e a farmi a pezzettini. (che poi è solo come vivo io il dire dell'altra persona)

Non è imporre la mia volontà all'altro anche se poi al lato pratico è quello che l'altro vive, ma è il voler essere compresa, un disperato bisogno di comprensione.
Desiderio impossibile da realizzare perchè o sei uno che riesce ad entrare nell'animo dell'altro oppure sei out, un'aliena alienata.

Questa cosa mi ha condotto al limite estremo di sopportazione, ma il fatto è che le altre persone non sono la causa, la causa è dentro di me.
Per ora altro che testimone silenzioso, questa cosa comanda lei, fa quello che vuole purtroppo ed è anche peggiorata con gli ultimi eventi.

Devo smettere di desiderare di essere approvata, di cercare di essere compresa.
Non c'è verso di essere approvati o compresi da chi non fa neppure un passo per riuscirci.
Vuol dire che non gli interessa e se non gli interessa devo imparare a dire amen.
Chi non mi vuole non mi merita.

Un vuoto che non sarà mai colmato, mi disse Ray tanto tempo fa in un altro thread, e credo sia giunta l'ora di prenderne atto.
Ho passato buona parte della vita a cercare di essere approvata da mia madre per poi riversare questo bisogno in giro e per questo motivo mi sono stravolta al punto da non sapere neppure cosa voglio io.
Appuntato ancora qui

(domandina che penso di aver la risposta ma siccome sono insicura chiedo, adesso alla luce di questo( disperata ricerca di approvazione) ricapitolo di nuovo tutto vedendo sotto questa luce tutti quegli eventi che hanno caratterizzato la mia vita?)
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griselda non è connesso  
Vecchio 23-02-2010, 01.57.57   #23
RedWitch
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allora arrivo alla domanda:
quando non sono sicura di ciò che sto scrivendo perchè l'ho letto e basta non è un mio vissuto, per cui è frutto di altri o comunque è roba riportata, non posso avere la veridicità di quello che sto dicendo, allora o non lo scrivo e bon o se lo scrivo mi prendo la responsabilità di quello che sto dicendo, ma come? Mi spiego se dico che lo riporto ma non ne sono sicura è uno scaricare ugualmente no? Ci stavo pensando dopo aver scritto ne 3D degli Iniziati, tutta roba letta, vissuta di sbieco e riportata, cioè non sono un'Iniziata e quindi non posso parlarne, oppure ...?
Mi sai dare un'input?
Avevo anche pensato di metterle come domande ma non ha senso neppure così è scaricare ugualmente
Grazie
Le parole sono un mezzo potente per comunicare e conoscere, e credo che si possa parlare di qualsiasi cosa, anche se non sperimentata, questo pero' per me non significa leggere qualcosa e riportarlo come "mia" idea: o faccio la citazione precisa e poi ne discutiamo, o se in qualche modo ho elaborato ed assorbito quello che voglio riportare, cerco di farlo nella maniera più obiettiva che mi riesce (con tutti i miei limiti.. ) e soprattutto se l'dea in questione è piuttosto vaga cerco di rimanere aperta ad un possibile cambiamento in base a quel che esce fuori dalla discussione... credo che la cosa importante sia non cristallizzare un'opinione che mi sono fatta magari leggendo ed estrapolando quel che vedo in un determinato momento.. ma essere disposta ad ampliare, modificare etcetc.. approfondire e fare nostro per esperienza credo sia la cosa migliore, ma d'altronde non penso che in una vita si possa sperimentare tutto...

ps: scusami ti ho risposto parlando di me, ma non mi è riuscito diversamente

Ultima modifica di RedWitch : 23-02-2010 alle ore 02.00.16.
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Vecchio 23-02-2010, 02.30.06   #24
Grey Owl
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Le parole sono fatte per essere usate, le parole sono di tutti. Un concetto espresso da una persona, se ascoltato, diventa di tutti (almeno di quelli che riescono a coglierlo).
Mi accorgo che leggere non basta, le parole devono risuonare dentro come un diapason, devono far vibrare corde interiori, non basta guardare per vedere.
Un concetto deve entrare dentro e se non entra vorrà dire che non ha trovato la strada in noi.

Ed anche, qualsiasi azione faccio, la responsabilità di quello che faccio è sempre e solo mia. Se dico tremende fesserie o esprimo al meglio un mio sentimento o illustro una procedura complicata, sono responsabile di quello che dico e faccio.

Spesso mi capita di leggere argomenti ostici, concetti difficili da assimilare. Spesso leggo e cerco di comprendere il significato. Non sempre domando chiarimenti, ma se l'argomento mi attira, faccio la domanda non dimenticando mai che non si nasce imparati e che domandare è lecito.

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